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CAPITOLO 1. IL DIGITALE TERRESTRE
1.1 La televisione digitale terrestre
NØ cavo nØ satellite. Potrebbe essere promossa con questo slogan la
Televisione Digitale Terrestre (in breve, mediando dalla definizione
in inglese, DTT)
7
.
La televisione digitale terrestre, o meglio la Digital Terrestrial
Television, è la realtà che pian piano si sta consolidando, in Italia così
come in tutta Europa. Va subito specificato che, se fino a qualche anno
fa quella digitale poteva essere solo una semplice scelta, in luogo
magari della TV satellitare, ad oggi per molti, e molto presto per la
restante parte, sarà una scelta obbligata. E’ ormai prossimo lo
spegnimento di tutti i ripetitori che permettevano la visione dell’ormai
vecchia TV analogica, o via etere, per lasciare spazio unicamente alla
televisione digitale. Quest’ultima intesa come offerta gratuita, perchØ
altri servizi, come ad esempio quelli di natura satellitare, esistono da
diverso tempo, ma necessitano di un abbonamento non gratuito per
poter usufruire di detti servizi.
Siamo in un momento di passaggio epocale per la televisione. I
governi di tutto il mondo credono a tal punto nel potere dirompente e
trainante delle nuove tecnologie digitali tanto da aver
progressivamente posticipato il momento in cui avverrà lo
spegnimento della TV analogica, in modo da sincronizzarlo con la
7
R. CINQUINI, Giornalista TV. Manuale di istruzioni per fare la televisione che
informa, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 2003, pag. 116.
11
ripresa economica. La ripresa economica in atto trainerà la TV digitale
e questa a sua volta inciderà positivamente sulla ripresa economica: un
perfetto circuito virtuoso
8
.
In realtà il passaggio totale alla nuova piattaforma, e dunque alla
nuova televisione, era inizialmente previsto per il 2006, ma è evidente
che tale scadenza sia stata fin troppo ottimista. Le problematiche per il
consolidamento totale della D.T.T. sono ancora molteplici, ma si
tenterà di risolvere qualsiasi controversia entro la fine dell’anno 2012.
Tale situazione non vale solo per l’Italia:
piø difficile la situazione in Regno Unito, Spagna, Francia e Italia, a
causa del gran numero di abitazioni da convertire alla tecnica digitale.
Tutti questi Paesi hanno fissato o stanno rivedendo la data dello
switch-off tra il 2010 e il 2012
9
.
Nel momento in cui l’utente medio avrà a disposizione l’intera
offerta della televisione digitale terrestre, potrà godere di svariati
servizi e notevoli vantaggi, tra cui:
- “un maggior numero di programmi disponibili;
- una migliore qualità immagine/audio;
- la possibilità di programmi interattivi;
- la possibilità di utilizzare la televisione come strumento quasi al
pari del PC;
- un minore inquinamento elettro-magnetico”
10
.
8
P. POLI, Home entertainment che funziona, Milano, Apogeo Editore, 2007, p.
56.
9
A. PRETA, Economia dei contenuti. L’industria dei media e la rivoluzione
digitale, Milano, Vita & Pensiero, 2007, pag.111.
10
Edimatica (a cura di), La TV nel PC. Il futuro dell’intrattenimento domestico è
già presente, Milano, Apogeo Editore, 2006, p. 18.
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In modo particolare, va evidenziato il primo dei vantaggi, cioè la
moltiplicazione dei canali visibili, tanto a pagamento quanto in chiaro.
Questo fenomeno è reso possibile dalla nascita del multiplex
televisivo, che permette di trasmettere i segnali su un unico canale.
La trasformazione in digitale d’ogni frequenza di trasmissione
analogica in quattro e/o piø frequenze avviene tramite il multiplex che
permette di trasmettere i segnali su un unico canale, successivamente
inviato ad un trasmettitore digitale che attraverso l’antenna posta su un
traliccio costruito in specifico sito, irradia i programmi radiofonici e
televisivi da far arrivare in modo capillare
11
.
In pratica, con la TV analogica, ogni singola frequenza permette
di trasmettere un solo canale televisivo; con il digitale, e dunque
sfruttando il multiplex, si può moltiplicare fino a quattro/cinque se
non oltre il numero di canali trasmessi contemporaneamente su una
sola frequenza, il che permette di passare da dodici canali a circa una
cinquantina, considerando solo quelli in chiaro, dunque gratuiti.
La proliferazione di nuovi canali da la possibilità alle emittenti di
effettuare una precisa distinzione: ai propri canali generalisti può ora
affiancare canali tematici. La differenza è abbastanza semplice, e la si
può sintetizzare così:
i due network dominanti nel panorama televisivo italiano (Rai e
Mediaset), hanno ciascuno tre canali generalisti in cui a una certa
ora vanno in onda i programmi per i ragazzi, a un’altra le fiction, i
film, i reality, i quiz e poi l’informazione e gli eventi sportivi. I
nuovi canali tematici trasmettono in gran parte questi stessi
programmi in continuazione
12
.
