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1 . LA MEMORIA E LA MEMORIA AUTOBIOGRAFICA
1.1 Premessa storica
L‟Everyday Memory e la Memoria Autobiografica
E‟ necessario collocare nella storia della ricerca psicologica lo studio della
memoria e della memoria autobiografica per poter contestualizzare, e anche
comprendere meglio, non solo le basi teoriche e/o metodologiche di fondo, ma anche i
singoli concetti, schemi e sistemi che sono stati nel tempo elaborati e dei quali, in
questo capitolo, facciamo una rassegna scegliendo i principali.
La psicologia della memoria è, infatti, uno di quegli ambiti di ricerca che,
soprattutto nell‟arco dell‟ultimo trentennio, si caratterizza specificatamente per la
vivace contrapposizione, in qualche momento anche aspramente polemica, fra i
sostenitori della ricerca condotta in laboratorio, tradizionalmente iniziata da
Ebbinghaus2 e quelli che propendono per un approccio di tipo naturalistico o
ecologico.
Si tratta di un‟opzione teorico–metodologica fra il rigoroso controllo delle
variabili, con la conseguente possibilità di generalizzare i risultati, che caratterizza la
ricerca di laboratorio e l‟indubbia ricchezza di informazioni che si acquisisce, quando i
fenomeni vengono indagati direttamente nel contesto naturale. Da un lato dunque la
necessità del rigore, dall‟altro quello di avvicinarsi il più possibile alla realtà
quotidiana. Tale contrapposizione non riguarda solo l‟ambiente di ricerca, ma rimanda
a questioni ancora più generali, relative all‟individuazione di quale deve essere lo
stesso oggetto di studio della psicologia ed a quale finalità deve tendere una ricerca
psicologica.
Si deve, però, osservare che l‟esigenza ecologica di non perdere mai di vista i
fenomeni della realtà non comporta in sé indicazioni di metodo, il tema della
metodologia entra in gioco quando si parla della”validità ecologica” della ricerca, che
implica l‟individuazione di nuovi contenuti, nuovi metodi e nuovi strumenti di
indagine. Già Bartlett3 affermava: “ lo psicologo, che usi o no il metodo sperimentale,
ha a che fare non semplicemente con reazioni, ma con esseri umani; di conseguenza, lo
sperimentatore deve tener conto del comportamento quotidiano dell‟individuo in
situazione di normalità, oltre a registrarne le risposte in laboratorio”. Già i suoi studi
del „32 basati sui racconti, possono essere considerati la prima tappa di un
orientamento ecologico.
2
Ebbinghaus(1895) citato in Leone G.(2004) La memoria autobiografica. Carocci, Roma
3
Bartelett (1932), Remembering, A Study in Experimental and Social Psychology. Cambridge university Press.
ristampa del 1995
6
E‟ però solo alla fine degli anni ‟70 che il dibattito entra nel vivo. Durante la
“Prima conferenza sugli Aspetti Pratici della Memoria”, tenutasi a Cardiff nel 1978,
Neisser tiene il suo famoso intervento duramente critico nei confronti di tutti gli studi
sulla memoria condotti fino a quel momento, che avevano trascurato, a suo parere, la
complessità della memoria così come viene utilizzata dall‟individuo nella vita di ogni
giorno. È d‟obbligo citare la sua ben nota affermazione: ”se X è un aspetto interessante
o socialmente significativo della memoria, allora molto difficilmente gli psicologi
avranno studiato X”. Questa frase diventò ben presto uno slogan per la sua felice
costruzione retorica, un sillogismo tipico del linguaggio delle scienze esatte e qui usato
in chiave ironica. L‟obiettivo di Neisser è quello di mettere in luce la lacuna di validità
ecologica del mainstream di studi sperimentali sulla memoria e proporre una via più
umile di ricerca: quella dell‟osservazione.
Questo evento, rivelatosi di fondamentale importanza per la futura ricerca sulla
memoria, segna la nascita del movimento della Everyday Memory, la memoria del
quotidiano, che si pone come obiettivo di indagare le complesse attività di memoria
nella varietà dei contesti di vita. Grande fu l‟entusiasmo della proposta provocatoria di
Neisser e molti i ricercatori che attraverso l‟uso di diari, questionari e osservazioni
dirette condussero ricerche naturalistiche su tutti quegli aspetti di memoria attivati in
contesti non artificiali. Risalgono a questo periodo le ricerche sulla testimonianza
oculare, sul ricordo dell‟apprendimento scolastico, sui flash di memoria, sul ricordo di
luoghi eventi e persone, sulla tradizione orale, e sulla memoria autobiografica.
