2
trasformazioni delle aziende; nello specifico, mi riferisco in particolare alle risorse
umane, cioè alle persone che lavorano, e alla loro gestione. La risorsa umana con
la sua capacità di ascolto, la sua creatività, la sua iniziativa, la sua adattabilità, la sua
sicurezza interiore e solidità emotiva, diviene il fattore strategico di successo.
Inoltre ho ritenuto necessario approfondire ulteriormente il sistema di gestione delle
risorse umane e nel capitolo III di questo lavoro analizzo le fasi della
programmazione di esse e della formazione aziendale, cioè come la formazione
deve essere erogata in un contesto lavorativo quale è l’azienda. Infine, l’argomento
della tesi.
Ritornando alla mia scelta iniziale, la mia principale curiosità riguardava il
modo in cui la “formazione” operava sulle persone, cioè in che modo questi due
elementi insieme costituissero la chiave di svolta per lo sviluppo di un’azienda. E
allora mi sono chiesta: in che modo l’operaio, il quadro o il dirigente, possono
sentirsi il motore che fa camminare l’intera macchina organizzativa? Che cosa li
spinge a fare gli interessi dell’azienda e non i propri? O al contrario, che cosa
determina l’inefficienza e l’inefficacia delle loro performance? Ecco la riflessione
sul ruolo della motivazione nelle politiche aziendali, cioè quali sono le motivazioni che
“aiutano” il lavoratore a compiere bene il suo lavoro? Solo il denaro?
La seconda parte di questo lavoro è un case study. Ho voluto verificare se
tutto ciò di cui ho parlato nella prima parte, è concretamente realizzabile. E sono
rimasta sorprendentemente sbalordita dal constatare che, in Puglia, in cui il P.I.L.
pro-capite risulta inferiore al 75% della media comunitaria e interessata dalla
realizzazione dell’Obiettivo 1 dai Fondi Strutturali Europei, esista una realtà
aziendale molto innovativa quale Getrag SpA, unico stabilimento in tutta Italia del
Gruppo Getrag, produttori leader su scala mondiale di cambi.
3
A questo proposito vorrei fare un ringraziamento particolare all’azienda
GETRAG S.p.A. che mi ha permesso il case study, i Direttori del Personale che si
sono succeduti nel periodo di mia permanenza in azienda il Dott. Domenico
Marzotto e la Dott.ssa Rosa Sgaramella.
Inoltre, ringrazio sentitamente colui che è stato il mio tutor in questa
esperienza, il dott. Emmanuele Delle Foglie, il quale, noto in azienda per la sua
particolare dedizione al lavoro e per la passione che alimenta il suo operato, è stato
una guida chiara ed efficace.
4
Capitolo I
IL SISTEMA ORGANIZZATIVO
1.1) Premessa
La parola organizzazione richiama ancora oggi i significati che si ritrovano
nel suo etimo (organon: strumento, organo fisico, ed ergon: lavoro, opera,
esecuzione): la presenza di una attività finalizzata svolta da più parti di un insieme
coordinato
1
.
L’accezione più diffusa, e comunque di nostro interesse, fa
riferimento al comportamento umano, e in particolare al comportamento di
lavoro. L’attività umana di lavoro non si presenta nella realtà perfettamente isolata,
ma in stretta connessione con molteplici elementi e si svolge nell’ambito di
ordinamenti sociali caratteristici che danno luogo alla formazione di “istituti”,
quali ad esempio un’impresa, un ente pubblico di assistenza, un partito politico,
un sindacato, un’associazione culturale; un complesso di elementi e fattori, di
energie e di risorse personali e materiali aventi delle caratteristiche precise, quali:
una proprietà sociale derivante dall’essere composto di persone; una permanenza
duratura, anche se dinamica per fenomeni interni e per gli influssi dell’ambiente
esterno; un ordine nel proprio svolgimento con leggi interne fisiche, sociali,
economiche, etc.; un’unità nella combinazione dei vari elementi, rivolti
complementarmente verso un fine comune
2
.
