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concordano sul fatto che la “musica per film” risulterà un importantissimo
reperto socio-culturale del XX secolo.
Occuparsi della musica significa entrare nell‟ambito di un sistema di
significazione particolare, non ben definito, perché si tratta di un linguaggio
astratto; se questo da un lato può essere visto come un deficit, da un altro non lo
è affatto: l‟astrattezza della musica non inficia le qualità strutturali, semantiche e
pragmatiche che le appartengono per natura.
L‟impossibilità di ritrovare in musica l‟equivalente del rapporto denotativo e
convenzionale proprio del linguaggio verbale è causa del suo aspetto
indeterminato, aspetto che nella storia della musica è stato motivo di elogio e
massima considerazione della musica fra le arti (basti pensare al Romanticismo e
al concetto di musica assoluta), mentre in altri periodi questa sua congenita
caratteristica l‟ha relegata all‟ultimo nella gerarchia delle arti.
L‟astrattezza della musica risiede nella sua natura simbolica, essa esercita un
potere suggestivo molto forte che, coniugato alle immagini, può accrescere
sensibilmente e modificare inconsciamente la nostra percezione; essa quindi
agisce non solo a livello uditivo, ma produce effetti fisiologici coinvolgenti il
sistema somato-sensitivo.
La musica, la non protagonista del cinema, possiede quindi la capacità di
modificare il senso delle immagini: si fa guida e veicolo, anche attraverso i
sentieri dell‟inconscio, di precise suggestioni, proprio nel momento in cui le si
presta meno attenzione.
Quello che si è inteso sottolineare nella prima parte di questo lavoro è come la
musica entri a far parte del sincretico universo cinematografico: con quali
modalità e finalità essa venga utilizzata cercando allo stesso tempo di capire
quale sia il suo valore all‟interno del “fenomeno cinema” caratterizzante tutto il
Novecento.
Dopo aver esplorato il campo delle funzionalità della musica intesa come uno
degli elementi della colonna sonora o banda sonora composta di musica,
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dialoghi, effetti e silenzi, è stato possibile entrare più nello specifico
dell‟argomento della tesi.
Nella seconda parte di questo lavoro l‟obbiettivo è stato focalizzato su due
maestri: Ennio Morricone ed Elio Petri; musicista e regista sono presentati
dapprima singolarmente poi nel loro particolare rapporto di collaborazione senza
perdere di vista il loro apporto all‟interno del sistema cinematografico.
Solo di recente, ma ancora non abbastanza, il regista Elio Petri sta trovando la
giusta considerazione che oltrepassa la superficiale etichetta generica di “regista
politico”.
Ennio Morricone svolge un ruolo di innovatore, quasi pioneristico, di decisivo
svecchiamento nel settore italiano della musica da film.
E„ un musicista che può definirsi “a tutto tondo” per le sue spiccate qualità di
comprensione e di adattamento alle più distanti direttrici musicali, nelle quali è
comunque sempre rintracciabile il suo stile.
Nell‟ultima sezione dell‟elaborato si giunge ad analizzare il film Indagine su un
cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri.
Si è tentato di ricostruire una coscienza storica attorno al film dal momento che
da più fonti è stato definito «film del sessantotto».
Penetrare anche oltre i contenuti politici e sociali del film è stato un modo per
non perdere di vista il pensiero del regista poiché ciò avrebbe significato tradire il
suo spessore intellettuale.
Nello specifico l‟analisi è stata avviata dalla lettura musicale di alcuni brani della
partitura, in seconda istanza è stato utile sperimentare una comprensione delle
sole immagini, togliendo l‟audio, per capire quale sia l‟apporto delle singole
componenti.
Per l‟analisi della musica nel film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni
sospetto fondamentali sono stati gli scritti di S. Miceli, noto musicologo e
illuminato studioso di musica cinematografica, nonché autore del primo studio
dedicato all‟opera compositiva di Ennio Morricone.
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Questo lavoro analizza le funzioni drammaturgiche della musica nel film
nell‟ottica della fondamentale divisione in musica d‟accompagnamento, musica
di commento critico/acritico.
Nell‟ambito delle relazioni tra musica e immagini la proposta di metodologia
analitica avanzata da S. Miceli è conosciuta come „Teoria dei livelli‟. Questa
teoria fa riferimento alla collocazione presunta della fonte di emanazione della
musica in rapporto alla narrazione filmica; tale proposta metodologica è di
portata innovativa per l‟aver introdotto un modello tripartito che aggiunge,
accanto ad un „livello esterno‟ (musica extradiegetica) e ad un „livello interno‟
(musica diegetica), un „livello mediato‟ punto di incontro tra i due livelli
precedenti, che si pone ad un grado più profondo di lettura.
