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INTRODUZIONE AL LAVORO
La lapidazione rappresenta un argomento di studio e di discussione assai delicato
e, per questo motivo, anche poco esplorato. ¨ molto facile, infatti, cadere in
dibattiti sterili e inutili circa la necessità o meno di abolire tale pratica e di
condannare gli Stati che ne fanno ricorso. Questo lavoro certamente non nasce
come apologia della lapidazione, nØ cerca scusanti a tale usanza, ma d’altra parte
non vuole nemmeno limitarsi alla condanna senza un’indagine piø approfondita
circa le peculiarità di questo tipo di sanzione. Quello che interessa portare a
conoscenza è anzitutto l’origine della condanna alla lapidazione, come si è
sviluppata e da quali testi ha preso linfa vitale, per quale motivo determinati reati
sono punibili solo ricorrendo a questa pratica mentre altri non lo sono, quali sono
le categorie di individui cui questa pena può essere comminata e quali
caratteristiche devono possedere. Inoltre è giusto sapere quali sono i Paesi che
realmente ricorrono alla morte per lapidazione, perchØ troppo spesso si è convinti
che sia una prerogativa dell’intera comunità degli Stati islamici senza distinzione,
mentre in realtà scopriremo che solo la minoranza continua ad utilizzare tale tipo
di esecuzione. Vedremo poi alcuni casi esemplari di lapidazioni, effettivamente
avvenute, oppure rinviate, o addirittura annullate, così come sarà interessante
osservare il comportamento a riguardo delle organizzazioni internazionali come le
Nazioni Unite ma anche delle organizzazioni non governative, quali Amnesty
International o, a livello nazionale, Nessuno Tocchi Caino.
Tuttavia non è solo il mondo occidentale a discutere animatamente della
lapidazione e della sua legittimità o meno, ma il tema della lapidazione è
fortemente dibattuto anche all’interno del mondo islamico: in questa breve
rassegna, dunque, cercheremo anche di capire le ragioni di entrambe le parti,
ovvero sia di chi la sostiene e di chi invece vorrebbe abolirla totalmente.
Proprio per i motivi appena elencati si è deciso di dividere il lavoro in due parti,
due sezioni che trattino dello stesso argomento, la lapidazione appunto, ma da due
punti di vista diversi e molto spesso diametralmente opposti. Ci sarà una prima
unità che si occuperà della lapidazione nell’ottica occidentale, nella quale si
scorreranno i casi piø noti di condanna a morte tramite lapidazione e si discuterà
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dei motivi per i quali la comunità internazionale che rappresenta il mondo
occidentale, ma anche alcuni rappresentanti noti e famosi del mondo arabo e
islamico si schierano con fora con il fronte che chiede l’abolizione di una pena
tanto barbara e crudele, comminata per un crimine non altrettanto grave. Ci sarà
quindi una seconda parte del lavoro che tratterà il tema della lapidazione da un
punto di vista puramente islamico, nella quale si spiegheranno le ragioni per cui
l’adulterio venga considerato un reato tanto odioso da dover ricorrere alla
condanna a morte tramite lapidazione per punirlo, si discuteranno e si disfaranno
tutte o quasi le obiezioni mosse dagli occidentali alla lapidazione e si cercherà di
comprendere in che modo l’Islam consideri la morte tramite lapidazione un buon
deterrente. ¨ stato necessario dividere il testo in due sezioni separate a causa della
complessità, della vastità ma soprattutto della delicatezza dell’argomento trattato,
perchØ si ritiene sia necessario e giusto considerare entrambi i punti di vista sul
tema. Si comincerà con la lapidazione dal punto di vista dell’Occidente non
perchØ ci sia un’intenzione di prediligere questo punto di vista e le tematiche che
in esso si trovano, ma semplicemente perchØ è stato meno complesso il
reperimento delle informazioni necessarie rispetto al lavoro svolto per accedere
per affrontare l’argomento dal punto di vista dei musulmani.
Prima di entrare nel vivo del confronto, però, è necessario chiarire cosa sia la
lapidazione e da dove ha tratto le sue origini, fornendo qualche breve cenno
storico e medico, per capire meglio di cosa si parla.
