Introduzione
La libertà della stampa è un principio fondamentale per ogni democrazia moderna, in quanto
garantisce ai cittadini di uno Stato l’accesso a un panorama informativo ampio e pluralista. Negli
Stati di diritto, la libertà di stampa è legata alla libertà d’espressione e di opinione ed è sancita per
legge. Poiché la conoscenza è riconosciuta come un diritto umano universale, lo Stato ha il dovere
di tutelare i giornalisti e le agenzie di stampa per permettere a ogni individuo di compiere le proprie
scelte in modo consapevole. Ai mezzi di comunicazione è affidato il compito di diffondere
l’informazione. Dalla comparsa dei primi annunci e delle prime gazzette, il potere costituito ha
sempre cercato di piegare la stampa ai suoi interessi tramite strumenti come la censura e il sistema
di concessione delle licenze.
I primi timidi tentativi di liberare i giornali dalla stretta morsa della politica risalgono alla prima
metà del ‘700, in seguito ad alcune iniziative private e sentenze che hanno dato il via a un processo
di liberalizzazione della stampa. Quest’ultimo ebbe un picco con il riconoscimento del diritto alla
stampa nell’articolo 11 della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 e fu
interrotto bruscamente in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, quando gli interessi
economici e politici ebbero la meglio sui diritti dei sudditi e dei cittadini degli stati europei e
anglosassoni. Nell’arco di tempo a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale l’ascesa al
potere dei grandi dittatori in Russia, Italia e Germania provocò una totale soppressione della libertà
di stampa e d’espressione: ogni comunicazione, anche privata, doveva passare sotto il vaglio del
regime. Il diritto all’informazione fu evocato nuovamente nel 1948, quando la libertà di stampa fu
riconosciuta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nell’articolo 11 della Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo.
Ad oggi, nonostante gli appelli delle associazioni e delle Onlus internazionali, in determinate aree
geografiche la stampa è assoggettata al controllo della politica e soffre le pressioni delle
organizzazioni criminali. I giornalisti non possono svolgere il proprio lavoro con serenità, in quanto
mettono a repentaglio la propria vita o rischiano di finire in carcere per raccontare i fatti. In
particolare, in America Latina i giornalisti subiscono le minacce dei cartelli della droga e
l’inadempienza dei politici corrotti. Il caso più problematico è rappresentato dal Venezuela,
funestato da un’insanabile crisi sociale, economica e politica. La questione della libertà di stampa in
Venezuela ha origine in età coloniale. Infatti fino alla Guerra d’Indipendenza capitanata da Simon
Bolivar, qualsiasi pubblicazione subiva il controllo dei censori spagnoli. Successivamente alla
morte del Liberatore, la Nuova Repubblica del Venezuela cadde in un caos politico e fu preda di
novelli dittatori e colpi di stato frequenti che generarono un clima sfavorevole per lo sviluppo di una
stampa libera e indipendente. I presidenti che si susseguirono non godevano del favore del popolo,
nonostante i tentativi di conquistarlo attraverso riforme sociali e di modernizzazione del paese. Nel
1948 il presidente legittimamente eletto Gallegos fu destituito da un golpe dell’esercito che instaurò
una dittatura militare.
L’instabilità politica determinata da continui colpi di stato e sollevazioni popolari influì
negativamente sulla libertà di stampa, ulteriormente colpita dall’ascesa al potere dell’ex ufficiale
militare Hugo Chavez che fu presidente del Venezuela per quasi 4 mandati consecutivi, dalla sua
elezione nel 1999 al 2013, quando la malattia gli impedì di proseguire. Durante questo periodo i
media furono censurati e oscurati; il caso di RCTV è un chiaro esempio di questi soprusi. Nicolas
Maduro, braccio destro di Chavez ed eletto suo successore nel 2014 continuò con la
disinformazione e la repressione della libertà di stampa. In Venezuela c’è una dittatura di fatto, i
giornalisti critici vengono considerati nemici del regime e, in quanto tali, perseguitati e aggrediti da
membri della Guardia Nazionale e gruppi paramilitari. Tuttavia, nonostante il rischio di finire in
carcere, alcuni giornalisti locali si sono organizzati per fare informazione indipendente tramite
social network e siti web e i reporter stranieri riprendono clandestinamente quanto accade. Solo
grazie al loro coraggio l’informazione scavalca la censura.
