anche involontariamente dall'ascoltatore che poi la ritrasmette ad
un altro in forma alterata;
• Selezione: non tutti i contenuti vengono trasmessi, e il tipo di
selezione che viene attuata è dipendente dal contesto e dalle
persone coinvolte nell'interazione.
L'evoluzione per selezione può essere applicata alla sociologia se si
verificano le condizioni necessarie affinchè emerga il paradigma
evoluzionista. Il mondo sociale, infatti, è costituito da
comportamenti genetici(innati) e acquisiti(culturali), ma anche da
comportamenti imposti(sociali). Questi ultimi, costituiti da pratiche
di azione reciproche, sono tramandati di generazione in generazione
con un certo grado di variazione, ed alcune variazioni emergono al
posto di altre.
L'implicazione più importante per il mondo della sociologia riguarda
però la possibile integrazione, attraverso questo approccio, della
sociologia con la biologia. Per esempio la capacità di altruismo
disinteressato tipica degli esseri umani sembra essere il prodotto di
un'evoluzione di tipo biologico. In altre parole, per il paradigma
evoluzionista, esso non è solo un fenomeno culturale, ma anche una
disposizione sociobiologica tipica degli esseri umani. La memetica
ci permette di costruire una sorta di ponte che lega la storica
contrapposizione tra natura e cultura, tra innato e acquisito che
permea le scienze sociali; e nello stesso tempo di costruire una
teoria unificata e concettualmente integrata dei comportamenti
umani.
Fin dal 1950 un considerevole numero di studi empirici sembra
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confermare l'esistenza di contagio sociale in molte aree della vita
sociale. I comportamenti umani, per esempio, sia in collettività
ristrette che ampie, sembrano tendere verso una sorta di omogeneità
anche in assenza di coercizione. Questo particolare fenomeno non è
però ristretto solo ai comportamenti; ricerche hanno dimostrato che
anche le emozioni sembrano essere contagiose. Numerose ricerche
empiriche hanno dimostrato che il contagio emozionale riguarda
l'umore, l'ansia, la paura, lo stress e il divertimento. Una seconda
classe di comportamenti che sembra seguire un tipo di diffusione per
contagio è quella che riguarda la violazione delle regole. Tipici
esempi sono il fumo tra gli adolescenti, l'abuso di sostanze, la
delinquenza, il sesso giovanile e la criminalità. Una terza classe di
comportamenti di questo tipo è l'autolesionismo, di cui il suicidio è
l'esempio paradigmatico, mentre una quarta classe riguarda il
contagio finanziario in cui il comportamento infettivo riguarda il
panico per la compravendita delle azioni nei mercati. Un quinto tipo
di comportamenti infettivi che è stato sottoposto a molteplici
ricerche è quello che riguarda il comportamento del consumatore.
Sono stati sviluppati diversi modelli predittivi di successo
riguardanti le mode che si diffondono come dei virus all'interno della
popolazione.
La parola chiave di un processo di questo tipo è imitazione. I
comportamenti infatti si diffondono all'interno della popolazione
grazie alla capacità umana di imitazione motivata, che si differenzia
da quella degli animali proprio in virtù del fatto che gli esseri umani
si imitano tra loro in maniera consapevole.
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Di importanza fondamentale il fatto che l'evoluzione biologica per
selezione naturale agisce in primo luogo per il beneficio delle unità
di replicazione e non per l'individuo, gruppo o specie coinvolti. Il
primo a parlare di questa teoria fu Richard Dawkins nel suo libro “Il
Gene Egoista”, in cui afferma che la variazione evolutiva, la
replicazione e la selezione operano indipendentemente dagli
interessi degli individui, gruppi o specie. Dawkins, che è stato
spesso accusato di riduzionismo e determinismo, afferma, negli
ultimi capitoli del suo controverso libro, che una sorta di ambiente
sociale indipendente è emerso dalla selezione naturale, e che questo
ambiente sociale è basato sul concetto di imitazione. Come il gene
soddisfa i criteri per l'evoluzione genetica, così accade per la cultura.
Essa viene trasmessa con delle variazioni, e solo alcune variazioni
persistono, mentre altre scompaiono. Gli esseri umani secondo
questa prospettiva non sono solo il prodotto dell'evoluzione
genetica, ma anche dell'evoluzione culturale, o memetica. Essi in
questo modo diventano veicoli per la diffusione dei geni ma anche
della cultura.
