1
Introduzione
Il problema della gestione del rischio di catastrofe è al centro dell’attenzione delle
varie parti sociali, governo, assicurazioni e cittadini, soprattutto a seguito degli eventi
verificatesi negli ultimi anni, e alimenta le discussioni degli stessi ogni qualvolta incombe
un disastro al fine di trovare le risorse per coprire i danni a persone, ambiente e attività
produttive.
Negli ultimi decenni, l’uomo pur migliorando le condizioni di vita e lavorative palesa
un’errata gestione del territorio che complice i cambiamenti climatici contribuisce ad
accrescere la severità e l’impatto delle calamità naturali con conseguenze sempre più
catastrofiche sia sul sistema naturale, che sulla specie e sul sistema umano, sicché ci si
trova a far fronte ad enormi danni sociali ed economici, fino a compromettere la
solvibilità dell’impresa assicurativa.
In questo quadro sta assumendo sempre maggiore attenzione, all’interno delle imprese
di assicurazione, il ruolo del risk management sensibile nell’introduzione di una nuova
generazione di strumenti finanziari nella gestione del rischio. Si tratta di strumenti
assicurativi ad alta ingegneria finanziaria che promettono al sottoscrittore la copertura
assicurativa personalizzata e nel contempo offrono rendimenti finanziari attraverso la
partecipazione del sottoscrittore ai rischi. Quanto, infatti, è previsto attraverso
l’inclusione del rischio di catastrofe nell’attività finanziaria mediante la determinazione di
uno specifico indice per il settore assicurativo.
2
L’Italia pur essendo uno dei paesi industrializzati europei a più elevato rischio
recrimina in questo quadro la mancanza di una norma che disciplini il rischio
catastrofico, e significativa è la recente esperienza del nostro capoluogo, l’Aquila.
E’ obiettivo di questa trattazione analizzare l’impatto delle calamità naturali e i
problemi che essi pongono, focalizzando l’attenzione sull’importanza di una migliore
gestione del rischio catastrofico per far in modo che eventi del genere non ricadano in
modo eccessivo e soprattutto imprevedibile sulle finanze pubbliche. Tuttavia i benefici di
una cultura preventiva si scontrano con gli interessi di pochi attenti agli elevati costi
presenti mentre i benefici non si riscontrano immediatamente ma solo nel futuro.
Il lavoro si compone, oltre che da un Introduzione, di quattro capitoli ai quali è
collegata un appendice di approfondimento, e di un capitolo conclusivo, e il tutto si
propone di fotografare in maniera quanto più chiara ed esaustiva come si dovrebbe
configurare un ottimale gestione del rischio legato a catastrofi naturali nel nostro Paese, e
quindi l’esigenza di una normativa che ponesse avvio a un sistema misto per la
responsabilità sociale.
Nel primo capitolo si affronta il tema delle calamità naturali, con le quali si indicano
fenomeni aleatori che provocano numerosi ed elevati danni sia a cose che a persone.
All’origine le cause di tali fenomeni erano naturali, conseguenza dunque di un evento
naturale, tuttavia a partire dalla rivoluzione industriale l’azione dell’uomo è stata
determinante, fino a compromettere la fragilità del sistema, come si evince dagli effetti
sul nostro Bel Paese. Il disastro tuttavia accade più spesso ed ha un effetto
proporzionalmente più grande sui paesi poveri che sui paesi ricchi e la sua valutazione,
3
per quanto non immediata, può essere impostata partendo da un analisi che consideri il
territorio e l’aspetto socio-economico. Un dato importante viene fornito anche dalle
compagnie assicurative.
Nel secondo capitolo si analizza il sistema assicurativo come tutela degli eventi
avversi. Nessuno, infatti, può evitare che si manifestino eventi economicamente
sfavorevoli che dipendano dal caso, è però possibile ridurre l’entità delle perdite
attraverso la cessione del rischio ad un impresa di assicurazione, che lo rende concreto e
misurabile, in un cambio di un premio, equivalente al danno atteso, valutato sulla base
delle funzioni di utilità da ciascun contraente. Tale sistema riduce significativamente
l’inconveniente di un sistema mutualistico a posteriori, tuttavia resta soggetto a fallimenti
di mercato. Infatti a fronte di un rischio di catastrofe, per la sua caratteristica peculiare di
essere sistemico, è molto difficile per una compagnia assicurativa ridurre il rischio e
garantire la non assicurabilità locale del rischio catastrofale, tuttavia l’impresa assicurativa
può trasferire una parte del rischio o dei rischi assunti nello svolgimento della
tradizionale attività ad un riassicuratore che, consente una diversificazione dei rischi su
scala globale. In Italia non è stata data priorità ad una legislazione completa ed efficace
sul ramo danni a causa del ruolo centrale svolto dallo Stato che, si è sempre mobilitato
con interventi di emergenza successivi all’evento, senza predisporre un piano di
prevenzione.
