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informativi è sempre stato la misurazione ed il monitoraggio dei costi per la valutazione
dell’efficienza delle unità organizzative aziendali, conseguentemente all’applicazione del
principio funzionale derivato dai principi tayloristici, con l’individuazione delle responsabilità
per il conseguimento delle performance, nelle attuali logiche competitive e di funzionamento
dell’azienda, in un’epoca nella quale molte di loro stanno affrontando, o hanno già affrontato
da tempo, il passaggio dal fordismo al post-fordismo, l’interesse per tale tema è cresciuto
notevolmente, e nuove tecniche di controllo di gestione hanno fatto la loro comparsa, per
almeno tre ragioni:
1
- l’evoluzione delle leve competitive utilizzate dalle aziende per la creazione di valore
(tempo, qualità, servizio, ecc.) ha fatto emergere un fabbisogno informativo multilivello e
differenziato, non sempre pienamente rilevabile e misurabile nelle sue dimensioni da parte
dei tradizionali strumenti tecnico-contabili; alcune realtà aziendali hanno abbandonato una
struttura organizzativa basata sul principio funzionale per adottarne altre (lean production,
organizzazione per processi, ecc.), in cui l’efficienza delle unità organizzative non è più
l’obiettivo principale da raggiungere;
- la competizione basata sul tempo ha esasperato la necessità di ottenere informazioni
tempestive e soprattutto in grado di chiarire immediatamente le cause alla base delle
performance aziendali; ancora la crescente complessità organizzativa aziendale richiede
informazioni precise sulle molteplici relazioni interaziendali e sulle relazioni tra fenomeni
e risultati aziendali, per una conduzione efficace della gestione;
- la misurazione si arricchisce di nuove finalità, che vanno dai parametri per il
miglioramento continuo a quelli organizzativi per l’apprendimento individuale o di
gruppo, finalità che spesso vanno al di là dell’ambito tradizionale del controllo.
Alla luce di questi aspetti emerge l’incapacità dei tradizionali sistemi di controllo di
soddisfare a sufficienza i nuovi fabbisogni informativi, scaturiti dai cambiamenti ambientali e
aziendali avvenuti o ancora in corso. Secondo il parere di chi scrive, qualsiasi impresa che
1
Con adattamenti da R. Silvi, La progettazione del sistema di misurazione della performance aziendale, G.
Giapichelli Editore, Torino, introduzioni.
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non si sia sottratta ai cambiamenti sopra esposti
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e che voglia disporre di informazioni
tempestive ed utili ad un’efficace gestione, dovrà affrontare non solo l’implementazione,
totale o parziale, delle nuove tecniche (per citarne solo alcune tra le più importanti, Activity
Based Costing e Activity Based Management, Business Process Reengineering e Total Quality
Management) ma anche la costruzione di sistemi di misurazione ibridi, nell’ambito del
controllo di gestione, che accolgano sia principi tradizionali sia nuovi e che siano capaci di far
fronte il più possibile ai nuovi fabbisogni informativi.
In altre parole, volendo utilizzare un termine molto in voga di questi tempi, anche al
sistema di controllo di gestione si richiede flessibilità, in termini di capacità di adattarsi alle
mutevoli condizioni ambientali e alle mutevoli caratteristiche aziendali, per rispondere sempre
al meglio al fabbisogno informativo emergente, anch’esso mutevole. In quest’ottica si
inquadra la presente opera.
1.2 Oggetto della presente ricerca
L’esperienza che ho maturato durante lo stage rappresenta, a mio avviso, un buon
esempio di quanto osservato nel precedente paragrafo: un’azienda, come la Zignago Vetro,
che poggia la sua struttura organizzativa sul criterio funzionale e che logicamente utilizza una
contabilità analitica per centri di costo, difficilmente riuscirà ad ottenere sufficienti
informazioni, dal suo controllo di gestione, sulle performance di processo, perché altri sono i
fabbisogni informativi ai quali è tradizionalmente chiamata a rispondere una contabilità per
centri di costo (per un’analisi puntuale di tali aspetti si rimanda all’ottavo capitolo). Questo è
vero nonostante che l’esigenza di valutare il processo di approvvigionamento imballi è
scaturita, come emerge puntualmente nel paragrafo 1.2.1 di questo capitolo, o almeno sembra,
da un fabbisogno informativo sull’organizzazione del processo stesso piuttosto che sulle sue
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Si badi come con questa precisazione si vuole sottolineare come i sistemi tradizionali non vengono superati
laddove non cambiano le leve competitive e i fattori critici di successo, situazioni in cui essi possono costituire
ancora un valido supporto informativo.
