VII
• la precisione e l’affidabilità nella guida dei processi aziendali;
• il tempestivo orientamento dell’intera struttura alle esigenze del
mercato.
Le esperienze svolte dimostrano che il Sistema Qualità è un mezzo idoneo
all’integrazione dei suddetti fattori, a condizione che sia considerato, in
primis dai dirigenti, come guida e interprete di tutti gli elementi-chiave della
gestione aziendale.
I riflessi di questa visione del Sistema Qualità generano una maggiore
focalizzazione sui suoi risultati interni, tra i quali vanno segnalate la
riduzione dei costi e la minimizzazione dei rischi. Tali risultati apportano
nuovi vantaggi sul fronte del mercato.
L’evoluzione in corso delle normative ISO 9000 è in linea con gli indirizzi
citati, in quanto dà notevole peso all’attività di misurazione dei processi, e
quindi alle metodologie e agli strumenti ad essa correlati. Una volta
intrapresa la via della certificazione, le imprese si rendono conto che il
rispetto della norma ISO 9000 porta con sé grandi vantaggi in termini di:
• controllo di gestione;
• livello di produttività aziendale;
• servizio ai clienti.
Tener fede a queste regole vuol dire creare plusvalore d’azienda. Ma non
solo: il rispetto della norma ISO 9000 è uno degli elementi di fiducia da
proporre al mercato.
VIII
Tutt’oggi, alcune aziende vedono la qualità come un problema o, quanto
meno, ne danno una cattiva interpretazione, che tende a considerare la
certificazione come un traguardo fine a se stesso.
Troppe imprese la trascurano per far fronte al boom dei consumi, alla nuova
concorrenza di Internet e quindi alla necessità di fornire prodotti e servizi a
qualunque costo e su ogni mercato.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dalla crescita dei reclami da parte
dei consumatori, da parte, cioè, di coloro che il Sistema Qualità punta a
soddisfare appieno. Il problema non è solo delle piccole e medie imprese,
ma anche delle grandi multinazionali i cui prodotti o servizi fanno parte
della vita quotidiana di milioni di consumatori. Società telefoniche,
compagnie aeree, agenzie turistiche, aziende manifatturiere, banche,
assicurazioni, giganti dell’elettronica e del largo consumo sono stati colpiti
negli ultimi due anni da un numero notevole di denunce e di segnalazioni da
parte di consumatori insoddisfatti. Ma il fenomeno che negli ultimi tempi ha
destato le maggiori preoccupazioni riguarda Internet: l’esplosione del
commercio elettronico si porta dietro le denunce contro le società che
operano on-line. Nel 1999 il numero delle denunce contro queste è salito in
media del 37% ed è destinato ad aumentare con la spesa dei consumatori su
Internet.
IX
16
18
20
20
40
48
68
70
72
Viaggi e turismo
Utenze domestiche
Affitti
Vendite postali
Credito e finanziamenti
Beni di largo consumo
Infrastrutture per immobili
Riparazioni auto
Vendite auto
Figura n. 1 - Percentuale dei reclami dei consumatori per settore
economico.
Malgrado ciò, i dati forniti dal Sincert, relativi all’Italia, parlano di un
apprezzabile aumento delle certificazioni nel 1999. Gli attestati sono passati
dai 13800 del ‘98 ai 21327 del ’99; quanto ai primi mesi del 2000, i diplomi
emessi hanno superato le 24000 unità, facendo registrare un aumento del
12,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Fonte: National association of consumer agency administrators
X
Figura n. 2 – Certificati ISO 9000 e ISO 14000 emessi a marzo 2000.
Questi numeri testimoniano che la gran parte delle imprese riconosce nella
qualità un fattore essenziale della competitività, che va dunque perseguita
con il massimo impegno, nonostante le difficoltà organizzative che
inizialmente può comportare.
