Introduzione In Italia l'immigrazione nel corso degli anni è progressivamente aumentata, e il fenomeno ha
portato con se trasformazioni che hanno coinvolto l'intero assetto sociale, culturale ed
economico del paese. La convivenza con le popolazioni straniere ha iniziato ad essere quindi
oggetto di studio, e i n un contesto sempre più globalizzato e multietnico la possibilità di
interagire e cooperare con le comunità immigrate è divenuta una priorità necessaria. Queste
sono le esigenze da parte italiana, ma come giudicano e percepiscono la loro presenza gli
stranieri stessi? Il mio lavoro tenta da dare risposta al quesito analizzando una tra le maggiori
comunità straniere presenti sul territorio, la comunità cinese. I cinesi oggi in Italia sono
188,352 e rappresentano il 5,1% sul totale della popolazione straniera.
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La loro è una
migrazione che ha origine nei primi del Novecento, ma solo negli Ottanta, a seguito
dell'apertura della Cina al mondo esterno, si è manifestata in modo consistente. I cinesi sono
migranti di tipo economico e percepiscono l'Europa come un luogo dove potersi spostarsi alla
ricerca di condizione lavorative vantaggiose, concentrandosi sopratutto in quelle aree che
reputano più adatte alle loro esigenze. Non fuggono dunque da situazioni di disagio, come
presumibilmente si può supporre per tanti altri immigrati, lasciano la Cina non per necessita
di ricominciare un'esistenza in un nuovo contesto, quanto per il preciso intento di accumulare
ricchezze utili per sé e per i propri familiari. Facendo leva sul l'opportunità di avere contatti
con cinesi già espatriati, organizzano una partenza e si inseriscono con relativa facilità in un
mercato favorevole, come quello europeo, con lo scopo di innalzare il proprio status sociale.
In Italia l'economia degli immigrati cinesi si è sviluppata in particolar modo attorno al settore
della ristorazione, del tessile e nelle imprese conto terziste nelle aree di produzione locale.
Nonostante la comunità cinese sia così organizzata e radicata sul suolo italico, sussistono
ancora difficoltà non solo integrative ma di vera e propria comunicazione. I rapporti fra
italiani e cinesi sono generalmente pochi, e si limitano perlopiù in ambito lavorativo. Negli
ultimi anni sembra essersi poi diffuso un sentimento di insofferenza verso di loro, sempre più
frequentemente si sente parlare di aziende italiane dislocate in Cina, di concorrenza sleale, di
incremento delle importazioni di merce made in China, del successo degli imprenditori cinesi
a discapito dei locali. Dall’altra parte però ai cinesi stessi sembra poco importare avere una
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ISTAT : <http://www.istat.it/>, i dati si riferiscono all'anno 2009, l'ultimo bilancio demografico disponibile.
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migliore comunicazione, difficilmente apprendono la lingua italiana e non si curano di avere
relazioni al di fuori dei propri esercizi . Ciò che è certo è che la comunità cinese risiedente in
Italia è oramai una realtà stabile da diversi anni . Leggere i fatti da una prospettiva
interculturale, accettando e interpretando la diversità come fonte di ricchezza, è l'intento di
questa tesi, che nasce, oltre dagli studi effettuati e dai colloqui con le persone cinesi che
hanno partecipato al lavoro, dalla mia esperienza come figlio di immigrati. Detto questo, la
tesi parte da un'intuizione: le famiglie cinesi hanno un grado di integrazione più alto se si
trovano in contesti non comunitari.
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Se è vero che le Chinatown sono viste come
“impenetrabili“ e i cinesi propensi a stare sempre tra di loro, cosa succede a quelle famiglie
quando manca il supporto di tale collettività? Se la scelta di vita è caduta su una zona priva di
una simile componente, quali sono state le ragioni? Come è scaturita la volontà di “separarsi”
dal gruppo? Le piccole province hanno aspetti diversi dai centri urbani, e se è vero che la
migrazione cinese è a catena e tendente alla concentrazione, i motivi per cui si è scelto di
insediarsi in posti cosi “remoti” non sono scontati. La tesi è divisa in tre capitoli, n ella prima
parte viene delineata quella che è stata l'origine della migrazione cinese attraverso alcune
fondamentali considerazioni sulla nascita e sull'evoluzione del fenomeno, successivamente ci
si concentra sulla situazione italiana, sugli aspetti legati alla modalità di inserimento nelle
società, le motivazioni che spingono i cinesi ad emigrare, che come accennato, non sono
fughe ma bensì progetti lungamente ponderati, scaturite da aspirazioni collettive. Il tipo di
imprenditoria cinese poi ben si sposa con la struttura delle aziende italiane, ditte di piccole
dimensioni, spesso a conduzione familiare, dinamiche, e specializzate in una specifico ramo
produttivo . La tesi prosegue con i problemi connessi nel vivere in un paese, come l'Italia,
molto differente da quello natale, la volontà di organizzarsi in gruppi per mantenere una
propria identità e beneficiare della compagnia di connazionali porta a volte a isolarsi e a non
avere rapporti con gli autoctoni, questa sorta di “asocialità” è stata causa di malintesi, nascita
di leggende, pregiudizi, alimentati da una informazione superficiale che non conosce il
fenomeno nella sua complessità. Quale sia la reale situazione dei cinesi in Italia pare poco
importare. L'ultimo paragrafo del capitolo è incentrato sulle zone di provenienza, la
maggioranza dei cinesi viene da una sola regione, lo Zhejiang situato nel nord-est della Cina,
a sua volta è possibile circoscrivere distretti ben definiti, la famosa solidarietà dei cinesi è
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Non significa questo non avere relazioni con connazionali e mantenere amicizie e tradizioni cinesi.
