2
Per scongiurare gli effetti di una mutazione radicale del clima terrestre
dovuto all'aumento dell'effetto serra, nel 1997 si è tenuta in Giappone la
Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, la quale ha redatto un
documento noto come Protocollo di Kyoto. Nel Protocollo sono indicati
gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di
gas serra (anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro
di zolfo, idrofluorocarburi e perfluorocarburi) di cui si fanno carico i
paesi firmatari. Le Parti dovranno, individualmente o congiuntamente,
assicurare che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di
almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento
2008-2012.
E' stato previsto che il documento entri in vigore solo nel momento in
cui "venga ratificato, accettato, approvato o che vi abbiano aderito non
meno di 55 Parti responsabili per almeno il 55% delle emissioni di
biossido di carbonio (emissioni quantificate in base ai dati relativi al
1990)."
Finalmente nel corso del 2004, dopo anni di rinvii e pretesti accampati
da molti paesi, questo quorum è stato raggiunto, grazie alla firma della
Russia
1
.
1
Da sottolineare che tra i Paesi firmatari c’è un assente illustre: gli Stati Uniti d’America che emette il
36% dell’inquinamento mondiale.
3
Il 16 febbraio 2005 il Protocollo è diventato pienamente operativo.
Per l'Italia, è stata fissata una percentuale di riduzione del 6.5% rispetto
ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento 2008-2012. Purtroppo nel
nostro paese i consumi energetici sono in costante crescita, e si continua
a utilizzare massicciamente le fonti fossili per produrre energia elettrica,
a danno delle rinnovabili, in totale contrasto con quanto stabilito a
Kyoto.
Le tabelle sottostanti evidenziano come dal 1985 al 2002 il consumo
interno lordo sia passato da 146 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti
di petrolio) a 186 Mtep. Questa energia viene prodotta ricorrendo per
l'87,4 % ai combustibili fossili. I settori che consumano di più risultano
essere i trasporti (42,5 Mtep), gli usi civili (40,5) e l'industria (39,5). Il
contributo delle fonti rinnovabili stenta a seguire il passo della crescita
dei consumi, restando attorno a 12,4 Mtep, pari al 6,6% del fabbisogno
energetico complessivo.
4
Se si considera la sola energia elettrica, nel 2002 in Italia si è avuto un
consumo pari a 310.726 GWh, contro una produzione pari a 260.129
GWh. La differenza fra questi valori (50.597 GWh), viene importata
dall'estero. Più dell'80 % dell'elettricità prodotta deriva da fonti fossili.
La quota che proviene dalle rinnovabili vede inoltre la preponderanza
(97,3 %) di geotermico e grande idroelettrico.
5
La Lombardia è la prima regione d'Italia per produzione (36.657,4 GWh)
e consumi (60.671,7 GWh); ed ospita sul proprio territorio 309 centrali
idroelettriche, 45 a biomasse e 163 a combustibili fossili (dati Grtn).
In questi anni la politica energetica del Governo Italiano non si è distinta
in termini di programmazione. Utilizzando come argomentazione la
necessità di ridurre il deficit energetico, esso ha emesso il cosiddetto
decreto “sblocca centrali”, un provvedimento in cui tutta l’attenzione è
stata concentrata sulla velocizzazione delle procedure e su un rilancio
della produzione senza obiettivi e priorità. Vengono autorizzate
indiscriminatamente nuove centrali senza alcuna preoccupazione per
l'impatto ambientale, perdendo totalmente di vista gli aspetti
fondamentali del problema energetico del nostro Paese. In Italia infatti la
potenza installata è largamente superiore alla domanda, mentre è la
potenza realmente disponibile ad essere deficitaria.
Questi inconvenienti dipendono da come viene gestito il vecchio e
inefficiente parco centrali, e trovano soluzione nel suo ammodernamento
e nella razionalizzazione della rete di distribuzione.
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CAPITOLO PRIMO
LE FONTI RINNOVABILI DI ENERGIA.
L’ENERGIA EOLICA.
1.1 Le caratteristiche delle fonti rinnovabili di energia.
Le fonti “rinnovabili” di energia sono quelle fonti che, a differenza dei
combustibili fossili e nucleari destinati ad esaurirsi in un tempo definito,
possono essere considerate inesauribili.
Sono fonti rinnovabili di energia l’energia solare e quelle che da essa
derivano: l’energia idraulica, del vento, delle biomasse, delle onde e
delle correnti, ma anche l’energia geotermica, l’energia dissipata sulle
coste dalle maree e i rifiuti industriali e urbani.
Con opportune tecnologie è possibile convertire queste fonti in energia
termica, elettrica, meccanica o chimica.
Le fonti rinnovabili di energia possiedono due caratteristiche
fondamentali che rendono auspicabile un loro maggior impiego.