In questo scritto mi limiterò agli aspetti caratteristici dell’organizzazione
d’impresa, cioè dei fenomeni organizzativi propri degli istituti economico-sociali di
produzione economica.
1
Organizzazione d’impresa, A. Rugiadini, Giuffrè editore, 1979, p. 3
2
Ibid. , p.4
5
Nelle discipline economiche e sociali si fa spesso ricorso, per definire e
caratterizzare l’oggetto d’indagine, al concetto di sistema. Un sistema organizzativo
si configura come un insieme di elementi o fenomeni osservati negli aspetti che
influenzano il comportamento organizzativo o che da esso derivano. Le proprietà,
o caratteristiche di base, di un sistema, e quindi anche di un sistema organizzativo,
possono essere individuate nelle relazioni esistenti fra sistema organizzativo e
ambiente circostante; nelle articolazioni interne del sistema considerato in svariati
tipi di sottosistemi; nel funzionamento del sistema (o di sottosistemi) in termini di
variabili di input e di output; nei rapporti di influenza, di tipo funzionale o causale
fra le variabili presenti nel sistema; nella dinamica evolutiva del sistema
3
.
Saranno da me analizzate le variabili interne al sistema, del tipo input, in
quanto considerabili come fattori determinanti il comportamento organizzativo.
3
Ibid., p. 11
6
1.2) L’ORGANIZZAZIONE COME ORGANISMO VIVENTE
I critici delle concezioni classiche e meccaniche dell’organizzazione hanno
reso evidente un aspetto che oggi può sembrarci ovvio e scontato, ma che non era
tale allora e ancora continua ad essere trascurato in molte realtà aziendali: le
persone portano all’interno delle situazioni organizzative i propri sentimenti,
bisogni e interessi. E quindi analisi e progettazioni basate soltanto su fattori tecnici
ed economici, sono esposte a sottovalutare l’impatto delle variabili individuali e
sociali che può essere molto potente sui risultati di progetti e interventi
4 ..
E’ così finita per emergere una visione dell’organizzazione che si è
contrapposta a quella meccanica, ed è riconducibile anch’essa a un’immagine, o a
una metafora fondamentale: quella di organismo vivente. Sono molto articolati e
numerosi i filoni che assimilano, in modo più o meno esplicito, il funzionamento
dell’organizzazione aziendale a quello di un organismo, o di un sistema vivente. Ci
si può riferire alle teorie sulla motivazione e lo stile di direzione, all’approccio del
sistema socio-tecnico, alla concezione dell’organizzazione come sistema aperto
5
.
Un primo passo nella prospettiva organica è avvenuto sviluppando i
concetti ereditati dalle human relations; si è così affermata l’idea che si dovesse
cercare di integrare i bisogni degli individui con le esigenze organizzative derivanti
dagli obiettivi aziendali e dai fattori tecnologici. Le ricerche sulla motivazione al
lavoro, di cui porterò un’ampia argomentazione nei capitoli seguenti, hanno dato
importanti contributi in questo senso e orientato alla progettazione di assetti
organizzativi che permettessero di aumentare contestualmente la produttività e la
soddisfazione sul lavoro, attraverso il miglioramento della qualità del lavoro,
4
Manuale di organizzazione aziendale, di G. Rebora, Guerini Associati, p. 40
5
Ibid. , p. 50
7
l’arricchimento delle mansioni, la diffusione di uno stile di direzione orientato a
favorire la partecipazione e il coinvolgimento degli operatori
6
.
Si è passati, dunque, ad un’analisi dell’organizzazione come sistema socio-
tecnico: l’aspetto tecnico e quello umano sono strettamente interdipendenti, si
influenzano sempre reciprocamente. Ogni intervento sull’organizzazione deve
quindi basarsi su un’analisi contestuale e sistemica dei due ordini di fenomeni.
Le organizzazioni, al pari degli organismi, sono aperte al loro ambiente di
riferimento e devono stabilire un rapporto adeguato con esso se vogliono
sopravvivere. L’ambiente e il sistema si trovano in un rapporto di interazione e
interdipendenza reciproca.
