6
Si vennero così a creare le condizioni migliori per lo sviluppo e
la proliferazione del movimento nazionalista che, in una regione come
quella boemo-morava, dove i cechi e i tedeschi si contrapponevano da
tempi immemorabili, era presente e attivo da molto tempo.
Tuttavia nazionalismo e nazismo sono due cose distinte e
separate e anzi qui la questione sta proprio nel verificare se i
nazionalisti sudeti fossero anche nazisti e se si possa parlare del
partito tedesco dei sudeti come quinta colonna, vale a dire come di
uno strumento della politica espansionista nazista verso l’Europa
orientale.
Per verificare questa ipotesi, dopo un breve excursus sulle
origini e sulle condizioni politiche, economiche e sociali dei sudeti fra
le due guerre (capitolo primo), si è passati ad analizzare la natura e la
storia del movimento nazionalista tedesco in Cecoslovacchia (capitolo
secondo) e il rapporto che lo legava alla Germania delle associazioni
dei tedeschi all’estero (capitolo terzo). In particolare ci si è voluti
soffermare su come i nazisti tedeschi si siano inseriti in questo
rapporto (capitolo terzo e quarto) e quali conseguenze abbia avuto
questo interessamento sul destino dei sudeti e dell’Europa tutta
(capitolo quarto e quinto).
Lo studio si è avvalso di numerose fonti, reperite in gran parte
presso due dei più importanti istituti di ricerca tedeschi per la storia
dei Sudeti e della Cecoslovacchia, il Sudetendeutsches Archiv e il
Collegium Carolinum, entrambi con sede a Monaco di Baviera.
7
Si tratta di fonti sia bibliografiche, soprattutto tedesche e ceche
(ma anche italiane, come il prezioso contributo del Leoncini sui
Sudeti),
1
sia primarie, quali i discorsi di Henlein, i documenti
pubblicati dal ministero degli esteri cecoslovacco e da quello tedesco,
le riviste sudete del periodo considerato.
1
F. Leoncini, La questione dei Sudeti 1918-1938, Padova 1976
8
I. Origini, consistenza e posizione
socioeconomica della minoranza tedesca nei Sudeti.
1. Le origini dei Tedeschi di Boemia e Moravia.
La presenza tedesca in Boemia e Moravia è vecchia di secoli e
risale in certi casi addirittura ai Romani
2
. E’ stato però al tempo
dell’Impero Germanico (intorno al XI secolo), quando già la Boemia
3
era tributaria dell’Impero, che dei contadini tedeschi, provenienti dalla
Sassonia, dalla Baviera e dalla Franconia, cominciarono a stabilirsi in
Boemia per avviare l’opera di dissodamento di quelle terre
4
. A questa
2
Attorno al I secolo a.C. una tribù germanica, i Marcomanni, occupava la regione sotto la
guida di Marbod e cercava di sottrarsi al dominio romano fuggendo verso oriente. Marcomanni e
Quadi formarono una notevole entità statale germanica e fronteggiarono con successo i Romani
nelle guerre condotte da Marco Aurelio per rafforzare i confini dell’Impero. Rimasero nella
regione per circa cinque secoli, finché non furono spinti verso occidente da ondate di popoli
provenienti dall’Asia, ma non è escluso che lasciassero qualche nucleo superstite. Vedi F.
Leoncini, op. cit., p. 16. L’esistenza di insediamenti tedeschi in Boemia e Moravia è riportata
nell’opera ‘Germania’ dallo storico romano Tacito.
3
Gli Slavi erano arrivati in Boemia verso la metà del VI secolo d.C. Dopo alterne vicende che
li videro governati dai Germani e dagli Avari, nel IX secolo si era costituita una Grande Moravia
che comprendeva Moravia, Boemia, Slesia e Slovacchia. Tuttavia questo regno si esaurì nel
volgere di pochi decenni, dilaniato dalle lotte di successione e dall’attacco di Tedeschi e Magiari.
