NOTA METODOLOGICA
V
coscienza che tutte le attività del processo di marketing sono pervase da
flussi di conoscenza:
la conoscenza per i consumatori, richiesta nei processi
relazionali per soddisfare le esigenze informative dei consumatori in ordine
al prodotto e più in generale all’azienda, attraverso il potenziale
comunicativo del brand;
la conoscenza dei consumatori, accumulata al fine di
comprendere i meccanismi motivazionali, le aspettative e in generale la
storia dei consumatori;
la conoscenza dai consumatori, rinveniente dalla valorizzazione
del potenziale cognitivo insito nelle interazioni con i consumatori e
finalizzato alla sperimentazione del brand.
Tali opportunità possono essere sfruttate appieno solo attivando le
molteplici forme di connessione con i clienti che l’economia digitale offre
alle imprese, il che significa utilizzare la rete connettiva sempre più estesa
che unisce domanda e offerta per favorire processi di comunicazione
finalizzati allo scambio di conoscenze, cioè processi di interazione.
In questa ottica, il potenziale di connessione deve tradursi in un
potenziale di interazione. Le condizioni che definiscono la forza delle
connessioni dipendono: dalla solidità delle relazioni fra impresa e
consumatori e dalla possibilità di rendere operanti, attraverso le relazioni
suddette, processi di apprendimento congiunto. Se, dunque, i consumatori
hanno sempre rappresentato l’asset maggiormente critico per l’impresa, la
vera innovazione emergente è che la stessa impresa può rappresentare
una risorsa per il consumatore, ed entrambe possono contribuire ad auto-
alimentarsi reciprocamente, innescando processi co-evolutivi. Diviene
determinante il contributo dei consumatori sia dal punto di vista della
generazione e diffusione di valore e valori, divenendo essi stessi co-
produttori, sia nel favorire lo sviluppo del patrimonio di conoscenze
dell’impresa.
La marca come strumento di valorizzazione della conoscenza e delle relazioni
VI
In tale prospettiva è opportuno riuscire a valorizzare il potenziale
cognitivo nei momenti relazionali in cui si articola il processo di marketing,
nel quale appare evidente il ruolo fondamentale della marca, nell’acquisire
e valorizzare quegli elementi conoscitivi presenti nel fenomeno di
interazione e che pervadono sia il processo di acquisto che quello di
consumo. La marca, in particolare quella industriale, e la sua gestione
assumono oggi maggiore criticità per l’impresa orientata al mercato, anche
in considerazione delle sfide che nell’attuale contesto ipercompetitivo deve
affrontare. La prima novità in tal senso è data dal potere crescente del
trade che, con le politiche di private label e il potenziale informativo sui
consumi, conferisce alla marca un peso maggiore nelle sfide “sullo
scaffale”; oltre ad avere il vantaggio di offrire assortimenti anziché singoli
prodotti. La seconda novità è costituita dalla crescita del potere del
consumatore che, con le sue mutevoli aspettative e la sua strutturale
infedeltà, impone un approccio relazionale teso alla costruzione,
accumulazione e ampliamento del valore (e più in generale dei valori) del
brand . In ultimo spiccano le variabili del macro ambiente alle quali hanno
fatto seguito: l’invecchiamento della popolazione, la proliferazione dei
canali di comunicazione ed informazione, con il conseguente overload
informativo, la rivoluzionaria diffusione di internet che ha elevato le
aspettative dei consumatori nei confronti della marche e per loro tramite
delle imprese, la moneta unica europea e le conseguenti percezioni di
povertà e schiacciamento dei prezzi. Questi fenomeni concorrendo alla
crescente complessità del brand management fanno della marca un
intangible asset imprescindibile nella costruzione di un vantaggio
competitivo difendibile.
La duplice implicazione della marca, che da un lato rappresenta il
trait d’union tra l’impresa e i consumatori e dall’altro lo strumento di punta
della competizione nel business system, è il tema oggetto di questa
dissertazione.
NOTA METODOLOGICA
VII
L’obiettivo è quello di dimostrare la valenza della marca
quale vettore di apprendimento e di esplicitazione della
conoscenza dai consumatori, derivante dalle relazioni istaurate
con essi.
La marca assume tale veste, quando riesce a creare una comunità
(reale/virtuale) di consumatori/clienti, dalla quale attinge le informazioni
sulle nuove tendenze di consumo concernenti sia i beni attualmente
incorporati, sia nuove opportunità di prodotto (line o brand stretching).