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quindi data semplicemente dal fatto che essi condividono una stessa esperienza migratoria, e
il più delle volte, uno stesso dialetto. In realtà all'interno delle comunità ci sono forti contrasti
fra i diversi gruppi, profonde differenze esistono tra le aree urbane e i piccoli centri rurali, e
non è raro che nascano atteggiamenti discriminatori verso chi proviene dalle aree più
arretrate. Nel secondo capitolo viene presentato il comune di Verucchio, il paese in cui abito e
nel quale ho giudicato interessante affrontare il tema dell'immigrazione cinese, cercando di
individuare, accanto ad una analisi demografica, le strategie di inserimento professionale e le
motivazioni che sostengono una migrazione in continuo aumento. I dati raccolti, in
collaborazioni che gli entri comunale e della provincia, hanno fornito una descrizione a
livello statistico sulla realtà dei cinesi registrati nel comune di Verucchio. Il numero di
abitanti, la distinzione tra uomini e donne, la presenza di minori e il genere di attività
lavorative presenti sul suolo sono alcuni dei temi di cui mi sono occupato. L'a pprodare in una
zona di consolidato insediamento, e con l’alta probabilità di avvantaggiarsi di fattori come la
presenza connazionali, la protezione di una comunità, la possibilità di usufruire di servizi nati
per stranieri, diventa quasi di estrema importanza. C’è da chiedersi, allora, perché insediarsi
in un’area prive di queste facilitazioni, priva di attrattive e opportunità quali Verucchio?
Anche Rimini, il maggior centro nelle vicinanze, per genere di economia, basata quasi
esclusivamente sul turismo, offre poche chance alle aspirazioni imprenditoriali cinesi. Il terzo
capitolo è quindi il questionario, ed è il caso specifico oggetto del presente lavoro di ricerca.
Ho tentato di dare una risposta alla domanda sopra, e ho cercato di capire se i fenomeni
riguardanti gli immigrati cinesi, analizzati su scala nazionale, potessero rimanere validi anche
per quelle realtà provinciali che poco condividono con i grandi centri urbani. Il questionario è
servito per raccogliere informazioni e pareri dei cinese residenti nell'area verucchiese
toccando diversi punti: la provenienza, la famiglia, l'attività lavorativa, le abitudini, le
intenzione future. Il materiale raccolto e i risultati ottenuti, hanno offerto spunti di analisi e di
riflessione, che mi hanno aiutato conoscere la realtà in cui abito, trarre delle conclusioni e
trovare la risposta a quello che cercavo.
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Parte Prima Brevi cenni sull’immigrazione cinese
Le migrazioni cinesi in Europa hanno costituito uno dei più importanti flussi migratori
internazionali. Da una parte per la consistenza numerica della popolazione e dall’altra per
l'ampio spettro dei paesi di destinazione coinvolto.
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E’ tuttavia possibile considerarla
un’emigrazione piuttosto recente dato che alla fine del 1800 in Cina vigeva ancora un regime
di proibizionismo. L’espatrio, così come i viaggi d’oltremare erano considerati atti illegali,
punibili con la pena di morte.
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Fu nel 1894 che il governo imperiale dovette riconoscere ai
propri sudditi il diritto di emigrare come risposta allo sviluppo dei considerevoli flussi
migratori che si erano formati nelle campagne dell’entroterra verso le città portuali, divenute
zone di intenso commercio e aperte all'occidente. Un gran numero di mercanti e contadini
cinesi partì così alla volta di nuove possibilità lavorative nelle colonie europee del Sudest
asiatico e nelle Americhe. La scoperta di giacimenti auriferi in California, avvenuta intorno al
1850, e le opere di costruzione della ferrovia trans-americana determinarono una fortissima
richiesta di manodopera non qualificata a basso salario. Ci fu di conseguenza un massiccio
reclutamento di coolies asiatici negli Stati Uniti.
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Anche l’Australia attirò manodopera cinese
per il lavoro nelle miniere e nei giacimenti d’oro. L’Europa fu invece toccata in misura
piuttosto marginale, in Inghilterra, i cinesi vi approdarono in qualità di mozzi assoldati dalle
navi mercantili allo scopo di sostituirne i marinai britannici arruolati nella marina militare
durante le guerre napoleoniche, in Francia invece costituirono una buona fonte di
manodopera nelle fabbriche.
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Nella prima metà del 1900 i flussi migratori, in uscita, dalla
Cina continuarono a manifestarsi in modo considerevole; nonostante il contesto
internazionale sfavorevole dovuto a guerre e crisi economiche. La presenza cinese all’estero
cominciò quindi ad assumere una rilevanza sempre maggiore. A mano a mano che i primi
gruppi di immigrati raggiungevano una certa autonomia economica iniziarono ad organizzarsi
3
Maria Weber, La Cina alla conquista del mondo , Newton Compton Editori, Roma, (2006), p. 62 a 64.
4
Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina , Editori Laterza, Roma-Bari, (2007), p. 530.
5
Alice Dente, L'immigrazione cinese in Italia e il caso della comunità di Roma , Tesi di Laurea in Lingua e
civiltà orientali , Università di Roma, relatore Prof. Valdo Ferretti, a. a. 2002-2003, p. 9.
6
Ibidem, p. 10.
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