L’elaborato si compone di quattro capitoli. Nel primo capitolo si introduce il tema della libertà di
stampa: anzitutto ci si concentra sulla teorizzazione della libertà di stampa e sui primi
provvedimenti legislativi atti a tutelarla (excursus storico), per poi concettualizzare la libertà di
stampa come diritto, rispettivamente il diritto a informare dei media e il diritto all’informazione dei
cittadini; il capitolo si conclude con una panoramica sulla situazione attuale della libertà di stampa
nel mondo, per poi concentrare l’attenzione sull’America Latina e porre le basi per il secondo
capitolo. Quest’ultimo è dedicato a un confronto critico tra una selezione di cinque paesi che ne
fanno parte: Argentina, Ecuador, Colombia Messico e Venezuela. Nel terzo capitolo il focus è sul
Venezuela: dopo aver delineato la storia sociopolitica ed economica del paese dalla rivoluzione
bolivariana di Chavez ai giorni nostri, si analizzano la repressione del dissenso mediatico e popolare
e la persecuzione sistematica di ribelli e oppositori. Il quarto capitolo riguarda invece la censura dei
media e i casi virtuosi di siti web e account gestiti da giornalisti e comunicatori sociali che portano
avanti progetti di informazione indipendente e resistenza alla censura governativa e analizza la
condizione dei corrispondenti stranieri in Venezuela.
Capitolo 1. La libertà di stampa
1.1 Excursus storico
In Occidente la stampa a caratteri mobili fa la sua apparizione verso la metà del quindicesimo
secolo grazie all’invenzione di Gutenberg
1
, che è stata un punto di svolta per il mondo della
scrittura e del racconto dei fatti. Già prima di questo fondamentale momento storico la scure della
censura si era abbattuta sul libero pensiero: fin dai tempi dell’Antica Roma infatti, gli scritti
scomodi venivano bruciati e gli autori esiliati, una fine che toccò anche al poeta latino Ovidio
2
. Tale
pratica ha avuto seguito nel Medioevo
3
, secolo buio in cui qualsiasi pubblicazione considerata
eretica o contraria alla morale era data alle fiamme in pubblica piazza.
Il potere ha sempre attaccato le voci critiche o anticonformiste e sin dalla nascita delle prime
gazzette nel ‘600 e dei primi quotidiani nel ‘700, quando l’informazione cominciava a diffondersi,
chi deteneva il potere ha cercato di controllarla e sottometterla in ogni modo per impedire che
circolassero opuscoli di critica politica di nascosto: gli strumenti più utilizzati erano la censura,
l’autorizzazione preventiva e il sequestro degli stampati. Sovrani, cancellieri, ministri, senatori e
dittatori hanno sempre temuto la stampa libera e la penna dei giornalisti; alcuni, come Giolitti,
hanno cercato di comprare il loro silenzio, altri li hanno imbavagliati con le leggi, e i più spietati li
hanno condannati alla prigione o alla morte.
L’opinione pubblica, che pure era il principale destinatario dei loro scritti, non sempre ha difeso i
professionisti dell’informazione: se ai tempi della Camera stellata
4
il popolo si ribellava per
protestare contro gli abusi di potere e le condanne ingiuste, nel periodo nero dei regimi totalitari del
Novecento invece, i grandi dittatori convinsero la folla che la stampa libera era una minaccia, un
nemico pubblico. Tuttavia prepotenze, soprusi e persecuzioni sono serviti ai giornalisti per prendere
coscienza della propria funzione sociale e difenderla a costo della vita e della propria stessa libertà.
