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INTRODUZIONE
Il progressivo abbattimento di barriere sociali ed economiche, unito
all’inarrestabile dilagare di strumenti di connessione di massa, reale
e virtuale, sempre più innovativi e avveniristici, si riverbera anche
sulla realtà giuridica odierna. Infatti, se si considera che grazie ai
nuovi strumenti telematici, spesso basta un “clic” per intraprendere e
concludere operazioni economiche riguardanti beni mobili o
immobili, situati a migliaia di chilometri di distanza, si realizza
facilmente come anche il diritto necessiti costantemente di un’opera
di rinnovamento e di riflessione. Oltre alla già citata possibilità del
mercato telematico, va registrata la costante crescita del numero
d’individui che scelgono di trasferirsi in Stati stranieri, ovvero
annoverano alcuni componenti della propria famiglia o delle
proprietà ( case, attività produttive, conti correnti, eccetera ) in più di
uno Stato.
Secondo i dati ricavati da uno studio redatto per incarico della
Direzione Generale Giustizia e Affari Interni della Commissione
Europea, si stima che ogni anno in Europa hanno luogo circa 580 000
successioni internazionali, pari al 12,5% del numero totale, per un
valore complessivo di 644 miliardi di euro. Questi dati, in un futuro
prossimo, dovranno essere riconsiderati al rialzo per effetto
dell’aumento dei flussi migratori e della già citata mobilità
economica dei capitali.
La complessità di tali successioni è testimoniata anche dall’aumento
dei procedimenti contenziosi ad esse legati, significativamente più
elevati rispetto a quelle limitate ai confini nazionali. Al momento
della loro morte, infatti, coloro i quali, in considerazione di legami
familiari sono indiziati ad acquisire lo status di eredi, sono spesso
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costretti a imbattersi in gravi difficoltà e complicazioni che tendono a
tradursi in lunghi ritardi ed elevati costi legali, con il serio rischio di
non vedere realizzati i propri diritti successori. È questo il caso
soprattutto dei soggetti più vulnerabili, che spesso preferiscono
abbandonare ogni velleità di ottenere la parte di eredità loro
spettante, scoraggiati dalla prospettiva di uno stressante
procedimento indefinito nei termini temporali ed economici.
Le cause di questa situazione sono complesse ed eterogenee, in
ragione della pluralità degli ordinamenti giuridici coinvolti. Infatti, la
diversità della legge sostanziale che regola le successioni in ogni
ordinamento è solo uno dei fattori che contribuiscono ad aumentare
la complessità del procedimento successorio delle successioni
transnazionali
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. Vari aspetti come le decisioni dei giudici, il potere
attribuito agli administrators o executors
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, l’insieme dei diritti e doveri
in capo agli eredi, sono spesso regolati in maniera differente nei
diversi Stati, rappresentando un grosso ostacolo al riconoscimento
reciproco degli atti e delle sentenze straniere. Ulteriore elemento di
incertezza è rappresentato dall’effettiva conoscibilità da parte degli
eredi residenti in un altro Paese, dell’esistenza di un testamento del
de cuius, nell’eventualità in cui quest’ultimo non abbia proceduto in
vita alle procedure pubblicitarie ad hoc.
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Si pensi ad una successione che coinvolga un ordinamento di common law ed
uno appartenente alla matrice latina di civil law.
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I sistemi di civil law che hanno accolto quali principi cardine della successione,
la concezione unitaria ed universalistica della successione stessa, prevedono una
continuazione senza soluzione di causa della persona del defunto in quella degli
eredi. Nei sistemi di common law, invece, la gestione dell’attivo, il pagamento delle
passività e l’esercizio dei diritti derivanti dall’apertura della successione vengono
esercitati sotto il controllo giudiziario ad opera del c.d. rappresentante personale
del defunto, che può essere designato a tal fine dal testatore stesso (in questo caso
prenderà il nome di executor), o nominato solo all’apertura della successione dallo
stesso tribunale (e prenderà il nome di administrator). La scelta potrà ricadere su
uno o più eredi o risultare del tutto estraneo rispetto agli stessi.
