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ABSTRACT
Come ogni specie biologica evolve in risposta all’ambiente che la circonda, così
l’impresa di oggi deve trasformarsi se vuole continuare ad essere competitiva nel
mutato contesto economico.
I tempi sono ormai maturi per l’affermazione di quella che Pavan Sukhdev definisce
l’impresa del 2020, attraverso la riorganizzazione delle pratiche gestionali e l’adozione
di nuovi modelli di business, che portino all’affermazione del capitalismo sostenibile.
Le imprese rappresentano l’agente primario di questo rinnovamento, che si fonda su
quattro presupposti fondamentali.
Innanzitutto le aziende devono incorporare nelle loro valutazioni contabili le esternalità
negative, ossia gli impatti sociali ed ambientali delle loro attività, al fine di calcolare il
vero valore generato.
In secondo luogo i mercati devono valorizzare le risorse naturali ed i servizi offerti dagli
ecosistemi, attribuendo loro un prezzo e procedendo alla loro tassazione al fine di
disciplinarne l’utilizzo.
Le aziende, devono poi utilizzare la pubblicità in maniera trasparente e responsabile, in
modo da informare correttamente il consumatore e tutelare la sua sicurezza.
Infine, è indispensabile introdurre regolamenti che limitino il ricorso alla leva
finanziaria, che spinge le imprese a ricercare rendimenti solo attraverso un incremento
dell’esposizione debitoria, invece di creare profitto attraverso lo sviluppo di nuovi
prodotti o l’apertura di nuovi mercati.
Tuttavia, tali cambiamenti endogeni alle imprese, sebbene necessari, non sono
sufficienti.
Indispensabile è lo sviluppo dei cluster locali, ossia ambienti in cui governi, imprese,
istituzioni, società civile e organizzazioni non governative collaborano per la creazione
di valore condiviso.
In questo contesto di collaborazione, i nuovi protagonisti e partner ideali per le imprese
sono le organizzazioni non governative, che stanno abbandonando il loro carattere
filantropico per assumere un ruolo sempre più attivo e concreto nel supporto e
nell’indirizzo delle aziende verso approcci socialmente ed ecologicamente responsabili.
Soltanto attraverso lo sviluppo di alleanze strategiche con le Ong le imprese possono
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comprendere che esiste un collegamento tra la salute degli ecosistemi e della comunità,
e i loro interessi economici.
Nello specifico tali organizzazioni possono aiutare le imprese a misurare e gestire i
rischi ecologici, a valorizzare il capitale naturale e sociale, a coglier le opportunità per
lo sviluppo di nuovi modelli di business, ad anticipare le normative e a migliorare la
loro credibilità e reputazione.
Ma tutto ciò può avvenire solo se le imprese smettono di considerare le Ong come un
ostacolo alla loro ricerca di profitto, per considerarle invece un’importante fonte di
valore aggiunto.
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LA GREEN ECONOMY E LE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE. IL
CASO IUCN.
Capitolo 1: INTRODUZIONE
1.1 ORIGINE ED OBIETTIVI DELLA TESI
“I nostri oceani sono gravemente impoveriti, la deforestazione continua a ritmo
sostenuto, la biodiversità sta diminuendo e le concentrazioni di gas serra continuano a
salire rapidamente”.( Stern, 2012).
La maggior parte di questi problemi sono il risultato della combinazione di due
elementi: il fallimento dei meccanismi di mercato e un comportamento irresponsabile
orientato al breve termine. Obiettivo della mia tesi è quindi quello di dimostrare come
le attività imprenditoriali delle imprese, degli individui e delle comunità possano essere
riorganizzate e orientate verso nuovi modelli economicamente e socialmente
vantaggiosi. Si tratta di costruire una Green Economy, ossia una nuova economia
sostenibile, a partire dal livello micro per poi procedere verso un livello
macroeconomico. Per tale motivo il settore privato, in particolare le imprese,
rappresentano l’agente primario del rinnovamento dell’economia e dunque l’oggetto
d’indagine del mio lavoro. È chiaro, tuttavia, che i cambiamenti endogeni alle imprese
sono necessari, ma allo stesso tempo non sono sufficienti. Importanti sono anche gli
interventi esogeni, atti a creare un ambiente di collaborazione tra governi, imprese,
istituzioni e società civile. (Sukhdev, 2012) Dimostrerò, nello specifico, come è
indispensabile il ruolo delle Organizzazioni non Governative, in questo contesto di
cambiamento.