Come afferma il Dvornik, gli Slavi persero così la loro migliore occasione di diventare
un’importante potenza politica e culturale nell’Europa centrale. A partire da questo momento
caddero sotto l’influenza politica dell’Impero romano germanico. Il ducato di Boemia, costituitosi
sotto i Przemysilidi nel X secolo diventò feudo dell’Impero nel 962. Vedi F. Leoncini, op. cit., pp.
19-22.
4
L’ipotesi della colonizzazione tedesca viene confermata da numerosi studi come quello di F.
Kavka, Geschichte der Tschechoslowakei, Prag 1968 oppure quello di R. Portal, Les Slaves, Paris
1965. Ci sono tuttavia storici come P. Diels, Die slawischen Völker, Wiesbaden 1963 che criticano
quest’impostazione asserendo che l’aumento della popolazione tedesca in Boemia nel XII e XIII
secolo fosse piuttosto il risultato dell’aumento geografico dell’elemento tedesco già lì residente. Il
Leoncini afferma che la penetrazione tedesca in Boemia non fu un processo unitario e sistematico,
ma fu piuttosto legata alle possibilità che venivano offerte dai re, dai proprietari terrieri, dalla
Chiesa e dalla nobiltà che si servirono dei coloni tedeschi per sviluppare le potenzialità
economiche dei loro possedimenti. L’introduzione da parte di questi ultimi di nuove tecniche
agricole, migliorò considerevolmente la loro posizione rispetto a quella dei contadini cechi e
9
prima ondata ne seguirono altre, nel XII e XIII secolo, durante il regno
di Ottocaro II (1253-1278)
5
. L’influenza tedesca continuò a
manifestarsi nel corso del secolo XIV quando, spentasi la dinastia dei
Premysili, subentrò quella di Lussemburgo con Giovanni. Praga,
diventata una grande città dell’Europa centrale e sede di un’Università
dal 1348, era sotto la sfera tedesca. Carlo, figlio di Giovanni di
Lussemburgo, fu incoronato imperatore e re di Germania.
Il movimento hussita, che ebbe un forte sfondo nazionalistico,
sviluppò un’importante opposizione politica e culturale all’elemento
tedesco, che sfociò in guerre rovinose fra l’imperatore Sigismondo e i
Boemi
6
.
La Corona di Boemia nel 1526 passò agli Asburgo e nel 1547 la
Boemia fu dichiarata stato ereditario della Corona d’Austria.
L’influenza tedesca riprese così nuovo vigore, specie quando Rodolfo
II decise di trasferire la capitale dell’Impero a Praga. Incessante
durante tutto il XVI secolo continuò l’immigrazione tedesca. I
Tedeschi si dedicavano alla lavorazione del legno e alla tessitura,
all’industria estrattiva e a quella vetraia. In molte città boeme
diventarono la maggioranza, ma anche nell’arco montano crebbe la
rappresentò un primo motivo di contrapposizione fra i due popoli. Vedi F. Leoncini, op. cit., pp.
28-33.
5
Sotto Ottocaro I la Boemia aveva ottenuto da Federico II la dignità regia, con la Bolla aurea
del 1212. I re Boemi diventarono così principi elettori dell’Impero Germanico. Sotto Ottocaro II
la potenza boema raggiunse il suo apogeo. Ibidem, p. 30
6
L’impegno religioso riformatore di Hus si innestò in una situazione già molto tesa che vedeva
la contrapposizione fra i contadini cechi più poveri e quelli tedeschi più ricchi e fra la ricca
borghesia tedesca delle città e la nobiltà ceca, minacciata dalla manomorta ecclesiastica. Ibidem,
p.39 Il movimento hussita riuscì a indebolire la posizione della Chiesa cattolica in Boemia e segnò
la fine della convivenza pacifica fra Tedeschi e Cechi. Jan Hus fu in seguito considerato un
patriota ceco e diventò eroe nazionale. Vedi H. Bogdan, Histoire des pays de l’Est, 1991, trad. it.
Storia dei Paesi dell’Est, Torino 1991, p. 57
10
loro presenza. La guerra dei Trent’anni rafforzò questa tendenza. Le
pianure boeme, abitate dai Cechi, diventarono infatti il campo di
battaglia degli eserciti, mentre l’economia di guerra dette un forte
impulso alle attività manifatturiere e minerarie dei Tedeschi delle
montagne
7
.