1
6
1
3
4
8
8
1
0
1
5
8
9
3
0
4
8 5
1
1
7
8
5
6
3
1
3
8
0
0
2
1
2
3
7
2
4
0
1
8
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Fonte: Sincert
XI
I - Storia ed evoluzione del concetto di qualità
1. Premessa
Se risaliamo all’origine della civiltà, la storia ci insegna che i
professionisti della qualità compaiono sin dall’insediamento d’un potere
centralizzato, diretto da capi tribù, re o faraoni.
Questi primi ispettori avevano un potere dello stesso tipo di quelli odierni.
Per lavorare elaboravano le prime specifiche, che gli permettevano
d’accettare o rifiutare i prodotti loro presentati.
Nel 2150 a.C. la qualità nella costruzione delle case fu descritta nel codice
di Hammurabi.
Al 1450 a.C. risale il trattato più antico, che sembra presentarsi come una
guida alla qualità, scoperto in Egitto. Mostra come un ispettore può
verificare, con l’aiuto di una corda, la perpendicolarità d’un blocco di pietra
e dare le giuste indicazioni al tagliatore (LABOUCHEIX, 1993).
La realizzazione di grandi opere nell’antichità, che comportò la necessità di
profonde innovazioni tecnologiche ed organizzative, avveniva nel rispetto di
solide tradizioni (una specie di Sistema Qualità informale).
A partire dal Medio Evo, quando cominciò ad essere più evidente la
presenza simultanea delle figure del compratore – utilizzatore e del
venditore – produttore , la questione qualità divenne più esplicita.
XII
Le corporazioni rappresentarono un sistema in grado di gestirla in maniera
efficiente. Ognuna di esse emanava delle regole relative al proprio settore,
nonché un sistema di formazione e controllo che garantivano al cliente la
conformità dei prodotti. Da un lato questa struttura permise un importante
sviluppo dell’economia, dall’altro costituì un freno al progresso: le norme
corporative vietavano ogni miglioramento, perché limitavano le capacità dei
lavoratori.
Anche nella Francia dell’età moderna (1500-1750) il potere centrale fu
consapevole della necessità della qualità, quale garanzia per il continuo
miglioramento dei prodotti. Ad un ispettore dell’artiglieria francese si deve
l’elaborazione del principio dell’intercambiabilità, fondamento delle
moderne produzioni. I tre principi guida erano:
• la limitazione delle dimensioni a un insieme di valori standard;
• la determinazione delle tolleranze assegnata a tali valori standard;
• la creazione di un sistema di controllo, che definisse le misure campione
e gli strumenti adeguati.
2. Il concetto di qualità in epoca industriale
La rivoluzione industriale, iniziata nel XVIII secolo e sviluppatasi nel
XIX, portò, mediante l’adozione di nuove tecnologie e l’ottenimento di
grandi quantità di energia a basso costo, alla produzione in serie di
XIII
numerosissimi manufatti offerti sul mercato a prezzi accessibili a milioni di
consumatori.
L’innovazione tecnologica ne fu il presupposto fondamentale, ma fu
necessario risolvere anche problemi manageriali ed organizzativi di
dimensione maggiore e di natura diversa da quelli che si erano presentati
nelle epoche precedenti. Si pensi al fatto che la concentrazione di un gran
numero di persone nello stesso luogo creava problemi di organizzazione del
lavoro e logistici; che ogni operatore era responsabile di un’unica mansione
e per questo perdeva il controllo della qualità finale del prodotto; che era
necessario sviluppare strumenti di coordinamento tra la direzione e le altre
componenti aziendali visto che il risultato di qualità era sempre più legato al
progetto e ai processi produttivi che non all’abilità manuale.
Almeno nei primi anni dello sviluppo industriale, la qualità era più un
problema di chi comprava che di chi vendeva: il produttore non si poneva
ancora nell’ottica del cliente per andare incontro alle sue esigenze e
quest’ultimo, se insoddisfatto, poteva solo cambiare fornitore.