Come sostiene Jochen Zeitz, Chief Sustainability Officer (CSO) di Kering dal 2010,
“sebbene siano le stesse imprese ad aver in gran parte contribuito a creare la situazione
in cui ci troviamo oggi, esse rappresentano l’unica istituzione in grado di guidare il
cambiamento che porti all’affermazione di nuovo modello di business.”
1
Si tratta di evolvere da un modello definito “Corporation 1920”, fondato su grandi
dimensioni, economie di scala, pratiche di lobbying, aggressive politiche di marketing e
forte indebitamento, verso il nuovo concetto di “Corporation 2020”.
1
Sukhdev,
2012.
6
Il mondo della Corporation 2020 deve essere caratterizzato da una nuova forma di
capitalismo che riconosca e valorizzi il capitale naturale, sociale ed umano, oltre a
quello economico e finanziario.
Sono stati Allen White e Marjorie Kelly dell’Istituto Tellus a lanciare per primi
l’iniziativa “Corporation 20/20”, il cui scopo era quello di immaginare modelli
organizzativi e gestionali per l’impresa del futuro.
Nel 2012, Pavan Sukhdev, il fondatore e direttore generale di GIST Advisory, società di
consulenza specializzata nell’aiutare i governi e le società a misurare e gestire il loro
impatto sul capitale naturale e umano, ha ripreso tale concetto ed ha pubblicato il libro
“Corporation 2020, transforming business for tomorrow’s world”
2
. L’aver partecipato
alla presentazione del suo libro, tenutasi presso la World Bank di Washington D.C., ha
influenzato la mia decisione di scrivere una tesi sulla Green Economy.
La mia domanda di ricerca, ripresa dal lavoro di Pavan Sukhdev, potrebbe dunque
essere sintetizzata nel seguente modo: quale nuova tipologia di impresa può rispondere
alle attuali e future esigenze della società e dell’economia, il cui scopo primario è
costruire un economia sostenibile, detta anche economia verde? E quale sarà il nuovo
ruolo delle Ong, in questo processo di trasformazione dl settore privato?
Innanzitutto occorre chiarire l’evolversi del significato attribuito, nel corso degli anni, ai
concetti di sviluppo sostenibile e di green economy.
Johnston et al (2007) hanno stimato che esistono circa trecento definizioni alternative di
sviluppo sostenibile attualmente in uso, ciò significa che, nonostante la sua evidente
importanza, il concetto di "sviluppo sostenibile" è ancora ambiguo e vagamente
definito.
La definizione più comunemente citata di sviluppo sostenibile è quella della
Commissione mondiale di Bruntland sull'Ambiente e lo Sviluppo (WCED) del 1987,
che lo definisce come "lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza
compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni".
3
2
Island
Press,
2012
3
Thatcher,
2012,
p.3892
7
Una seconda definizione ampiamente riconosciuta dalla letteratura è conosciuta con il
nome di "Triple Bottom Line"( J. Elkington,, 1998.) Questo concetto elabora una
visione di equilibrio tra il capitale economico, il capitale naturale e il capitale sociale. In
una prospettiva economica una comunità è sostenibile nella misura in cui il guadagno
finanziario può continuare a sostenere le attività della comunità. In una prospettiva di
sostenibilità ambientale una comunità non dovrebbe usare le risorse naturali a un ritmo
più veloce di quanto possono essere reintegrate dall'ambiente. Infine in una prospettiva
di sostenibilità sociale significa che i bisogni della comunità sono soddisfatti senza
compromettere il benessere delle comunità connesse o di altre persone all'interno della
medesima comunità ( A. Thatcher, 2012.)