L’affermazione della visione organica sistemica ha avuto anche il merito di
diffondere la consapevolezza che non esiste un modo unico e migliore in assoluto
per risolvere i problemi organizzativi delle aziende e che sono possibili approcci
differenti, dei quali conviene valutare e confrontare i risultati senza apriorismi.
Così sistema organico e sistema meccanico divengono gli estremi di un continuum
di soluzioni organizzative, che si adattano rispettivamente a un contesto di
cambiamento e a un contesto di stabilità
7
.
In questa prospettiva, l’efficienza dell’impresa dipende dalla coerenza e
consonanza tra configurazione dell’ambiente e configurazione organizzativa. Le
imprese efficienti si adattano all’ambiente rispondendo con l’organizzazione ai
requisiti posti sia dal clima competitivo che , più in generale, da quello dei
rapporti con le forze rilevanti per la propria riuscita e sopravvivenza.. Notevole
rilievo si attribuisce in particolare alla correlazione diretta tra grado di incertezza
dell’ambiente e grado di flessibilità della struttura organizzativa
8
.
6
Ibid., p. 41
7
Ibid., p. 42
8
Ibid., p. 43
8
Un apporto importante può essere una più precisa caratterizzazione del
concetto di ambiente, spesso definito attraverso la distinzione tra general
environment e task environment. Quest’ultimo è costituito dalla forze ambientali
specifiche che hanno incidenza sul processo decisionale d’impresa, e sono al di
fuori della sua capacità di controllo diretto. Tra le variabili del task environment
vengono inclusi anche fattori che sono almeno parzialmente sotto il controllo
dell’azienda, o costituiscono aspetti della sua gestione, come le tecnologie adottate
e le caratteristiche tecniche dello svolgimento dei compiti.
9
1.3) IL SISTEMA E LE VARIABILI ORGANIZZATIVE
Il sistema organizzativo è considerato come componente di un’azienda in
rapporto con un contesto ambientale, nel quale rientrano tutte le forze rilevanti di
ordine esterno, che producono le dinamiche economiche, competitive,
tecnologiche, socio-politiche
9
.
Fig.1
9
Ibid., p. 52
SISTEMA ORGANIZZATIVO
Variabili
ambientali
Variabili
risultanti:
efficienza,
qualità,
flessibilità,
soddisfazio
ne,
apprendimen
to.
Contributo
al successo
aziendale
(economico,
competitivo,
sociale e di
sviluppo)
Assetto istituzionale (soggetti, contributi,
ricompense, strutture e meccanismi istituzionali)
Variabili
strategiche
Scelte
organizzative:
forma,
schema,
ruoli e
compiti,
sistemi
gestione,
stile
leadership
Variabili
sociali
Variabili
tecnologiche
Variabili
individuali
10
Le scelte organizzative si collocano come variabile centrale del sistema
organizzativo, che risente dell’influsso e del condizionamento di una serie di
elementi del contesto interno, a loro volta influenzati dagli input esterni e dalle
caratteristiche dell’azienda.
L’assetto istituzionale e le variabili strategiche, tecnologiche, individuali e
sociali costituiscono le forze e le fonti principali che alimentano il funzionamento
del sistema.
L’assetto istituzionale interviene sull’organizzazione in quanto struttura
poteri e prerogative di organi e ruoli fondamentali; inoltre stabilisce una serie di
regole che improntano la vita dell’azienda, favoriscono alcune soluzioni
organizzative e ne limitano altre.
Le variabili strategiche sono destinate a generare una tensione negli assetti
organizzativi, in quanto portano a sintesi le esigenze di adeguamento e innovazione
rispetto alle dinamiche, alle opportunità e ai rischi di derivazione ambientale,
richiedendo adattamento costante e flessibilità.
Le variabili tecnologiche sono da sempre considerate determinante
fondamentale delle scelte organizzative, soprattutto per quanto riguarda il nucleo
operativo e quindi le modalità di utilizzo del lavoro esecutivo. Il loro ruolo non è
però quello di imporre determinate soluzioni. Le modalità organizzative quindi
non discendono direttamente dalle tecnologie, ma sono filtrate da un ambito
decisionale specifico e dall’influenza degli altri fattori del contesto
10
.