11
E. MATARAZZO, La Rai che non vedrai. Idee e progetti sul servizio pubblico
radiotelevisivo, Milano, Franco Angeli, 2007, p. 148.
12
Censis, Nono rapporto sulla comunicazione. I media personali dell’era digitale,
Milano, Franco Angeli, 2011, p. 80.
13
In pratica, mentre i canali generalisti offrono una varietà di
programmazione, i canali tematici si concentrano su un solo tema
(canali tematici appunto), per il quale mandano in onda tanto gli
eventi nuovi, magari in diretta, quanto le repliche. Ne possono essere
un chiaro esempio
i principali canali tematici, i servizi premium (sport e cinema), una
discreta selezione di film trasmessi con la modalità Near Video on
Demand, dunque praticamente a richiesta, e alcuni servizi
interattivi
13
.
Senza dimenticare canali interamente dedicati a documentari,
fiction, cartoni animati e quant’altro. Il tutto per una televisione
sempre piø simile alla rete Internet.
Il video on demand (VoD) è un esempio di interattività, intesa quale
interazione totale del telespettatore col mezzo, ed è una trasmissione
personalizzata e non destinata al pubblico in generale: tale servizio
appare pertanto assimilabile alla comunicazione attraverso World
Wide Web
14
.
Data per assodata la migliore qualità dell’immagine (il tutto nei
formati 4/3 e 16/9) e dell’audio, ciò che vale la pena sottolineare è la
possibilità di realizzare programmi interattivi: gli utenti non sono piø
solo dei meri spettatori, ma hanno la possibilità di personalizzare al
massimo e decidere ciò che desiderano guardare, mettendosi così in
una posizione di totale libertà nella scelta.
13
L. DI FELICIANTONIO, I media della convergenza, Perugia, Morlacchi
Editore, 2002, p. 42.
14
G. CASSANO - A. CONTALDO, Internet e tutela della libertà di espressione,
Milano, Giuffrè Editore, 2009, p. 171.
14
La televisione interattiva offre ai consumatori una scelta ulteriore.
Fornisce loro l’opportunità di personalizzare ciò che desiderano
guardare e di fornire un feedback, mettendoli così in una posizione di
controllo. Consente inoltre di reagire immediatamente a ciò che
stanno guardando. Pertanto se uno spettatore vede un prodotto che
gli piace, può intraprendere ulteriori ricerche e acquistare il prodotto
senza mai lasciare la poltrona. A differenza del computer per
accedere a Internet, i consumatori sono abituati a guardare la
televisione e a utilizzare il telecomando, per cui il disagio è
minimizzato e il timore della tecnologia si riduce
15
.
Possono costituire un esempio di questo la possibilità, nel vedere una
partita di calcio, di scegliere l’inquadratura preferita, l’angolazione e,
non ultima, la telecronaca, con la recente innovazione di Mediaset,
poi introdotta anche da Sky, che propone commenti “di parte”,
dunque fatti da evidenti tifosi di una precisa squadra. La scelta di un
secondo audio è possibile anche per i telefilm, che possono essere
guardati con il doppiaggio italiano oppure in lingua originale, magari
con l’ausilio dei sottotitoli in italiano, altro servizio del digitale
terrestre.
Tutto ciò non sarà tuttavia realizzabile se, come già detto, non
saranno risolte le problematiche ancora esistenti. La sfida principale,
in questo senso, è senza dubbio quella relativa alla ricezione del
segnale digitale da parte degli utenti, la cui riuscita è il presupposto
per la fine delle trasmissioni analogiche.
Quest’importante trasformazione tecnologica deve garantire pari
opportunità di qualità tecnologica, di diffusione e ricezione del
segnale digitale terrestre a tutte le radio e TV locali, poichØ i costi
15
M. STONE - A. BOND - E. BLAKE, Il marketing diretto e interattivo, Milano,
Pearson Education Italia, 2005, p. 211.
15
per l’impianto dell’apparato multiplex sono molto alti, la comunità
nazionale deve farsi carico di mantenere la diversità culturale anche
delle realtà piø deboli economicamente nel far sentire la loro voce
16
.
La maggior parte delle famiglie infatti, anche se sarebbe piø corretto
dire tutte le famiglie, al momento dello switch-off dovrà essere dotata
dei decodificatori digitali, altrimenti avverrà una situazione
abbastanza inquietante di frattura sociale, con la televisione che
diverrebbe l’ennesimo strumento di differenziazione tra categorie.
