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Capitolo I
L'IMPRESA FAMILIARE: CARATTERISTICHE E PECULIARITÀ
Definizione e tratti distintivi
Azienda familiare, family business, impresa di famiglia sono tutte espressioni
che nel linguaggio comune coincidono individuando una particolare classe di
imprese nelle quali la proprietà e le decisioni fondamentali di gestione sono
controllate da un'unica famiglia. Partendo dalla descrizione data dal codice civile,
tentiamo di adesso di definire questo particolare tipo di impresa L’art. 230 bis del
codice civile disciplina l’istituto dell’impresa familiare affermando che: “Salvo
che sia configurabile un diverso rapporto, il familiare che presta in modo
continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell'impresa familiare ha
diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e
partecipa agli utili dell'impresa familiare ed ai beni acquistati con essi nonchØ
agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento, in proporzione alla
quantità e qualità del lavoro prestato. Le decisioni concernenti l'impiego degli
utili e degli incrementi nonchØ quelle inerenti alla gestione straordinaria, agli
indirizzi produttivi e alla cessazione dell'impresa sono adottate, a maggioranza,
dai familiari che partecipano all'impresa stessa.....”. Secondo tale articolo si può
parlare di impresa familiare quando i consanguinei prestano l’ attività di lavoro in
modo continuativo nell’impresa o nella famiglia. In base a questa definizione
quando si parla di aziende familiari vengono subito alla mente realtà molto
piccole, in prevalenza di natura artigianale e connaturate dall'assenza di
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managerialità
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in cui il proprietario esercita il ruolo di padre-padrone affiancato
nella gestione dai familiari piø stretti. Niente di piø errato. Le dimensioni non
sembrano essere un fattore discriminante: se è vero che quasi la totalità delle
piccole aziende ha una configurazione familiare
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è anche vero che vi sono
aziende molto grandi e note il cui capitale è posseduto interamente o quasi
interamente dai membri di una famiglia, che ogni giorno competono con
concorrenti formati da migliaia di azionisti o dai capitali delle multinazionali.
Nel mercato italiano un esempio potrebbero essere aziende come Ferrero o
Barilla che rivestono un ruolo importantissimo nel panorama economico e
culturale del nostro Paese. Ma quando un'impresa può essere definita come
“familiare”? Le definizioni in letteratura sono molte e diverse; secondo Di
Stefano
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può essere definita azienda familiare un'azienda che presenta uno o piø
dei seguenti parametri:
• il numero di generazioni familiari “ proprietarie ” che si sono succedute
nel tempo;
• la percentuale di diritti di voto posseduti dalla famiglia;
• il numero di familiari coinvolti nella gestione;
• le vicende familiari di rilievo hanno modo di riflettersi sull'azienda;
• i legami familiari costituiscono uno dei fattori piø importanti nei processi
di successione e di delega del potere;
• l'intenzione della famiglia di mantenere anche in futuro il proprio
coinvolgimento nell'azienda:
• l'assunto della famiglia di considerare di proprietà una determinata
1
Scrive al riguardo Bertini: “la tecnostruttura si esprime mediante la forza manageriale che promana
dalla direzione...accanto alla divisione dei ruoli, le funzioni aziendali hanno assunto un grado sempre
maggiore di specializzazione, richiedendo competenze e conoscenze sempre piø elevate....Il manager
è il risultato di questo rivoluzionario processo....garante dell'attuazione dei piani e dei programmi
aziendali, anche nei livelli piø bassi, è il centro nevralgico del sistema d'azienda. E come
l'imprenditorialità rappresenta l' “anima politica”, la managerialità ne rappresenta l' “anima tecnica”.
(UMBERTO BERTINI, Scritti di politica aziendale, Giappichelli, Torino, 1995)
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In Italia sono presenti circa 6 milioni di imprese, il 98% ha meno di 20 dipendenti, il 92% sono
imprese familiari. Fonte Unione fiduciaria Spa, Le criticità dei patrmoni di famiglia: il trust come
soluzione operativa, 2006
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G. Di Stefano, “La gestione delle aziende familiari: modelli di funzionamento e dinamiche
strategiche”,Torino, Giappichelli 1999
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azienda;
• l'accettazione da parte dei dipendenti di lavorare in un'azienda familiare.