Per dimostrare tale tesi il lavoro prende le mosse dalla genesi della
marca e dal suo mutevole rapporto con i consumatori nel tempo,
osservando l’evoluzione della marca parallelamente a quella del
consumatore e dell’orientamento del marketing. Sempre il primo capitolo,
si sofferma sulle diverse concezioni teoriche del consumatore moderno e
sui differenti approcci per conquistarlo; è stato introdotto, infine, il
concetto di valore della marca e sono stati esplorati i diversi livelli di
potenzialità in essa insiti, nonché le modalità di attivazione degli stessi.
Il secondo capitolo, ha ad oggetto l’analisi di un modello evolutivo,
teso allo studio delle modalità di costruzione e di sistematico
accrescimento del valore della marca. Per valore della marca si è inteso sia
il potenziale di crescita, che questa risorsa è in grado di generare
attraverso l’accumulazione e lo sviluppo della conoscenza dai consumatori,
sia la durata e l’entità dei flussi economici derivanti dalle relazioni di
mercato da essa attivate. Partendo dalle componenti cognitive della
marca, il modello evolutivo proposto, evidenzia il percorso sottostante alla
continua alimentazione del valore di questa risorsa; che sfocia
nell’astrazione del valore del brand, da quello dei prodotti che incorpora,
che gli consente di esplorare nuovi business innescando, in tal modo, un
nuovo processo evolutivo. Il capitolo si chiude con la rassegna delle
metodologie di misurazione del valore della marca.
La marca come strumento di valorizzazione della conoscenza e delle relazioni
VIII
Il terzo capitolo chiude la parte dedicata alla marca e affronta la
tematica delle sfide che, nell’attuale contesto di business, dominato
dall’interazione e dall’incertezza, questa risorsa deve affrontare per
mantenere vivo il “contratto con i consumatori”. Le sfide sono interpretate
quali momenti di crescita che la marca deve fronteggiare alla luce: del
crescente potere della store brand, della necessaria coerenza con la
propria mission, dell’esigenza di maggior efficienza finalizzata a una
maggiore competitività, della rilevanza della variabile tempo, dell’avvento
di internet ecc. Tutti eventi che stimolano la marca in direzioni diverse,
tutte volte, però, alla valorizzazione del suo ruolo di risorsa chiave per il
raggiungimento e la conservazione del vantaggio competitivo.
Il quarto capitolo affronta la tematica della gestione della
conoscenza, approfondendo la componente localizzata di tale risorsa, ossia
gli schemi cognitivi e delineando il processo di costruzione della
componente distribuita, ovvero le competenze. Successivamente il focus
si trasferisce sulla conoscenza di marketing e in particolare sulla
costruzione di un processo di emersione, generazione e condivisione della
conoscenza dai consumatori, propedeutico alla sua applicazione
nell’ambito del brand management.
L’ultimo capitolo esamina la marca da un punto di vista cognitivo.
L’obiettivo è quello di partire dal ruolo della marca nel sistema di
conoscenze dell’impresa, delinearne le componenti cognitive, approfondire
la funzione di partner relazionale della stessa e, dunque, dimostrare il
ruolo di vettore di conoscenza dai consumatori che la marca può assumere
nelle interazioni relazionali con il mercato di riferimento. A tal fine sono
state proposte alcune metodologie di rilevazione della conoscenza dai
consumatori, riservando particolare rilievo alle virtual brand community.
Al fine di realizzare lo studio relativo al ruolo della marca quale
vettore di conoscenza, è stata preliminarmente avviata una fase di ricerca
volta: sia alla costruzione della struttura del lavoro, determinando le
tematiche da trattare e la loro sequenza logica; sia alla ricerca delle fonti
NOTA METODOLOGICA
IX
fondamentali per una legittimazione scientifica della tesi. A tal fine sono
state utilizzate sia fonti dirette rappresentate: dall’Advanced Marketing
Course ed 2003 (riservato alle migliori squadre classificate al Pemio Philip
Morris per il Marketing), che ha avuto ad oggetto le strategie e le tecniche
di Brand Management; nonché dall’aver ottenuto, in tale sede, working
paper, pubblicazioni e preziose indicazioni da studiosi quali: Michele
Costabile, Bruno Busacca e Daniele Dalli che in ambito accademico
nazionale si occupano delle tematiche oggetto della dissertazione. Le fonti
derivate concernenti gli argomenti relativi al: marketing, branding,
knowledge management, marketing knowledge management e virtual
community, di natura bibliografica, sono state reperite attraverso: la
biblioteca della Facoltà di Economia dell’Università Federico II, la biblioteca
dello Stoà (Istituto di Studi per la Direzione e Gestione di Impresa) di
Ercolano, la biblioteca della Facoltà di Economia della Seconda Università
degli studi di Napoli, siti internet tematici e aziendali, riviste scientifiche
ed infine mediante l’acquisto diretto dei testi.