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performance. Il tema dell’efficacia informativa dei sistemi contabili tradizionali sarà ripreso
in seguito, ma qui è utile ad introdurre l’oggetto specifico della ricerca.
Esso si identifica nella descrizione del percorso che ho compiuto per la costruzione e
l’applicazione di un modello di misurazione delle performance di processo. L’esigenza di
costruire tale modello, come già anticipato in precedenza, è sorta in seguito al compito
affidatomi durante lo stage, cioè la valutazione del processo di approvvigionamento imballi
all’interno dell’azienda e la definizione di interventi migliorativi sullo stesso. Il modello di
misurazione costruito non si è sottratto al processo di implementazione e al tentativo di
rendere compatibili e cooperanti tecniche di misurazione e contabilizzazione gestionali
tradizionali e nuove esposti in precedenza.
Cercando di perseguire gli obiettivi dello stage mi sono trovato di fronte a due
sensazioni diametralmente opposte: da una parte l’entusiasmo di affrontare delle
problematiche operative complesse, con la possibilità di applicare buona parte delle
conoscenze apprese durante gli studi e la necessità di dotarmi di altre, non studiate in
precedenza, elaborandole personalmente e traducendole in azioni, unitamente alla possibilità
di poter definire un progetto a lungo termine con obiettivi sicuramente ambiziosi. Dall’altra
parte il bisogno di dare un senso compiuto e una logica alla presente ricerca, nella piena
consapevolezza di non aver ancora raggiunto gli obiettivi proposti. E’ infatti doveroso, a mio
avviso, sottolineare come l’obiettivo dello stage, cioè la valutazione delle performance e la
definizione di interventi migliorativi, non è stato raggiunto, per una serie di motivazioni che
addurrò nel capitolo conclusivo. Tuttavia, come emergerà ampiamente in seguito, con questo
lavoro ho perseguito principalmente due obiettivi:
- ho descritto le elaborazioni teoriche che ho sviluppato e le loro applicazioni pratiche, i
riferimenti dottrinali, le scelte operative adottate, i risultati ottenuti e le conclusioni che sono
scaturite durante la costruzione del modello di misurazione delle performance;
- ho cercato di gettare le basi per un’analisi ad ampio raggio, in un’ottica futura, con la
costruzione di un modello di misurazione delle performance unico, ma che permette
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un’analisi delle stesse da più punti di vista (essenzialmente tre: quello del controllo di
gestione, quello dell’organizzazione aziendale e quello della struttura organizzativa e della
gestione delle risorse umane) e la soddisfazione dei fabbisogni informativi sopra esposti. Ne
è scaturita la concettualizzazione e un’applicazione solo parziale di un progetto
multidisciplinare, che tuttavia riesce, a mio avviso, a mostrare le potenzialità e i limiti di tale
strumento.
1.2.1 Perché lo studio del processo di approvvigionamento imballi
Descriverò brevemente come, durante il corso dello stage, mi è stato affidato il
compito di analizzare il processo di approvvigionamento degli imballi. Inizialmente ero stato
inserito all’interno dell’ufficio servizi amministrativi vetro (SAV, l’ufficio contabilità), con lo
scopo di mapparne le attività ed individuare aree di inefficienza o di possibili miglioramenti.
Mentre stavo per concludere la prima fase del mio lavoro (mappatura delle attività),
l’improvvisa e prolungata assenza del responsabile dell’ufficio (nonché mio tutor aziendale)
ha portato dei cambiamenti all’interno dello stesso, che hanno reso quantomeno difficoltosa la
prosecuzione del lavoro: il responsabile a capo della contabilità industriale, che dovevo
ancora esaminare, alla luce della maggiore esperienza lavorativa posseduta, è diventato il
punto di riferimento per tutto l’ufficio; inoltre si avvicinava la fine del mese e con essa la
redazione del report. La necessità da parte sua di dedicare tutto il tempo disponibile per
acquisire le conoscenze necessarie alla compilazione del report, che solo il responsabile
dell’ufficio possedeva
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, assieme alla già complessa mole di attività che egli svolge e che avrei
dovuto comunque esaminare, prefiguravano la perdita di almeno un mese di tempo, senza
3
Mi si conceda qui una piccola divagazione per osservare come un’esperienza quale lo stage aziendale, anche se
svolto nel peggiore dei modi, non sia mai inutile: anche dall’assenza di un componente dell’organizzazione si
possono trarre spunti per una ricerca; qui sarebbe stato interessante approfondire il tema dell’autonomia
esecutiva e conoscitiva dei collaboratori, e quindi dell’organizzazione, e le conseguenze sull’operatività ed
economicità aziendale, che però esulava dagli scopi del lavoro.