Le variabili individuali riguardano le caratteristiche delle persone che
agiscono nel sistema organizzativo. La maggior parte delle organizzazioni
assumono, almeno all’inizio, la forma elementare, il cui svolgimento è plasmato
dalla personalità degli attori chiave, come possono essere l’imprenditore che avvia
una fabbrica, l’artigiano che apre un laboratorio, lo stilista che inizia una
10
Cfr. Rebora pp. 53-54
11
produzione di collezioni di moda, il fondatore di un’associazione non profit di
assistenza. Ma anche le caratteristiche individuali dei loro collaboratori, dei
dirigenti e dell’altro personale che via sarà assunto per allargare l’attività,
introducono nell’organizzazione determinate conoscenze, specializzazioni,
esperienze; ma anche abitudini di comportamento, motivazioni, bisogni ed
esigenze, aspettative, valori, modi di concepire il lavoro proprio e altrui, l’azienda,
le relazioni sociali, in ultima analisi modi di vedere il mondo e di interpretare la
realtà.
Quando l’assetto organizzativo evolverà verso forme più complesse, il
funzionamento dell’azienda sarà più impersonale, ma si constata il peso rilevante
dell’influenza dei fattori individuali, sia come eredità storica lasciata dal periodo
dei fondatori, sia come continuo riprodursi dell’apporto personale di molti. Ciò
rappresenta una delle ragioni fondamentali per cui ciascun assetto organizzativo e
unico, ciascun azienda possiede una propria individualità che la differenzia da
tutte le altre.
Fra le diverse e molteplici caratteristiche che attengono alla persona umana,
assumono certo particolare rilievo per l’organizzazione quelle legate alla
qualificazione professionale, alle conoscenze tecniche, alle abilità lavorative
possedute come pure gli atteggiamenti e le motivazioni riguardo al lavoro, le
attitudini relazionali, le capacità collaborativi.
Il tipo di persone inserite in un’azienda, sotto questi profili, trova in una
certa misura condizionamento da parte dell’assetto istituzionale strategico, delle
tecnologie e delle scelte organizzative adottate: contano in questo il tipo di lavoro e
il livello retributivo offerto, le conoscenze tecniche richieste, le modalità di
selezione adottate.
12
La variabile umana interagisce quindi pienamente con gli altri elementi del
contesto; il suo rilievo come forza che influenza l’organizzazione viene chiaramente
percepito quando si realizzano mutamenti rilevanti, con l’ingresso di nuovi
operatori, o con l’evoluzione di competenze e comportamenti dei soggetti già
presenti.
Le variabili sociali riguardano invece le relazioni interpersonali nell’ambito
del sistema organizzativo e i fenomeni derivanti dal fatto che le aggregazioni di
gruppo si interpongono tra individui e organizzazione complessiva nel determinare
o almeno influenzare i comportamenti. Le persone non operano infatti come
individui isolati, sensibili soltanto alle loro interne motivazioni e agli stimoli
provenienti dall’assetto organizzativo aziendale. Si constata invece che gli individui
sono influenzati dalle idee, dalle concezioni e dalle norme che si stabiliscono
nell’ambito delle relazioni sociali, di gruppo e sottogruppi di appartenenza, e che
possono anche significativamente discostarsi dalle regole e dagli obiettivi
formalmente riconosciuti nel sistema organizzativo.
I gruppi non sono semplici insiemi di persone, ma comportano più o meno
forti interconnessioni tra individui, collegate a comunanze di interessi, valori o
obiettivi, che possono determinare significative convergenze negli atteggiamenti e
nei comportamenti. L’azione dell’individuo è spesso condizionata dalle norme e
dalle relazioni di gruppo, secondo modalità difficilmente prevedibili.
Di fatto, nell’ambito di ogni sistema sociale sufficientemente ampio, si può
facilmente constatare la presenza di numerosi gruppi, identificabili in base a
collegamenti relazionali di diverso ordine: per esempio per affinità di tipo
professionale, ma anche attinenti al tempo libero, agli interessi culturali,
all’impegno socio-politico, all’origine territoriale.