CAPITOLO I
L’EVOLUZIONE DELLA MARCA
iò che conta nella costruzione delle relazioni di marca non è
semplicemente cosa i managers intendono per esse, o cosa
“contiene” la brand image, ma cosa i consumatori fanno insieme alla
marca per aggiungere significato alla loro vita
Fournier S. “Consumers and their Brands”, in Journal of Consumer Research, 3/1998
C
“
”
La marca come strumento di valorizzazione della conoscenza e delle relazioni
2
L’EVOLUZIONE DELLA MARCA
1.1 MARCA E CONSUMATORI NEL TEMPO
Il ruolo che la marca riveste nell’attuale contesto economico è il
risultato di un processo evolutivo, i cui principali vettori di cambiamento
riconducibili alle dinamiche comportamentali dei consumatori e dalle
conseguenti modalità delle imprese di relazionarsi con essi. Al fine di
analizzare, in termini evolutivi, la funzione di tale risorsa, è necessario
trattare parallelamente lo sviluppo della condotta dei consumatori e i mutati
orientamenti delle organizzazioni nei confronti di questi ultimi. Muovendo
dall’evoluzione comportamentale del consumatore nel tempo, per
comprendere il ruolo della marca, è possibile articolare l’analisi in tre
momenti
1
:
ξ “il proto-consumismo”,
ξ “il consumismo sfrenato”
ξ “il consumerismo”
Fino agli anni sessanta, la nascita e lo sviluppo dell’economia
industriale hanno portato ad una produzione di massa: grandi quantità di
beni uguali tra loro, in tutto e per tutto, risultato di un’offerta del tutto
indifferenziata; la relazione produzione-consumo si è basata sulla delega
del consumatore neofita (proto consumista) all’impresa; in tale periodo il
consumo è un fenomeno prevalentemente urbano e di elite, che coinvolge
una porzione limitata della popolazione totale. In questo contesto la marca
sviluppa su un piano strategico, la sua funzione primitiva di elemento di
differenziazione e su un piano giuridico una rilevanza tale da divenire
strumento di tutela contro indebiti utilizzi. La marca in questa fase è
intesa e trattata come una scorciatoia per il consumatore:
rappresenta il prodotto nelle sue caratteristiche funzionali e serve
essenzialmente per differenziarlo dagli altri presenti sul mercato.
1
Donnelly J.H.-Peter J.P., Mc Graw-Hill, Milano, 1999
IL RUOLO DELLA MARCA NEL TEMPO
3
È solo con la successiva evoluzione dei comportamenti di consumo,
nonché delle risposte coerenti delle imprese a questi mutamenti, che la
marca acquista le funzioni riscontrabili anche ai giorni nostri.
Con lo sviluppo dell’economia industriale, le imprese mutano il loro
orientamento strategico nei confronti del mercato, l’economia della varietà
prende il sopravvento sull’economia del controllo, e la progressiva
differenziazione e personalizzazione dell’offerta ne sono l’esempio. L’aspetto
immateriale e simbolico del bene prodotto acquista un’importanza
crescente a discapito di quello materiale, si modifica anche il presupposto
della relazione impresa-consumatore: quest’ultimo, infatti, non è più
portato a delegare l’offerta nella definizione dei prodotti da realizzare. In un
contesto così dinamico, il ruolo egemone dell’impresa non può più
strutturalmente esistere e, dalla sua archiviazione, nasce un nuovo modo di
avvicinarsi al mercato. L’evoluzione comportamentale del consumatore
conosce, nell’ambito del nuovo orientamento aziendale due fasi: “il
consumismo” indotto dal generale clima di ottimismo, che trae la sua
genesi dalla crescita economica e sociale prodottasi sino a tutti gli anni
ottanta e il “cosumerismo” nato come reazione al consumismo sfrenato e
generato dalla stagnazione economica, che porta all’apice del percorso
involutivo dei consumi ed evolutivo del consumatore.
Il consumista abbandona il modello del consumo come necessità.