CENNI GENERALI SULLA LAPIDAZIONE
Che cos’è e da dove trae origine
La lapidazione è da sempre il castigo riservato ai sacrilegi e si ritrova in quasi
tutte le società, almeno alle loro origini. Fu istituzionalizzato prima dell’ebraismo
nelle terre tra Giordania e Palestina, venne importato poi a Roma dove restò però
una pena eccezionale. Il cristianesimo si preoccupò della sua cancellazione mentre
la legge coranica, al contrario, si adoperò per mantenerla.
La lapidazione è un metodo di esecuzione che consiste nell’uccidere il condannato
a colpi di pietre ed originariamente era la pena ordinariamente prevista per i reati
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di tradimento e attentato all’interesse comune presso molti dei popoli orientali. ¨
un tipo di condanna a morte che non è utilizzato solo dagli islamici, per lo meno
alle sue origini, anzi, non è stata la religione di Muhammad a darle i natali. ¨ il
Testo Sacro ebraico, la Torah, il primo documento ufficiale nel quale si parla di
lapidazione, stabilendo come i membri della comunità debbano comportarsi di
fronte a determinati crimini e reati. L’empietà è punita con la morte per
lapidazione, un tipo di morte pura, perchØ evita il contatto tra colpevole e boia,
non contaminando in tal modo quest’ultimo. Tutto il popolo è chiamato a lapidare
il colpevole per liberare tutta la comunità dal male senza che ne sia contaminata
col contatto diretto. La pena prevista nella Torah per chi commette un reato a
sfondo sessuale, come lo è l’adulterio, è terribile:
“E quand’uno avrà commesso un delitto degno di morte, e tu
l’avrai fatto morire e appiccato a un albero, il suo cadavere non
dovrà rimanere tutta la notte sull’albero, ma lo seppellirai senza
fallo lo stesso giorno; perchØ l’appiccato è maledetto da Dio, e tu
non contaminerai la terra che l’Eterno, il tuo Dio, ti dà come
eredità.”
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E ancora:
“Quando si troverà un uomo a giacere con una donna maritata,
ambedue morranno: l’uomo che s’è giaciuto con la donna, e la
donna. Così scaccerai via il male di mezzo ad Israele. Quando una
fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo, trovandola in città, si
giace con lei, condurrete ambedue alla porta di quella città, e li
lapiderete sì che muoiano: la fanciulla, perchØ essendo in città,
non ha gridato; e l’uomo perchØ ha disonorato la donna del suo
prossimo. Così toglierai via il male di mezzo a te.”
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Un episodio dell’Antico Testamento, inoltre, racconta che il profeta Mosè
sorprese un uomo a violare la santità del sabato e organizzò per lui una
lapidazione pubblica, perchØ potesse essere un monito per il resto degli abitanti
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La Bibbia o la Torah, Deuteronomio 21:22-23
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La Bibbia o la Torah, Deuteronomio 22:22-24
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della comunità. Nel mondo antico molto spesso la lapidazione degli adulteri era
considerata come un mezzo di controllo delle nascite: uccidendo che commetteva
adulterio si uccideva anche la possibilità di far nascere bambini al di fuori del
matrimonio e dunque illegittimi e mal tollerati.
In Grecia era un castigo molto comune e frequente durante il periodo preellenico:
si racconta che gli abitanti di Messene, un’antica città del Peloponneso, furono
tutti lapidati per aver avvelenato, dietro il volere di Roma, il generale Filopemene
che ben due volte ( nel 214 e nel 202 a.C.) aveva salvato la città intera
dall’assedio delle truppe spartane.