Da molto tempo si è riconosciuto che la componente sociale presente nelle
aziende porta alla creazione di una organizzazione informale accanto a quella
formale.
13
Quest’ultima risulta dall’identificazione di aspetti come organi, unità,
regole, posizioni organizzative, compiti e mansioni. All’organizzazione informale
sono invece riconducibili concetti come il ruolo inteso in senso sociologico e
quindi come modello di comportamento definito dalle esigenze e dalle aspettative
del gruppo di inserimento rispetto all’individuo; come lo status, nel senso di grado
relativo di stima e prestigio di cui una persona gode nell’ambito di un gruppo;
come l’influenza, cioè la capacità di modificare un comportamento altrui, in base
alle capacità personali e all’abilità del soggetto che la esercita, per esempio
attraverso l’autorità personale, la persuasione, l’emulazione o anche la
manipolazione, anziché utilizzando il potere formale.
Le variabili (o scelte) organizzative tengono quindi conto necessariamente
del contesto emergente dall’insieme delle variabili esaminate, che costituiscono la
materia o la risorsa prima per il proprio svolgimento. Tali scelte possono essere
frutto di una progettazione consapevole, derivante da analisi e valutazioni più o
meno approfondite; ma possono anche essere un frutto inconsapevole, che nasce o
emerge nel tempo da comportamenti posti in atto per diverse e svariate
motivazioni
11
. E’ ragionevole che le scelte organizzative siano orientate a
determinare un proprio contributo diretto al successo strategico dell’azienda, a sua
volta definibile in termini classici dei risultati economici e finanziari, competitivi,
sociali e di sviluppo
12
.
In questa logica si possono considerare alcune categorie specifiche di
risultati, riconducibili alle scelte organizzative realizzate e alla cui luce diviene
valutabile l’efficacia o la validità dell’assetto organizzativo posto in atto.
11
Ibid., pp. 55-57
14
Ci possiamo riferire in tal senso a :
Efficacia, come attitudine del sistema organizzativo a realizzare alti
rendimenti delle risorse impiegate, nell’ambito soprattutto delle attività
del nucleo operativo, nelle quali si identifica normalmente la ragion
d’essere dell’azienda;
Qualità, come capacità di attivare un contesto interno all’azienda che
liberi le energie realizzative delle persone, inducendole a dare il meglio
di sé e a contemperare l’iniziativa individuale diffusa con la
disponibilità a collaborare e comunicare;
Flessibilità, come requisito di reattività alle tensioni e alle sfide poste
dall’ambiente o dalla stessa evoluzione delle strategie aziendali, che si
esprime nell’adattamento dei volumi di attività, della qualità degli
interventi e delle stesse modalità operative, senza gravi conseguenze o
lunghi tempi di preparazione;
Soddisfazione, come risposta alle attese, agli interessi e ai bisogni dei
diversi soggetti che partecipano e contribuiscono, con le loro risorse e
attività, al funzionamento del sistema stesso;
Apprendimento, come idoneità a generare nuove idee, conoscenze e
valori, utili per alimentare il rinnovamento dell’azienda e la sua capacità
d’innovazione
13
.
13
Ibid., p.58
15
BIBLIOGRAFIA
A. BATTISTELLA, Imprese e imprenditori sociali nel Mezzogiorno, Franco Angeli
L. BRUSA, Strutture organizzative d’impresa, Milano, Giuffrè Editore
G. COSTA (a cura di), Manuale di gestione del personale, UTET, Torino, 1992
G. COSTA – R. NACAMULLI, Manuale di organizzazione aziendale, UTET
Libreria, 1990
O. GELINIER, Il nuovo management, Franco Angeli
A. PASTORE, Fondamenti di tecnica aziendale, Adriatica editrice, Bari, 2002
G. REBORA, Organizzazione e politica del personale nelle amministrazioni pubbliche,
Guerini Associati, Milano, 1995
G. REBORA, Manuale di organizzazione aziendale, Guerini Associati, 1998
A. RUGIADINI, Organizzazione d’impresa, Giuffrè Editore, 1979