Da segnalare è il lavoro svolto da due autori, Cristina Cano e Giorgio Cremonini,
che partendo dagli studi sulla semiotica generativa di Greimas hanno portato il
loro significativo contributo all‟interno della semiotica musicale. I due autori
prendono in considerazione la musica sia dal punto di vista delle sue possibilità
espressive intrinseche, sia nella sua relazione con il visivo, elaborando una teoria
del funzionamento semantico ed una teoria del funzionamento pragmatico
musicale.
Facendo leva sull‟apparente limite della musica, la mancanza di un riferimento
denotativo e il suo raro utilizzo di una modalità iconica di significazione, i due
studiosi affermano che la modalità principale di significazione della musica nel
cinema è quella simbolica e che ciò apre un vastissimo campo di indagine per la
ricchezza di semi-simbolismi implicati dal rapporto musica/immagine.
La musica scritta da Morricone per il film Indagine su un cittadino al di sopra di
ogni sospetto partecipa in maniera determinate, attraverso le qualità fondamentali
del linguaggio musicale, alla comunicazione audiovisiva. La musica legandosi
alle immagini si carica di un funzionamento semantico di grande efficacia.
I capitoli 3, 4 e 5 della terza parte costituiscono il cuore di questo lavoro e sono
dedicati all‟approfondimento del rapporto fra la musica e le immagini nel film
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, film che ha decretato
8
grande successo di pubblico e fama internazionale ad un importante regista
italiano, Elio Petri, al cui fianco ha collaborato, per un periodo più che decennale,
il pluridecorato Maestro Ennio Morricone.
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Parte I
Il connubio tra musica e cinema
Capitolo 1
Musica per film: espressione del Novecento
«I due sensi estetici per eccellenza,
l‟occhio e l‟udito, uniti in un godimento unico […]
Cinematografia: ecco il nome della vera rivoluzione: linguaggio visivo della musica»
Luigi Pirandello
A musicisti di ogni epoca è stato chiesto di interpretare il proprio tempo espresso
in termini di ideologia, costume e cultura.
Basterà ricordare solo alcuni nomi: Mozart e Haydn, essi sono i capisaldi della
scrittura quartettistica ma, è bene ricordarlo, non si sono dedicati esclusivamente
alla musica assoluta.
Spinti dalla necessità, dall‟inevitabilità, o in alcuni casi da curiosità, Haydn,
Mozart e Beethoven hanno scritto anche per carillons e orologi musicali.
Con Shakespeare, Purcell e poi Mendelssohn fino arrivare a Malipiero e Pizzetti
la musica di scena ha raggiunto livelli altissimi.
Afferma Ennio Morricone: «Oggi l‟opera lirica non esprime più quei capolavori
che, da Monteverdi ad Alessandro Scarlatti, da Pergolesi a Gluck, da Mozart a
Rossini, da Verdi a Puccini, da Weber a Wagner, da Debussy a Berg, hanno
contrassegnato circa quattro secoli della nostra storia, non solo musicale. Sotto
molti punti di vista è il cinema che ha raccolto questa eredità, proprio perché -
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esattamente come il teatro musicale - fra migliaia di lavori di routine ha
consegnato all‟umanità molti grandi capolavori […]»2.
Proprio come il teatro musicale, il cinema è in grado di trasformarsi in
commedia, o in farsa, in tragedia come in dramma giocoso, è in grado di
raggiungere e di parlare ad un vastissimo pubblico eterogeneo.
Il cinema ha ereditato, sotto più di un punto di vista, l‟attività spettacolare del
teatro, non solo musicale; esso è per sua natura un linguaggio composito,
contaminato e costituito da diversi altri: per questo, utilizzando una definizione
di Greimas, lo si può definire sincretico.
La musica è sempre stata presente, a vario titolo, nel mondo filmico fin dagli
albori del cinematografo.
Corrisponde al vero anche affermare che spesso la musica cinematografica è stata
ignorata dalla musicologia italiana che sotto l‟effetto dell‟idealismo crociano, in
Italia rappresentativo del pensiero estetico della prima metà del Novecento, ha
portato la critica musicale a disprezzare ogni forma di combinazione e
applicazione della musica al di fuori del suo autonomo impiego3.
La musica applicata è stata bistrattata dai musicologi “ortodossi” perché
considerata musica di secondo o terzo livello, questo errore è stato commesso
anche da compositori illustri quali Stravinskij.
Ennio Morricone, una delle personalità che hanno segnato il mondo
cinematografico afferma: « […] ho anch‟io la certezza che le future generazioni,
se vorranno cercare di capire il nostro secolo – capirlo in tutti i suoi risvolti:
sociali, linguistici, culturali, di costume - avranno nel cinema il “reperto” più
prezioso»4.