Negli anni ottanta si istaura un fenomeno collettivo informato al consumo:
si consumano idee politiche, relazioni sociali, oggetti, tempo ecc. Vi è una
scarsa attenzione al rapporto qualità/prezzo dei prodotti privilegiandone la
qualità esteriore e percepita a danno di quella intrinseca e si assegnano al
consumo forti valenze edonistiche. La marca, con le sue funzioni
ludiche e di status, diviene di per se un oggetto di desiderio e
dunque di acquisto indipendentemente dal prodotto sul quale è
apposta.
Il consumerista presenta un atteggiamento di fondo nei confronti del
consumo improntato al riflusso delle posizioni precedentemente assunte,
volte esclusivamente al consumo edonistico, frutto di una cultura
La marca come strumento di valorizzazione della conoscenza e delle relazioni
4
economica più progredita, riflessiva, informata, razionale ed equilibrata. Il
termine consumerismo si riferisce, da un lato, a un movimento civile per la
tutela organizzata dei diritti dei consumatori e dall’altro, a un tendenza
culturale all’interpretazione critica dei consumi di massa
2
. Si nota, in questa
fase, il rifiuto all’omologazione consumistica in luogo di una tendenza verso
la personalizzazione e il customer made e una crescente valorizzazione
degli aspetti immateriali del consumo volti alla ricerca del valore e dei
valori. La marca diventa il vettore elettivo per la creazione di tale
valore e per un approccio con i consumatori teso ad istaurare relazioni
durature. L’impresa non cerca più il controllo della complessità del mercato,
ma trova il suo equilibrio proprio nella capacità di sfruttarla al meglio
instaurando con i soggetti che compongono la controparte del rapporto, un
dialogo di natura bidirezionale.
In un mercato così complesso, non è possibile conquistare la fedeltà
del consumatore con un prodotto poco personalizzato che richiede al
soggetto uno sforzo di adattamento alle sue aspettative; l’applicazione delle
nuove tecnologie consente la realizzazione di prodotti talmente
personalizzati da raggiungere il singolo consumatore. La creazione di
prodotti ad hoc genera un mercato sempre più esigente e sempre meno
attento alla marca intesa nella sua funzione identificativa, è quindi in questa
fase che la marca sviluppa e cura le funzioni legate al significato simbolico
della sua identità.
La marca si intende sempre più come esperienza, ovvero
come simbolo non solo di un bene, ma di tutto ciò che contribuisce a
formare nella mente del consumatore una certa idea riguardo un prodotto
3
.
2
Donnelly J.H.-Peter J.P., “Marketing”, Mc Grow-Hill, Milano, 1999
3
Costabile M. “Brand Equity Building”, dall’Advanced Marketing Course,Volterra,2003
IL RUOLO DELLA MARCA NEL TEMPO
5
Le fasi evolutive del brand possono essere riassunte in uno schema
4
di sintesi (figura 1.1)
(figura 1.1)
EVOLUZIONE DEL
CONSUMATORE
EVOLUZIONE DEL
BRAND
ORIENTAMENTO DEL
MARKETING
Proto-Consumista
Brand prodotto. Vi si
colloca l’azienda che
presenta sul mercato
un’offerta che non esprime
alcun valore aggiunto, al di
la delle caratteristiche
funzionali del prodotto.
Può esserci una marca che
lo distingue dalla
concorrenza ma nel
processo di acquisto non
c’è alcun coinvolgimento
emotivo da parte del
consumatore
Al Prodotto
Consumista
Brand brand. In questo
caso, collegato al prodotto
c’è un valore emozionale
che travalica le specifiche
funzioni d’uso e con esse si
integra. Tuttavia le imprese
collocate a tale livello non
si focalizzano su aspetti
intangibili del brand, ma
sul momento transazionale
della vendita
Alla Transazione
Consumerista
Brand corporate. Nelle
aziende che riescono a
raggiungere questo stadio i
valori emotivi espressi dal
brand sono coerenti con
quelli che l’azienda, in
quanto tale, promuove. In
tale fase il cliente non
acquista semplicemente un
prodotto ma, in qualche
modo, attraverso l’acquisto
si appropria di una parte
dell’azienda
Alla Relazione
4
Lo schema è stato costruito considerando congiuntamente: l’evoluzione comportamentale dei
consumatori, l’approccio del marketing nei loro confronti e il ruolo del brand in ogni fase. Fonti:
Donnelly J.H. – Peter P.J., Mc Graw-Hill, Milano, 1999; Cercola R., Marketing, Etas, Milano,
1999; Pratesi C.A., “Come far vivere bene e a lungo un brand” dall’ Adavanced Marketing Course,
Volterra, 2003
La marca come strumento di valorizzazione della conoscenza e delle relazioni
6
1.2 MARCA E CONSUMATORI OGGI: LE TEORIE
Lo forzo identificativo del ruolo della marca, nell’attuale contesto
ipercompetitivo, è correlato all’analisi del comportamento del consumatore
moderno e alle diverse teorie volte ad implementare una strategia
coerente con le sue mutevoli aspettative.