Tuttavia, l’introduzione di servizi multimediali soprattutto per la vita
domestica, potrà essere utile all’alfabetizzazione di questo pubblico e
lo schermo televisivo potrà essere, a tale scopo, una buona occasione
per non determinare una frattura sociale fra chi è alfabetizzato,
magari ad alto livello, e chi invece resta irrimediabilmente escluso
17
.
Un altro aspetto critico della transizione è rappresentato dalla
scarsità di frequenze, che sarà resa piø acuta dalla necessità di
assicurare la continuazione delle trasmissioni analogiche,
parallelamente allo sviluppo delle nuove trasmissioni digitali, fino al
momento in cui tutti i problemi sopra citati non saranno
definitivamente risolti.
1.2 La situazione europea
La Commissione Europea si è piø volte espressa in materia di
16
E. MATARAZZO, La Rai che non vedrai. Idee e progetti sul servizio pubblico
radiotelevisivo, Milano, Franco Angeli, 2007, p. 148.
17
M. P. CARUSO, L. FALVELLA (a cura di), La rivoluzione digitale. Come
cambia la nostra vita e quali regole per tutelarla, Soveria Mannelli, Rubbettino
Editore, 2004, p. 109.
16
diffusione della tecnologia digitale terrestre e satellitare, soprattutto
per chiarire tempi e modalità dell’abbandono, parziale e totale,
dell’analogico.
La Commissione europea ha piø volte sottolineato l’importanza di
una “transizione completa, efficace e tempestiva verso il nuovo
quadro normativo UE per le reti e i servizi di comunicazione
elettronica” adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel
marzo 2002. L’iniziativa per la crescita, lanciata dalla Commissione
nel luglio 2003, sottolineava l’importanza della banda larga per la
prosperità economica, la concorrenza e la creazione di
occupazione
18
.
Si è ritenuta necessaria tutta una serie di provvedimenti per
assicurare che gli interventi messi in atto dai diversi Stati fossero
sempre conformi e in linea con i principi comunitari di libera
concorrenza. Per raggiungere tale scopo la Commissione Europea ha
ritenuto conveniente che tutti gli Stati rendessero note le proprie
strategie, con l'obiettivo di stimolare il piø possibile la transizione
rapida ai sistemi di radiodiffusione in tecnica digitale, cercando di
minimizzare gli svantaggi del breve periodo legati alla necessità di
operare una modernizzazione tecnica a tutti i livelli.
Il digitale, lanciato in Europa inizialmente da poche nazioni,
come Gran Bretagna, Svezia, Finlandia, e Spagna, non ha avuto in
principio un gran successo; il numero massimo di telespettatori infatti
si aggirava intorno alle 200.000 unità.
I primi anni duemila sono stati segnati, in tutta Europa, dalla crisi e
18
F. BORGHESE - M. P. CARUSO - S. RIELA (a cura di), La competitività
dell’Unione Europea dopo Lisbona, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2005,
p. 126.
17
dal successivo consolidamento della televisione digitale: i fallimenti
delle prime esperienze del digitale terrestre, nel Regno Unito e in
Spagna, si sono accompagnati agli evidenti segnali di crisi che hanno
afflitto molti operatori via cavo e satellite, in Spagna, Regno Unito,
Italia, Francia e, per motivi diversi, Germania, seguiti da faticosi
tentativi di consolidamento
19
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Per avvicinare gli utenti alla televisione digitale, si è compreso
che il servizio doveva essere gratuito; i telespettatori infatti, non
dovendo pagare per un servizio televisivo, erano molto piø
accoglienti verso la nuova idea.
La televisione digitale terrestre nella maggior parte dei Paesi europei,
è e sarà proposta come servizio in chiaro (cioè gratuito) a tutti gli
utenti dotati del necessario equipaggiamento per la ricezione
20
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Non ovunque, però, la tecnologia digitale terrestre ha
necessitato dello stesso lasso di tempo per installarsi e consolidarsi.
Gli anni di nascita dei primi servizi digitali, nonchØ gli anni di inizio
e fine transizione definitiva alla nuova piattaforma, sono spesso
diversi. In alcune occasioni, addirittura, la differenza di anni che si
viene a creare è a dir poco impressionante.
Cronologia del passaggio al digitale terrestre nei principali Paesi europei
Paese
Lancio
ufficiale
Inizio
transizione
Fine transizione
Austria 2006 2007 2007
Belgio 2002 2008 2011
Croazia 2002 2008 2010
19
A. PRETA, Economia dei contenuti. L’industria dei media e la rivoluzione
digitale, Milano, Vita & Pensiero, 2007, p. 106.
20
G. P. BONANI, Satelliti e formazione. La videocomunicazione come futuro
educativo, Milano, Franco Angeli, 2005, p. 31.