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Vietnam e - dall‟altro - manifestavano in nome dei
diritti civili, si vennero a stabilire le basi per una
ribellione più generale, rivolta a smascherare la
finta faccia che l‟America mostrava al resto del
mondo, ovvero l‟immagine di un luogo fatto di
sogni in grado di diventare realtà, con valori e
principi sociali e morali fortemente radicati.
In più, gli avvenimenti politici e pubblici di quegli
anni di certo non contribuirono ad appianare la
situazione, tanto che nelle più grandi città
iniziavano a diffondersi profondi conflitti razziali
e discriminanti che condussero, i molteplici
movimenti liberali, a procedere verso la
radicalizzazione di gruppi come le Pantere Nere;
contemporaneamente l‟opposizione al
coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in
Vietnam si intensificava sempre di più e,
successivamente, Nixon estese la partecipazione
americana al conflitto, attirando su di se una
definitiva protesta da parte del popolo oppositore.
Ma furono anche gli anni in cui due icone dei diritti
civili e della giustizia vennero a mancare: Martin
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Luther King e Robert Kennedy tra il ‟63 e il ‟65
furono assassinati, privando l‟America e gli
attivisti oppositori di due figure simbolo di quei
nuovi valori a cui tendeva un‟intera generazione.
In prima linea, nello spirito di queste proteste
culturali e sociali, non potevano che schierarsi
i giovani, per lo più studenti universitari interessati
a restituire al passato la folta schiera di valori,
ipocriti e perbenisti, che dominava sul suolo
americano. Questa vasta e molteplice generazione
mostrava un evidente senso di costrizione rispetto a
ciò che vedeva accadere davanti agli occhi come,
d‟altronde, verso tutto ciò che appariva vecchio,
arretrato o, ancora di più, simbolo di repressione o
censura. Fu così che nacque un forte ed intenso
spirito di controtendenza che aspirava, non solo,
a sfaldare i vecchi miti della tradizione americana,
ormai ben radicati nell‟immaginario collettivo, ma
principalmente alla messa in discussione di tutto
ciò che l‟America aveva sempre mostrato come
invidiabile agli occhi del mondo; dunque valori
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come ricchezza, benessere e principi morali furono
messi da parte per evidenziare, invece, quel che
l‟istituzione statunitense fino ad allora aveva
tentato di celare. Ebbe così inizio la grande era
del‟68, tra Woodstock, alchool, droga e musica
rock; questi giovani sentivano il bisogno di entrare
in mondi paralleli o, comunque, alternativi al falso
paradiso presentato dall‟ipocrita immaginario
americano; di conseguenza, anche ciò che veniva
mostrato e raccontato nei prodotti audiovisivi,
sempre canalizzati tra una conferma della finta
immagine dell‟America ed i vincoli produttivi
legati al commercio, iniziò a non rientrare più negli
interessi del pubblico che, ormai rapito dalla
televisione, abbandonava le sale cinematografiche.
Di conseguenza anche la grande e prosperosa
fabbrica dei sogni, ancora fortemente legata alle
dinamiche dello Studio System, iniziò a registrare
un calo ufficiale degli incassi e, principalmente,
degli spettatori; elemento che contribuì e definì il
crollo ufficiale del sistema produttivo
hollywoodiano e, ancora di più, della chiusura di
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numerose sale cinematografiche e case di
produzione.
Hollywood era, dunque, ormai entrata nel
pieno della crisi: il pubblico abituale a questo
punto era ben ancorato alle poltrone di casa;
i cinefili rimasti bramavano e pretendevano
prodotti rinnovati, più vicini alla propria
quotidianità, realtà e normalità; gli spettatori, così
come gli studenti e gli animi più vivi del conflitto,
erano ufficialmente stanchi anche dei prodotti
classici e lineari dei vecchi magnati dello stesso
Studio System. Dunque una spinta recidiva,
culturale e sociale, prese piede in America e ad
Hollywood, fornendo - a quest‟ultima - il colpo di
grazia con l‟enorme flop di Cleopatra, prima, e il
conseguente fallimento della Fox, poco più tardi,
che parve trascinare con sé i più grandi nomi
e marchi della produzione hollywoodiana.
Oramai la grande fabbrica dei sogni stava
raggiungendo il crepuscolo e, con lei, i grandi
maestri che avevano segnato la storia del cinema
americano; i prodotti fino ad allora considerati
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basilari per la produzione cinematografica non
interessavano più, risultavano inadeguati al
contesto sociale, frammentato e molteplice,
bisognoso di riscontrare i nuovi modelli e
cambiamenti sociali anche sullo schermo
cinematografico. Fu a questo punto che una schiera
di giovani cineasti, studiosi della materia e colpiti
dalle ultime influenze europee del Neorealismo e
della Nouvelle Vague, si fecero strada nel contesto
cinematografico con alla mano nuovi stimoli
creativi, eroi e linguaggi stilistici. Ampiamente
differenti tra loro, questi artisti erano accomunati
da approfonditi studi universitari e, soprattutto, da
un interesse spasmodico per quel che accadeva
oltre-oceano, ovvero i movimenti e le correnti del
Neorealismo e della Nouvelle Vague. In queste
tendenze cinematografiche, i giovani cineasti
riscontravano innanzitutto quella libertà autoriale
impedita ad Hollywood dal vincolante processo
dello Studio System che, in quegli stessi anni,
abbandonava il campo del cinema; ma quel che
attirava i nostri movie brats verso tali fonti
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europee, era il modo in cui questi prodotti
riuscivano a coniugare liberamente ed apertamente
un principio di realismo ad una forma autoriale, in
cui era possibile riscontrare la firma stessa del
regista. Erano pellicole con personaggi ed eroi,
diversi da quelli classici presentati dal cinema
hollywoodiano. Insomma queste nuove influenze,
in aggiunta alla crisi del sistema produttivo,
al contesto sociale e alla cospicua perdita del
pubblico, fecero in modo che ad Hollywood
si stabilissero finalmente le basi per un totale
rinnovamento che riguardasse i temi, i modi e
i luoghi per fare cinema. Con l‟entrata in campo
dei giovani cineasti, Hollywood fu stimolata a
permettere la creazione di diverse produzioni
indipendenti, con la speranza che almeno una
porzione di spettatori tornasse ad occupare le sale
cinematografiche. Il metodo dello Studio System,
ormai, aveva chiuso i battenti, e con tale messa in
discussione di un‟istituzione vera e propria
(com‟era il sistema produttivo), nuovi nomi di
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produttori e registi si fecero avanti proponendo
la propria innovazione.