Nel corso del XVIII secolo Giuseppe II avviò una serie di
riforme volte a perseguire una germanizzazione nell’Impero, fra cui
l’importante legge che fece del tedesco la lingua ufficiale. In Boemia
l’elemento tedesco divenne sempre più importante, sia dal punto di
vista politico che da quello sociale ed economico, dovuto allo
sviluppo, fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, proprio nelle
regioni boeme abitate da tedeschi, della Rivoluzione industriale
8
.
L’industrializzazione della Boemia fu fonte di numerosi cambiamenti
dal punto di vista sociale e demografico. Nella regione crebbe molto
velocemente, nella seconda metà dell’ottocento, la presenza ceca.
Molti contadini cechi abbandonavano le campagne per spostarsi verso
i centri urbani e le aree minerarie in cerca di migliori condizioni di
vita
9
.
Le due nazioni, quella ceca e quella tedesca, andarono
intrecciandosi sempre di più sul territorio boemo e moravo, e questo
rinfocolò i loro contrasti nazionali. La riscoperta delle tradizioni, della
7
Vedi F. Leoncini, op. cit., p.49
8
Ibidem, p.64
9
Nel 1889 la minoranza ceca in questa regione era del 8% e nel 1930 era salita a circa il 35%.
Questa migrazione era facilitata dal fatto che i Tedeschi abbandonavano la zona per posizioni
meglio pagate in Austria. I Cechi si occupavano dei lavori manuali che i Tedeschi non volevano
più fare. A ciò si aggiunse a partire dal 1900 il declino del tasso di natalità dei Tedeschi. A partire
11
cultura e della propria lingua, avvenuta già alla fine del settecento, si
era intensificata nel corso dell’ottocento fino ai moti insurrezionali del
1848
10
.
I cechi volevano una riforma dello stato asburgico in senso
federale, in cui tutte le Nazioni avessero pari diritti. A questo tipo di
riforme si opposero fortemente i tedesco-boemi, i quali non volevano
perdere le loro posizioni di potere nell’establishment dell’impero.
Nonostante la sconfitta in Italia nel 1859 e il compromesso austro-
ungarico del 1867, la monarchia asburgica non compirà mai il passo
dal dualismo al trialismo
11
.
Alla vigilia della prima guerra mondiale il contrasto fra le due
Nazioni era forte.
dal 1910 questo non fu più bilanciato da un analogo declino del tasso di mortalità e portò a un calo
della popolazione. Ibidem pp. 4-5
10
Il nazionalismo tedesco, pur partendo da sincere istanze democratiche e liberali, era viziato
da una presunzione di superiorità che era particolarmente evidente nei confronti dei popoli slavi:
veniva loro riconosciuto il diritto a uno sviluppo autonomo, ma nel contesto della superiore civiltà
germanica. Questo naturalmente cozzava con le istanze nazionalistiche ceche. Pur se la Boemia
poteva apparire a un osservatore esterno come una parte della Germania, in realtà i Cechi si
sentivano diversi dai Tedeschi. ‘Io non sono un tedesco… Sono un boemo di razza slava.. I
governanti del nostro popolo hanno partecipato per secoli alla Confederazione dei principi
tedeschi, ma il popolo non si è mai considerato parte della nazione tedesca..’ Rispondeva Palacky
a chi lo aveva invitato all’Assemblea tedesca di Francoforte (maggio 1848) Ibidem, pp.64-67
11
I Cechi ottennero tuttavia delle importanti concessioni, come l’ordinanza Taafe del 1880, che
imponeva che le autorità boeme e morave impiegassero nella loro attività la lingua propria delle
persone con cui venivano a contatto. A questa ordinanza ne seguirono nell’aprile del 1897 altre da
parte del ministro Badeni, che introdussero un generale bilinguismo nella regione. Ciò creò un
forte malcontento fra i Tedeschi. Infatti mentre di solito i Cechi conoscevano il tedesco, erano
pochi i Tedeschi che conoscevano il ceco. I partiti nazionalistici tedesco-boemi scatenarono una
serie di disordini violenti con l’appoggio delle organizzazioni pangermaniste che si erano costituite
in Germania alla fine del secolo, in particolare l’Alldeutscher Verband, e anche di autorevoli
ambienti culturali e politici del Reich.. Ibidem pp.89-93
12
I cechi reclamavano una Boemia unita sotto due nazioni, mentre i
tedeschi pensavano a una divisione della regione in due parti
amministrativamente e politicamente autonome, secondo criteri
etnico-linguistici. I tedeschi-boemi in realtà guardavano sempre meno
verso Vienna e sempre più verso Berlino. Anche la politica estera
asburgica si legò sempre di più a quella della Germania guglielmina.
