ABSTRACT
Fin dall‟antichità la musica ha rappresentato un aspetto fondamentale della vita
umana: basti pensare al fatto che già nell‟età Paleolitica le tribù primitive la usavano nei
loro riti; oppure a Platone, che fu il primo a darle una valenza educativa.
Al giorno d‟oggi, nonostante l‟uso sempre più commerciale, si sta rivalutando l‟aspetto
educativo della musica, tanto da riconsiderare il modo in cui viene insegnata nelle scuole, a
partire proprio dalla Scuola dell‟Infanzia. Con i bambini, infatti, è una risorsa inestimabile,
in quanto essa favorisce il loro sviluppo psicologico, sociale ed affettivo. Grazie proprio
alle attività musicali si può ottenere un miglioramento sul piano psicofisico (attraverso
l‟attività motoria), logico e comunicativo (attraverso l‟uso degli strumenti musicali e le
attività di improvvisazione); contribuiscono, inoltre, a migliorare la conoscenza di sé, ad
avere una maggiore consapevolezza corporea, a migliorare la capacità di interagire e capire
gli altri, ma soprattutto ad esprimere le proprie emozioni.
Tenendo conto di questo, la musica diventa uno strumento utilissimo anche per i bambini
autistici, soprattutto sul piano comunicativo e sociale: essa, infatti, può essere utilizzata in
ambiente scolastico al fine di integrare questi bambini all‟interno del gruppo classe,
contribuendo a far nascere relazioni con i compagni e con gli insegnanti.
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ABSTRACT
Music has represented an aspect of primary importance in human life since ancient
times: just think that in the Paleolithic Age the primitive tribes already used it in their rites
and Plato was the first to give it an educational value.
Nowadays, despite its more and more spread commercial use, the educational aspect of
music is being re-evaluated. The way it is taught in schools is changing just from the
Primary School. Music is a deeply important resource to be used with children because it
promotes their psychological, social and emotional growth. Thanks to musical activities an
improvement on a psychophysical (through body activities), logical and communicative
level (using musical instruments and improvisation activities) can be obtained. Moreover
these activities contribute to improve the self-knowledge, to get a greater body awareness,
to ameliorate the capability of interaction with other people but, above all, they allow the
communication of one‟s own emotions.
If we consider these aspects, music becomes a very relevant instrument to be used with
autistic children, especially on the social and communicative level. It can be applied in the
school environment to integrate these children with the class group, in order to start new
relationships with classmates and teachers.
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INTRODUZIONE
La musica è un aspetto fondamentale dell‟esistenza umana, essa, infatti, vi entra a
far parte ancor prima della nostra nascita per poi accompagnarci durante il corso della vita;
numerosi studi, infatti, hanno dimostrato che i primi suoni vengono percepiti dal feto già
nel grembo materno.
Tutti abbiamo a che fare con la musica: ascoltiamo la radio, la usiamo come contorno nei
momenti importanti della nostra vita, c‟è chi la pratica per passione a livello amatoriale e
chi ne ha fatto uno strumento professionale, ed inoltre c‟è chi la utilizza come strumento
riabilitativo e di integrazione; in particolar modo può diventare un mezzo importantissimo
per le persone diversamente abili.
Questo lavoro nasce dall‟unione tra la mia grande passione che fin dall‟infanzia ho avuto
per la musica e la mia professione di insegnante; mi sono avvicinata al canto leggero da un
anno e mezzo, a causa di problemi alla voce, e lavoro nella Scuola dell‟Infanzia da tre.
Essendo supplente, ancora non ho una struttura fissa in cui insegnare, ma questo girare mi
fa imparare molto, in particolar modo a confrontarmi e a confrontare i vari modi di
operare, ma soprattutto mi ha consentito di conoscere anche il mondo dell‟handicap; in
questo contesto è avvenuto l‟incontro con l‟autismo.
In una delle mie prime supplenze, incontrai un bambino autistico di nome AL., e una cosa
che mi colpì particolarmente di lui fu la sua passione per la musica, e come, tramite essa,
era riuscito ad integrarsi all‟interno della classe. Osservando i suoi comportamenti e quello
che riusciva a fare, iniziai a chiedermi che importanza potesse avere la musica per questi
bambini, ma soprattutto se, come aveva funzionato per AL., potesse funzionare anche con
altri bambini autistici.
L‟autismo, come si vedrà nel primo capitolo, è un disturbo che interessa le funzioni
celebrali del soggetto, e va ad intaccarne in particolar modo le capacità comunicative,
portando di conseguenza ad una marcata diminuzione dell‟interazione sociale. In questo
contesto la musica può rappresentare un mezzo alternativo attraverso cui favorire una
diversa comunicazione e quindi l‟integrazione.