Grazie all’impegno e alle parole dei grandi teorici della libertà di stampa come John Milton e
François-René de Chateaubriand
5
l’opinione pubblica si è mobilitata e l’organo legislatore ha
dovuto cedere per evitare di essere spodestato. In Europa, le prime nazioni a tutelare la libertà di
1
La stampa a caratteri mobili è stata introdotta in Europa da Johannes Gutenberg. Questa tecnica consisteva
nell’allineare i singoli caratteri in modo da formare una pagina, che veniva cosparsa di inchiostro e pressata su un foglio
di carta. Tale procedimento era innovativo perché consentiva di riutilizzare i caratteri.
2
Il poeta latino Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-17 d.C.) fu esiliato a Tomi dall’Imperatore Augusto a causa di una sua
opera a contenuto erotico-sentimentale che fu giudicata immorale.
3
Milton, John, 2002, Areopagitica. Discorso per la libertà di stampa.
4
La Camera stellata era una Corte inglese competente in materia di reati politici.
5
F.R. de Chateaubriand (1768-1848) è stato un intellettuale e politico francese che ha nominato spesso nei suoi
discorsi alla Camera dei Deputati i crimini bianchi(crime de blanc) della censura. Questo termine stava a indicare gli
spazi bianchi che alcuni giornali lasciavano al posto degli articoli censurati, come prova del delitto dei censori.
stampa a livello giuridico sono state l’Inghilterra e la Francia, a seguire l’Italia, sebbene con alcuni
limiti, e la Germania; in Russia invece la libertà di stampa è stata una chimera fino alla caduta del
muro di Berlino, giacché la stampa passò dall’essere controllata dai funzionari dello Zar all’essere
controllata dal partito comunista; negli Stati Uniti dal 1791 è stato vietato al Congresso di varare
leggi volte a limitare la libertà di stampa.
1.1.1 Inghilterra e Francia
Secondo Mario Borsa
6
, nel ‘600 l’Inghilterra “è stato il paese più feroce contro la stampa”, ma
anche il primo a conquistarne la libertà. In quegli anni, chi osava pubblicare libri o opuscoli sgraditi
al re o ai capi della comunità religiosa, era costretto a subire atroci e crudeli torture e l’istituto della
censura era ampiamente utilizzato. La libertà di stampa, con riserva, fu sancita nel 1662 mediante il
“Licensing act”, che permetteva a chiunque di stampare, a suo rischio e pericolo, qualsiasi testo
senza chiedere l’autorizzazione di un funzionario del Governo. Tuttavia, questa libertà non si
estendeva né alle gazzette né alle notizie politiche, che erano appannaggio esclusivo del London
Gazzette
7
. Il “Bill of right” invece, stilato dal parlamento britannico nel 1689, prevedeva
l’emancipazione della stampa dalla censura. Nonostante l’apparente protezione al livello giuridico,
verso la seconda metà del ‘700 la Camera dei Comuni cercò di rimettere in discussione la libertà di
stampa. Rappresentative sono le vicende di John Wilkes e Brass Crosby; l’uno perseguitato a causa
dei suoi scritti controversi
8
, l’altro punito da Re Giorgio III per aver sfidato il suo potere rifiutando
di consegnare a un ufficiale, uno stampatore per il quale il Parlamento aveva emesso un mandato di
arresto
9
.
In Francia invece il giornalismo politico cominciò nel 1777 con “Il Journal de Paris”
10
e il 26 agosto
1789, poco più di un mese dopo la storica Presa della Bastiglia
11
, fu approvata la Dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del cittadino, in cui venne sancita l’assoluta libertà di stampa. Tuttavia, quando la
6
Borsa, Mario, 2005, La libertà di stampa, Libri Sheiwiller, Milano, p.41
7
Ivi, p. 45
8
John Wilkes (1725-1797) era un giornalista e politico inglese che fondò il settimanale Satirico North Briton e fu
arrestato e imprigionato nella Torre di Londra a causa del n°45, il cui criticava aspramente il Governo per aver nascosto
agli inglesi scottanti verità sulla guerra. In quell’occasione il popolo si sollevò in suo favore e fece pressione sul
Parlamento per farlo rilasciare. Wilkes fu liberato e il n°45 del North Briton divenne un simbolo della libertà di stampa
e d’espressione.
