7
INTRODUZIONE
Quando mi viene chiesto cosa mi abbia spinto a trattare di un tema così peculiare
e poco conosciuto, non sempre riesco a dare una risposta esaustiva.
Probabilmente, le motivazioni sottostanti questa scelta sono riconducibili a più
fattori diversi tra loro.
Il primo di questi è sicuramente dovuto al profondo interesse che nutro nei
confronti del continente asiatico e all'alone di mistero che lo avvolge.
Questa predisposizione personale, senz'altro, ha contribuito a orientare le mie
ricerche in questa particolare area geografica del globo.
In secondo luogo, volevo trattare di un argomento appositamente poco conosciuto
il quale, sebbene fossi consapevole che avrebbe richiesto una maggiore dedizione,
mi avrebbe poi permesso di conseguire una più apprezzabile soddisfazione
personale per il lavoro svolto.
In aggiunta, credo sia stata proprio l'impopolarità e la marginalità che
contraddistingue questo popolo oppresso a convincermi nel voler dare loro una
voce.
Ovviamente, questo elaborato, non ha la pretesa di cambiare lo stato delle cose,
ma si pone anche come strumento di divulgazione affinché la minoranza
musulmana nello Xinjiang abbia una propria e degna copertura mediatica.
Per quanto concerne la metodologia adottata in questo elaborato, nel primo
capitolo verrà presentata la tragica condizione cui è sottoposta la minoranza etnica
e religiosa degli uiguri risiedente in questa regione autonoma cinese.
Contestualmente, verranno esposti altresì anche gli eventi storici più significativi
caratterizzanti la storia dello Xinjiang, i quali hanno contribuito a generare
fenomeni di inaudita violenza.
Secondo quanto denunciato nei report di alcune autorevoli Organizzazioni Non
Governative, questo popolo ad oggi continua ad essere vessato da parte del
governo di Pechino e sottoposto a pratiche aberranti quali detenzioni arbitrarie,
8
esecuzioni sommarie, torture, sterilizzazioni forzate, prelievo di organi e lavoro
forzato in centri di detenzione di massa appositamente istituiti.
Come se ciò non fosse bastevole a suscitare sgomento, in quei territori è in atto un
piano strategico propugnato dal governo che ha l'obiettivo di effettuare un vero e
proprio sradicamento della cultura uigura nel Paese.
Questo programma prenderebbe forma attraverso un controllo invasivo e
generalizzato sulla vita privata della popolazione e mediante una serie di azioni
illecite come l'indottrinamento politico forzato, le punizioni collettive pubbliche,
le restrizioni negli spostamenti e nelle possibilità di comunicazione, matrimoni
forzati con soggetti di etnia Han e il trasferimento di fanciulli in campi orfanotrofi,
ma soprattutto vi è una fortissima repressione nella libertà di esercizio del proprio
culto religioso.
La portata di questa campagna repressiva è così ampia da coinvolgere anche la
popolazione uigura residente in altri Stati sovrani limitrofi, come il Tajikistan e la
Cambogia.
In questi Stati, infatti, continuano ad avere luogo trasferimenti coatti della
popolazione verso la Repubblica Popolare Cinese ove, una volta catturati,
divengono vittime della politica oppressiva di Pechino.
Risulta necessario evidenziare come tutti questi abusi integrino gravi violazioni
del diritto internazionale in materia di diritti umani e ci obbliga a riflettere in ordine
alla possibilità di qualificare tali condotte quali crimini contro l’umanità, di
competenza della Corte penale internazionale.
Nel secondo capitolo, proprio alla luce di questa considerazione, verranno
esaminati i presupposti per l’esercizio della giurisdizione della Corte penale
internazionale, facendo particolare riferimento circa le possibilità per un suo
intervento, ma anche sui principali limiti che impediscono a tale organo
giurisdizionale di attivarsi e garantire giustizia.
Particolare cenno si farà quindi sui meriti, ma anche e soprattutto sulle principali
criticità mosse proprio contro la Corte penale internazionale.