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considerare che l’analisi sarebbe stata viziata dalla situazione contingente. Discusso il
problema con il responsabile del personale, il dottor Sorteni, mi sono trovato di fronte a due
ipotesi di lavoro:
- svolgere un’analisi delle attività precedentemente mappate, con inevitabili conseguenze di
parzialità (considerando che la contabilità industriale costituisce, all’interno dell’ufficio,
una delle funzioni più importanti e complesse);
- spostare l’attenzione e l’analisi su uno dei processi aziendali, all’infuori dell’ufficio
servizi amministrativi.
Stimolato dall’interesse per un’analisi che mi avrebbe permesso una visione ad ampio
raggio dell’azienda, estesa a gran parte delle unità organizzative aziendali e alle diverse
modalità operative, ho scelto la seconda ipotesi, consapevole solo in parte delle difficoltà cui
sarei andato incontro. A questo punto si trattava solamente di scegliere quale processo
aziendale analizzare. Come vedremo è stato scelto il processo di acquisto di imballi.
L’esigenza di uno studio del processo imballi è nata, a mio avviso, in seguito
all’applicazione delle procedure per l’ottenimento della certificazione di qualità ISO, ancora
in corso al momento in cui scrivo, durante le quali ci si è resi conto che in questo particolare
processo mancava una vera e propria attribuzione di responsabilità. Infatti, poco prima
dell’inizio del mio studio, sono stati apportati dei cambiamenti abbastanza importanti
nell’assegnazione delle funzioni ai diversi uffici coinvolti (in particolare per quel che riguarda
l’ufficio gestione ordini, divenuto ufficio logistica, LOG). Questa esigenza è emersa in
particolare durante la valutazione di due possibili processi da analizzare: quello attivo di
acquisizione degli ordini e quello passivo di rifornimento alla produzione. Dopo un paio di
incontri con il responsabile del personale per ridefinire l’oggetto e gli obiettivi dello stage, di
comune accordo con il responsabile amministrazione e finanza della Holding (alla luce della
sua precedente esperienza presso una nota società di consulenza), ho incontrato l’ingegner
Bortoli, impiegato del servizio assistenza tecnica (SAT), che segue la procedura di
certificazione di qualità. In questa occasione sono emersi gli aspetti succitati, cioè la
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mancanza di una vera e propria attribuzione di responsabilità al processo di
approvvigionamento imballi fino a poco tempo prima, e quindi una sua definizione puntuale,
anche nelle procedure di certificazione.
Alla luce di questi aspetti è stato deciso di comune accordo che l’oggetto dello stage
sarebbe stato lo studio di efficienza ed efficacia del processo di acquisto imballi, con
l’obiettivo di individuare possibili aree di miglioramento e avanzare eventuali proposte di
soluzione dei problemi. A posteriori posso quindi affermare che la scelta di analizzare il
processo di acquisto imballi è scaturita principalmente dal fabbisogno informativo nei
confronti del processo stesso, assolutamente insoddisfatto finora. Questo aspetto non ha
mancato di influenzare i risultati del lavoro, come si vedrà durante la ricerca e nel capitolo
conclusivo.