Attraverso il meccanismo di imitazione diventano veicoli per un
processo evolutivo che opera in due strati, quello biologico e quello
culturale.
Uno degli aspetti più importanti del paradigma evoluzionista è la
distruzione dell'irriducibile nozione cartesiana che continua a
permeare la sociologia. Come il mondo biologico può essere
compreso come il prodotto di istruzioni genetiche in competizione,
così il mondo sociale deve essere compreso come il prodotto di
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istruzioni memetiche in competizione. L'evoluzione avviene anche
nel mondo sociale proprio perchè si verificano anche in esso le tre
condizioni fondamentali per l'evoluzione: replicazione, variazione e
selezione. Inoltre, esattamente come l'evoluzione genetica avviene
negli interessi esclusivi dei replicatori(i geni), così avviene per
l'evoluzione memetica. Per il paradigma evoluzionista in questo
modo la condizione umana può essere spiegata come un'unione tra
due substrati: quello genetico e quello memetico. La cultura si
diffonde ed evolve perchè si adatta all'attività di copiatura dei nostri
cervelli. Da questo nuovo punto di vista il concetto problematico del
self può essere compreso come un prodotto dei memi stanziati nei
nostri cervelli e oggettivati all'interno di un particolare ambiente. Da
questa prospettiva il sé non esiste al di fuori dei discorsi e dei
comportamenti, il sé diviene discorso e comportamento. Questa è la
controversa implicazione del paradigma evoluzionista all'interno
della sociologia; l'agire umano può essere ridotto in set di istruzioni
stanziate in fenotipi culturali e biologici. Questo tipo di implicazione
ovviamente scuote dal profondo la concezione diffusa dell'uomo
come un omuncolo Cartesiano, e allo stesso tempo offre una valida
alternativa che può essere integrata, ma non ridotta, con la nostra
conoscenza dal mondo organico.
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Cap.1- La Memetica
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1-1.Premessa
L'evoluzione culturale e quella biologica sono legate da un rapporto
molto stretto: i geni controllano gli organi che rendono possibile
l'evoluzione culturale grazie al linguaggio, ma, nello stesso tempo, la
cultura resta in larga parte indipendente dai geni e può essere
addirittura in grado di interferire nell'evoluzione genetica. Il
processo di evoluzione della cultura è determinato dalle innovazioni
scelte e dall'accettazione o meno di esse da parte della società.
L'influenza della società è un fattore dominante nella scelta di
aderenza o meno ad un'innovazione.
Nell'evoluzione biologica, tramite la riproduzione sessuata, ognuno
dei due genitori contribuisce con un patrimonio ereditario completo:
il “genoma”, o DNA. Il processo di copiatura del DNA, tuttavia, non
è perfetto, e porta con sé sempre dei piccoli errori. Se sono presenti
degli errori di copiatura che provengono dal genoma di un genitore,
quello che proviene dall'altro può avere la facoltà di salvare la
situazione. Gli errori che avvengono nel processo di copiatura
vengono chiamati “mutazioni”. Esse possono essere vantaggiose se
portano un vantaggio riproduttivo sul tipo originario. Inoltre esse
fanno parte di un processo automatico ed inevitabile.
Il primo biologo che parlò di origine delle specie per evoluzione dai
tipi precedenti fu Jean-Baptiste Lamarck. Egli riteneva che il motore
dell'evoluzione fosse l'adattamento dell'individuo alle condizioni
11
ambientali. Nella teoria lamarckiana, quindi, si riteneva che i
caratteri acquisiti dall'organismo durante la propria vita venissero
ereditati. Questo, come sappiamo, non ha nessun fondamento per i
caratteri biologici e quindi per l'evoluzione biologica. Per quanto
riguarda l'evoluzione culturale, invece, è possibile che le
“mutazioni”, o invenzioni che vengono trasmesse culturalmente, non
siano apprese dai figli ma da qualche altro membro della società.
L'evoluzione culturale è quindi di tipo lamarckiano. È importante
sottolineare che essa ha sempre insita una sorta di intenzionalità, al
contrario di quella biologica, in cui ogni mutazione avviene secondo
le regole del caso. La trasmissione culturale può non essere
trasmessa da genitori a figli, ma molto più rapidamente, azzerando i
tempi di trasmissione, soprattutto oggi grazie ai mezzi di
comunicazione di massa.