Durante la prima guerra mondiale i tedesco-boemi ostacolarono
fortemente i tentativi di pace separata fatti nel marzo 1918 presso
l’imperatore Carlo I da parte delle potenze dell’Intesa. Fino all’ultimo
si batterono per non rinunciare alla loro posizione privilegiata
all’interno dell’Impero, anzi nel maggio del 1918, nell’assemblea dei
rappresentanti dei consigli popolari tedeschi di Vienna, si affermò
l’esigenza di rafforzare l’unità dello stato con l’introduzione della
lingua tedesca come lingua ufficiale e di consolidare i legami con il
Reich per meglio resistere alle richieste slave
12
. Tuttavia, dopo
l’insuccesso delle offensive lanciate da Ludendorff sul fronte
occidentale (dal marzo al luglio 1918), appariva chiaro che gli Imperi
centrali avevano perso la guerra. I Tedeschi-Boemi dovevano
ripensare alla loro posizione.
12
L’imperatore Carlo sottoscrisse proprio in quei giorni un accordo economico, militare e
politico fra l’Austria-Ungheria e la Germania, con cui completava la satellizzazione del proprio
stato rispetto al Reich Tedesco.
13
2. Il problema dei tedesco-boemi alla conferenza di
pace di Parigi
La sconfitta cambiò radicalmente la sorte dei tedeschi di Boemia,
Moravia e Slesia. L’impero asburgico, che per tanti secoli aveva
racchiuso al suo interno numerose nazionalità, fu smembrato dalle
potenze vincitrici in una serie di stati nazionali in accordo al principio
di autodeterminazione dei popoli di Wilson
13
.
I tedeschi-boemi, che fino a quel momento avevano negato
questo principio nei confronti delle altre nazionalità dell’Impero, vi si
aggrapparono tenacemente per evitare di diventare una minoranza in
una regione in cui avevano avuto sempre il predominio.
In questa lotta i socialdemocratici ebbero un ruolo di primo
piano. Nella dichiarazione del 4 ottobre 1918, sottoscritta anche da
tutti gli altri partiti politici, affermarono il diritto di tutti i territori
tedeschi d’Austria di essere uniti ad uno stato austro-tedesco
14
.
13
Il principio di autodeterminazione dei popoli era uno dei 14 punti che il presidente
americano Wilson aveva affermato nel suo messaggio al Congresso americano l’8 gennaio 1918.
14
Wie erkennen das Recht der slawischen Nationen an, ihre eigenen Nationalstaaten zu bilden,
wir lehnen aber unbedingt und fuer immer die Unterwerfung deutscher Gebiete unter diese
Nationalstaaten ab. Wir verlangen, dass alle deutschen Gebiete Oesterreichs zu einem
deutschoesterreichischen Staat vereingt werden, der seine Beziehungen zu den anderen Nationen
Oesterreichs und zum Deutschen Reich nach seinen Beduerfnisses regeln soll. (Riconosciamo il
diritto delle nazioni slave di formare i loro propri stati, rifiutiamo però in modo assoluto e per
sempre l’assoggettamento di territori tedeschi a questi stati nazionali. Noi esigiamo che tutti i
territori tedeschi dell’Austria siano uniti ad uno stato austro-tedesco il quale regolerà i suoi
rapporti con le altre nazioni dell’Austria e con il Reich tedesco secondo il suo proprio bisogno)
Vedi K. Rabl, Das Ringen um das Sudetendeutsche Selbstbestimmungs-recht 1918/1919, München
1958, p.14
14
In conseguenza del Manifesto imperiale dell’Imperatore Carlo in
cui si annunciava la trasformazione dell’Impero in uno stato federale e
si invitava tutti i popoli a costituire dei Consigli nazionali, il 21
ottobre 1918 i deputati austriaci di lingua tedesca stabilirono il loro
comitato nazionale a Vienna e assunsero come programma il
documento socialista del 4 ottobre. Il loro scopo principale era quello
di evitare l’incorporazione dei Tedeschi-Boemi nel nuovo stato dei
Cechi e degli Slovacchi.