La proposta di Neisser non è solo distruttiva, al contrario, egli avanza una
proposta di grande coraggio: quella di tornare un passo indietro “sulla lunga e faticosa
strada dell‟osservazione”, non soffermandosi solo sui processi, ma riflettendo anche, e
forse soprattutto, sulla diversità e specificità dei contenuti della nostra memoria.
Neisser propone di denominare, con un felice neologismo, memorata, tutte le
cose che dobbiamo concretamente ricordare per poter svolgere con un minimo di
efficienza la nostra vita quotidiana. Può dunque reggere il confronto, di fronte
all‟impressionante varietà fenomenologica delle abilità e competenze della memoria,
una sola opzione metodologica? La domanda è ovviamente retorica.
Non ci dilunghiamo oltre in questa sede sulla trattazione degli ulteriori sviluppi
dell‟approccio ecologico, sul dibattito e sulle relative prese di posizione a favore
dell‟una o dell‟altra prospettiva o sui tentativi di conciliazione. E‟ tuttavia importante
sottolineare che forse la proposta di Neisser è stata interpretata in senso più
estremistico rispetto alle sue intenzioni. Ciò che molto più semplicemente Neisser
voleva fare era allargare l‟oggetto di studio della psicologia, troppo ristretto dalle
ricerche della psicologia scientifica, e non tanto mettere in discussione il metodo o il
luogo di ricerca.
7
Questa brevissima premessa storica è utile per proseguire la lettura di questo
capitolo, che parte dalla illustrazione di alcuni concetti tipici della psicologia
sperimentale, come i sistemi di memoria, per arrivare, allargando l‟oggetto di studio,
alla descrizione più “ecologica” della struttura e delle tematiche dei ricordi personali.
Un po‟ come proposto da Neisser, dai processi ai contenuti.
1.2. La memoria
1.2.1 Cos‟è la memoria e dove risiede
La memoria riguarda il mantenimento dell‟informazione nel tempo: cioè la
capacità di elaborare, conservare e recuperare l‟informazione: ed è tanto centrale nei
nostri processi cognitivi che senza di essa saremmo privi di ogni vita intellettuale,
vegetali incapaci di vedere ed udire, dato che la continuità della nostra percezione
dipende dalla memoria.
Con il termine memoria si fa riferimento ad abilità molto differenti: dal
mantenimento dell‟informazione sensoriale, al ricordo del significato delle parole, al
nostro patrimonio di conoscenze e ai nostri ricordi personali, nonché alla
programmazione di azioni future. La memoria è composta da molti differenti sistemi
interconnessi, con funzionamenti alquanto diversificati che hanno in comune la
caratteristica di mantenere le informazioni nel tempo. Questo tempo può variare dalla
frazione di secondo, al minuto, alla vita, così come la quantità di informazione
conservata può variare da capienze così esigue da non essere in grado di conservare
numeri telefonici troppo lunghi fino a dimensioni analoghe a quella di qualsiasi
computer.
La memoria può essere considerata come il meccanismo che permette a tutte le
specie animali, con potenzialità proporzionali alla complessità del sistema nervoso, di
fissare, conservare e rievocare esperienze ed informazioni acquisite dall‟ambiente e
derivate anche dal pensiero e dalle emozioni.
Nel saggio del 1996 Searching for memory, Daniel Schacter4, parafrasando
Proust ci mette in guardia dal considerare la memoria come la “ricerca del tempo
perduto”. La memoria non è solo ciò che siamo in grado di ricordare consciamente del
passato. Secondo una definizione più ampia è l‟insieme dei processi in base ai quali gli
eventi del passato influenzano le nostre risposte future. La capacità di integrare nuove
informazioni o di costruire nuove combinazioni già note richiede una forma di
memoria legata alla coscienza qui ed ora. Gli innumerevoli compiti che assolviamo
durante la vita quotidiana richiedono l‟intervento di processi e sistemi di memoria
affatto diversi, che ci consentono senz‟altro di rivivere e rielaborare il passato, ma che
4
Schacter D. (1996), Searching for memories. Ed it. Alla ricerca della memoria, Einaudi Torino, 2001
8
si fondano anche sul ricordo temporaneamente presente alla coscienza, la presente
consapevolezza5. Per questo quando si parla di processi di memoria non basta riferirsi
al tempo perduto, ma è necessario tenere in considerazione anche il tempo presente e
spesso anche il tempo futuro.
1.2.1.1 La memoria come principio di continuità ed identità
La memoria quindi può essere considerata come il copione che rappresenta lo
svolgimento temporale dell‟esistenza dell‟uomo, sottolineandone la continuità e
mantenendo costante la sua identità.