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Uno degli aspetti principali della musica, è la sua capacità di consentire all‟individuo di
esprimere le proprie emozioni, e ciò avviene attraverso due vie fondamentali: l‟ascolto e la
produzione sonora, sia strumentale che vocale.
Nel secondo capitolo analizzeremo proprio questo aspetto, e potremmo constatare quanto
questa abbia effetto sia a livello fisiologico che psicologico, indistintamente si tratti di
adulti o di bambini. In particolar modo con questi ultimi, la musica assume anche un ruolo
educativo di fondamentale importanza; essa, infatti, contribuisce allo sviluppo di numerose
abilità, quali l‟ascolto, le abilità logiche e linguistiche, contribuisce a migliorare la
conoscenza di sé, delle proprie emozioni e ad avere una maggiore consapevolezza del sé
corporeo. Quest‟ultimo aspetto viene sviluppato grazie al binomio musica e movimento,
che, come vedremo, è una risorsa essenziale con i bambini.
Tenendo in considerazione tutto ciò, è importante che nella scuola venga favorita
l‟educazione musicale, perché rappresenta un valore inestimabile per lo sviluppo
dell‟individuo; solo oggi si stanno rivalutando la sua importanza e la sua valenza
educativa, dopo anni che è stata considerata una materia secondaria.
La musica, come abbiamo accennato, può essere usata anche sotto forma di terapia, allo
scopo di sviluppare le potenzialità residue dell‟individuo, in modo da migliorare il rapporto
con sé stesso e con gli altri, per consentire un miglioramento della qualità della vita.
Nel terzo capitolo, affronteremo ampiamente il discordo della musicoterapia, partendo da
un breve excursus storico per capire come questa disciplina si sia sviluppata nel mondo e
in Italia; ma soprattutto vedremo quanto sia importante con i bambini autistici, in quanto li
stimola sul piano emotivo (consentendogli una gratificazione immediata), sul piano
intellettivo (rafforzando la propria personalità) ed, infine, sul piano sociale (migliorandone
l‟integrazione).
Nella Scuola dell‟Infanzia, unita al gioco, la musica rappresenta inoltre una risorsa
importantissima anche a livello didattico, in quanto consente di integrare i due aspetti,
ovvero quello dell‟educazione musicale e quello prettamente dell‟insegnamento: con
l‟ausilio delle attività musicali, delle canzoncine, delle filastrocche e dei giochi musicali, si
possono insegnare al bambino moltissime cose del mondo che lo circonda, uscendo fuori
dalla didattica tradizionale; consentendo inoltre una didattica di tipo esperienziale, molto
adatta ai bambini dai 3 ai 6 anni.
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In qualità di insegnante e di allieva di canto, valutando tutti gli aspetti sino ad ora presi in
considerazione, do molta importanza alla musica e all‟educazione musicale, in quanto
credo che sia una risorsa di inestimabile valore. Nel quarto ed ultimo capito, cercherò di
spiegare il mio punto di vista in merito, in quanto credo, anche, nella capacità di
integrazione della musica, sia con i bambini normodotati, sia con i bambini autistici; anzi
per questi ultimi, a parer mio rappresenta proprio una marcia in più.
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Capitolo 1
L’AUTISMO
1.1. COS’È L’AUTISMO
1
L‟autismo per la psichiatria infantile è un Disturbo pervasivo dello sviluppo ed è
uno dei disturbi psicologici più gravi. Rientra nella categoria dei Disturbi generalizzati
dello sviluppo, nello specifico fa parte insieme ad altre patologie, quali ad esempio la
2
Sindrome di Asperger, di una serie di disturbi definiti Disturbi dello Spettro Autistico.
Il primo a parlarne e a compiere dei veri e propri studi a proposito, fu lo psichiatra Eugene
Bleuler nel 1911, che coniò il termine “Autismo” per indicare l‟atteggiamento di chiusura
in sé stessi e il restringimento delle relazioni nei soggetti schizofrenici. Si deve, però, a Leo
Kanner nel 1943 il primo vero e proprio studio sull‟autismo infantile con la pubblicazione
di un articolo sulla rivista Nervous Child, nel quale tentò di spiegare una sindrome
specifica relativa a 11 casi da lui studiati alla John Hopkins University di Baltimora, che
manifestavano degli atteggiamenti di chiusura verso il mondo esterno. Egli riprese il
termine “Autismo” coniato da Bleuler e definì il quadro clinico conosciuto come autismo
infantile precoce, oggi non più utilizzato come criterio di valutazione.