9
Nel terzo capitolo, dopo aver citato la richiesta di avvio delle indagini all'Ufficio
del Procuratore della CPI da parte di esponenti del Governo in Esilio del Turkestan
orientale, verranno in seguito approfonditi quei criteri impiegati per stabilire se di
un caso possa avere competenza la Corte penale internazionale.
Con specifico riferimento agli atti di violenza verso la popolazione uigura, la
riflessione si concentrerà poi sull'individuazione delle principali criticità per
inquadrare questi abusi come crimini contro l'umanità e a tal proposito verrà
effettuata un'analisi dettagliata sugli elementi che per la loro crudeltà li
contraddistinguono.
L'ultimo capitolo sarà invece dedicato ai diversi tipi di reazioni che ha la comunità
internazionale in merito alla faccenda qui presentata.
Più dettagliatamente, questa dissertazione, esaminerà gli incessanti tentativi del
Partito Comunista Cinese di camuffare i fatti di cui è il principale artefice, ma
anche le importanti prese di posizione da parte di alcuni Stati in difesa della
minoranza uigura, in particolare Stati Uniti e Canada.
Il capitolo proseguirà poi prendendo atto del continuo sostegno dato al popolo
uiguro da parte della società civile, ma soprattutto dalle Organizzazioni Non
Governative le quali, sebbene non abbiano il potere di adottare strumenti normativi
vincolati, continuano nel loro importante lavoro di raccolta degli elementi
probatori, nonché nella loro incisiva pratica di naming and shaming allo scopo di
smuovere le coscienze degli individui.
Dopo aver preso atto della decisione del Procuratore della CPI di chiudere le
indagini contro la Cina, l'elaborato continuerà con una disamina sulle prospettive
future della questione.
Per concludere, il tema si concentrerà sulla questione dell'effettività, quale
condizione essenziale affinché la giustizia penale internazionale possa arrivare
effettivamente a ridurre significativamente la distanza che intercorre tra la mera
enunciazione di principi ed alla loro concreta attuazione, che ancora oggi resta uno
degli aspetti più emblematici del discorso inerente i diritti umani.
11
CAPITOLO I
LA DRAMMATICA SITUAZIONE DELLA MINORANZA UIGURA
NELLO XINJIANG
1. Le violenze in atto.
Nel rapporto elaborato nel 2018 da Human Right Watch, si evidenzia come la
minoranza etnica e religiosa degli uiguri continui ad essere vessata da parte del
governo di Pechino.
In tale documento si menzionano alcune delle pratiche aberranti cui ancora oggi è
sottoposta la minoranza musulmana nello Xinjiang e tra queste spiccano le
detenzioni arbitrarie, le esecuzioni sommarie, le sterilizzazioni forzate delle donne
in età fertile, lo stupro, l'uso frequente della tortura, il prelievo di organi e il lavoro
forzato in centri di detenzione di massa appositamente istituiti dalla forza
pubblica
1
.
Più compiutamente, nel documento sopracitato, emergono poi ulteriori soprusi alla
quale la minoranza musulmana pare essere regolarmente esposta.
Tra questi, vengono alla luce anche quegli abusi subiti durante alcuni interrogatori
da parte di funzionari pubblici.
Le vittime che hanno collaborato con Humans Right Watch hanno
coraggiosamente condiviso le proprie esperienze nelle prigioni dello Xinjiang e,
dai loro racconti, è emerso che la polizia, durante la procedura di interrogatorio
delle persone prese in custodia, non abbia alcun riguardo nei confronti di questi
ultimi.