È dunque la memoria, intesa come memoria sensoriale ed emotiva, che dà il
colorito unitario ed integrante agli eventi del mondo. Attraverso di essa l‟uomo è in
grado di ricostruire la propria storia, di auto-organizzarsi e di proiettarsi nel futuro. In
una prospettiva psicologica si possono cogliere varie modalità di funzionamento della
memoria, e quindi varie possibilità di rievocare o ricostruire la propria storia. Il
confronto col passato significa interrogarsi sul significato della nostra esistenza, quale
si dispiega nella sua dimensione temporale. Un flusso di figure e di episodi del nostro
passato s‟impone alla coscienza agganciandosi al presente per gettare un ponte tra ciò
che siamo stati, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Questa è la funzione
pragmatica della memoria in quanto luogo e strumento attraverso cui è possibile
rientrare in noi stessi per tracciare un certo bilancio della nostra vita.
1.2.1.2 Engramma. Dove risiedono i ricordi?
I ricercatori hanno a lungo cercato di scoprire esattamente dove e come i ricordi
sono immagazzinati nel cervello. Coloro che abbracciavano l‟approccio HIP (Human
Information Processing) assumevano che quando si fa un‟esperienza, si formano
differenti tipi di rappresentazioni ( per ogni aspetto di essa), denominate “engrammi” o
“tracce”. Un engramma è una modificazione relativamente permanente del sistema
nervoso dovuta all‟esperienza, è ciò che resta dopo che qualcosa è stato appreso. L‟
engramma è l‟impatto iniziale che un‟esperienza ha sul cervello.6
Oggi, rispetto alcuni decenni fa, si è superata la divisione fra locazionisti e
antilocazionisti, fra coloro cioè che collocavano gli engrammi in aree discrete del
cervello oppure distribuiti in tutto il cervello. La suddivisione del sistema nervoso in
più parti da un lato e la suddivisione delle funzioni celebrali in più sistemi dall‟altro
permettono di distinguere l‟analisi della mente dall‟analisi del cervello, nel senso che
ciascun sistema mentale può funzionare con il contributo sincrono di più parti del
cervello.
Per i modelli HIP, gli engrammi non costituiscono concetti neuropsicologici,
bensì concetti funzionali. Affermare che l‟informazione passa dalla MBT alla MLT
5
Baddley A, Winlkins A.J. (1984), Taking memory out of the Laboratory, in Harris J.E. Morris P.E., Every day
memory, actions and Absent-Mindedness. Academic Press, London, pp 19-34
6
6
Schacter D. L.(1996), op. cit
9
non significa che qualche entità si stia spostando realmente da una parte all‟altra del
cervello, ma è una distinzione spaziale da intendere in senso metaforico.
1.2.1.3 Assioma di Hebb
Una delle teorie più importanti riguardante il funzionamento della memoria, ma
che si riferisce più in generale a tutto il funzionamento del cervello, è quella del
neuroconnessionismo. Secondo questa teoria la stimolazione di particolari reti
neuronali altera la probabilità che queste vengano eccitate in futuro: se un circuito è
stato eccitato in passato, la sua probabilità di esserlo nuovamente aumenta in maniera
direttamente proporzionale alla ripetitività della sua attivazione. E‟ una teoria che
presuppone uno sviluppo del cervello esperienza-dipendente, unico dunque per ciascun
individuo. L‟immagazzinamento delle memorie consiste in una variazione delle
probabilità di successiva attivazione di un particolare pattern di eccitazione neuronale.
Il primo a formulare questa ipotesi fu Hebb che nel 1949 scriveva: ” due cellule
che vengono stimolate assieme ripetutamente, tenderanno a diventare „associate‟, così
che successivamente, l‟attività dell‟una favorirà e faciliterà l‟attività dell‟altra” 7.
Quando si parla dell‟assioma di Hebb ci si riferisce oggi all‟insieme dei meccanismi
cellulari responsabili di questi fenomeni di associazione funzionale e di integrazione
spazio-temporale, che costituiscono le basi essenziali della capacità di „ricordare‟ delle
reti neuronali.Ciò che viene immagazzinato nel cervello non sono evidentemente entità
reali, ma probabilità di attivazione di determinati profili neuronali.