1
Dal greco αὐτός - “autòs” = “sé stesso” o “egocentrismo”
2
La Sindrome di Asperger (abbreviata in SA, o AS in inglese) è considerata un disordine pervasivo dello
sviluppo apparentato con l'autismo e comunemente considerato una forma dello spettro autistico "ad alto
funzionamento". Il termine "Sindrome di Asperger" venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una
rivista medica del 1981; lo chiamò così da Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro
non venne riconosciuto fino agli anni novanta.
Gli individui portatori di questa sindrome (la cui eziologia è ancora ignota) sono caratterizzati dall'avere una
persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati,
attività e interessi molto ristretti. Diversamente dall'autismo classico, non si verificano significativi ritardi
nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo.
Fonte internet: http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Asperger [ultima modifica: 31/10/2010]
12
3
L‟ICD-10 la descrive come:
"una sindrome definita dalla presenza di una compromissione dello sviluppo che si
manifesta prima dei tre anni di vita e da un tipo caratteristico di funzionamento anormale
nelle aree dell'interazione sociale, della comunicazione e del comportamento che è
limitato e ripetitivo".
L‟incidenza varia da 5 a 50 bambini su 10.000 e colpisce prevalentemente i soggetti
maschi, con un tasso che varia da 2 a 8 volte superiore rispetto ai soggetti di sesso
femminile. Una spiegazione plausibile può essere identificata nella produzione di
testosterone prima della nascita, che porterebbe al blocco della crescita dell‟emisfero
celebrale sinistro, facendo si che si sviluppi maggiormente quello destro. Si è notato, che è
molto più frequente tra i figli primogeniti.
L‟autismo è diffuso in tutte le nazioni del mondo, indipendentemente dal gruppo etnico o
dall‟appartenenza sociale della famiglia. Secondo alcune ricerche svolte dall‟Istituto
4
Eurispes, i dati raccolti su scala nazionale (anno 1994) mostrano la prevalenza di 5,24 su
5
10.000.
Negli ultimi anni si è notato un netto aumento dei bambini a cui è stato diagnosticato
questo disturbo, ma è inappropriato parlare di “epidemia” come spesso accade, perché
l‟autismo non è una malattia: questo fenomeno è dovuto soprattutto al fatto che si è arrivati
a dei criteri di diagnosi più evoluti, in grado di rilevarne i primi segnali anche in tenera età,
ovvero nei primi tre anni di vita del bambino.
Lo studio delle cause è tutt‟ora in corso, ma non è possibile identificarne una sola in
quanto entrano in gioco diversi fattori che interferirebbero con lo sviluppo del bambino,
numerosi studi comunque hanno evidenziato un ruolo significativo delle basi genetiche
nell‟insorgenza della Sindrome.
3
International Classification of Diseases - Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi
correlati a cura dell'OMS.
4
Istituto privato di studi politici, economici e sociali, senza fine di lucro.
5
Fonte web: dati tratti da Eurispes (2003), L’autismo in “4° Rapporto Nazionale sulla Condizione
dell'Infanzia e dell'Adolescenza”, pag. 520
http://www.eurispes.it/index.php?option=com_content&view=article&id=557:4-rapporto-nazionale-sulla-
condizione-dellinfanzia-e-della-preadolescenza&catid=48:rapporto-nazionale-sulla-condizione-
dellinfanzia&Itemid=223
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Il ruolo delle componenti genetiche nell‟eziopatogenesi autistica è ormai certo e l‟autismo
è considerato uno dei disturbi dello sviluppo in cui questo ruolo è più forte. Tuttavia, non si
conoscono ancora i geni responsabili. È bene comunque usare il plurale perché è molto
improbabile che vi sia un gene patogeno. […] La modalità di trasmissione genetica
dell‟autismo è ancora sconosciuta, ma la trasmissione poligenica resta la più probabile
6
vista anche l‟eterogeneità dei sintomi autistici.
Ricerche svolte su gemelli monozigoti ed eterozigoti hanno dimostrato come nei primi la
percentuale che entrambi fossero affetti da autismo è molto più elevata, perché derivano
dalla fecondazione di un singolo ovulo e di conseguenza condividono l‟intero patrimonio
genetico. A differenza dei secondi che nascono da due ovuli diversi e ne condividono circa
la metà.