Nell'evoluzione culturale si riproducono le “idee”, che formano il
nostro corredo di conoscenze, costumi, abitudini. Anch'esse possono
essere trasmesse da genitori a figli come nell'evoluzione biologica,
ma non solo. Il ciclo di trasmissione può non durare una
generazione, ma può essere molto breve, come nel caso di una
telefonata, oppure lunghissimo. La teoria dell'evoluzione biologica
può essere trasmessa per analogia a quella dell'evoluzione culturale,
anche perchè nell'uomo avvengono entrambe e possono interagire.
Gli elementi fondamentali della cultura sono le “idee” che
trasmettiamo continuamente a coloro che vengono a contatto con le
nostre parole. La natura fisica delle idee non è ancora stata spiegata,
ma grazie soprattutto ai progressi compiuti negli ultimi anni,
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possiamo dire che esse sono “qualcosa” che accade nel nostro
cervello, all'interno delle cellule nervose connesse tra loro da fibre
che escono da tali cellule. In quanto alla struttura possiamo dire che
le idee sono formate da circuiti di neuroni. Hanno bisogno di corpi
materiali e di cervelli per essere prodotte e trasmesse, e, poiché il
passaggio di un'idea da cervello a cervello è una forma di
autoriproduzione, esso determinerà selezione culturale, qualora
esistano idee in competizione tra loro. Molte idee sono innate, cioè
fanno parte del nostro corredo culturale fino dalla nascita o anche da
prima, da così tanto tempo che possono essere considerate come
parte del DNA, ma molte sorgono durante la nostra vita attraverso lo
sviluppo culturale, sia apprendendo nuove idee dagli altri, sia
sviluppandole noi stessi. Richard Dawkins, nel suo libro “Il gene
egoista” (1976), ha proposto di dare il nome “meme” all'unità
fondamentale di riproduzione del patrimonio culturale capace di
mutazione ed autoriproduzione. A partire dalla pubblicazione del
suo libro, si è sviluppata una nuova disciplina, la memetica, in grado
di fornire un impianto teorico che permette il superamento
dell'antinomia natura/cultura. La memetica studia in che modo e
secondo quali schemi l'evoluzione biologica e quella culturale
convivono e competono.
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1-2. Che cos'è la memetica
La memetica è una disciplina che studia l'evoluzione culturale
seguendo le regole della legge di selezione naturale enunciata da
Darwin. Il primo a coniare il termine memetica, come ho già detto,
fu Richard Dawkins nel suo libro “Il gene egoista”(1976).
Dawkins paragonò il gene, unità fondamentale di trasmissione del
patrimonio genetico, al meme, unità fondamentale di trasmissione
del patrimonio culturale. La tesi di Dawkins si basa sul fatto che
nell'evoluzione ha più probabilità di avere successo quell'individuo
che, proprio come diceva Darwin, meglio si adatta alle condizioni
mutevoli dell'ambiente. Secondo l'etologo inglese, però, i geni
agiscono in modo egoista: infatti l'individuo non può interferire in
alcun modo con la sua evoluzione genetica, che è come una forza
alla quale non si può ribellare. Gli uomini come gli altri esseri
viventi, altro non sono che “macchine da sopravvivenza”, ovvero
mezzi utilizzati dai geni per replicarsi e propagarsi secondo una
logica di egoismo puro: il gene agisce solo ed esclusivamente nel
suo interesse, per esempio utilizzando l'individuo maggiormente
adatto a “trasportare” una determinata caratteristica fisica che
permetterà non tanto all'individuo di vivere meglio (anche perchè
l'evoluzione biologica è un meccanismo lento) quanto piuttosto al
gene stesso di propagarsi con maggiore velocità e di durare più a
lungo. Secondo Dawkins l'uomo si differenzierebbe dalle altre
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specie in quanto portatore di cultura e di un cambiamento del
linguaggio di tipo evolutivo. La trasmissione culturale quindi
sarebbe analoga alla trasmissione genetica in quanto, sebbene sia
normalmente di tipo conservativo, può dare forma ad un certo tipo
di evoluzione. Il linguaggio sembra evolversi molto più rapidamente
dell'evoluzione genetica: basta pensare a tutte le nuove parole che
vengono aggiunte al vocabolario ogni anno e che entrano nell'uso
comune proprio nel momento in cui viene assegnato loro un nome.