1.2.2 I sistemi di memoria
1.2.2.1 L‟esistenza di più sistemi. La distinzione di Tulving
E‟stato soprattutto lo studio dei deficit di memoria a portare alla formulazione
dell‟esistenza di sistemi multipli di memoria. Per citare alcuni esempi, le abilità
residue in casi di amnesia anterograda o retrograda e il fatto che la memoria
dichiarativa (sapere che), direttamente accessibile alla rievocazione cosciente, sia
danneggiata dall‟amnesia, mentre quella procedurale (sapere come) venga risparmiata.
Allo stesso modo vi sono deficit che riguardano la memoria semantica e non quella
episodica. Molti altri studi hanno portato alla formulazione di più sistemi di memoria
indipendenti, non solo a livello mentale, ma anche nel loro corrispettivo neuro-
fisiologico. Anche nel senso comune, quando si parla di memoria, si intendono aspetti
57 Hebb , (1949). Tr it. L’organizzazione del comportamento. Franco Angeli, Milano, 1975
10
diversi, come quando si fa riferimento all‟aver buona memoria per certe cose o in certi
campi e non in altri.
E‟ naturale chiedersi se a tipi diversi di memoria corrispondono specifici
sistemi e/o sottosistemi che permettono di operare distinzioni tra ambiti differenti. Il
dibattito è oggi ancora molto aperto.
Per parlare di un sistema specifico di memoria indipendente da altri sistemi,
sono necessari particolari requisiti:
ξ Un sistema specifico di memoria ha sue regole di funzionamento ma non è
influenzato dai processi richiesti. Quel sistema riguarda, cioè, un certo ambito
di funzionamento della memoria che però non è influenzato dal modo in cui noi
testiamo la memoria di un individuo.
ξ Specifiche aree cerebrali sono implicate e si rintracciano deficit “dissociati”.
Per un sistema di memoria vengono implicate alcune aree, per altri altre aree
cerebrali.
ξ Si possono avere specificità evolutive (es. memoria visiva e linguistica).
Questi tre requisiti sono stati proposti da Tulving e Schacter8 in alcuni lavori
che hanno avuto una notevole influenza nel campo degli studi sulla memoria. Dai
lavori di questi autori si può desumere l‟esistenza di cinque sistemi principali di
memoria come indicati nello schema riportato in tabella 1.1.
SISTEMA SOTTOSISTEMI
PROCEDURALE
(riguarda l‟acquisizione e la conservazione di
procedure come ad esempio l‟infermiere che
impara a sollevare un paziente o il linguaggio che
diventa una procedura automatizzata)
Abilità motorie
Abilità cognitive
Condizionamento semplice
Associazioni semplici
RAPPRESENTAZIONE PERCETTIVA Visiva
Uditiva
MEMORIA DI LAVORO
(si riferisce al ricordo e alla elaborazione di
informazioni appena presentate)
Visiva
Uditiva
SEMANTICO
(o delle CONOSCENZE acquisite)
Spaziale
Relazionale
EPISODICO
(riguarda riferimenti puntuali a episodi della
propria vita)
Tabella 1.1. (Elaborazione personale)
8
Tulving E, Schacter D.L (1990), Priming and human memory system. In Science, 247, pp 301-6
11
Per alcuni studiosi, i diversi sistemi di memoria sono effettive entità
indipendenti: se è implicato il sistema episodico non lo è il sistema semantico, se è
implicato il sistema semantico non lo è il sistema procedurale. Per altri, invece, i
sistemi sono interconnessi e non sempre facilmente distinguibili. Attualmente è molto
popolare il riferirsi a sistemi indipendenti. Per esempio, come già accennato in
precedenza, lo studio di pazienti che hanno amnesie gravi, dovute spesso a danni
neurologici, documenterebbe la possibilità che sia solo uno dei sistemi a non
funzionare, e sia quindi dissociato da altri sistemi che mantengono la loro funzionalità.
Tulving9, sostenitore dei sistemi indipendenti, nel 1985 aveva proposto un
modello che distingueva tre sistemi fondamentali ,in relazione al grado di conoscenza
richiesto. Per contro altri ricercatori hanno osservato che nel funzionamento normale,
non patologico, della memoria, i sistemi sono molto più in relazione di quanto si pensi.
Non ci sarebbero in pratica, soluzioni di continuità tra un sistema e l‟altro, ma
sarebbero implicate solo gradualità nel rapporto tra un sistema e l‟altro.
