3
è anche uno strumento rilevante ai fini del percorso trattamentale e del
reinserimento sociale del cittadino-detenuto.
La contrapposizione di queste due realtà genera una forte
condizione di disagio, sia per i bambini e gli adolescenti che vengono
a contatto con la dura realtà del carcere, sia per i genitori detenuti
posti di fronte a scelte difficili, come per esempio, raccontare al
proprio figlio la verità ed il perché ci si trova lì, decidere se tenere con
sé durante la reclusione un figlio o se costringerlo a lunghe attese e ad
un ambiente inadeguato pur di vederlo per un’ora.
L’interrogativo che mi sono posta e a cui ho tentato di dare una
risposta attraverso questo lavoro prende avvio dalla contrapposizione
descritta: che cosa si può fare per favorire e supportare la relazione tra
detenuto genitore e figlio e nello stesso tempo per tutelare e sostenere
l’infanzia e l’adolescenza coinvolta, a vari livelli, in queste difficili
situazioni?
La risposta a questo quesito è il frutto dell’infaticabile ed
incessante lavoro del mondo associazionistico e del volontariato.
Oggi, la rete interna ed esterna che ruota intorno al carcere è costituita
da numerose associazioni ed enti locali che a vario titolo, ciascuna con
i propri obiettivi, metodi e codici di regolamentazione, interagiscono
tra loro collaborando con il personale degli istituti penitenziari al
potenziamento di tutte quelle attività che possano agevolare il
processo di rieducazione e il reinserimento sociale del detenuto
attraverso il riconoscimento delle sue risorse personali e relazionali.
Tra le varie iniziative in ambito carcerario, il progetto “Bambini
e carcere” di Telefono Azzurro è un intervento rivolto alla tutela
dell’Infanzia e delle relazioni familiari. L’allestimento di spazi protetti
idonei ai minori favorisce una relazione intima e serena tra genitore,
figlio e genitore non detenuto in un clima accogliente dove sono
sempre presenti e disponibili i volontari di Telefono Azzurro.
Prima di soffermarmi su quest’iniziativa, nel primo capitolo ho
tracciato un quadro generale delle politiche familiari e ho descritto i
nuovi servizi educativi integrativi per la famiglia soffermandomi in
particolare sui Centri per bambini e famiglie e sul ruolo delle
operatrici educative nei suddetti servizi. Nella prima parte ho voluto
evidenziare alcuni passaggi giuridici, politico-sociali e pedagogici che
hanno contribuito alla formulazione di una cultura dell’infanzia, della
4
genitorialità e della famiglia attenta e responsabile, che ha permesso di
non lasciare in ombra un tema rilevante come l’infanzia
“prisonizzata”.
Dopodichè ho introdotto il concetto di famiglia
multiproblematica e di rischio, che mi ha permesso, nel secondo
capitolo, di descrivere quanto avviene superato il confine sottile che
separa le famiglie a rischio da quelle spezzate. Per essere esaustiva ho
ritenuto necessario descrivere le principali leggi di riforma del sistema
penitenziario per poi soffermarmi sull’entità e sulle caratteristiche del
fenomeno “figli di detenuti”, analizzando, in particolare, gli effetti
negativi dell’esperienza carceraria sullo sviluppo dei bambini.
Infine nel terzo capitolo, dopo essermi intrattenuta sulla
descrizione delle cornici nel quale s’inserisce il progetto di Telefono
Azzurro, ossia, il carcere e la ludoteca, ho esposto dettagliatamente il
progetto “Bambini e carcere”, una risposta ed un esempio concreto di
servizio educativo integrativo in ambiente carcerario.
CAPITOLO PRIMO
“La Cura, avendo scorto del fango cretoso, pensosa ne raccolse un pò e cominciò
a dargli forma. Mentre è intenta stabilire che cosa abbia fatto, interviene Giove.
La Cura gli chiede di infondere lo spirito a ciò che essa aveva fatto. Giove
acconsente volentieri. Ma quando la Cura pretese di imporre il suo nome a ciò che
aveva fatto, Giove glielo proibì e volle che gli fosse imposto il proprio. Mentre la
Cura e Giove disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a
ciò che era stato fatto fosse imposto il suo nome perché aveva dato ad essa parte
del proprio corpo. I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò ai
contendenti la seguente giusta decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al
momento della morte riceverai lo spirito: tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai
il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fin che
esso vive, lo possiede la Cura…”
Mortari L.
6
EDUCAZIONE FAMILIARE E SERVIZI PER LA
FAMIGLIA
Premessa
La Famiglia è un’istituzione fondamentale della società
moderna occidentale e di tutte le società storicamente conosciute. In
quanto istituzione sociale, la famiglia è anche un’istituzione storica: le
sue funzioni e le sue caratteristiche mutano e si evolvono nel tempo;
nello stesso modo, mutano e si trasformano i rapporti che la legano
alle altre istituzioni e alla società nel suo complesso. Non esiste un
tipo di famiglia perennemente uguale a se stessa, né è mai esistito, in
un determinato periodo storico e in una determinata società, un unico
modello di famiglia. Bisogna invece parlare di una molteplicità di
forme storiche ed attuali della famiglia, riconducibili alle funzioni
fondamentali che questa istituzione ha svolto e ancora svolge: la
funzione sessuale riproduttiva, quella economica e quella di
socializzazione. Funzioni strettamente correlate che definiscono il
ruolo complesso della famiglia che è quello di assicurare la
riproduzione dei rapporti sociali.