La lapidazione era il supplizio legale al quale si ricorreva anche in Macedonia e,
secondo alcuni storici, a Cartagine. Ma è presso gli ebrei che tale tipo di
esecuzione diventa una vera e propria istituzione: il Levitico e il Deuteronomio
presentano un accurato elenco di tutti i crimini punibili e puniti con questa
condanna a morte, e fra questi ci sono la violazione del Sabbath (il giorno della
settimana ebraica consacrato a Dio), l’adulterio della sposa. L’infedeltà della
fidanzata, la profanazione del nome di Dio, il sacrificio a divinità di altre religioni
o pagane, la ribellione ai propri genitori, sposare la propria sorella, la figlia del
proprio padre o la figlia della propria madre. Nabucodonosor II il Grande, re di
Babilonia vissuto nel XVI secolo a.C. ordinò la lapidazione di due magistrati di
origine giudea che avevano accusato una ragazza, Susanna Joachim, di adulterio. I
due magistrati si erano perdutamente invaghiti di Susanna e un giorno,
incontrandola alle terme, le confessarono questo loro sentimento. Quando la
ragazza li rifiutò i due, per vendicarsi, dichiararono di averla sorpresa in flagrante
mentre commetteva reato di adulterio, facendola in questo modo condannare alla
lapidazione. Il profeta Daniele, però, dopo aver ascoltato la versione dei due
giudici separatamente, si accorse che nei loro racconti c’erano delle incongruenze
e riuscì così a provare la falsa testimonianza: i due calunniatori subirono la stessa
pena che avevano voluto infliggere alla loro vittima innocente e vennero pertanto
lapidati.
Ma i casi di lapidazione non si esauriscono nel mondo antico. Nel 608 Didier,
vescovo di Vienna, fu lapidato vicino Lione su ordine della regina Brunilde per
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aver cercato di allontanare da lei il re Teodorico II. Ancora prima, Santo Stefano
fu lapidato dopo essere stato accusato da due falsi testimoni di origine giudea di
aver bestemmiato contro Mosè. La stessa sorte toccò anche a Timoteo, vescovo di
Efeso, per aver preteso l’interruzione di una festa in onore di dei pagani.
Probabilmente, però, il caso piø discusso e controverso, e non soltanto per quel
che ci riguarda, è quello della papessa Giovanna. Con tale nome si suole definire
il personaggio femminile che, secondo una leggenda diffusa nel XIII secolo da
Marino Polonio, avrebbe occupato il trono pontificio nel luglio dell’855 alla morte
di Leone IV. Giovanna sarebbe stata una giovane ragazza che con il suo amante
sarebbe partita per Atene dove avrebbe acquisito una cultura ed una erudizione
considerevoli. Non si conosce bene il motivo, ma Giovanna sarebbe poi tornata a
Roma vestita da uomo facendosi chiamare Giovanni l’inglese e sarebbe riuscita a
farsi eleggere Papa. Si racconta che Papa Giovanni, durante lo svolgimento di una
processione, diede alla luce un figlio e che per questo, appena dopo il parto, la
papessa venne giudicata e lapidata dal popolo di Roma.
Nonostante questi racconti lascino parecchi punti d’ombra, facendoci propendere
a pensare che ci sia ben poca verità in quello che raccontano, ciò che conta è che
dal XVI secolo a.C. al XIII secolo d.C. ancora si parlasse di lapidazione come una
metodologia per infliggere la morte utilizzata con una certa frequenza. Non solo,
ma sappiamo anche che ancora nel XVI secolo la lapidazione era presente nel
codice penale svedese, riservata alle donne che commettevano quei crimini per i
quali agli uomini toccava il supplizio della ruota; inoltre, in caso di pena
aggravata da specifiche condizioni, la colpevole veniva rasata, le veniva spalmata
la testa di pece e ricoperta di piume e poi era costretta a correre fra due file di
uomini che le gettavano addosso le pietre finchØ questa non cadeva a terra
tramortita.