1.3 Strumenti e metodologie utilizzate
1.3.1 Sviluppo del progetto multidisciplinare
Nelle primissime fasi di analisi del processo sul campo, volte a mappare le attività di
processo (si veda il quarto capitolo), sono emerse problematiche che non erano riconducibili
solamente alla mancanza di responsabilità definite. Alcune riguardavano i rapporti tra le
diverse unità organizzative coinvolte, altre accordi commerciali con i clienti (principalmente
quelli che riguardano il rientro degli imballi), altre ancora l’inadeguatezza o l’insufficienza
delle informazioni scambiate, e via dicendo. Anche le performance delle unità organizzative e
del processo risultavano influenzate da aspetti variegati. E’ stato proprio in seguito a queste
osservazioni che ho maturato l’idea di un progetto di analisi che comprendesse più punti di
vista, almeno tre, corrispondenti ad altrettante materie approfondite durante il mio piano di
studi accademici :
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- dal punto di vista del controllo di gestione: si tratta in realtà dell’asse portante dell’intero
progetto. In quest’ottica l’obiettivo era quello di individuare uno strumento di valutazione del
processo che ne misurasse le performance e che facesse emergere i problemi. Giunto a queste
conclusioni mi è stato facile individuare il professor Eugenio Comuzzi come la persona più
indicata per aiutarmi a sviluppare un simile lavoro; già durante le prime difficoltà
manifestatesi durante lo stage ho contattato il professor Comuzzi, per ricevere consigli su
come affrontare il lavoro (vi erano stati degli incontri informali anche in precedenza).
Durante questi incontri mi è stato profilata la possibilità di utilizzare alternativamente due
strumenti valutativi (costo di processo ed indicatori di efficienza/efficacia), mi sono stati
forniti importanti spunti, e opportuni esempi pratici, tra i quali due diversi questionari basati
su tecniche di Activity Based Costing, dai quali sono partito per realizzare il questionario per
la raccolta di tutte le informazioni utili al successivo lavoro; ancora si è discusso della
difficoltà di utilizzare i dati di costo forniti durante lo stage e di come superare tale
inconveniente;
- dal punto di vista della struttura organizzativa: a questo proposito mi sono rivolto al
professor Sergio Albertini, del quale ho seguito il corso di Organizzazione e Gestione delle
Risorse Umane. Durante un paio di brevi ma proficui colloqui, ho esposto il mio progetto. In
particolar modo era importante che le informazioni ricavabili dallo strumento di misurazione
che intendevo costruire potessero essere utili anche per una futura analisi di tipo
organizzativo e delle politiche del personale, qualora se ne ravvisasse la necessità. Poiché le
informazioni sembravano sufficienti anche per questi scopi, i miei contatti con il professore,
al momento in cui scrivo, sono rimasti a questi brevi incontri, oltre a scambi di pareri
informali, in attesa di ulteriori sviluppi del progetto;
- dal punto di vista dell’organizzazione aziendale: in questo senso ho contattato il
professor Paolo Gurisatti, del quale ho seguito il corso di Tecnica Industriale e Commerciale,
che mi ha fornito preziosi consigli per quel che riguarda la mappatura e la schematizzazione
delle attività, indicandomi quali criteri utilizzare per l’analisi, come punto di partenza per
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tutte le considerazioni successive. Inoltre, nello stesso incontro, abbiamo discusso, anche
assieme al dottor Zeno D’Agostino, ricercatore e consulente in economia del territorio e
logistica, i problemi che sembravano emergere dal processo, soprattutto dal punto di vista
logistico. La discussione si è tradotta in un’analisi delle attività logistiche e delle
problematiche ad esse legate, emerse in parte durante la prima fase di colloqui con le persone
coinvolte nel processo, soprattutto quelle dell’ufficio logistica. Il dottor D’Agostino mi ha
anche indicato prezioso materiale (bibliografico e riviste specializzate) e conoscenze
personali (per le quali lo ringrazio, visto che fanno parte del suo know-how e che mi ha
messo a disposizione in maniera del tutto gratuita) dalle quali ricavare informazioni e spunti
per possibili soluzioni migliorative.
Un progetto del genere è sicuramente molto impegnativo e richiede molto tempo
(che, sia tra chi opera in azienda che tra i docenti, è merce rara). Per evitare di allargare
troppo il campo di indagine e rischiare di perdere di vista gli obiettivi del lavoro durante
l’analisi operativa, ho preferito pormi degli obiettivi minimi da raggiungere in maniera
prioritaria, senza tra l’altro tralasciare la progettazione e predisposizione di un progetto che
potrà svilupparsi negli anni a venire, durante il proseguimento dei miei studi accademici,
qualora non fosse stato possibile (come poi è successo) portarlo a termine interamente in
questo lavoro. Gli obiettivi minimi fissati sono i seguenti:
- mappatura delle attività svolte;
- scelta dello strumento valutativo;
- redazione e somministrazione di un questionario ad hoc e raccolta di informazioni utili al
lavoro futuro;
- analisi e attribuzione dei costi alle attività;
- calcolo del costo di processo
- osservazioni e conclusioni.