La proclamazione della repubblica cecoslovacca il 28 ottobre
fece precipitare gli eventi
15
. La creazione immediatamente successiva
(29-30 ottobre) della provincia della Boemia Tedesca con capitale
Liberec e della provincia di Sudetenland non portò a nessun risultato,
così come cadde nel vuoto la richiesta delle due province di essere
unite allo stato austro-tedesco. A partire dal novembre questi territori
furono occupati dalle truppe cecoslovacche
16
. Dimostrazioni popolari
apartitiche il 4 marzo 1919 finirono con l’uccisione di ben 54 tedeschi
e di due cechi. I Tedeschi si rifiutarono di prendere parte
all’Assemblea nazionale cecoslovacca sperando sempre nelle
decisioni di Parigi
17
. Le loro speranze andarono deluse. Il trattato di
Saint Germain del 10 settembre 1919 attribuì infatti alla
15
Vedi F. Leoncini, op. cit. pp.118-125
16
Vedi R. Luza, The Trasfer of the Sudeten Germans, New York, 1964, pp. 30-31
17
Alcuni circoli politici del Reich erano favorevoli a un accordo fra Tedeschi e Cechi.
Sostenitore di questa linea era il console tedesco a Praga Friedrich von Gebsattel, appoggiato
anche da quegli industriali tedesco-boemi che temevano la concorrenza della più forte industria del
Reich. Un accordo in quel momento avrebbe comportato la concessione di condizioni migliori.
Iniziarono delle trattative fra le parti, ma ben presto naufragarono per la decisa opposizione dei
Tedesco-Boemi. Essi non riuscivano a dare un taglio netto al passato e alla vecchia politica
pantedesca. Preferivano continuare a sperare nell’esito della Conferenza, senza capire il momento
storico. Vedi F. Leoncini, op. cit. pp.133-137
15
Cecoslovacchia la Boemia, la Moravia e la Slesia. Oltre tre milioni di
tedeschi venivano inglobati nel neonato stato cecoslovacco per motivi
di ordine politico, economico e sociale contro la volontà della
popolazione e contro il principio di autodeterminazione dei popoli. Ma
non tutti i popoli avevano gli stessi diritti. Questo principio valeva
soprattutto per i popoli oppressi dell’Impero asburgico.
Lo sbaglio compiuto dagli esponenti politici tedesco-boemi era di
non capire il momento storico. Si erano illusi di poter percorrere la via
della Grande Germania sulla base di un diritto che si era sviluppato
proprio nella lotta contro l’imperialismo tedesco. Erano gli Slavi ad
avere vinto la guerra, erano loro i popoli oppressi di cui parlava
Wilson, erano loro che vedevano riconosciuta la loro individualità
nazionale, completando il ciclo del loro risorgimento storico. Così i
tedesco-boemi che non apparivano come un popolo oppresso ma anzi
avevano rappresentato i più tenaci fautori dell’affermazione della
supremazia germanica nell’Europa centro-orientale, non avevano
molte speranze.
La Cecoslovacchia si presentava invece come stato cuscinetto
contro l’espansionismo tedesco verso l’Europa centro-orientale e
contro l’espansionismo bolscevico
18
.