1
A riguardo, si v. il report di HUMAN RIGHTS WATCH, Eradicating Ideological Viruses’: China’s
Campaign of Repression Against Xinjiang’s Muslim, 2018, per la quale, rispetto ai documenti precedenti,
vengono presentate nuove prove attestanti le atrocità a cui è esposta la minoranza musulmana nello
Xinjiang da parte del governo cinese e descrive in dettaglio i controlli sistemici e sempre più pervasivi
nella vita quotidiana della popolazione. Si evidenzia, inoltre, di come questi abusi violano i diritti
fondamentali degli individui, a partire dalla libertà di espressione, di religione, di privacy e dalla
protezione dalla tortura e dai processi arbitrari. Nello specifico, questi controlli governativi sulla vita
quotidiana nello Xinjiang colpirebbero principalmente gli uiguri, i kazaki e altre minoranze etniche, in
violazione dei divieti di discriminazione sancito dal diritto internazionale. Questo rapporto si compone
principalmente di 58 interviste con ex residenti dello Xinjiang, tra i quali 5 ex incarcerati e 38 parenti di
detenuti. Fortunatamente, tra gli intervistati, 19 persone sono riuscite a fuggire dallo Xinjiang a partire da
gennaio 2017.
12
Da segnalare è inoltre il fatto che non vengono rispettate alcune delle regole
procedurali di base, come ad esempio la possibilità per l'imputato di avvalersi di
un difensore legale o di esaminare i documenti in possesso delle autorità che li
accusano.
Gli ex detenuti hanno poi descritto nel dettaglio i maltrattamenti subiti durante
l'interrogatorio i quali, evidentemente, venivano messi in atto al fine di ottenere
delle dichiarazioni di colpevolezza.
Maltrattamenti che, secondo le vittime, si qualificherebbero come veri e propri
episodi di tortura
2
.
Più recentemente, in un rapporto elaborato da Amnesty International, i funzionari
governativi cinesi sono stati accusati di aver creato nello Xinjiang una situazione
tale da potersi considerare come un vero e proprio "inferno distopico dalle
dimensioni sbalorditive"
3
.
Attraverso questo documento, non solo sono state denunciate e dimostrate tutte le
azioni di cui il Governo di Pechino è il principale responsabile, ma si è chiesto
l’intervento alle Nazioni Unite per avviare delle indagini in merito a quei casi di
detenzione arbitraria di massa, di sorveglianza della popolazione e di tortura e che
colpirebbero non solo gli uiguri, ma anche i kazaki e le altre minoranze musulmane
presenti nell'intera regione dello XUAR
4
.
2
In argomento, si segnala che secondo quanto riportato nel rapporto di Humans Right Watch, i detenuti
durante gli interrogatori venivano legati per molte ore o addirittura giorni ad una sedia di metallo, nota
anche come “sedia della tigre. Altri testimoni hanno raccontato di essere stati sottoposti regolarmente a
privazione del sonno e acqua, oppure ancora di aver ricevuto percosse o di aver subito altre forme di
prevaricazione come, ad esempio, l'essere appesi a soffitti e pareti per lunghi periodi di tempo.
Per ulteriori approfondimenti, si v. Human Rights Watch, Tiger Chair e Cell Bosses, 13 maggio 2015.
3
Con riferimento al rapporto di AMNESTY INTERNATIONAL, Cina: ‘Come nemici in guerra’.
Internamento di massa, tortura e persecuzione contro i musulmani dello Xinjiang, 10 giugno 2021. Nel
dettaglio, il documento in questione, contiene decine di testimonianze di cittadini perseguitati ed ex
detenuti i quali, hanno descritto le misure draconiane impiegate dalle autorità cinesi a partire dal 2017
aventi l'obiettivo di sradicare le tradizioni religiose, culturali e persino le lingue autoctone dei gruppi
etnici musulmani dello Xinjiang. Col pretesto ufficiale della lotta al “terrorismo”, questi crimini, secondo
le testimonianze, avrebbero particolarmente preso di mira uiguri, kazachi, hui, kirghizi, uzbechi e tagichi.
4
Sul tema, AMNESTY INTERNATIONAL, ONU: La preocupación internacional creciente debe traducirse
en medidas concretas sobre los crímenes de lesa humanidad cometidos por China en Xinjiang, 28 giugno
2021.
13
Quanto qui descritto è sufficiente affinché ci si possa rendere conto di quanto
questa situazione sia critica.
La minoranza musulmana nello Xinjiang attualmente è in grave pericolo e le prove
raccolte da Organizzazioni Non Governative come Humans Right Watch e
Amnesty International ne sono una testimonianza.