9
B. Crosby (1725-1793) era Lord Mayor della City di Londra, un quartiere della metropoli che aveva una giurisdizione
propria e un corpo di polizia autonomo. Quando un ufficiale si presentò nella City per arrestare un certo Miller, lo
stampatore del London Evening Post, Miller si rifiutò di seguirlo e Crosby fece arrestare l’ufficiale per aggressione. Re
Giorgio III a causa del suo affronto lo condannò alla prigione.
10
Borsa, Mario, Op. cit. p.67.
11
La Presa della Bastiglia fu un evento storico che diede inizio alla Rivoluzione Francese. Il 14 luglio 1789 i cittadini
francesi assaltarono e presero possesso della Bastiglia, simbolo dell’Ancien Regime.
Rivoluzione si mutò in dittatura nel luglio del 1793
12
, i diritti conquistati persero valore e anche la
stampa non fu più libera. I giornalisti che osavano criticare l’operato dei rivoluzionari divennero
nemici giurati del regime e dunque del popolo, secondo l’ottica di Robespierre
13
. Un altro periodo
duro per la stampa francese fu l’Impero di Napoleone; Mario Borsa sostiene che in quel tempo “la
stampa era schiava”
14
e Cesario Picca afferma che con il secondo Napoleone “ebbe inizio uno dei
peggiori difetti della stampa: il servilismo e l’acquiescenza verso il potere”
15
. In effetti, Napoleone
aveva utilizzato ogni arma a sua disposizione per imbavagliare la stampa; per esempio con un
decreto del 5 febbraio 1810 la sottometteva a un severo regime di polizia e obbligava gli stampatori
a esibire una certificazione di fedeltà all’Impero per svolgere il proprio mestiere. Sconfitto
Napoleone, i sovrani cercarono di riprendere il controllo dell’informazione, ma nel frattempo i
giornalisti avevano preso coscienza della propria funzione sociale e non erano più disposti a chinare
il capo
16
.
1.1.2. Italia e Germania
In Italia, la prima timida apertura verso la libertà di stampa si ebbe con un Editto del Pontefice Pio
XI mediante il quale il Papa “allargava le maglie della censura” limitando l’attività dei censori che
però non era abolita
17
. Tuttavia, la prima legge organica sulla stampa è stata quella contenuta nello
Statuto Albertino che recitava: “la stampa sarà libera ma una legge ne reprime gli abusi”
18
. Il
decimo capo di tale legge era innovativo poiché stabiliva che nei procedimenti per i reati commessi
a mezzo stampa, il giudice fosse affiancato da una giuria popolare. Questa libertà però era destinata
a durare poco, infatti secondo Picca nel 1850 Cavour “avvia il gioco del gatto e del topo con i
giornali che per non soccombere preferiscono servire il potere”
19
. Durante l’Età Giolittiana, la
stampa iniziava a essere più libera, ma Giolitti continuava a fare pressione sui giornali in diversi
modi, per esempio comprando il silenzio dei giornalisti antagonisti con la promessa di un sostegno
economico
20
. La libertà di stampa fu limitata ulteriormente dal 1915, poiché l’Italia era entrata in
guerra ed era necessario “nascondere ai civili le sconfitte, le perdite umane e gli orrori della
trincea”.
12
Nel luglio del 1973 ebbe inizio il Terrore, una faste storica della rivoluzione francese caratterizzata da un gran
numero di condanne a morte emesse dall’inflessibile Tribunale Rivoluzionario.
13
In un suo discorso del 28 settembre 1972, Robespierre definì i giornalisti antagonisti “nemici del popolo”.
14
Borsa, Mario, Op. cit. p.65
15
Picca, Cesario, 2005, Senza Bavaglio. L’evoluzione del concetto di libertà di stampa, Pendragon, Bologna, p.16.
16
Ivi, p.18
17
Ivi, p.25
18
Ivi, p.25
19
Ivi, p.26
20
Ivi, p.33