Introduzione
La storia spagnola del XX secolo è piuttosto travagliata. Si sono susseguite una guerra
civile, una dittatura e un lungo cammino verso la democrazia durato tre anni.
L’obiettivo del mio elaborato è quello di analizzare due leggi importanti e, allo
stesso tempo, contraddittorie, all’interno del panorama politico spagnolo, ovvero la Ley
de Amnistía (parziale nel 1976, completa nel 1977) e la Ley para la Memoria Histórica
(2007). Queste leggi furono altamente criticate poiché con la seconda legge fu chiesto
alla popolazione spagnola di rivalutare in maniera critica il proprio passato, le cui
conseguenze persistono tuttora. Il regime si basò sull’uso sistematico della coercizione e
della repressione e la storia spagnola venne fondata solamente sulle memorie dei
vincitori. Nel primo capitolo verrà fatta un’introduzione sul contesto storico in cui venne
approvata la Ley de Amnistía; si accennerà, cioè, al periodo di transizione alla democrazia
e alla sue implicazioni, tanto nella storia come nella politica spagnola. Questa legge
venne ampliamene criticata poiché con questa si amnistiavano tutti i delitti commessi
durante la guerra civile e la dittatura: bisognerà aspettare trent’anni per ottenere un
riconoscimento, purtroppo solo parziale, delle vittime. Seguirà poi un’analisi dettagliata
del testo in questione, dei suoi obiettivi e dei suoi limiti. Il secondo capitolo sarà dedicato
alla Ley para la Memoria Histórica del 2007. Partendo da un’introduzione sul concetto di
memoria storica e della visione della storia dello storico francese Pierre Nora, si
riassumeranno i passaggi fondamentali che portarono alla sua creazione. Anche in questo
caso, seguirà uno studio approfondito della legge e verranno analizzati gli obiettivi e i
limiti di tale provvedimento. Le vittime non hanno tuttora ottenuto un riconoscimento da
parte dello Stato, probabilmente per l’apparenza di “legalità”, se così si può definire, del
regime e della normalità con cui esso si è concluso. L’ultimo capitolo verrà poi dedicato
alla giustizia di transizione, ovvero tutti quei provvedimenti che ogni Stato che abbia
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vissuto un processo di transizione dovrebbe rispettare in ambito internazionale. Il punto
di partenza della mia riflessione è che la Ley de Amnistía si basa sulla politica del
consenso e dell’oblio nei confronti delle vittime del franchismo poiché nei decenni
successivi alla morte del dittatore non furono adottate delle politiche atte alla memoria di
questi: “[…] la dittatura si era prodigata nella costruzione di una memoria pubblica
fondata sull’esaltazione delle gesta, del patriottismo, dell’eroismo, della fede e del
martirio dei vincitori a scapito dei vinti e delle loro ragioni”
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. Negli ultimi anni invece si
è accesso un grande dibattito riguardo l’importanza della memoria storica il che ha
portato alla creazione della Asociación para la Recuperación de la Memoria Histórica,
nata nel 2000, il cui obiettivo è la localizzazione e il riconoscimento delle vittime della
guerra civile. Il processo è poi culminato nel 2007 con l’approvazione della legge, voluta
dal PSOE (Partido Socialista Obrero Español) durante il governo Zapatero. Risulta quindi
importante capire quanto questi provvedimenti furono incisivi nella politica, nella storia
e, più in generale, nella società spagnola.
1 Javier Rodrigo, Vencidos. Violenza e repressione politica nella Spagna di Franco (1936-1948), Verona,
Ombre corte, 2006 pp. 8.
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Capitolo 1. La Ley de Amnistía
1.1 Genesi della legge
Per analizzare la legge è necessario procedere ad un’accurata analisi del contesto storico
in cui questa venne promulgata: la transizione spagnola. Esistono varie posizioni circa la
sua delimitazione temporale: la prima, quella più accettata, va dalla morte del dittatore
(20 Novembre 1975) fino al 1978 con l’approvazione della Costituzione; altri storici
prendono come limite temporale le prime elezioni democratiche del 15 giugno 1975 e
altri posticipano il suo inizio a giugno 1976 con la nomina di Adolfo Suárez come capo
del governo. Dopo l’assassinio di Carrero Blanco da parte dell’ETA Franco, seguendo la
Ley de sucesión, nominò come suo successore Carlos I e, due giorni dopo la sua morte, il
22 novembre 1975, venne proclamato re di Spagna. Durante la cerimonia
d’incoronazione il re ricordò Franco:
El nombre de Francisco Franco será ya un jalón del acontecer español y un hito al que será imposible dejar
de referirse para entender la clave de nuestra vida política contemporánea
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Era tuttavia consapevole che stava iniziando una nuova tappa per la Spagna e che
l’istituzione che personificava comprendeva tutti gli spagnoli. Venne poi eletto come
presidente Carlos Arias Navarro: Il re impose come presidente de las Cortes y Consejo
del Reino un suo uomo di fiducia, Fernández Miranda. Appare già evidente l’inmovilismo
del presidente: egli non ebbe mai un progetto politico proprio, era ancorato al passato ed on ebbe mai un progetto politico proprio, era ancorato al passato ed
era un uomo poco carismatico. Il governo era formato da militari, franchisti e da pochi era un uomo poco carismatico. Il governo era formato da militari, franchisti e da pochi
2 Discurso de proclamación de Don Juan Carlos I como Rey de España, 22 de noviembre de 1975,
http://www.fororeal.net/docshistoricos5.htm
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riformisti. Tuttavia la crisi economica persisteva e cresceva il malessere sociale: nei primi riformisti. Tuttavia la crisi economica persisteva e cresceva il malessere sociale: nei primi
tre mesi della transizione si registrarono 17731 scioperi: l’unica soluzione possibile era il tre mesi della transizione si registrarono 17731 scioperi: l’unica soluzione possibile era il
riconoscimento del diritto di sciopero e la legalizzazione dei grandi sindacati e dei partiti. riconoscimento del diritto di sciopero e la legalizzazione dei grandi sindacati e dei partiti.