Il quadro mutò allorché, da un lato, la crescita della domanda e
l’allargamento dei mercati misero in crisi i metodi realizzativi tradizionali e,
dall’altro, motivi concorrenziali e di immagine resero necessario impedire
che prodotti non idonei raggiungessero il cliente. Di qui in poi proliferarono
le metodologie e i sistemi per definire gli obiettivi di qualità ed assicurarne
il soddisfacimento. Naturalmente, accanto al sistema di produzione di tipo
XIV
industriale, continuavano ad esistere un artigianato ed una piccola industria
per i quali l’ottenimento degli obiettivi di qualità era ancora basato
soprattutto sulla capacità di tipo artigianale dei singoli.
XV
3. La qualità nel xx secolo
1. Produzione artigianale e collaudo finale ( 1900 – 1920).
Negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, il modello di gestione
tipico del fattore qualità fu il “collaudo/ispezione finale”.
L’obiettivo quantità rimase di pertinenza della produzione, mentre la
responsabilità della qualità fu assegnata ad un nuovo ente, il “collaudo”,
separato dalla produzione.
Il diverso peso assegnato a qualità e quantità era evidenziato anche dalle
diverse categorie di appartenenza: la quantità era l’obiettivo, la qualità solo
un possibile fattore di successo e nemmeno il più importante.
L’artigiano lavorava, in genere, su commessa ed era depositario delle
tecniche di lavoro (know - how) e, allo stesso tempo, garante della bontà del
suo prodotto (GENTILI, 1993).
Gli interventi del collaudo consistevano sia in ispezioni eseguite durante la
realizzazione del prodotto, se si trattava di manufatti complessi o di grande
difficoltà tecnica, sia in un controllo finale volto a distinguere i prodotti
buoni da quelli di scarto.
La situazione era di product out
1
e l’imprenditore/produttore imponeva al
mercato ciò che voleva.
1
Situazione di mercato in cui la domanda supera nettamente l’offerta.
XVI
Caratteristiche di un siffatto sistema erano:
• bassi volumi (prodotto prototipico);
• produzione per un mercato ristretto (segmento o nicchia);
• coordinamento diretto del proprietario (centralità dell'imprenditore);
• utensili e macchine semplici e universali;
• manodopera "qualificata" ( polifunzionale, capace di fare diverse cose)
non altamente specializzata;
• visione complessiva del processo produttivo;
• assenza di standardizzazione;
• mancanza di una cultura metrologica;
• collaudo/ispezione finale;
• alta motivazione.
2. Produzione di massa e controllo qualità di prodotto ( 1920 –
1960).
A partire dagli anni ‘20, la produzione di massa diede notevole impulso
alle tecniche di controllo della qualità. Si andò verso:
- una progettazione in funzione della produzione;
- un prodotto alla portata di tutti in relazione al costo;
- un prodotto che fosse facilmente utilizzabile e che potesse essere
sottoposto a manutenzione in maniera non complicata.
XVII
Il controllo qualità del prodotto rappresentò la naturale evoluzione del
concetto del collaudo finale applicato alla fase artigianale.
Esso prevedeva la rilevazione e la misura delle caratteristiche di un
prodotto, componente, materiale o procedimento, verificate a fronte di
valori preventivamente fissati e specificati.
La situazione, di product out, era caratterizzata da:
- grandi volumi di produzione (che chiaramente non si possono avere in
una dimensione artigianale);
- intercambiabilità dei componenti;
- manodopera non qualificata;
- semplicità di assemblaggio;
- unificazione e standardizzazione di processi e verifiche/controlli;
- specializzazione e sviluppo delle macchine e delle tecnologie (la
macchina utilizzata per la produzione massiva fa solo poche operazioni
ma per un elevato numero di pezzi);
- integrazione verticale (l'azienda che lavora per la produzione massiva
tende a fare tutto in casa; non ha cioè la mentalità rivolta al
subfornitore).
La trasformazione fu graduale (5/6 anni), ma tale da rivoluzionare i metodi
della produzione artigianale.
Sotto il profilo della manodopera, si passò da operai di grandi capacità
professionali, plurifunzionali, che effettuavano più operazioni diverse, ad
XVIII
operai altamente specializzati, monofunzionali, che effettuavano un'unica,
semplice lavorazione in modo ripetitivo.