Le nuove tecnologie dell’informazione stanno radicalmente
modificando non solo la gestione aziendale e le modalità di interazione e di
relazione con i consumatori ma, in prima istanza, il mondo delle relazioni
sociali tra gli individui. Con la comunicazione globale è possibile lo scambio
di informazioni e di conoscenze in tempo reale e con mezzi sempre più
interattivi, che coinvolgono a distanza utenti da tutto il mondo; la
trasmissione dei messaggi per mezzo di una rete consente potenzialmente
il raggiungimento di una connessione totale; un avvicinamento che ha
come elemento di base la continua interazione con i soggetti che
compongono la domanda del mercato di riferimento. Grazie ai mezzi
tecnologici, cui il nuovo paradigma si appoggia al fine di costruire un’unica
rete di conoscenza, il consumatore acquista il nuovo ruolo di co-
protagonista della relazione, è informato sulle alternative possibili in un
mercato globale, è quindi sempre più accorto ed esigente in termini di
qualità e rispondenza del prodotto alle sue aspettative. Si guarda alla marca
come ad una forma di conoscenza che si compone di
5
:
o identità,
o immagine
o consapevolezza.
Queste tre componenti fondamentali sono quelle sulle quali l’impresa
oggi punta per ottenere quel vantaggio competitivo che, nell’orientamento
al prodotto era rappresentato dal saper soddisfare un bisogno primario
meglio di un'altra.
5
Busacca B., “Brand Management”, in Economia & Management, n.2/2002
IL RUOLO DELLA MARCA NEL TEMPO
7
La politica di marca rappresenta, in misura maggiore rispetto al
passato, la fonte primaria del vantaggio competitivo delle imprese.
Questa nuova valenza rende maggiormente critico l’approfondimento
delle logiche di gestione della marca volte a sviluppare le capacità: di
attivazione della marca, di sperimentazione dei suoi contenuti e
applicazioni, di ampliamento del suo raggio d’azione; di ulteriore sviluppo
del suoi potenziali di differenziazione, di diffusività e di apprendimento
6
.
La considerazione delle variabili chiave del processo cognitivo che
orienta il soggetto nelle scelte di consumo è oggetto di una interpretazione
non univoca alla luce dei diversi orientamenti teorici. In particolare è
possibile individuare una teoria “lealista” e una “razionalista” divise da una
diversa considerazione del consumatore moderno e conseguentemente dai
diversi approcci strategici per conquistarlo. Nel seguito del paragrafo verrà
analizzata la considerazione del consumatore, mentre nel successivo
saranno illustrate le strategie coerenti da attuare.
Secondo l’ottica della prima teoria, le relazioni che la marca è in
grado di generare in questo nuovo contesto assumono particolare
rilevanza, avendo, rispetto al passato, un potenziale sia difensivo sia
offensivo ancora maggiore. Le innovazioni nel campo della telematica, le
evoluzioni dei comportamenti di consumo, il contenuto emozionale dei
prodotti scambiati e la ricerca di consumi esperienziali, inducono il
consumatore a ricercare relazioni fiduciarie e leali nei confronti delle
imprese e delle loro marche. Questa idea di comportamento del
consumatore, definita “lealista”
7
, è frutto di due dimensioni che
caratterizzano sempre più spesso i contesti di scambio: overload
informativo e rischio percepito. Il sovraccarico di informazioni, che è
determinato dalle nuove marche, dai nuovi servizi, dalle maggiori
differenziazioni funzionali, simboliche ed emozionali, accresce la
complessità valutativa.
6
Busacca B., Prandelli E. “Ripensare la relazione impresa-consumatore”, da convegno AIDEA,
Udine, 2003.
7
Il fautore della tesi “lealista” è Michele Costabile a cui si fa riferimento nella trattazione
dell’argomento. Per approfondimenti si veda Costabile M. “Il capitale Relazionale”, Mc Graw-Hill,
Milano, 2002; AA.VV. Economia & Management, “Forum sul Brand Management” n.2/2002
La marca come strumento di valorizzazione della conoscenza e delle relazioni
8
Tutto questo non può che creare incertezza, nella fase della
valutazione e della scelta d’acquisto, che può essere “sedata” solo grazie a
relazioni fiduciarie e leali instaurate con alcune marche di prodotto o
aziendali.