In realtà è stato possibile poi redigere un capitolo sull’efficacia delle relazioni che, pur
non rappresentando un’analisi completa di tale dimensione, costituisce un primo
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approfondimento delle tematiche relative alla struttura organizzativa, integrate con quelle
inerenti al controllo di gestione per la rilevazione delle performance delle relazioni, ed un
capitolo sul processo logistico, che contiene l’analisi delle strategie logistiche del processo,
una loro valutazione critica e la definizione di possibili interventi migliorativi.
1.3.2 Strumenti e tecniche utilizzate
Gli strumenti e le tecniche utilizzate hanno inevitabilmente risentito dell’oggetto
stesso dell’analisi svolta, cioè la valutazione delle performance di processo. Partendo dalla
semplice osservazione che un processo è un’insieme di attività finalizzate ad un unico output
finale (il concetto sarà ripreso e formalizzato nel par. 3.2), appare chiaro come l’utilizzo di
una metodologia contabile basata sulle attività risulti la scelta operativa più logica. Infatti la
maggior parte dei criteri utilizzati in quest’opera appartengono a tecniche di Activity Based
Costing, utilizzate per il calcolo dei costi delle attività e del processo, e quindi per la
valutazione dell’efficienza. Tuttavia nel corso dell’opera emergerà come con tali tecniche, si
vada ben oltre la sola analisi dell’efficienza (si veda, a tal proposito, l’ottavo capitolo). Per
l’investigazione dell’efficacia delle relazioni tra le unità organizzative ho scelto di operare in
una logica che vede il processo come una serie di catene fornitore-cliente, ripresa dalla
Qualità Totale, che si esplica nello slogan “l’ufficio a valle è il tuo cliente”, secondo la quale
obiettivo primo di ogni ufficio è la ricerca della soddisfazione del proprio cliente, per la quale
egli dovrà essere ben identificato, occorrerà capire che cosa desideri e cercare di soddisfarlo al
meglio.
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Durante la descrizione e la mappatura delle attività di processo ho utilizzato, assieme
all’approccio “fornitore-cliente”, tecniche di analisi apprese durante il corso di Tecnica
Industriale e Commerciale, frutto dell’esperienza acquisita sul campo da parte del professor
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Con adattamenti da G. Merli, M. Biroli, Organizzazione e gestione per processi, ISEDI, pag. 140.
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Gurisatti, e riconducibile a diversi orientamenti metodologici e disciplinari. Per la redazione
del capitolo sul processo logistico ho utilizzato materiale bibliografico sulla logistica e riviste
specializzate. Per ogni informazione riguardante il materiale bibliografico utilizzato si
rimanda alla bibliografia, alla fine di quest’opera.
1.4 Articolazione della ricerca e dell’opera
La ricerca da me svolta all’interno della Zignago Vetro ha alternato momenti di analisi
sul campo a pause di riflessione e di elaborazione di concetti e strumenti operativi,
successivamente realizzati. Essa può essere schematizzata nelle seguenti fasi (figura 1):
1) identificazione degli obiettivi: in questa fase sono stati definiti gli obiettivi dello stage
(valutazione delle performance del processo di approvvigionamento imballi e proposte di
interventi migliorativi), in collaborazione con il responsabile del personale, che mi ha
lasciato piena libertà per quel che riguarda gli strumenti da utilizzare;
2) definizione del campo di indagine: alla luce degli obiettivi da raggiungere, con l’aiuto del
professor Comuzzi, è stato definito il campo di indagine della ricerca da effettuare, e più
precisamente quali potevano essere le grandezze aziendali da investigare (efficienza delle
unità organizzative o efficacia delle relazioni tra unità organizzative); in questa fase non
sono state individuate le grandezze da misurare;
3) individuazione dei possibili strumenti di analisi da utilizzare: dopo aver definito le
grandezze da investigare è risultato più facile individuare i possibili strumenti di analisi da
utilizzare nella ricerca (costo di processo o costruzione di indicatori di performance delle
relazioni);
4) mappatura delle attività: contemporaneamente alle fasi 2) e 3) ho realizzato una “mappa
di processo”, costituita da una serie di diagrammi di flusso e da una descrizione delle
operazioni elementari svolte, mediante interviste a ciascuna unità organizzativa impegnata