Il termine Famiglia indica quindi, non solo, strutture e realtà
anche molto diverse fra loro, ma rappresenta un paradigma di
significati e sfaccettature diverse: l’irriducibilità e la complessità del
fenomeno familiare, nonostante la sua apparente ovvietà nella vita
quotidiana, hanno costituito per le scienze sociali un vero e proprio
enigma. Per questo, la Famiglia è stata oggetto d’indagine in tutte le
discipline umanistiche, dalla sociologia alla storia, dalla psicologia al
diritto, ciascuna delle quali, dal proprio particolare punto di vista,
hanno tentato di definirla e di delinearla, soffermandosi su determinate
caratteristiche, lasciandone in ombra altre.
Il concetto di Famiglia, tra le sue molteplici definizioni, è stata
definita anche come un fenomeno relazionale:
7
“La famiglia è una rete di relazioni. Anzi, nella sua essenza
sociale, la famiglia è un tipo specifico di relazione sociale”
1
.
La Famiglia come fenomeno sociale presenta due peculiarità
proprie: in primo luogo, è “fenomeno sociale totale”
2
, perché
rappresenta la condivisione degli aspetti indifferenziati della vita
quotidiana, ovvero di aspetti economici, morali, politici, religiosi,
giuridici, sociali, psicologici, e così via, strettamente intrecciati tra
loro; in secondo luogo, la Famiglia è un’istituzione e un gruppo
sociale non residuale, nel senso che le sue funzioni non sono compiti
affidati da una società o da uno stato e che possono essere inclusi o
tolti a discrezione.
“La famiglia – scrive Aristotele intorno al 335 a.C. nel trattato
sulla Politica – è la comunità che si costituisce per la vita quotidiana
secondo natura”.
Un’altra caratteristica oggettiva ed intrinseca della Famiglia,
considerata sotto l’aspetto di relazione sociale, è la sua natura
ambivalente perché “ spazio di mediazione e di incontro fra bisogni e
livelli di realtà opposti o comunque contrastanti e discrepanti fra
loro”
3
: tra bisogni di solidarietà e d’autonomia, tra spinte naturali e
spinte culturali, tra spontaneità e coercizione, tra scelta e ascrittività,
tra bisogni privati e bisogni pubblici… La Famiglia è allo stesso
tempo un gruppo sociale caratterizzato da relazioni intersoggettive
intime ed esclusive, e un gruppo sociale compenetrato con tutti gli
ambiti di vita esterna, i quali sono in grado di penetrarla e di
modificarne la struttura più intima e profonda. Quando parliamo della
Famiglia come gruppo sociale, poniamo l’accento sugli aspetti delle
relazioni intersoggettive nel mondo vitale della vita quotidiana, dove
le aspettative, i valori, e i comportamenti si strutturano, dove ha luogo
la prima socializzazione per i nuovi nati; essa rappresenta un punto di
riferimento, simbolico, spirituale e materiale, in quanto è una struttura
1
Donati P., La Famiglia nella società relazionale. Nuove reti e nuove regole, Franco Angeli,
Milano, 1991.
2
Ivi, pp. 10.
3
Ivi, pp. 11.
8
organizzata di risorse e di produzione di beni e servizi per l’esistenza
quotidiana. Quando parliamo della Famiglia come istituzione, la
consideriamo dal punto di vista delle attese normative che sono poste
su di lei dalla società attraverso le istituzioni politiche, amministrative,
economiche, sociali, religiose…Questa distinzione elaborata a livello
teorico non è mai presente tale e quale nella realtà, poiché sono
sempre presenti discrepanze e sovrapposizioni fra i due livelli o modi
d’essere della famiglia.
Un altro aspetto che và sottolineato riguarda i possibili
condizionamenti che la società esercita sulle forme familiari, così
come su tutta la qualità della vita familiare nel quotidiano. Qui
s’innesta il ruolo cruciale delle politiche e dei servizi sociali che, a
loro volta influenzati dagli effetti del cambiamento delle reti e delle
regole sociali che strutturano la famiglia, intersecando la vita familiare
in tutte le sue fasi, momenti e aspetti quotidiani, contribuiscono a
definirla e strutturarla nei suoi modi concreti, materiali e culturali, di
essere.
Affinché vi sia uno stato sociale efficace ed efficiente, è
necessario un principio organizzativo basilare: produrre servizi che
migliorino la qualità della vita della famiglia, esigendo però nello
stesso momento, una precisa e concreta corresponsabilità, ovvero, un
impegno partecipativo come condizione necessaria a fronte di tutte le
conseguenze morali, politiche, sociali, ed economiche che le decisioni
prese hanno sull’intera comunità. Due sono i principi basilari su cui si
costruiscono le nuove reti e le nuove regole di vita familiare
4
: in primo
luogo, lo sviluppo dell’autonomia e dell’auto-realizzazione della
persona umana attraverso l’instaurazione con gli altri, ed in particolare
con i propri familiari, di connessioni e di legami significativi dotati di
senso pieno; in secondo luogo, la risoluzione di problemi riguardanti
la famiglia attraverso la stessa famiglia, ovvero, producendo nuove
reti di solidarietà inter-familiare. “Produrre” famiglia attraverso la
famiglia deve diventare un programma d’azione pubblica. Questo è il
senso da attribuire alla famiglia come attore di mondo vitale e come
referente delle istituzioni sociali. Tale orientamento di fondo, dunque,
comporta, prima di tutto, una piena reciprocità, tanto dentro la singola
4
Ivi, pp. 397.
9
famiglia che tra le famiglie (consanguinee e non), che, ancora, tra la
famiglia e lo stato sociale. In secondo luogo, tale orientamento
sostiene un’etica sociale dell’impegno che dirige l’asse dei valori e dei
desideri verso “la connettività con il mondo”, in prospettiva di un
incontro proficuo tra stato sociale e famiglie che stimoli una crescita
tanto nelle politiche e nei servizi sociali che nelle famiglie.