Di seguito è illustrato il diagramma schematico della relazione tra sistemi di
memoria e coscienza che possiamo ricavare dal lavoro di Tulving. (tab. 1.2):
SISTEMA COSCIENZA
Episodica Autonoetica (livello elevato)
Semantica Noetica (livello medio)
Procedurale Anoetica (praticamente assente)
Tabella 1.2 ( Elaborazione personale)
9
Tulving E. (1985). On the classification problem .In Nillson l. Archer t., Perspectives on Learning and
Memory. Erblaum, Hillsdale (NJ)
12
Così nella memoria episodica ricordiamo un evento e siamo consapevoli del
nostro ruolo nell‟episodio interessato. Abbiamo quindi coscienza dell‟episodio e
coscienza di noi stessi (autonoesi). Nella memoria semantica siamo consapevoli
(noesi) dell‟informazione ricordata, ma non abbiamo un ricordo personale di come
abbiamo acquisito l‟informazione. La coscienza riguarda quindi il contenuto, ma non
la nostra implicazione in esso.
Nella memoria procedurale esibiamo dei comportamenti appresi, ma non siamo
necessariamente consapevoli che in quel momento stiamo ricordando (anoesi). Senza
accorgerci ci comportiamo agiamo quel dato comportamento, e soprattutto senza la
consapevolezza che esso faccia riferimento a dei ricordi passati. Solo talvolta ce ne
rendiamo conto, a posteriori.
La coscienza non è dunque uno stato del tipo “ tutto o niente”, è piuttosto una
dimensione articolata per gradi: più la coscienza è alta e coinvolge anche la coscienza
di se stessi, e più ci si approssima ai livelli degli stati di coscienza episodica; più è
bassa e più ci si approssima ai livelli degli stati di coscienza procedurale.
1.2.2.2 Memoria a breve termine e memoria a lungo termine
Una distinzione ormai classica tra i diversi tipi di memoria, e alla quale si fa
spesso riferimento è quella riguardante il ricordo di informazioni appena recepite e il
ricordo di informazioni conosciute da molto tempo ovvero la distinzione tra memoria a
breve termine e memoria a lungo termine.
I ricordi conservati nella MLT, salvo eccezionali blocchi mentali, sono
relativamente stabili. Le informazioni contenute nella MBT, a meno che non si faccia
uno sforzo cosciente per concentrare su di esse la nostra attenzione e mettere in atto
una strategia di mantenimento (la reiterazione), andranno rapidamente perse.
Un primo modello formulato da Atkinson e Shiffrin10 ipotizzava una
sequenzialità tra i due processi, per cui l‟informazione non poteva giungere alla MLT
se prima non fosse stata in MBT . Inoltre la quantità di tempo di permanenza nella
MBT era funzione della probabilità di entrata nella MLT, Questo era il meccanismo
che si riteneva alla base della reiterazione. In seguito, studi su pazienti con MBT
danneggiata, i quali non presentavano problemi nella MLT, hanno dimostrato che la
sequenzialità nell‟elaborazione dell‟informazione non è una condizione necessaria.
10
Atkinson, Shiffrin (1968),Human Memory: A proposed System and its Control Processes. In K.W. Spence ”
The Psychology of Learning and Motivation. Advances in research and Theory, 2, Academic Press, NY
13
Una delle prove citate a sostegno della differenziazione tra MBT e MLT
consiste negli studi sugli effetti di posizione seriale (di recenza e di priorità) nei
pazienti con lesioni cerebrali.11
Diverso funzionamento dei due tipi di memoria
Le prove più spesso invocate per sostenere la differenziazione tra MBT e MLT
si basano sul loro differente funzionamento. Innanzi tutto la MBT ha una capacità
limitata. La MLT, invece, è in grado di contenere moltissime informazioni e per
periodi di tempo considerevoli, tanto che molti studiosi sostengono che le informazioni
una volta entrate nella MLT non scompaiono mai, ma semplicemente divengono meno
accessibili.
Mentre la MBT appare essere responsabile del mantenimento delle
caratteristiche fonetiche e sequenziali del materiale, la MLT lascia cadere queste
caratteristiche più superficiali per conservare quelle semantiche, relative al significato.
La MLT corrisponde dunque più fedelmente all‟idea che il senso comune attribuisce
alla memoria.
I tipi di informazione contenute nella MLT sono vari, e differenti sono i
processi che ne producono l‟acquisizione e che ne permettono il recupero. Alcune
informazioni vengono recepite senza alcuno sforzo, altri ricordi richiedono, invece,
uno sforzo volontario di memorizzazione.