La lapidazione era ugualmente diffusa in quasi tutti i paesi musulmani, soprattutto
in quelli che si affacciano sulla parte orientale del Mediterraneo. Numerose
immagini e riproduzioni risalenti al XV e XVI secolo mostrano i discepoli di
Maometto mentre lapidano religiosi cristiani. E sebbene il Corano non preveda
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espressamente il ricorso a questo supplizio, un suo versetto lo ammette
implicitamente, decretando che
“… le leggi degli anziani profeti non abrogate dal Corano restano
in vigore…”
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Nonostante ciò, la lapidazione non può essere applicata con eccessiva facilità
come siamo abituati a credere. Ci sono specifiche e severe norme e regole da
seguire, e specifici reati per i quali essa può essere comminata. La lapidazione è
prescritta per legge o anche per prassi e consuetudine per il reato di adulterio
commesso dalle persone sposate (al-zina muhsena); per adulterio viene inteso
l’atto sessuale fra due persone, delle quali almeno una deve essere sposata. Data
tale definizione ne consegue che la lapidazione non può essere comminata a casi
di rapporti sessuali prematrimoniali o a relazioni omosessuali, anche se questo
tipo di comportamenti è comunque punito e represso. Le esecuzioni di questo tipo
devono essere pubbliche e vengono annunciate come punizioni obbligatorie
contro chi ha commesso colpe contro Dio; avvengono molto spesso il venerdì,
negli stadi, dopo la partita di calcio, in modo che ci sia un alto numero di
spettatori. Il diritto musulmano è in vigore da tempo in Arabia Saudita, negli
Emirati Arabi Uniti, in Afghanistan, in Qatar e nello Yemen, è stato reintrodotto
in Iran, in Libia, in Mauritania, in Pakistan e in Sudan, mentre è stato introdotto
per la prima volta in Cecenia nel 1997. La Sharia viene applicata a Mogadiscio, la
capitale della Somalia, nonostante non venga considerata legge nazionale.
Cenni medici e modalità di esecuzione
Diverse sono le procedure mediante le quali avviene una esecuzione tramite
lapidazione, anche se sono tutte comunque studiate per impedire o limitare al
massimo la fuga del condannato. In alcuni casi il prigioniero è libero nei
movimenti ma rinchiuso in una sorta di recinto, in altri è legato ad un palo o ad
una croce, in altri ancora è sepolto fino al collo se è una donna o fino alla vita se è
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Iacometti S. e Signore A., Il boia non molla. Dall’iniezione letale alla lapidazione la pena di morte
nel mondo, Ideazione Editrice, Roma 1999, pag. 137.
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un uomo, ed è questa l’unica procedura che contempla la possibilità della grazia.
Soltanto di recente si è incominciato ad incappucciare il condannato prima
dell’esecuzione, ed è un procedimento che si può utilizzare in uno qualsiasi dei
metodi di esecuzioni precedentemente descritti.
La morte è causata, prevalentemente, da danni al cervello solitamente imputabili
allo sfondamento della scatola cranica, oppure da asfissia o ancora dalla
combinazione di diverse ferite che possono condurre il lapidato a morire
dissanguato. Studi medici ci informano che se il condannato viene colpito dalle
pietre piø e piø volte senza riuscire a perdere conoscenza, la morte risulterà assai
piø lenta e assai piø dolorosa. La morte del giustiziato può anche essere
immediata, a causa dello shock che possono provocare delle pietre
particolarmente pesanti, anche se solitamente sono previste particolari procedure
affinchØ si eviti il decesso troppo rapido; perchØ non vengano commessi degli
errori dai privati cittadini nel calibrare le pietre da utilizzare, quasi sempre è il
governo stesso a fornirle, trasportandole con dei camion direttamente sul luogo
dell’esecuzione. Una volta terminato il barbaro rito, nella maggior parte dei casi,
il cadavere del condannato viene coperto con le pietre non utilizzate durante
l’esecuzione e il tumulo viene lasciato intatto per molti giorni, in ricordo del
delitto commesso e della punizione che per tale delitto è stata comminata.
L’esecuzione mediante lapidazione è caratteristica anche per il fatto di non essere
eseguita solamente da “professionisti” quali boia ufficiali o soldati, ma anche da
persone comuni, come i parenti della vittima e del condannato o gli amici o i
testimoni o addirittura il pubblico stesso. Questo perchØ piø che una condanna a
morte la lapidazione è soprattutto una vera e propria scomunica sociale e
religiosa, alla quale è giusto e doveroso che partecipino tutti coloro che della
comunità fanno parte.