Per quanto riguarda invece il concetto di Green Economy, è evidente che negli ultimi
anni sta acquisendo sempre maggior importanza. Lo stesso presidente Obama ha fatto
della Green Economy uno dei pilastri della sua amministrazione proponendo una serie
di misure economiche ed imprenditoriali pubbliche e private volte a dare un impulso
allo sviluppo della economia verde, come misura per rilanciare l'economia americana in
profonda recessione.
Paul Wapner (2011) afferma che un'economia verde assicura un uso equo delle risorse
ecologiche, favorendone la rigenerazione e la bio-assimilazione.
La Commissione Europea definisce la Green Economy come “ un’economia che genera
crescita, crea lavoro e sradica la povertà investendo e salvaguardando le risorse del
capitale naturale da cui dipende la sopravvivenza del nostro pianeta.”
4
Secondo l’UNEP (United Nations Environment Programme) la Green Economy
valorizza e investe nel capitale naturale preservandone e aumentandone gli stock,
tutelando e valorizzando i servizi eco-sistemici, fruibili sotto forma di beni e servizi
pubblici, invisibili dal punto di vista economico.
Nel febbraio 2012 l’UNEP ha inoltre varato una lista di nove principi che dovrebbero
orientare la Green Economy: sostenibilità, equità, qualità della vita, rispetto dei limiti
posti dalla natura, inclusione e partecipazione, responsabilità, resilienza, efficienza e
solidarietà verso le generazioni future. (Green Economy: per uscire dalle due crisi, Edo
Ronchi e Roberto Morabito, rapporto 2012)
4
COM
363
del
20
giugno
2012
8
L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), infine,
definisce la “crescita verde”
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come un modello di sviluppo in grado di garantire, anche
alle generazioni future, le risorse e i servizi ambientali sui quali il nostro benessere si
basa. Un ruolo importante è affidato all’innovazione tecnologica, in grado di eliminare
la dicotomia tra crescita e dipendenza dal capitale naturale. La crescita verde porterà
nuove idee, nuovi imprenditori e nuovi modelli di business.
Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra i due concetti di economia verde e di
sviluppo sostenibile, occorre precisare che il primo non sostituisce il secondo ma è un
mezzo per la sua attuazione: la sostenibilità rappresenta l’obiettivo a lungo termine che
può tuttavia essere raggiunto solo attraverso un’economia verde.
Negli ultimi anni numerosi sono i programmi lanciati dai Paesi al fine di contrastare la
recessione e rilanciare l’economia, e tali iniziative includono “misure green”.
Ad esempio la Commissione Europea ha presentato Europa 2020
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che propone
un’economia di mercato fondata su tre priorità: una crescita intelligente basata su
conoscenza e innovazione; una crescita sostenibile per promuovere un uso più efficiente
delle risorse; una crescita inclusiva per favorire un alto tasso di occupazione e maggiore
coesione sociale e territoriale.
Alla luce di tutte queste considerazioni, il presente lavoro si propone di applicare il
nuovo modello di sviluppo della Green Economy all’interno delle imprese, facendo in
modo che ogni tipo di capitale e di risorsa (biofisico, umano e monetario) venga incluso
nella contabilità e nelle decisioni produttive e di sviluppo dell’azienda. E, affinchè ciò
avvenga, le imprese dovranno farsi affiancare dalle Ong, interlocutori privilegiati per le
imprese e attori indispensabili per immaginare politiche di co-sviluppo, che siano
durature nel tempo.
5
Towards
Green
Growth,
OCSE,
2011.
6
Europa
2020:
strategia
per
la
crescita
nell'Unione
europea,
2010.