Ed eccoci dunque alla Rinascita hollywoodiana,
ovvero quel fermento cinematografico che, a fatica,
qualcuno ha tentato di definire con il termine
di movimento, avanguardia o new wave.
La rinascita hollywoodiana consiste in nessuna
ed in ognuna di queste accezioni, delineandosi
come un produttivo periodo storico in cui, crollato
il vincolante metodo dello Studio System e in linea
con le rivoluzioni culturali che aspiravano alla
controcultura e all‟anticonformismo, il cinema aprì
finalmente le porte ad una schiera di registi e
produttori, differenti tra loro ma accomunati da un
forte spirito di rinnovamento, nei temi e negli stili,
che li condusse al tanto bramato potere del final cut
e di quella spinta autoriale tanto invidiata agli
esempi del Neorealismo e della Nouvelle Vague.
Dunque “i due volti della Nuova Hollywood”,
periodo incluso tra la fine degli anni Sessanta e la
fine dei Settanta, riguardano esattamente il doppio
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principio che mosse le fila di questo decennio; da
un lato, la produzione che da indipendente e più
libera da norme vincolanti, già nei primi anni
Settanta tornò sotto processi sistematici molto
simili al modello classico, sfociando nel fenomeno
del blockbuster; dall‟altro lato, però,
indipendentemente dal processo produttivo, i
registi erano ormai diventati
i veri padri ed essenze stesse dei film che
realizzavano, allineandosi finalmente a quella
politique des auteurs che, poco prima, aveva
segnato il cinema francese ed europeo.
Figura 1 Peter Fonda sul set di "Wild Angels"
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Figura 2 Peter Bogdanovich sul set di "Wild Angels"
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CAPITOLO I
Verso una definizione
della Hollywood Renaissance.
Avanguardia, „New Wave‟
o semplice „Rinnovamento‟?
1.1 Origini sociali della Hollywood Renaissance.
Siamo nel 1966, la storia dell‟America
- luogo di sogni e ricche realtà - attraversava uno
dei periodi più significativi a livello storico e
sociale. Il 13 gennaio Robert Weaver, dopo diverse
sommosse e manifestazioni, divenne il primo
ministro di colore nella storia degli Stati Uniti;
nello stesso anno, a distanza di pochi mesi, i primi
bombardamenti sul Vietnam del Nord diedero
inizio a quella che oggi tutti conosciamo come
„guerra statunitense‟; da quel momento parve
svegliarsi una generazione di giovani, per
lo più studenti universitari, ricordati come attivisti
e oppositori della lotta in Vietnam; primi
protagonisti della nuova ondata di proteste, rivolte
a sopprimere l‟immoralità del conflitto e la
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mancanza di legittimazione politica che vedevano
alla base dell‟occupazione delle terre vietnamite.
E mentre il crescente movimento pacifista si
sviluppava anche oltre i confini „morali‟ degli Stati
Uniti, il governo e - per l‟esattezza - il Comitato
della Camera sulle Attività Antiamericane, diede il
via all‟operazione di repressione nei confronti degli
oppositori; ma oramai questo gruppo di giovani
principalmente studenti universitari, decisi ad
opporsi, non solo alla guerra, ma ad ogni tipo di
repressione, aveva inaugurato quella che sarebbe
diventata una rivolta verso ogni forma di
costrizione e oppressione da parte del governo,
dunque della società, fino ad arrivare al culmine in
quel celebre ‟68, anno in cui queste giovani e
brillanti menti si resero protagoniste di una
importante e storica rivoluzione contro la
disinformazione e i tentativi di vessazione da parte
del governo. Non va dimenticato, inoltre, che in
quegli stessi anni gli Stati Uniti stavano
attraversando un momento tutt‟altro che semplice e
tranquillo: oltre 50 milioni di persone pativano la
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fame all‟interno di un sistema che ostentava
un falso benessere; all‟aspetto economico si
aggiungeva la fine di un idealismo fino ad allora
propagandato ed esibito come fattore invidiabile
dal resto del mondo, a cui diedero il colpo di grazia
l‟omicidio di Kennedy (1963) e quello di Malcolm
X (1965) seguiti - come già detto - dalla guerra in
Vietnam: punto di arrivo di questa fase di
„decadenza‟, segnale evidente di una stortura insita
nell‟istituzione stessa. Inoltre i conflitti razziali
stavano invadendo le maggiori città americane;
contemporaneamente il movimento delle Pantere
nere stava assumendo notorietà internazionale,
assieme al movimento femminista che, proprio in
quegli anni, era politicamente attivo in vista di una
radicale correzione delle gerarchizzazioni sessuali.
Per finire Nixon divenne presidente degli Stati
Uniti e, sfruttando i timori della popolazione, si
fece avanti incentivando lo stato di paura e silenzio
con manovre di intimidazione e, soprattutto,
diffidenza nei confronti di tutti coloro che non
erano disposti a conformarsi ad un sistema che