1.2.2.3 Memoria di lavoro
Si deve a Baddeley la distinzione di una serie di componenti all‟interno della
MBT da lui chiamata memoria di lavoro.12 Al posto di un modello di memoria
unitario, Baddeley ne propone uno a due dimensioni controllato da un sistema dalle
capacità attentive limitate, denominato esecutivo centrale. Questo sistema di controllo
opera sui dati provenienti da due servo–sistemi: uno adibito alla elaborazione ed al
mantenimento dell‟informazione linguistica indicato con il nome di loop articolatorio,
l‟altro implicato nell‟elaborazione e nel mantenimento dell‟informazione visuo –
spaziale, denominato taccuino visuo-spaziale. L‟esecutivo centrale possiede anche
un‟altra fondamentale funzione, quella di rappresentare il collegamento principale fra
il ciclo fonologico e il taccuino visuo-spaziale da una parte, e la memoria a lungo
termine dall'altra.
Il sistema del loop articolatorio o circuito fonologico: trattiene per breve
termine informazioni linguistiche ed è un sistema asservito che affianca il sistema
11
Cfr. ad esempio gli studi di Baddeley A. Warrington E.K (1970), Amnesia and the distinction between Long
and short term memory. Journal of verbal learning and verbal behavior,9,176-189
12
Baddley A.(1986), Working Memory, Clarendon press, Oxford
14
direttivo della memoria di lavoro. Il sistema direttivo coordina il flusso in entrata e in
uscita dalla memoria a lungo termine ed è assistito dal circuito fonologico che gestisce
il continuo “ bombardamento” di informazioni.
Il ciclo fonologico è sicuramente la componente meglio compresa della
memoria di lavoro e comprende diversi sottocomponenti:
ξ un magazzino fonologico che può trattenere l‟informazione uditivo verbale per
uno o due secondi;
ξ un sistema di assemblaggio fonologico che contiene i programmi per articolare
le parole;
ξ un processo di conversione grafema - fonema;
ξ un magazzino visuo-verbale cui accede direttamente l'informazione verbale
presentata visivamente (come ad es. quella ricavata dalla lettura).
Il taccuino visuo-spaziale: è la componente meno nota del modello di memoria
di lavoro. Permette sia la ritenzione temporanea delle caratteristiche visivo – spaziali
delle informazioni in entrata sia la visualizzazione e la manipolazione delle immagini
mentali. Secondo alcune teorie essa può contenere due sottocomponenti: una visiva,
usata per la generazione di immagini mentali, e una spaziale usata per la
manipolazione di queste immagini.
1.2.2.4 Memoria implicita ed esplicita
Forme di memoria:
- precoce, non dichiarativa, procedurale, implicita
- tardiva, dichiarativa, episodica/semantica, esplicita
Sviluppo biologico della memoria
- processi impliciti: presenti fin dalla nascita
- processi espliciti: semantici: incominciano a svilupparsi durante il
primo o secondo anno di vita
autobiografici: si sviluppano progressivamente
dopo il secondo anno di vita.
15
Memoria implicita
- Non è associata all‟esperienza soggettiva di stare ricordando qualcosa né ad un
senso di sé o del tempo;
- E‟ implicata nella creazione di modelli mentali; coinvolge fenomeni di priming;
- Comprende diverse forme di memoria: comportamentale, emozionale, percettiva e
somato-sensoriale;
- I processi di registrazione non richiedono un‟attenzione focalizzata.
Memoria esplicita
- E‟ associata all‟esperienza soggettiva di “stare ricordando qualcosa” e ad un
senso di sé nel tempo;
- Comprende forme di memoria semantica ed episodica ( autobiografica);
- I processi di registrazione richiedono una partecipazione della coscienza ed
un‟attenzione focalizzata.
Tab 1.3 Fonte: Siegel, (2001), La mente relazionale , p. 33
La distinzione implicita /esplicita riflette quella fra memoria conscia e
inconscia.13 Da un lato la memoria come oggetto, dall‟altro la memoria come
strumento. Oggetto perché c‟è il recupero cosciente dell‟informazione, strumento
perché serve allo svolgimento di un compito che non richiede recupero cosciente
dell‟informazione.
Jacoby14 chiama queste due modalità modo riflessivo (perché coinvolge
processi intenzionali) e modo operativo ( perché coinvolge processi automatici).
Memoria implicita
Il concetto di memoria implicita è stato formulato da Schacter e concerne
l‟acquisizione e la messa in opera di comportamenti appresi (andare in bicicletta,
giocare a tennis), ma anche l‟acquisizione e la ripetizione di abitudini “caratteriali” di
tipo emozionale, secondo modalità quasi automatiche, senza un corrispettivo
rappresentazionale.