Il problema è che tendenzialmente si è giudicato la musica per film con i
parametri della musica colta: estrapolare la musica filmica dal suo contesto
2
E. Morricone, S. Miceli, , Comporre per il cinema: teoria e prassi della musica nel film, a cura di L.
Gallenga, Roma, Fondazione scuola nazionale di cinema, («Biblioteca di Bianco e Nero») 2001, pp. 304-
305.
3
Ibidem.
4 Ivi, p.304.
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originale per indagarla autonomamente significa snaturare, tralasciare la vera
natura dell‟oggetto in questione per poi valutare ciò che ne rimane; la musica
applicata, decontestualizzata, risulterà qualcosa di embrionale e di elementare
facilità compositiva.
Approfondire queste considerazioni significherebbe affrontare nell‟ottica
sbagliata il discorso della musica cinematografica, poiché, come detto, questa ha
valore e significato all‟interno del contesto filmico e nel proprio tempo.
L‟equivoco di fondo è nato con il cinema d‟arte degli anni ‟10 e ‟20 del
Novecento, che trovava nel musicista „colto‟ il miglior collaboratore per la
musica del cinema mentre, nello specifico, l‟evoluzione storica ha dimostrato il
contrario5.
Spesso autori musicalmente al di fuori dell‟area colta, a volte veri e propri
dilettanti, hanno realizzato commenti sonori ben più efficaci di quelli scritti da
eccellenti e referenziati compositori.
Alla fine degli anni cinquanta nasce il fenomeno dello specialismo compositivo:
con ciò si intende quel compositore che si dedica con continuità e in prevalenza
al cinema.
Che si tratti di compositore d‟area colta o proveniente dalla sfera della musica
leggera, di musica di alta oppure di media qualità ciò che davvero importa è che
la partitura funzioni all‟interno del discorso filmico.
Il cinema non è né teatro di prosa né di musica e richiede un‟equilibrata
drammaturgia filmico-musicale.
La musica non dovrebbe essere retorica o ingombrante, né tantomeno
pedissequa, essa è il risultato di un arduo dosaggio: si deve fondere in maniera
consapevole con le immagini reggendo in questo modo il calibrato gioco di
equilibri6.
5 S. Miceli, “La musica e il cinema”, Nuova rivista musicale italiana, A. 34 n. 3, luglio-settembre 2000,
pp. 354-355.
6 Affronterò nei capitoli immediatamente successivi le specifiche della musica per film.
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Stabilito quello che è stato il fraintendimento alla base di una completa
comprensione della musica cinematografica, un‟affermazione di Sergio Miceli
conduce ad un punto fermo a proposito dell‟interazione fra la musica e il cinema:
«In questo linguaggio fatto di tanti linguaggi [il cinema] la musica è sempre stata
presente a titolo diverso, assumendo talvolta un ruolo determinante7».
Il cinema, al suo nascere, realizzò intenti didattici e scientifici e non ne
possedeva di artistici o spettacolari; non è sbagliato aggiungere un‟ulteriore
considerazione: il cinema degli albori si affermò al di fuori di ogni
condizionamento musicale.
La prima proiezione cinematografica pubblica si tenne sabato 28 dicembre 1895
a Parigi in uno scantinato denominato „Salon Indien‟ del Gran Café, al n. 13 del
Boulevard des Capucines. Le immagini erano per lo più riprese dal vero con uno
spiccato interesse per fotografie animate, tratte dalla vita reale8.
Si trattò di una proiezione pubblica per un pubblico pagante organizzata da
Antoine Lumière industriale della fotografia a Lione.
Questo spettacolo venne ripetuto con poche varianti a partire dal 29 dicembre
nelle settimane e nei mesi seguenti con un crescente successo di pubblico; tutti
elogiarono le meraviglie del nuovo mezzo, si soffermavano sulla nitidezza della
riproduzione realistica, la magia dell‟immagine in movimento.
Ciò che è importante rilevare ai fini di una maggiore attenzione rivolta alla
relazione musica e immagini è che fin dalle prime proiezioni si sentì il bisogno di
un accompagnamento musicale in sala9.
Ci è rimasta qualche testimonianza che consente di tracciare la comparsa della
musica in sala: ad esempio un manifesto pubblicitario del Cinematographe
Lumière, non datato ma presumibilmente del 1896, che annunciando il
programma presenta un pianista compositore in sala.
7 E. Morricone, S. Miceli, Comporre per il cinema,op. cit., p12.
8
Piuttosto che per la ricostruzione di spettacoli come era stato fino a quel momento soprattutto per quanto
riguardava il cinetoscopio di Edison le cui ricerche, in linea diretta con gli zootropi, portavano a
privilegiare immagni in movimento con soggetti tratti da spettacoli danza.
9
S. Miceli, Musica e cinema nella cultura del Novecento, Firenze, Sansoni, 2000.