Ciononostante, Navarro si negò da Ciononostante, Navarro si negò da subito a ricevere i rappresentati dell’opposizione ma subito a ricevere i rappresentati dell’opposizione ma
le elezioni non avrebbero alcun senso senza la partecipazione legale di questi. Manuel le elezioni non avrebbero alcun senso senza la partecipazione legale di questi. Manuel
Fraga Iribarne, politico spagnolo e fondatore di Alianza Popular, elaborò allora una Fraga Iribarne, politico spagnolo e fondatore di Alianza Popular, elaborò allora una
strategia per poter distinguere i partiti illegali che si potevano legalizzare da quelli che strategia per poter distinguere i partiti illegali che si potevano legalizzare da quelli che
non avevano questa possibilità: voleva rafforzare il PSOE (Partido Socialista Obrero non avevano questa possibilità: voleva rafforzare il PSOE (Partido Socialista Obrero
Español) a scapito del PCE (Partido Comunista de España). Fraga fu un noto membro di Español) a scapito del PCE (Partido Comunista de España). Fraga fu un noto membro di
PP fino alla sua morte, convertendosi nella guida dell’opposizione al governo socialista di PP fino alla sua morte, convertendosi nella guida dell’opposizione al governo socialista di
Felipe González Felipe González
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. Tuttavia la fusione de la Junta Democrática (padroneggiata dal PCE) e . Tuttavia la fusione de la Junta Democrática (padroneggiata dal PCE) e
la Plataforma de Convergencia Democrática (guidata dal PSOE) nella cosiddetta la Plataforma de Convergencia Democrática (guidata dal PSOE) nella cosiddetta
Platajunta annullò la politica di Fraga, che incarcerò i membri principali delle Platajunta annullò la politica di Fraga, che incarcerò i membri principali delle
organizzazioni non legalizzabili. Tuttavia il re e Navarro manifestarono apertamente il organizzazioni non legalizzabili. Tuttavia il re e Navarro manifestarono apertamente il
loro scontento circa l’autoritarismo del ministro. Arrivò quindi al Parlamento un progetto loro scontento circa l’autoritarismo del ministro. Arrivò quindi al Parlamento un progetto
di di Ley de Asociación Ley de Asociación, che aprirà le porte alla legalizzazione di alcuni partiti. Il 1 Luglio , che aprirà le porte alla legalizzazione di alcuni partiti. Il 1 Luglio
1976 il re convocò Navarro per chiedergli le dimissioni poiché in un’intervista rilasciata 1976 il re convocò Navarro per chiedergli le dimissioni poiché in un’intervista rilasciata
al “Newsweek” affermava che “[…] era un desastre sin al “Newsweek” affermava che “[…] era un desastre sin paliativos paliativos […]” […]”
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e che era più e che era più
franchista che democratico. Adolfo Suárez venne poi nominato nuovo capo del governo, franchista che democratico. Adolfo Suárez venne poi nominato nuovo capo del governo,
anche se non disponeva di un gruppo politico proprio. Una delle più grandi conquiste anche se non disponeva di un gruppo politico proprio. Una delle più grandi conquiste
della sua politica fu la della sua politica fu la Ley para la reforma política Ley para la reforma política. Il progetto venne elaborato dal . Il progetto venne elaborato dal
professor Fernández Miranda e presentato all’opinione pubblica il 10 settembre. Stabiliva professor Fernández Miranda e presentato all’opinione pubblica il 10 settembre. Stabiliva
la la creazione creazione di Corti bicamerali, formate da un congresso di di Corti bicamerali, formate da un congresso di deputati deputati composto da 350 composto da 350
membri eletti con suffragio universale e un Senato, composto da 207 rappresentanti delle membri eletti con suffragio universale e un Senato, composto da 207 rappresentanti delle
entità territoriali e 41 senatori scelti dal re entità territoriali e 41 senatori scelti dal re
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. Questa legge presentava chiaramente degli . Questa legge presentava chiaramente degli
aspetti di apertura alla democrazia poiché prevedeva lo scioglimento delle corti aspetti di apertura alla democrazia poiché prevedeva lo scioglimento delle corti
franchiste: rappresentava quindi l’inizio della transizione da un punto di vista legale. Il 18 franchiste: rappresentava quindi l’inizio della transizione da un punto di vista legale. Il 18
3 Biografías y vidas. La enciclopedia biográfica en línea,
https://www.biografiasyvidas.com/biografia/f/fraga.htm
4 Javier Tussell, El gobierno Arias en la historia de la Transición,
http://www.artehistoria.com/v2/contextos/7458.htm
5 BOE núm 4, de 5 de enero de 1977, www.boe.es/buscar/doc.php?id=BOE-A-1977-165
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