Sotto il profilo del ciclo di lavorazione, si passò dalle ore dell'operaio –
artigiano, che eseguiva svariate operazioni in uno stesso posto e su uno
stesso assieme di montaggio, ai minuti/secondi dell'operaio specializzato
che eseguiva una singola operazione alla catena di montaggio.
Scopo del CQ era di garantire la conformità del prodotto, verificando i punti
critici della produzione attraverso l’esame dei difetti ripetitivi
2
, con
l'obiettivo principale di separare il materiale conforme da quello non
conforme. Tutto ciò doveva avvenire nelle varie fasi del processo di
produzione: dall’arrivo della merce in magazzino sino al prodotto finito.
Sorse, dunque, la necessità di individuare i punti critici :
- ai fini della produzione, in quanto se non si produce non si vende
(problema delle tolleranze di accoppiamento);
- relativamente alle esigenze del cliente, per gli aspetti essenziali
(prestazioni/sicurezza) che possono essere immediatamente
riconoscibili dal cliente.
Ciò che caratterizza la produzione di massa e, in particolare, il controllo
qualità sul prodotto sono i controlli agli arrivi, durante la produzione e sul
prodotto finito.
Tipici passi per il controllo in accettazione/arrivi:
XIX
1) all'arrivo della merce in azienda, essa viene depositata nell'area
ricezione; i contenitori dove è riposta hanno un cartellino di
identificazione di colore giallo, con eventuale scritta “stop”
3
;
2) il documento di accompagno interno informa l'addetto circa il numero di
pezzi da prelevare per valutare la conformità;
3) i pezzi da controllare giungono al laboratorio prove, l'addetto esegue le
verifiche e le confronta con quelle di specifica;
4) se le verifiche danno risultato positivo, l'addetto compila un cartellino di
identificazione di colore verde con la scritta “ok” , lo sostituisce a quello
giallo e la merce viene portata in magazzino;
5) se le verifiche danno risultato negativo, (ossia se ci sono delle non
conformità), l'addetto compila un cartellino di identificazione di colore
rosso con la scritta “scarto”, lo sostituisce a quello giallo e la merce
viene portata nella zona scarti.
Durante la produzione l'operatore preleva il pezzo da controllare e lo porta
alla macchina per effettuare le misure. Poi compila una cartella denominata,
per esempio, "benestare a produrre", dalla quale risulta se il pezzo è
conforme o no.
In genere alla macchina utensile su cui lavora l'operatore è riportato il
2
Controllo e messa a punto del processo.
3
Tale scritta indica che la merce all’interno dei contenitori non può essere utilizzata, in
quanto deve essere sottoposta a controllo (il cartellino riporta informazioni circa il
subfornitore, il cliente, il numero di disegno di riferimento o la specifica, la quantità, la
denominazione, il motivo dello stop).
XX
disegno del pezzo da eseguire e sullo stesso sono riportate informazioni
riguardo a quanto segue:
- la frequenza dei controlli
4
;
- lo strumento o mezzo di controllo da adoperare;
- il riferimento al disegno o specifica.
Tipici passi per il controllo del prodotto finito:
- valutazione delle prove di valutazione funzionale;
- prove di affidabilità (problema del rodaggio).
Legenda
AD – Amministratore Delegato ACQ – Ufficio Acquisti STP – Stampaggio
LOG – Logistica CQP – Controllo Qualità di prodotto RUM – Risorse umane
UTE – Ufficio Tecnico ING – Ingegnerizzazione/Industrializzazione del prodotto AMM – Amministrazione
PRO – Produzione TEM – Tempi e metodi
COM – Ufficio Commerciale VER - Verniciatura
Figura n. 3 - Organigramma tipico di un’azienda con CQ in produzione.
4
Per esempio, 1/25 significa: un pezzo da prelevare e misurare ogni 25 pezzi prodotti.
AD
LOG UTE PRO
CQP
ING
TEM
VER STP - - -
COM
ACQ
RUM
AMM