Ricerche sui genitori, inoltre, indicano che alcune caratteristiche psicologiche dell‟autismo
si trovano in forma lieve anche nel comportamento e nelle funzioni cognitive del padre:
quali ad esempio la tendenza al ragionamento sui problemi fisico-meccanici e
l‟elaborazione dei dettagli; questo stile cognitivo non costituisce patologia, ma suggerisce
che vi siano comuni basi genetiche.
Influenti sono anche i fattori prenatali i quali contribuiscono a generare un aumento della
7
dopamina nel cervello, come ad esempio i farmaci assunti in gravidanza, le droghe ed
altre sostanze chimiche presenti nella placenta. Anche lo stress della madre contribuisce ad
un‟eccessiva iperattività del sistema dopaminergico.
Una recente ipotesi, che trova conferma nella tipologia dei sintomi e nei segni
8
comportamentali, è un deficit nel sistema dei neuroni specchio. Risulta, infatti, essere
6
Surian L. (2005), L’autismo, Bologna, Il Mulino, pag. 44-45
7
La dopamina (o dopammina) è una ammina biogena naturalmente sintetizzata dal corpo umano.
All'interno del cervello la dopamina funziona da neurotrasmettitore, tramite l'attivazione di recettori specifici
D1, D2 e D3 subrecettori. È presente in aree come: - nigrostriatale, serve per il controllo dei movimenti. -
memomimico-mesocorticale, per il controllo di emozioni e sentimenti. - infundibolare, controlla il rilascio di
ormoni come il GH (Growth Hormone ovvero ormone della crescita) e il PIF (Prolactin Inhibiting Factor
ovvero fattore inibente la prolattina).
La dopamina è anche un neuro ormone rilasciato dall'ipotalamo. La sua principale funzione come ormone è
quella di inibire il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore dell'ipofisi.
Fonte web: http://it.wikipedia.org/wiki/Dopamina [ultima modifica: 20/10/2010]
8
I neuroni specchio (anche mirror neurons o neuroni mirror) sono una classe di neuroni che si attivano
selettivamente sia quando si compie un'azione (con la mano o con la bocca) sia quando la si osserva mentre è
compiuta da altri (in particolare da conspecifici). I neuroni dell'osservatore "rispecchiano" quindi ciò che
avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l'osservatore stesso a compiere l'azione. Questi
neuroni sono stati individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell'uomo. Nell'uomo, oltre ad essere localizzati
in aree motorie e premotorie, si trovano anche nell'area di Broca e nella corteccia parietale inferiore. Alcuni
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maggiormente influenzata la capacità di imitazione di oggetti e stati d‟animo, la capacità di
mettersi nei panni degli altri e la funzione simbolica: esse sono, come vedremo più avanti,
tipiche caratteristiche della sindrome autistica.
Queste nuove scoperte hanno fatto si che con il tempo sia stata sfatata una delle prime
ipotesi riguardanti le cause dell‟autismo: ovvero che venisse causato da un comportamento
freddo e distaccato dei genitori nei confronti del bambino, in particolar modo la madre
9
(quella che un tempo veniva definita madre-frigorifero); anche se molti esperti tutt‟oggi
insistono a mandare in psicoterapia i genitori innescando in essi sensi di colpa e
inadeguatezza.
1.2. CARATTERISTICHE E MANIFESTAZIONI CLINICHE
I soggetti che presentano questo disturbo non hanno segni evidenti come altri tipi di
handicap, perché nell‟autismo la parte che viene maggiormente colpita è il sistema
neurologico centrale.
L‟esordio avviene prima dei 3 anni di vita ed è difficile rendersi conto delle differenze,
soprattutto perché è possibile che il bambino fino a 2 anni abbia uno sviluppo pressoché
normale.
E‟ definita malattia multi-sistemica in quanto vengono compromesse tre grandi aree, così
10
come individuate dal DSM-IV:
- (criteri A1) l’interazione sociale: evita lo sguardo diretto, mancanza di condivisione
affettiva, mancanza di reciprocità sociale;
scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti delle neuroscienze degli
ultimi dieci anni.
Fonte web: http://it.wikipedia.org/wiki/Neuroni_specchio [ultimo aggiornamento 12/09/2010]
9
Questo termine fu coniato dalla psicoanalisi, che attribuì la causa dell‟Autismo ad un disturbo dei rapporti
con chi si occupava dell‟accudimento del bambino. Bettehleim in base a questo propose una terapia basata
sul distacco dall‟ambiente familiare: parentectomia. Leo Kanner fu il primo ad inserire nella sua teoria questo
tipo di causa.
10
Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders - Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi
Mentali.
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