Il concetto di memoria implicita si sovrappone, ed in sostanza coincide, con
quello di memoria procedurale, formulato da Squire.15 Nel termine implicita è insita
maggiormente la mancanza di consapevolezza, mentre nel termine procedurale prevale
maggiormente la componente automatica. Entrambi i concetti concernono, comunque,
modalità di reazioni emozionali ripetute e quasi automatiche, che il soggetto mette in
atto senza adeguate corrispondenti capacità rappresentative. Questo significa che il
soggetto, quando è in balia di tali modalità, non è privo di coscienza di ciò che accade,
13
Schacter D. (1987), Implicit Memory. History and current Status. In “journal of experimental psychology:
Learning Memory and Cognition., 13
14
Jacoby (1988), Memory observed and memory Unobserved. In Neisser U. Winograd E., Remembering
Reconsidered: Ecological and Traditional Approaches to the Study of Memory. Cambridge University Press
15
Squire et Al.,(1993), The Structure and Organization of Memory. In Porter Rosenzweig, Annual Review of
Psychology, 44, pp 453-95
16
ma non è in grado di svolgere un‟adeguata funzione riflessiva e di autocoscienza su
quanto sta avvenendo. Si tratta cioè di memorie fissate nel comportamento emozionale
e non conservate nella memoria rappresentativa-dichiarativa, anche perché acquisite
in epoche in cui la funzione della memoria rappresentativa non era ancora sviluppata. I
neonati percepiscono l‟ambiente che li circonda fin dai primi giorni di vita e diversi
studi hanno dimostrato che bambini anche molto piccoli sono capaci di avere ricordi di
esperienze precedenti, che si manifestano in termini di apprendimento
comportamentale, percettivo ed emozionale16. È questo genere di ricordi che
costituisce la memoria implicita. Quando vengono richiamati, non sono accompagnati
dalla sensazione interna di “stare ricordando qualcosa”. Le connessioni neuronali
descritte dall‟assioma di Hebb collegano direttamente l‟input sensoriale e la risposta,
per esempio di tipo emotivo. La memoria implicita è mediata, infatti, da regioni
celebrali che non richiedono la partecipazione della coscienza ai processi di
registrazione e di recupero.
Interessante è il collegamento che emerge con la teoria dell‟attaccamento e i
MOI (modelli operativi interni) di Bowlby che esamineremo nel secondo capitolo.
Memoria esplicita: fatti, eventi e coscienza autobiografica.
La memoria esplicita corrisponde a quello che la maggior parte delle persone
intende quando si riferisce genericamente all‟idea di memoria. Il ricordo è infatti
accompagnato da una sensazione interna precisa: ”sto ricordando”.
Il sistema esplicito comprende due forme di memoria:
- Semantica ( che include la conoscenza di dati, parole , simboli)
- Episodica (che contiene informazioni concernenti episodi o eventi
autobiografici e le loro relazioni spazio-temporali)
Recenti studi17 basati su tecniche di imaging cerebrale indicano che i ricordi
semantici si basano su processi funzionalmente distinti da quelli che consentono la
memoria di sé nel corso del tempo.
La memoria semantica permette rappresentazioni preposizionali- simboli di
fatti, interni o esterni, che possono venire espressi con parole o in forma grafica e che
possono essere valutati come “veri”o “falsi”. Questa forma di conoscenza semantica è
stata definita noetica.
La memoria episodica o autobiografica si basa invece su processi autonoetici (
di conoscenza di se stessi). Da questa coscienza autonoetica deriva una delle
caratteristiche principali della mente umana: la nostra capacità di fare quelli che
16
Bauer P.J. (1996),What do Infants recal of Their live?American Psychologist, 51/ Schacter (1996) op. cit,/
Fivush R., Hudson J.A (1990), Knowing and Remembering in Young Children. Cambridge University Press, NY
17
Wheeler et Al.(1997),Toward a Theory of Episodic Memory. The Frontal lobes and Autonoetic
Consciousness. Psychological Bullettin, 121
17
Tulving chiama i “viaggi mentali nel tempo”, ovvero di avere una visione di noi stessi
in un particolare momento del passato, nella realtà del presente e in un futuro
immaginario.18 Verificheremo nel prossimo capitolo parlando di coscienza di sé e di
nascita della memoria autobiografica l‟importanza di questa dimensione.19
In entrambe le forme di memoria esplicita i processi di registrazione sembrano
richiedere un‟attenzione conscia, diretta e specifica. Gli stimoli vengono prima
registrati come “ricordi sensoriali” nella cosiddetta memoria tampone. Di questi solo
alcuni passano alla memoria di lavoro e, in assenza di riattivazioni, vengono persi
dopo alcuni secondi oppure, al contrario, immagazzinati più stabilmente nella memoria
a lungo termine.È chiaro, però, che tale distinzione non si spinge fino a contrapporre i
due tipi di memoria che, invece, hanno molti elementi in comune.