Al tempo stesso, e questa è la seconda dimensione, soprattutto nelle
interazioni on line, è frequente riscontrare una maggiore percezione di
rischio per l’acquirente, insito nella virtualità, ma derivante anche dai
sistemi di pagamento e dallo sfasamento temporale fra acquisto e
disponibilità dei beni.
In sostanza, risulta accresciuta anche la dimensione negativa del
coinvolgimento del consumatore. A ciò si aggiunga che il consumatore,
proprio grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, ha sempre
maggiori opportunità di interazione. Occasioni di contatto non solo e non
tanto con l’impresa, quanto con gli altri consumatori: forum, comunità
virtuali
8
e altre possibilità di scambio di informazioni sui prodotti e sulle
aziende rendono il consumatore molto più attivo e coinvolto rispetto al
passato. Questo accresce il coinvolgimento in un’accezione positiva. La tesi
“lealista”, dunque, è la seguente: le tecnologie informatiche e delle
comunicazioni accrescono la differenziazione percepita
9
e il coinvolgimento
del consumatore e per queste ragioni il suo comportamento è quello del
loyalty-seeker, ossia di chi ricerca marche e aziende di cui fidarsi e
con le quali instaurare relazioni stabili e leali. In tal modo, il
consumatore limita i problemi del sovraccarico informativo che talvolta
sfocia nella mass confusion; ma è ragionevole cercare fedeltà verso una
marca anche per ridurre la percezione di rischio, e lo e ancor di più per
prodotti e marche dai quali ci si attendono benefici emozionali ed
esperienziali. La fedeltà alla marca, infine, diventa un vincolo “sociale” se
l’interazione tra i consumatori stessi raggiunge elevati livelli di intensità.
8
Alla trattazione delle comunità virtuali e degli altri momenti di connessione con i consumatori,
attraverso i quali si accresce il capitale cognitivo attraverso la marca sarà dedicata la parte finale
della dissertazione.
9
Per una ricognizione dei significati di tale accezione si veda il cap. 2 par. 2.4.1 pag. 27
IL RUOLO DELLA MARCA NEL TEMPO
9
La teoria “razionalista”
10
è portatrice di un’idea di consumatore più
razionale, che, a tratti, si può definire addirittura “opportunista”; il
comportamento del cliente e più complesso di quanto possa sembrare di
primo acchito e, spesso, non si sviluppa secondo canoni basati sulla fiducia.
La fiducia, da un punto di vista teorico, è un sostituto
dell’informazione. Si utilizza la fiducia in qualsiasi forma di relazione per
evitare di riprodurre il carico informativo necessario per giustificare la
relazione stessa. Quindi, la fiducia è un sostituto dell’informazione
soprattutto in contesti in cui il costo dell’informazione è particolarmente
alto. Le tecnologie di informazione e comunicazione stanno avendo
sostanziali effetti sulla capacità dei consumatori stessi di raccogliere
informazioni e dunque sulla loro decrescente esigenza di fiducia. I fautori di
tale teoria ritengono che ci si troverà sempre più ad avere a che fare con
consumatori da un lato che avranno un’offerta molto differenziata dal punto
di vista dei concorrenti che riescono a offrire un parco informativo notevole;
dall’altro, riusciranno sempre più a parlare e comunicare tra loro. Possono
farlo on line, possono partecipare a comunità virtuali di consumo e
possono, tra le altre cose, partecipare a creare i rating di marche, che sono
ormai proposti in molti siti web. La posizione teorica di tali studiosi è
supportata dall’osservazione della costante riduzione del costo temporale
dell’informazione e del costo, ed è per questa ragione che il consumatore,
in qualche modo, può diventare meno fiducioso che in passato, proprio
perché può attivare più informazioni. Questa visione si discosta da quella
che si basa sull’orientamento fiduciario del consumatore, perché assume
come dato di fatto che il cliente nell’economia digitale è più informato e,
come tale, può attivare un comportamento ancora più razionale.
Addirittura, in alcuni casi, questa razionalità può tradursi in opportunismo,
cioè in comportamenti da opportunista.
10
La teoria “Razionalista” è sviluppata da G. Verona in contrapposizione alla posizione “Lealista”.
Fonte: Verona G., “Forum sul Brand Management”, in Economia & Management, n.2/2002