18
I leader cechi Benes e Masarik godevano di molti appoggi sia a Londra sia a Parigi, grazie
alle informazioni preziose che avevano fornito ai governi dell’Intesa durante la guerra. La causa
ceca inoltre aveva acquistato molta popolarità negli Stati Uniti grazie alle imprese della legione
ceca in Russia (druzina). Ibidem pp.125-129
16
Una voce che si levò a favore degli interessi dei tedesco-boemi fu
quella di Archibald Coolidge, incaricato di Wilson per i problemi sul
nuovo assetto dei territori dell’ex impero asburgico. Coolidge, che era
stato testimone degli scontri di piazza del 4 marzo 1919 fra la polizia e
i tedeschi in Boemia, temeva una nuova Austria irredenta.
Proponeva quindi una divisione più favorevole per i tedeschi, che
vedeva l’unificazione del distretto di Eger alla Baviera, il distacco
della cosiddetta Sudetenland dalla futura Cecoslovacchia e il suo
inserimento nella Germania come piccolo stato oppure come parte
della Slesia prussiana e infine la possibilità di un plebiscito per
decidere le sorti della Boemia settentrionale
19
.
I consigli di Coolidge non furono molto ascoltati, nemmeno dalla
delegazione americana. Alla conferenza di pace prevalsero gli
interessi cechi; costoro si trovavano in una posizione favorevole,
principalmente grazie al sostegno del Presidente Wilson, il quale era
dalla loro parte e non si pronunciò mai a favore
dell’autodeterminazione dei tedeschi-boemi.
La Francia per ragioni di sicurezza era largamente contraria a
ogni soluzione che potesse accrescere la potenza tedesca.
La Gran Bretagna, in accordo con il suo tradizionale principio del
balance of power, ventilò i rischi creati dalla creazione di una serie di
piccoli stati con forti minoranze tedesche attorno alla Germania.
Tuttavia fra un’Austria irredenta e la possibilità di avere ‘une
Confédération de l’Europe orientale et centrale sous la direction de
19
Vedi K. Rabl, op.cit. pp.77-79
17
l’Allemagne bolcheviste’
20
prevalse la prima ipotesi. Furono così
creati stati che contenevano al loro interno forti minoranze tedesche
21
.
Fra questi la Cecoslovacchia era lo stato che aveva la minoranza
più importante, oltre tre milioni di Tedeschi. Ma Benes prometteva
uno stato democratico e liberale, improntato sul modello svizzero.
20
Nel gennaio del 1919 a Berlino era stato stroncato nel sangue il tentativo insurrezionale
guidato dai capi spartachisti Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Gli stati dell’Intesa temevano
ancora fortemente un contagio rivoluzionario in Europa occidentale. Al pericolo bolscevico si
riferiva Clemenceau quando parla dell’ ‘Allemagne bolcheviste’. Clemenceau fu protagonista di un
acceso dibattito con Lloyd George nel marzo 1919 all’interno del Consiglio dei quattro. La Gran
Bretagna era infatti contraria alle richieste territoriali polacche sui territori orientali tedeschi e era
anche favorevole a una ‘rectification of Bohemian frontier a favore della Germania. Vedi F.
Leoncini, op.cit. pp.148-149
21
La violazione del principio di autodeterminazione da parte dell’Intesa alla Conferenza di
Parigi viene messo in rilievo in gran parte delle opere tedesche che trattano la questione dei Sudeti.
Lo Schickel ad esempio fa notare come se si fossero seguite le indicazioni di Coolidge (che
proponeva delle soluzioni territoriali simili a quelle adottate dalla Conferenza di Monaco) non ci
sarebbe stata la crisi dei Sudeti e Hitler non avrebbe potuto invocare il diritto di
autodeterminazione per i Sudeti e l’Austria. Vedi A. Schickel, Deutsch-slawische Nachbarschft im
20. Jahrhundert, in 50 Jahre Vertreibung, Tübingen 1995, p.77
18
3. Nascita dell’idea di Sudetenland: la sua
collocazione geografica e i suoi abitanti.
I Volksdeutsche
22
della Cecoslovacchia comprendevano i
tedeschi della Boemia, della Moravia e della Slesia austriaca, i
tedeschi dei Carpazi, della Rutenia e della piccola regione di Teschen.