In realtà, secondo l'autore, il linguaggio non è l'unico aspetto in cui
possiamo osservare la velocità dell'evoluzione culturale: “è la
nostra specie che ci mostra sul serio che cosa può fare l'evoluzione
culturale e il linguaggio ne è soltanto un esempio. Le varie forme
dell'abbigliamento e dell'alimentazione, delle cerimonie e dei
costumi, dell'arte e dell'architettura, dell'ingegneria e della
tecnologia, si sono tutte evolute nei tempi storici in un modo che
sembra accelerato dall'evoluzione genetica, ma che in realtà con
essa non ha niente a che vedere”(Dawkins, R., 1992, Il Gene
egoista, Mondadori, Milano).
Nell'evoluzione culturale, proprio come in quella genetica, un
cambiamento avvenuto può rappresentare una forma di progresso.
Ponendo il gene come unità fondamentale di trasmissione del DNA,
Dawkins afferma che innanzitutto esso è un replicatore: grazie al
gene, o ad un pool genico, alcune caratteristiche vengono tramandate
di generazione in generazione, e altre invece si fermano e
scompaiono. Dawkins afferma chiaramente che oggi è emerso un
nuovo tipo di replicatore, che agisce in modo molto più veloce del
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vecchio gene, e che è soggetto esattamente come esso a importanti
mutamenti evolutivi. Questo nuovo tipo di replicatore agisce nella
trasmissione culturale esattamente come il gene agisce in quella
genetica. Dawkins lo chiama meme affinchè nel nome stesso sia
racchiusa l'idea di “imitazione” (da mineme, parola greca che
rimanda l'idea di imitazione). Proprio come i geni si propagano di
corpo in corpo tramite i meccanismi di riproduzione sessuale, i memi
passano di cervello in cervello attraverso un processo che può essere
chiamato imitazione. Esempi di memi, secondo Dawkins, sono
melodie, frasi, idee, mode. Una volta che un meme si è impiantato
nel cervello di un individuo, questo ne viene “parassitato” e
inconsciamente si trasforma in un veicolo atto alla propagazione del
meme stesso, esattamente come un virus può arrivare a parassitare ed
intaccare la cellula ospite. Per spiegare questa teoria Dawkins
utilizza il concetto dell'idea di Dio. Secondo lui il valore di
sopravvivenza del meme Dio deriva dal grande richiamo psicologico
a cui rimanda: esso infatti fornirebbe, nell'idea di Dawkins, una
risposta immediata e plausibile ad alcuni problemi dell'esistenza che
non possono essere spiegati e che non hanno bisogno di venire
spiegati grazie alla fede.
Secondo Dawkins ogni volta che si verificano delle condizioni per
cui un replicatore può fare copie di se stesso, esso tenderà a
prendere il sopravvento ed a iniziare un nuovo tipo di evoluzione.
Anche l'evoluzione genetica, che ha portato alla formazione del
cervello, ha fornito le condizioni affinchè si formassero i primi
memi. I memi si replicano tramite un processo di imitazione, anche
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se non tutti i memi possono replicarsi, anche perchè, esattamente
come nel processo di evoluzione genetica, alcuni memi avranno più
successo di altri nella riproduzione. Le caratteristiche fondamentali
di un meme sono: longevità, fecondità e fedeltà di copiatura.
Secondo Dawkins la longevità è quella meno importante fra le tre,
mentre la fecondità è la più importante: alcuni memi, infatti, possono
ottenere un grande successo a breve termine ma durare poco nel
tempo.
La fedeltà di copiatura, invece, è un caso a sé. È pressochè
impossibile che un dato di tipo memetico venga copiato in modo
esattamente uguale a quello di partenza, anche in virtù del fatto che,
poiché esso verrebbe trasmesso tramite il linguaggio,
presupporrebbe un certo grado di rielaborazione linguistica da parte
di chi lo ritrasmette. I memi, dice Dawkins, vengono trasmessi in
forma alterata. In ogni tipo di concetto che abbiamo nel cervello c'è
alla base una sorta di meme-idea che ci permette di comprendere
quello di cui stiamo parlando o che stiamo ascoltando, però ognuno
di noi lo elabora in modo differente: per esempio tutti sappiamo in
che modo le forme di vita si sono evolute, grazie alla teoria
darwiniana, però ognuno di noi ne ha un ritratto più o meno fedele
nella propria mente. Un meme-idea, dice Dawkins, è un'entità che è
capace di essere trasmessa da cervello a cervello: “il meme della
teoria di Darwin è perciò quella base essenziale dell'idea che è
comune a tutti i cervelli che capiscono la teoria. Le differenze nel
modo in cui la gente rappresenta la teoria non sono allora, per
definizione, parte del meme”(Dawkins 1992: 205)
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