La prima consiste nel fatto che esse rinnovano la loro disponibilità in
tempi estremamente brevi: si va dalla disponibilità continua nel caso
dell’uso dell’energia solare, ad alcuni anni nel caso delle biomasse.
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L’altra è che, a differenza dei combustibili fossili, il loro utilizzo produce
un inquinamento ambientale del tutto trascurabile.
Esistono comunque alcuni limiti che ne ostacolano il pieno impiego.
Le fonti rinnovabili, e tra esse soprattutto l’eolico e il solare, forniscono
energia in modo intermittente.
Questo significa che il loro utilizzo può contribuire a ridurre i consumi
di combustibile nelle centrali convenzionali, ma non può sostituirle
completamente.
Inoltre, per produrre quantità significative di energia, spesso è necessario
impegnare rilevanti estensioni di territorio. Tuttavia va ricordato che ciò
non provoca effetti irreversibili sull’ambiente e che il ripristino delle
aree utilizzate non ha costi eccessivi.
Il bisogno di trovare rapidamente fonti di energia alternative ai
combustibili fossili nacque in seguito alla crisi economica del 1973,
quando i Paesi arabi produttori di petrolio aumentarono
improvvisamente il suo prezzo; di conseguenza aumentò il prezzo della
benzina, del riscaldamento e dell’energia elettrica.
Contemporaneamente nel mondo della ricerca crebbe la consapevolezza
della esauribilità dei combustibili fossili.
Fu allora che per la prima volta si diffusero i termini di risorse
“alternative” e “rinnovabili”; alternative all’idea che l’energia potesse
8
prodursi solo facendo bruciare qualcosa, e rinnovabili nel senso che,
almeno virtualmente, non si potessero mai esaurire.
Oggi, l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia è ormai una realtà
consolidata e il loro impiego per la produzione di energia è in continuo
aumento.
Questo è reso possibile non solo dal continuo sviluppo tecnologico, ma
soprattutto perché gli Stati hanno attribuito a tali fonti un ruolo sempre
più strategico nelle scelte di politica energetica, sia nel tentativo di
ridurre la dipendenza economica e politica dai paesi fornitori di
combustibili fossili, sia per far fronte alla loro esauribilità e alle diverse
emergenze ambientali.
Un ulteriore incentivo all’impiego delle fonti rinnovabili viene dalle
ricadute occupazionali, soprattutto a livello locale, legate alla produzione
di energia con fonti disponibili sul territorio nazionale.
Nel 1996 le fonti rinnovabili hanno contribuito per circa il 17% al
soddisfacimento del fabbisogno elettrico mondiale; nell’Unione Europea
il dato scende a circa il 6%, mentre in Italia se si includono i grandi
impianti idroelettrici è di circa il 20%.
9
Il fabbisogno energetico nazionale è di circa 173 Mtep/anno. Di questo,
oltre l’80% viene soddisfatto con fonti fossili importate.
Il contributo delle fonti rinnovabili, se si escludono i grandi impianti
idroelettrici, è del 7,4%, pari a circa 12,8 Mtep di cui: 9,5 Mtep sono
prodotti dai piccoli impianti idroelettrici, 1 Mtep da impianti geotermici
e circa 2,15 Mtep dall’uso domestico delle biomasse per la produzione di
calore, mentre, rispetto al potenziale sfruttabile e allo stato dell’arte a
livello internazionale, è ancora trascurabile il ricorso alle altre fonti
rinnovabili (solare, eolico, biocombustibili, rifiuti, ecc.).
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È d’obbligo ricordare i provvedimenti presi negli ultimi anni, sia a
livello nazionale che internazionale, che mirano a incentivare lo sviluppo
e la diffusione delle fonti rinnovabili:
• Il Libro Bianco “Una Politica Energetica per l’Unione Europea”
(gennaio 1996), che identifica come obiettivi chiave del settore
energetico la competitività, la sicurezza dell’approvvigionamento e la
protezione dell’ambiente, e che indica come un importante fattore per
conseguire tali scopi la promozione delle fonti rinnovabili di energia.
• La delibera CIPE3 (3 dicembre 1997), con cui l’Italia ha ratificato gli
impegni di Kyoto assegnando un significativo ruolo alle fonti rinnovabili
per ridurre le emissioni di gas serra, e impegnandosi a raddoppiare, entro
il 2020, il contributo delle fonti rinnovabili di energia per il
soddisfacimento dei fabbisogni energetici nazionali.
Per garantire un maggior impiego delle fonti rinnovabili è importante
incentivare anche la ricerca e lo sviluppo tecnologico.
In questi settori sono presenti numerosi operatori, tra cui l’ENEA, che
hanno conseguito importanti risultati, rendendo disponibili nuove
tecnologie di sfruttamento, trasformazione e utilizzo dell’energia, sia
essa prodotta da fonti fossili che da fonti rinnovabili. Lo scopo,
naturalmente, è quello di far si che il paese disponga di un sistema