Erano il più consistente gruppo nazionale tedesco in Europa, ma anche
il secondo più vasto gruppo nazionale della Cecoslovacchia.
Secondo il primo censimento cecoslovacco del 1921, vivevano
nel paese circa 3.218.005 Tedeschi, cioé il 23,6% della popolazione.
Una parte consistente di loro viveva in territori dove costituivano più
del 90% della popolazione come la Boemia tedesca (la vera e propria
Sudetenland), il distretto di Boemerwald e la Moravia meridionale.
Accanto a questi territori c’erano le cosiddette isole linguistiche, cioè
piccole aree sparse in tutto il paese, dove circa i due terzi della
popolazione era tedesca. Si potevano incontrare soprattutto in Moravia
dove famose erano le isole linguistiche di Bruenn, Olmuetz e Iglau.
Un numero significativo di Tedeschi abitava anche nelle grosse città
ceche come Praga. Si parlava in questo caso di ‘Streutdeutschtum’
23
.
La dispersione sul territorio favoriva un certo grado di
mescolamento con la popolazione slava. I Sudetendeutsche non erano
tedeschi ‘razzialmente puri’. In Slesia un gran numero di
22
I Volksdeutsche (in tedesco ‘tedeschi nazionali’) sono tedeschi per lingua, cultura, tradizione,
ma vivono al di fuori della Germania. I Reichsdeutsche (tedeschi dello stato) sono i tedeschi di
Germania, che sono nati e vivono in Germania.
23
Vedi K. Sator, Anpassung ohne Erfolg, Darmstadt, 1996, p.74
19
Sudetendeutsche erano Polacchi germanizzati. I matrimoni misti fra
cechi e tedeschi erano molto comuni e la stessa famiglia poteva
cambiare nazionalità con il passare delle generazioni. Lo stesso
Henlein era di origine ceca, cosa che tuttavia non compariva mai nelle
sue biografie ufficiali. Sua madre infatti si chiamava Hedwig Anna
Dvorackova e proveniva da una famiglia contadina ceca
24
.
I tedeschi vivevano in una regione grande all’incirca quanto il
Belgio (circa 25.000 metri quadrati), insediati nell’arco montuoso che
circonda Boemia e Moravia e che è anche detto quadrilatero boemo
25
.
Queste montagne (i monti Sudeti a nord est, i Monti Metalliferi a
nord-ovest, la Selva boema e le Alture di Moravia) rappresentavano
una linea di difesa naturale per il paese.
Alla conferenza di pace i delegati cechi avevano molto insistito
sul mantenimento della Boemia ‘storica’, fondando le loro richieste
proprio sull’argomento strategico-militare. Senza queste frontiere
naturali si sarebbero trovati completamente scoperti in caso di attacco
tedesco.
2424
Henlein cercò sempre di nascondere le origini di sua madre e non vi fece mai riferimento
nelle sue biografie ufficiali Nelle sue biografie Henlein cercò sempre di nascondere questi suoi
antenati cechi. Vedi V. Arndt, Die Fahne von Saaz, Magdeburg, 1998 pp..51-52. Nel ‘41 fece
anche cambiare il nome della madre da ragazza Dvorácková sul suo certificato di nascita in
Dworaschek, la versione tedesca del nome. Vedi R. Smelser, The Sudeten Problem 1933-1945,
Alma, Michigan, 1974, p. 66
25
La Cecoslovacchia era un paese lungo e stretto. La sua parte occidentale (Boemia, Moravia
e Slesia) era un promontorio circondato da tre parti dalla Germania, che possedeva una grande
catena montuosa che era una specie di barriera naturale. In passato essa aveva diviso i Tedeschi
che avanzavano verso est lungo il Danubio dagli Slavi. La parte interna di questa terra era
composta di pianure e vallate. I confini naturali non corrispondevano ai confini etnici. Dentro
questo fortino naturale c’era una lunga storia di rivalità fra i Tedeschi e i Cechi. I Tedeschi, che
provenivano da regioni germaniche diverse (Baviera, Sassonia, Franconia), si intrecciavano spesso
sul territorio con i Cechi, di modo che in alcune zone era molto difficile tracciare dei confini etnici.