nel processo stesso;
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5) formalizzazione del progetto multidisciplinare: come anticipato in precedenza, durante la
fase di mappatura del processo, è nata ed è stata formalizzata l’idea del progetto
multidisciplinare. Per questo ho contattato il professor Gurisatti (con il quale ho discusso
anche delle problematiche di tipo logistico, assieme al dottor D’Agostino) e il professor
Albertini, al fine di verificare la loro disponibilità e il loro parere sulla fattibilità del
progetto, unitamente a quelli del professor Comuzzi;
6) ridefinizione del campo di indagine e scelta dello strumento di analisi: alla luce del
progetto multidisciplinare, è stato necessario ridefinire, o meglio allargare, il campo di
indagine (estendendolo all’economicità della gestione e alla qualità nei prodotti e servizi
scambiati tra le diverse unità organizzative coinvolte) e si è reso necessario costruire uno
strumento di analisi ad hoc (costo di processo e indicatori di performance
contemporaneamente);
7) redazione e somministrazione del questionario: per la raccolta delle informazioni sul
processo, input dello strumento di analisi, ho realizzato un questionario apposito, e l’ho
somministrato a tutte le persone coinvolte nel processo, raccogliendo direttamente le
risposte;
8) calcolo del costo di processo: dopo aver impostato il percorso da seguire per il calcolo del
costo di processo, ho richiesto una serie di dati all’azienda, che però non erano
sufficientemente dettagliati e precisi. Preso atto dell’impossibilità (oggettiva o soggettiva)
di superare questo ostacolo, e quindi dell’impossibilità di giungere ad un costo di
processo, ho elaborato una proposta di raccordo tra contabilità per centri di costo
(utilizzata dall’azienda) e una contabilità per attività (ABC);
9) analisi dell’efficacia delle relazioni tra unità organizzative: attraverso la rielaborazione
di parte delle risposte ai questionari, appositamente indirizzate all’investigazione delle
relazioni tra le unità organizzative, ho analizzato il livello di soddisfazione delle unità
organizzative verso gli scambi di prodotti e servizi, la trasparenza e la chiarezza nello
scambio e ho proposto una serie di indicatori di performance delle relazioni; si tratta di
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una fase del lavoro che analizza le relazioni indipendentemente dalla loro appartenenza o
meno al processo di approvvigionamento imballi, ma che investe tutte le relazioni
instaurate tra le unità appartenenti al processo;
10) analisi del processo logistico: il processo è stato analizzato dal punto di visto delle scelte
logistiche adottate o di tutte quelle scelte che influenzano gli aspetti logistici (come gli
accordi commerciali sul rientro degli imballi), delle problematiche ad esse connesse e dei
possibili interventi a risoluzione di tali aspetti;
11) conclusioni: questa rappresenta la fase conclusiva dell’intero lavoro, che analizza lo stage
e il lavoro svolti, i risultati e gli aspetti che vi hanno influito, da un punto vista critico,
nonché tutte le conclusioni che da esso si possono trarre.
L’articolazione dell’opera, nella sua suddivisione in capitoli, ricalca in buona parte
quella della ricerca, come illustrato in figura 2. Essa si compone di:
- 1° capitolo: introduzione. Il presente capitolo introduce il tema trattato nell’opera, la sua
collocazione all’interno degli studi economico-aziendali, gli strumenti e le metodologie
adottate, il progetto multidisciplinare, l’articolazione della ricerca e dell’opera.
- 2° capitolo: presentazione dell’azienda. Viene delineata la storia, l’assetto proprietario e
la struttura del gruppo a cui l’azienda appartiene, il processo produttivo e i prodotti, i
mercati forniti, l’ambiente competitivo, le strategie aziendali e la struttura organizzativa.
- 3° capitolo: mappatura del processo. Viene descritta tutta la fase di schematizzazione del
processo, che porta alla realizzazione di una serie di diagrammi di flusso e una descrizione
delle operazioni elementari. Vengono inoltre individuati i clienti finali del processo e le
loro funzioni obiettivo, assieme a quelle dei fornitori del prodotto finale.
- 4° capitolo: misure e performance. Vengono introdotti e delineati puntualmente i
concetti di misurazione e di performance e cosa si intende per misurazione delle
performance di processo.