Dell' Amore
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definisce familiare un'impresa in cui i portatori di capitale di rischio
e i prestatori di lavoro appartengono ad un'unica famiglia o a poche famiglie
collegate fra loro da vincoli di parentela o affinità. E' considerata questa una
definizione restrittiva in cui ricadono numerose imprese di dimensioni piccole o
piccolissime in prevalenza di natura commerciale, artigianale e industriale in fase
di avvio. Ancora, Demattè e Corbetta
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definiscono familiare un'impresa quando
una o poche famiglie, collegate da vincoli di parentela, di affinità o da solide
alleanze, detengono una quota di capitale di rischio sufficiente ad assicurare il
controllo dell'impresa. Con questa definizione si vuole ricomprendere tra le
imprese familiari anche le imprese dove
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:
• una o poche famiglie esercitano i poteri di governo pur non detenendo la
maggioranza assoluta del capitale di rischio;
• i membri della famiglia non sono presenti o non costituiscono la
maggioranza negli organi di governo;
• nessun familiare è impegnato nella gestione dell'impresa;
• due o tre famiglie non collegate da legami di parentela, ma solo da solide
alleanze, esercitano il controllo.
Una definizione univoca ancora non esiste, comunque le correnti di pensiero piø
comuni affermano le stesse idee: il fattore discriminante nell'impresa familiare è
figura dell'imprenditore-fondatore, proprietario e manager. Grazie a lui, e con
l'ausilio dei consanguinei, l'azienda entra in possesso di una pluralità di fattori
(capitale, risorse manageriali e spesso anche lavoro esecutivo) che le permettono
di nascere e evolversi. Quindi l'azienda familiare è vista come una risultante della
sovrapposizione tra famiglia e azienda, a questo riguardo è interessante
analizzare la sovrapposizione tra famiglia, proprietà e controllo nelle varie fasi di
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G. Dell'Amore, “Le fonti del risparmio familiare”, Milano, Giuffrè, 1962
5
C. Demattè - G. Corbetta, “I processi di transizione delle imprese familiari”, Milano, Mediocredito
Lombardo, 1993
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G. Corbetta, “Le imprese familiari: caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo”, Milano, Egea,
1995
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sviluppo e/o nelle varie tipologie di family business:
1. Sovrapposizione totale tra proprietà/famiglia/management (P/F/M) : è
la tipica azienda familiare chiusa di piccole dimensioni. La proprietà e
concentrata interamente nella mani della famiglia (spesso nelle sole
mani del fondatore), la quale è interamente impegnata nella gestione
sia dal punto di vista strategico che operativo. I familiari dominano la
scena manageriale che è totalmente off-limits ai membri esterni alla
famiglia.
2. Apertura a investitori/management professionali: solitamente questa è
una fase successiva alla prima, in cui si ha un'apertura all'esterno sia
per quanto riguardo la proprietà sia per il management. La famiglia
comunque in questa fase continua ad essere significativamente
impegnata sia nella gestione strategica sia in quella operativa, infatti
troviamo familiari proprietari(FP), familiari proprietari che ricoprono
ruoli manageriali(FPM), e familiari non proprietari che ricoprono ruoli
manageriali
7
.
7
Solitamente si tratta di eredi che in futuro passeranno all'area PFM.
FP FPM FM
Proprietà
Management
Famiglia
Proprietà
Mgmt
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3. Aree di sovrapposizione ridotte: questa tipologia è caratterizzata dal
fatto che alcuni familiari non posseggono piø quote di proprietà e non
ricoprono ruoli manageriali in azienda(familiari esterni). I familiari
rimasti in azienda sono impegnati nella gestione strategica e operativa
e sia nella proprietà che nel management si è avuta un'apertura a
membri esterni alla famiglia.
L'analisi appena presentata però è un'analisi statica che non rende bene l'idea
delle varie configurazioni che il family business può assumere. E' necessario a
nostro giudizio introdurre anche una classificazione che distingua le sottoclassi
delle aziende familiari in base alle caratteristiche dell'assetto istituzionale e dei
modelli di proprietà del capitale che presentano. Le variabili che permettono tale
classificazione potrebbero essere le seguenti
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:
• Il modello di proprietà dell'impresa;
• la presenza di familiari nel consiglio d'amministrazione;
• la dimensione dell'impresa.