La memoria episodica si caratterizza per il riferimento autobiografico. “Ricordo
quell‟informazione” nel senso che “ricordo dove e quando l‟ho appresa”. La memoria
semantica invece non mantiene le coordinate spazio temporali, anche se le
informazioni in essa devono ugualmente aver avuto un fondamento episodico.
La memoria semantica ha quindi avuto, e può conservare, dei riferimenti
episodici. Ne deriva così che l‟uso della memoria semantica si sovrappone al ricordo
episodico.
1.2.3 Caratteristiche della Memoria
1.2.3.1 Ricordi o pensieri? Immagini o percetti? La Memoria ad Entrata Multipla
Perché, facendo girare la chiave
Torna ai miei occhi con stupore antico
L‟incisione di un Tartaro che allaccia
Dal suo cavallo un lupo della steppa?
La belva si ritorce eternamente.
L‟osserva il cavaliere. La memoria.
Mi cede quest‟immagine di un libro
Il cui colore e la lingua ignoro
Molti anni sono ormai che non la vedo.
Talvolta mi impaurisce la memoria.
Nelle su concave grotte e palazzi
…stanno tante cose.
(da Storia della notte, Jorge Luis Borges)
18
Wheeler et Al.(1997),Toward a Theory of Episodic Memory. The Frontal lobes and Autonoetic
Consciousness. Psychological Bullettin, 121, pp331-54
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Secondo Wheler (1997) op. cit., i processi maturativi che si verificano nel corso del secondo anno di vita
indicano che il bambino sta sviluppando un senso di Sé, del mondo fisico, del tempo, della successione di eventi,
che insieme formano le basi per una memoria esplicita autobiografica. Secondo Nelson (Nelson K.(1993)
Events, Narratives, Memory: What develops? In Minnesota Symposia on Child Psychology, 26), prima di questa
fase i bambini possono essere capaci di ricordare avvenimenti della loro vita ( memoria di eventi), ma in questi
casi si tratta di ricordi semantici, che non si accompagnano al profondo senso di se stessi nel tempo che
rappresenta la caratteristica della memoria autobiografica.
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Una delle più stupefacenti capacità della memoria è quella di “rivedere”, con
l‟occhio della mente, immagini che non sono più sotto i nostri occhi. Lo sono state
tempo addietro, ma l‟immaginazione (intesa sia come fantasia, che come capacità di
creare immagini) sa produrre una rappresentazione che è, al tempo stesso, basata sulla
percezione e distinta da essa. Il descrivere un‟immagine mentale usa la stessa
terminologia della descrizione di un‟immagine visiva. E anche le sensazioni che si
provano sono simili.
Nonostante percezione ed immaginazione funzionino in maniera molto simile,
le persone sono quasi sempre capaci di distinguere se il contenuto presente alla
coscienza è un‟immagine mentale (in assenza di stimolo esterno) o un percetto ( in
presenza di stimolo esterno).
Per spiegare questa possibilità Johnson20 ha ideato un modello denominato
MEM (Multiple Entry Memory) – memoria ad entrata multipla. Nell‟ipotesi di
Johnson i dati registrati nella memoria autobiografica sono custoditi in tre sottosistemi
distinti:
- Il sottosistema sensoriale: che conserva le informazioni sensoriali più
elementari. Per es.: più o meno luminoso, più o meno in movimento;
- Il sottosistema percettivo: che riguarda l‟atto già più organizzato della
percezione, in cui un insieme di dati sensoriali viene inserito nel repertorio del
soggetto e porta al riconoscimento specifico;
- Il sottosistema riflessivo: basato sul flusso ininterrotto di riflessione e dialogo
che accompagna le sensazioni e le percezioni e che, a volte, le sostituisce, nel
caso la memoria riguardi esclusivamente un‟esperienza di tipo mentale.
La capacità di distinguere un pensiero da un ricordo, un‟immagine da una
percezione sta proprio nel tipo di codifica in entrata. I ricordi sono composti da tutte
queste tre componenti e vengono disposti su una linea continua che va dalla
sensazione pura alla sola riflessione e rielaborazione.
1.2.3.2 Emozioni e memoria.
Il ricordo e l‟oblio di fatti emotivamente significativi
Il ritenere che quanto più un fatto è carico emotivamente tanto più sarà
ricordato ed esente da oblio è opinione diffusa e radicata nelle persone.
20
Johnson M.K. (1983) A multiple Entry, Modular Memory System. In Bower, The Psychology of Learning and
Motivation: Advances in Research Theory., 17, Academic Press, NY