Tutti questi elementi ci impongono dunque ad una non agevole riflessione su come
poter fare per mettere fine a tali crudeltà al fine di consegnare i responsabili nelle
maglie della giustizia.
Ovviamente, prima di poter giungere ad una ragionevole considerazione sulla
situazione in atto, occorre brevemente illustrare il contesto storico di riferimento e
mettere in luce quelli che sono gli eventi principali che hanno portato alla
cosiddetta "questione uigura".
1.1. Gli uiguri, storia di un popolo oppresso.
In via preliminare è tuttavia necessario fare delle brevi digressioni per cogliere
meglio il contesto di riferimento, il quale aiuta a comprendere chi siano le vittime
di questi abusi e l'origine dell'astio nei loro confronti.
Gli uiguri, innanzitutto, sono una minoranza turcofona di religione musulmana che
da secoli abita nella regione dello Xinjiang vivendo prevalentemente di pastorizia
e di commercio lungo l’antica Via della Seta.
Oggi, in questo specifico territorio, rappresentano la maggioranza relativa della
popolazione, mentre il resto degli abitanti della regione è composto
prevalentemente da cinesi di etnia Han e da kazaki
5
.
Con il termine Xinjiang, invece, si fa riferimento ad una regione della Cina
nordoccidentale che ha acquisito lo status di regione autonoma nel 1955 proprio in
ragione della preponderante presenza di popolazione uigura nel territorio
6
.
5
Per un'accurata ricerca circa le peculiarità di questa particolare area geografica, si rimanda a S.
VERNOLE, La rinascita economica dello Xinjiang dopo la pacifica liberazione, in Centro Studi Eurasia
Mediterraneo (CeSEM), 27 aprile 2021.
6
Gli eventi che hanno condotto lo Xinjiang ad essere riconosciuto come regione autonoma e i suoi
successivi, nonché altalenanti rapporti con Pechino sono stati trattati da P. BHATTACHARJI, Uighurs and
China's Xinjiang Region, on Council on Foreign Relation, 6 luglio 2009.
14
Per quanto concerne invece la storica belligeranza con il governo di Pechino, si
deve necessariamente fare riferimento alle cosiddette "Guerre dello Xinjiang"
ossia, una serie di conflitti armati che, a partire dal 1931, nel contesto delle guerre
tra i signori della guerra, nella guerra civile cinese, hanno scosso l'intera regione.
I combattimenti erano perlopiù volti a reprimere quello che allora era considerato
il primo Movimento per l'Indipendenza del Turkestan Orientale, noto anche come
Movimento per l'indipendenza dello Xinjiang
7
.
I numeri delle vittime sono ancora oggi oggetto di discussione a causa delle poche
fonti a disposizione e della ritrosia della classe politica nel diffondere informazioni
che possano oltraggiare il Partito Comunista
8
.
1.2. Gli anni 60 e le gravi responsabilità del Governo di Pechino nei confronti
della minoranza musulmana.
Dal 1962, sebbene nessun segmento della società cinese fosse sfuggito agli effetti
nefasti della Rivoluzione Culturale e del fallimento del secondo piano
quinquennale intrapresi dalla presidenza di Mao Zedong, la maggior parte dei
resoconti concordano sul fatto che gli uiguri nello Xinjiang sembravano essere stati
particolarmente presi di mira in quel periodo
9
.
7
Con riferimento alle cosiddette "Guerre dello Xinjiang" e alla nascita dei primi movimenti per un
Turkestan orientale autonomo, un'accurata ricostruzione storica è stata condotta da A. D. W. FORBES,
Warlords and Muslims in Chinese Central Asia: A Political History of Republican Sinkiang 1911-1949,
Cambridge, England, 1986.
8
Ad ogni modo, nel rapporto di Urumqi Radio del 1° gennaio 1952, venne riportata una comunicazione
ufficiale del Governo cinese in cui si accennò al fatto di come nel Turkestan orientale fossero allora stati
eliminati un totale di 120.000 "china's enemies".