Tra le numerosissime configurazioni che nascono dall'incrocio delle tre variabili,
quelle che sembrano essere le piø significative sono quattro:
1. impresa familiare assoluta: si tratta di imprese caratterizzate da un assetto
proprietario di tipo assoluto o stretto, con dimensioni dell'impresa
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G. Corbetta, “Le imprese familiari: caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo”, Milano, Egea,
1995
Famiglia
FPM
Proprietà Management
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prevalentemente piccole - al limite medie. In tale circostanza il Consiglio
di Amministrazione (CdA) e/o gli altri organi di direzione sono affidati
esclusivamente a familiari;
2. impresa familiare chiusa stretta: anch'esse sono imprese a modello
proprietario assoluto o stretto, ma hanno dimensioni che possono essere
sia piccole che medio-grandi; in tal caso il CdA è composto
esclusivamente da familiari, mentre negli altri organi di direzione possono
essere coinvolti anche membri esterni alla famiglia;
3. impresa familiare chiusa allargata: sono contraddistinte da un modello a
proprietà allargata, logicamente supportato da dimensioni aziendali medie
e grandi. Il CdA può essere costituito alternativamente sia di soli
familiari, sia di un opportuno intreccio di componenti interni ed esterni
alla famiglia; gli altri organi di direzione, al contrario, hanno sempre
natura "mista" (familiari e non contemporaneamente).
4. Impresa familiare aperta: in questa circostanza, persone non discendenti
dal fondatore o dai fondatori sono proprietarie di quote, anche
significative, del capitale (senza mai però minacciare il controllo
dell'impresa), mentre le dimensioni sono medie o grandi, ed in tutti gli
organi (compreso il CdA) sono sempre presenti soggetti esterni alla
famiglia.
Fonte: G. Corbetta, “Le imprese familiari: caratteri originali, varietà e
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condizioni di sviluppo”, Milano, Egea, 1995, p. 83
L'elemento comune a tutte le imprese familiari: la sovrapposizione
istituzionale
Abbiamo accennato nel paragrafo precedente che ciò che rende possibile trattare
come classe specifica di analisi l'impresa familiare è la compresenza del sistema
famiglia e del sistema impresa, ciascuno dei quali si caratterizza per proprie
norme, regole di comportamento, valori di riferimento, strutture organizzative.
Nella fase iniziale, in cui “tutti fanno tutto”, questa sovrapposizione istituzionale
può portare reali benefici allo sviluppo dell'impresa che ha come obbiettivo
prioritario la crescita. Al crescere dell'impresa però diviene necessario inquadrare
con maggiore rigore le funzioni di ciascun membro della famiglia e ed qui che i
valori della famiglia entrano in contrasto con i valori dell'azienda. I componenti
della famiglia sono portati a confondere le finalità dei due istituti che in realtà
sono nettamente diversi. L'azienda ha il compito di remunerare il capitale
dell'imprenditore-proprietario attraverso l'assunzione di rischi, mentre la famiglia
deve far crescere i suoi membri garantendo a tutti uguaglianza di trattamento
fornendo loro sicurezza
9
. In particolare, le finalità dei due sistemi sono
differenti: la famiglia fornisce sostegno e cura ai propri componenti; l’azienda
soddisfa bisogni attraverso la produzione di beni e/o l’erogazione di servizi.
Inoltre, tipicamente le logiche del sistema famiglia sono quelle del sentimento e
dei valori, del risparmio, del senso di appartenenza, del clima e della tradizione,
del controllo. Viceversa, il sistema impresa si basa su logiche di razionalità,
finanziamento, merito, delega, confronto tra obiettivi e risultati, competitività e
cambiamento.
9
V. Bertella, “La pianificazione del ricambio generazionale nell'impresa familiare”, Padova, Cedam,
1995
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Tali differenze si traducono sovente in differenti modalità operative
nell’affrontare e risolvere i problemi
10
.
Fig 1.1
Fonte : G. Di Stefano, 2008
Per quanto attiene ai problemi di selezione, per esempio, i membri della famiglia
spesso sono legittimati dal diritto di nascita ad accedere a progetti d'impresa
anche se non necessariamente dotati delle qualità necessarie a scapito di
potenziali talenti imprenditoriali. Evidentemente in questo caso prevalgono
motivazioni psicologiche e sociali secondo le quali ai parenti deve sempre essere
garantito un aiuto incondizionato. Dal punto di vista dell’impresa, tuttavia, è
evidente che l’assunzione di individui non sulla base dei loro meriti e
competenze potrebbe compromettere l’efficacia e la sopravvivenza. Anche la
generazione e la distribuzione del valore aggiunto può generare problemi
complessi. La confusione tra i flussi economici generati dall'azienda e quelli con
cui si sostiene la famiglia, come per esempio retribuzioni totalmente slegate sia
dalla quantità che dalla qualità del lavoro prestato, oltre a snaturare i risultati
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Vedi fig 1.1
La sovrapposizione istituzionale : valori azienda VS valori
famiglia
-Sentimenti
-Risparmio
-Appartenenza
-Unione/Centralizzazione
-Equità
-Tradizione
-Comunità
-Riservatezza
-Razionalità
-Finanziamento
-Merito
-Delega
-Competitività
-Innovazione
-Mercato
-Trasparenza