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Ai problemi elencati si aggiunga la frequente impossibilità di
conoscere in anticipo la legge applicabile alla loro successione,
dovuta principalmente alla mancanza di norme armonizzate sul
conflitto di leggi e l’emissione da parte degli organi competenti degli
Stati Membri di decisioni tra loro incompatibili. La norma generale
dovrebbe garantire che la successione sia disciplinata da una legge
prevedibile, con la quale il de cuius presenta collegamenti stretti,
nonché consentire ai cittadini di organizzare per tempo la propria
successione consentendo loro una limitata facoltà di scelta della lex
successionis. In ossequio al principio di certezza del diritto, tale legge
dovrebbe applicarsi a tutti i beni della successione,
indipendentemente dalla loro natura o dal luogo in cui si trovano,
evitando così le difficoltà derivanti dal frazionamento dello statuto
successorio.
Si è quindi ritenuto che il raggruppamento delle disposizioni
concernenti la competenza giurisdizionale, la legge applicabile, il
riconoscimento, l’esecuzione delle decisioni e degli atti pubblici e la
creazione di un certificato successorio europeo, in un unico
strumento normativo, potesse contribuire in maniera determinante al
corretto funzionamento del mercato interno. Una disciplina unitaria
contenuta nel Regolamento rimuoverebbe gli ostacoli alla libera
circolazione di persone che attualmente incontrano difficoltà
nell’esercizio dei loro diritti nell’ambito di una successione
internazionale, facilitando il corretto funzionamento del mercato
interno. Infatti, nello spazio europeo di giustizia i cittadini devono
poter organizzare in anticipo la propria successione ed i diritti degli
eredi e legatari, degli altri congiunti del defunto, nonché dei creditori
della successione devono essere garantiti in maniera efficace.
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L’art. 61 del Trattato che istituisce la Comunità Europea, inoltre,
prevede la progressiva istituzione di uno spazio comune di libertà,
sicurezza e giustizia, in particolare in materia civile. L’art. 65 dello
stesso Trattato specifica che tali misure prevedono un consustanziale
miglioramento e semplificazione del riconoscimento ed esecuzione
delle decisioni in materia civile e commerciale, nonché la
promozione della compatibilità delle regole di conflitto di leggi e di
competenza giurisdizionale applicabili negli Stati Membri.
La consapevolezza di tali questioni e della loro crescente rilevanza ha
indotto gli organismi competenti in ambito comunitario a mobilitarsi
per trovare le soluzioni adeguate a colmare le lacune normative
dovute all’esclusione della materia successoria dall’ambito di
applicazione dei numerosi provvedimenti già adottati sulla base dei
riferimenti normativi comunitari sopra citati, in particolare il
Regolamento CE n. 44/ 2001, sul riconoscimento ed esecuzione delle
decisioni in materia civile e commerciale.
Il percorso che ha preceduto la Proposta di Regolamento della
Commissione ha avuto origine già nel 1998, quando tra gli obiettivi
prioritari del “Piano d’azione di Vienna” si è prevista la creazione di
uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel quale venga garantita
la libera circolazione delle persone e dei beni, realizzabile mediante
una graduale armonizzazione delle leggi ed il superamento
dell’incompatibilità normativa tra gli ordinamenti. Una tappa
fondamentale nell’ iter comunitario è stato il nuovo Programma
dell’Aja, finalizzato al rafforzamento della libertà, sicurezza e
giustizia nell’Unione, approvato dal Consiglio europeo il 4 e 5
novembre 2004. In questo frangente si è rilevato un particolare
interesse per la materia successoria e il 1° marzo 2005 la
Commissione ha presentato un “Libro verde sulle successioni e
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testamenti”, avviando così una consultazione pubblica con tutte le
parti interessate dall’adozione di un possibile strumento legislativo
comunitario. Si è quindi convenuto sulla necessità di intervenire in
ambito delle norme di conflitto di leggi, data l’impossibilità di
intervenire sulle norme sostanziali interne che disciplinano la
successione, a causa dell’esclusione dell’ Unione europea da tale
ambito di competenza.
Infine in data 14 ottobre 2009 la Commissione europea ha presentato
una “proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio concernente la competenza, la legge applicabile, il
riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni e degli atti pubblici in
materia di successioni e la creazione di un certificato successorio
europeo”, mentre la versione definitiva del Regolamento è attesa
entro la fine del 2011.
Nell’auspicio della buona riuscita di un progetto normativo in
ambito comunitario condiviso e comune agli Stati Membri, nel
presente lavoro si è quindi confrontata la disciplina della Proposta di
Regolamento con le norme della legge 31 maggio 1995, n. 218, di
riforma del diritto internazionale privato italiano, in materia di legge
applicabile alla successione. Si è quindi cercato di mettere in luce i
principi accolti dal nostro ordinamento in tale ambito e le novità che
la normativa comunitaria introdurrà nella disciplina interna.