Successivamente, in un secondo rapporto, la stessa organizzazione riportò che nel marzo 1954, sempre
secondo alcuni documenti governativi, altri 30.000 "insorti controrivoluzionari locali" furono eliminati,
per un totale quindi di 150.000 vittime. Le documentazioni riportanti l'uccisione indiscriminata di
popolazione civile uigura denunciata nei rapporti di Urumqi Radio, sono state in seguito raccolte ed
esaminate in un paper commissionato dal parlamento canadese nell'agosto 2020. Tale report è frutto della
collaborazione congiunta del ministero degli affari esteri e del ministero della comunicazione e
dell’informazione del Governo in esilio del Turkestan Orientale.
Gli stessi dati vengono citati ed analizzati più accuratamente nel report redatto dal UYGHUR RESEARCH
INSTITUTE, Genocide in East Turkistan, aprile 2019, pag. 15.
9
Sulle marcate disparità di trattamento tra cittadini di etnia Han e la minoranze uigura, nonché il difficile
contesto storico in cui verteva la Cina sotto la presidenza di Mao Zedong, si v. il report di MINORITY
RIGHTS GROUP INTERNATIONAL, World Directory of Minorities and Indigenous Peoples - China:
Uyghurs, UNHCR, novembre 2017.
15
Secondo le fonti, durante gli anni Sessanta, più di 60.000 uiguri e kazaki fuggirono
dalla Cina verso l'Unione Sovietica a causa delle politiche liberticide messe in atto
dal Partito Comunista Cinese, ma anche e soprattutto in conseguenza alle
pubblicità sovietiche che promettevano migliori condizioni di vita nella loro
Federazione.
Al fine di favorire le migrazioni verso l'URSS, i controlli si fecero sempre meno
rigidi e il confine rimase sostanzialmente aperto per cinque giorni fino a quando
venne chiuso forzatamente dal governo di Pechino
10
.
Questa azione ha quindi posto le basi per le prime manifestazioni nella città di
Ghulja del 1962
11
.
Il risentimento e la resistenza ai tentativi di migrazione in Unione Sovietica degli
uiguri, le ulteriori restrizioni alle loro pratiche religiose e culturali e la perdita di
terre e altri possedimenti personali, hanno poi contribuito a causare ulteriori
disordini nella regione alla quale i soldati cinesi hanno risposto sparando
indiscriminatamente sui manifestanti
12
.
In aggiunta, nel 1964, la Repubblica popolare cinese condusse il suo primo test
nucleare nel lago Lop Nor, nel Turkestan orientale.
Questo fu considerato il primo dei successivi 45 test nucleari effettuati nella
regione e che sono tristemente noti per gli effetti disastrosi sulla popolazione
esposta alle radiazioni
13
.
10
G. BOVINGDON, The Uyghurs: Strangers in Their Own Land, New York, Columbia University Press,
2010.
11
Sulle cause che hanno portato alle manifestazioni nella città di Ghulja del 1962, nonché ad altre rivolte
nei principali distretti dello Xinjiang, si v. E. V. W. DAVIS, Uyghur Muslim Ethnic Separatism in
Xinjiang, China, on Asian Affairs, vol. 35 (1), 2008, pagg. 15-29.
12
Eventi confermati nel documento elaborato dal UYGHUR RESEARCH INSTITUTE, Genocide in East
Turkistan, Op. Cit. Pag 14.
13
Sui test nucleari a scopo militare condotti dalla Repubblica Popolare Cinese e sui loro effetti, si v. A. S.
BURROWS, R. S, NORRIS AND R. FIELDHOUSE, Nuclear Weapons Databook, Boulder, Colorado, Westview
Press, 1994, per la quale viene affermato che nel marzo 2009, al margine di un vertice sull'energia
atomica, è stato stimato che questi test avrebbero causato tra le 190.000 e le 750.000 vittime e che circa
1,2 milioni di persone, per lo più di etnia uigura, sono state esposte a quantità di radiazioni sufficienti per
indurre leucemia, tumori e danni al feto. Infatti, le cartelle cliniche provenienti dallo Xinjiang, hanno
mostrato che i tassi di persone affette da cancro sono più alti del 30-35% rispetto alla media nazionale in
Cina. Ulteriori dati sugli effetti delle sperimentazioni atomiche sono stati esposti più diffusamente durante
il più recente World Uyghur Congress, Parallel Submission to the Committee on the Elimination of
Racial Discrimination (CERD) for the People’s Republic of China (PRC), 96th Session, 6–30 agosto
16
Lo Xinjiang è stato, e lo è ancora oggi, un territorio storicamente caratterizzato da
ondate migratorie le quali, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, hanno
drasticamente cambiato la composizione etnica della regione.
Il Governo di Pechino, in tutto questo, è ritenuto il principale artefice di questo
cambiamento a causa di una politica migratoria aggressiva la quale avrebbe
l'obiettivo di provocare una vera e propria sostituzione etnica nei confronti della
popolazione autoctona
14
.
I dati esposti, sebbene non abbiano la pretesa di qualificarsi come ulteriori prove a
favore delle accuse già mosse contro il Governo cinese, evidenziano comunque
che, a partire dal secolo scorso, la composizione etnica nello Xinjiang è
drasticamente cambiata e ciò darebbe quindi maggior credito alla tesi secondo la
quale sia stato messo in atto un vero e proprio tentativo di sostituzione etnica nella
regione di cui si sta trattando.
La cosa che sconcerta è però che questi non sono eventi confinati al passato ed
infatti, tra il 2015 e il 2018, a questi territori si sono aggiunti altri 2 milioni di civili
di etnia Han del Turkestan orientale e questo induce a pensare che le migrazioni
promosse dal governo continuano ad avere luogo.
2018, per la quale sono stati oggetto di discussione i dati raccolti nella ricerca di J. TAKADA, Dose
Prediction for surface nuclear explosions Case studies for Semipalatinsk and Lop Nur tests, on
International Radiation Protection Association, 2008, nella quale emerge chiaramente il nesso causale
tra gli esperimenti condotti e il numero di malattie e decessi causati dall'esposizione alle radiazioni; In
argomento, si v. altresì la pubblicazione di Z. MERALI, Did China’s Nuclear Tests Kill Thousands and
Doom Future Generations?, Los Angeles, Springer Nature, 2019.
14
A tal proposito, si osservi che in un censimento pubblicato nel 1953, in questa regione, risiedevano
circa 4,87 milioni di persone di cui il 75% erano uiguri e solamente il 6% erano riferibili a cinesi di etnia
Han. Come anticipato, a partire dal 1960, tuttavia, il Partito Comunista Cinese, avrebbe intrapreso una
vera e propria politica migratoria strategica volta a invertire le quote di rappresentanza della popolazione
nel Turkestan orientale ed infatti, un censimento del 1964, riportò che su un totale di 7,44 milioni di
abitanti, il 54% era di origine uigura e il 33% Han. Con l'inizio delle riforme economiche intraprese da
Deng Xiaoping intorno agli anni 70, nello Xinjiang si registravano 13.08 milioni di abitanti, di cui il 46%
uiguri e il 40% Han ed infine, secondo il censimento del 2000, su un totale di 18,46 milioni di residenti, il
45,21% della popolazione era riconducibile agli uiguri e il 40,57% a individui di etnia Han. I dati esposti
relativi alla suddivisione etnica della popolazione nella regione dello Xinjiang sono stati estrapolati dai
censimenti ufficiali pubblicati dal Governo cinese i quali, sono stati in seguito raccolti ed analizzati
nell'articolo di S. TOOPS, Demographic and Development in Xinjiang After 1949, on East-West Center
Washington Working Papers, No. 1, May 2004, in cui viene sostenuta la tesi per la quale le dimensioni
demografiche ed economiche sono state le cause principali dell'instabilità e della tensione all'interno della
regione mentre, altre aree di discussione su cui verte la ricerca, includerebbero la relazione causale tra
l'aumento della popolazione e la creazione di ricchezza, l'immigrazione Han, la povertà degli agricoltori
uiguri e la crescita economica diseguale.