Nel terzo capitolo, in relazione a quanto sopra descritto, si illustra come una corretta
gestione dei rischi catastrofali, possa portare a un risparmio in termini di risorse
finanziarie e umane. Negli ultimi anni, infatti, a seguito del processo di globalizzazione
4
dei mercati, della maggior sensibilità sociale verso la sicurezza, e della modifica delle
condizioni climatiche si è determinata un più rilevante impatto delle calamità naturali con
conseguenti spostamenti tra i vari rami assicurativi tradizionali. Soprattutto negli Stati
Uniti, l’attenzione delle imprese si è così concentrata ad affrontare in modo più
aggressivo e dinamico tutto il sistema dei rischi da catastrofe e si è pensato, a partire
dagli anni Novanta di rivolgersi al mercato dei capitali. A tal scopo viene fornita una
panoramica di strumenti presenti sui mercati finanziari con il fine di evidenziare
l’evoluzione del settore assicurativo e la sua convergenza con il mercato dei capitali. Le
due attività finanziarie che si prestano ad incorporare i rischi catastrofali e a soddisfare il
requisito di essere potenzialmente attraenti per chi opera sui mercati finanziari, tali da
inserirli nei loro portafogli, sono le obbligazioni e gli strumenti derivati, la cui
valutazione può avvenire mediante un processo binomiale in tempo discreto o in tempo
continuo con il più famoso modello Black e Scholes.
Da ultimo, nel quarto capitolo, attraverso la presentazione di un caso pratico, si
dimostra l’importanza di un nuovo approccio legislativo e amministrativo sul tema della
copertura dei danni da parte del nostro Governo, attraverso un analisi comparata dei
sistemi assicurativi sviluppati in alcuni paesi Europei ed Extraeuropei, ciascuno con un
differente sistema assicurativo.
La tesi si conclude con alcune riflessioni sulla possibile evoluzione degli strumenti
trattati nel mercato italiano.
5
Capitolo I
Le calamità naturali : un problema socio – economico
1.1 Le catastrofi naturali
La sicurezza dell’uomo e dei Governi viene sempre più frequentemente messa in
discussione dalle calamità naturali che coinvolgono le diverse aree del pianeta a seguito a
del cambiamento climatico ma anche in virtù di azioni antropiche.
Le catastrofi naturali sono fenomeni aleatori che causano effetti dannosi di grandi
entità e di vaste proporzioni, e si verificano ogni qualvolta si rompe l’equilibrio del
sistema.
Nel passato il termine catastrofe veniva usato per sottolineare le conseguenze di un
evento naturale, cioè estraneo alla volontà e all’azione umana, con una bassa probabilità
di prodursi ma tale da provocare ingenti danni.
A partire dalla rivoluzione industriale, e in modo sempre crescente con
l’industrializzazione dell’attività umane, l’uomo ha utilizzato combustibili fossili come
petrolio, carbone e gas per soddisfare il proprio fabbisogno energetico liberando così
nell’atmosfera anidride carbonica1.
1 In Europa si valuta le emissioni di CO2 sono di media di circa 9 tonnellate pro capite. Nel Novecento si valuta
che le e concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica, nonostante gli assorbimenti degli oceani e della
vegetazione terrestre, sono passate da 280 a 391 ppm (dato di marzo 2010), con un aumento di quasi il 40%,
raggiungendo livelli mai toccati neanche, probabilmente, negli ultimi 20 milioni di anni. Ferrara V., Cambiamenti
climatici, Europa e informazione, 2010 www.ariannaeditrice.it
6
Grafico 1 : Concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera 2 .
Quanto ha contribuito ad aumentare il cosiddetto fenomeno “effetto serra3”
rendendo sempre più difficile un controllo del cambiamento climatico al punto da
rilevare un innalzamento della temperatura media globale di 0,7 – 0,8 gradi negli ultimi
150 anni 4.
2 www.theglobalcountdown.org
3 E’ un fenomeno naturale che mantiene la Terra abbastanza calda da permettere lo sviluppo della vita così come
la conosciamo. Alcuni gas infatti, come l’anidride carbonica e il metano, hanno la capacità di intrappolare la
radiazione termica emessa o riflessa dalla terra a seguito dell’irraggiamento solare nell’atmosfera terrestre,
creando il cosiddetto “effetto serra”. Senza “naturale” effetto serra, infatti la temperatura media del pianeta
sarebbe inferiore di circa 30 gradi, e non avrebbe consentito lo sviluppo di forme di vita superiore. L’utilizzo di
combustibili fossili, carbone, petrolio, gas, contribuisce tuttavia ad aumentare la quantità di gas serra presenti
nell’atmosfera tale da causare l’aumento della temperatura terrestre. Oggi le concentrazioni di anidride carbonica
nell’atmosfera sono le più elevate degli ultimi 650.000 anni. Ernani P., Effetto serra e macchie solari, Sovera editore,
2006.
4 Il Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Intergovernmental Panel on climate Change, IPCC)
nel suo Rapporto del 2007 ritiene che la temperatura media del pianeta sia aumentata di circa 0,76°C dalla fine
del XIX° secolo. Inoltre, sulla base delle tendenze attuali di emissione dei gas serra, vi è la stima di un ulteriore
aumento della temperatura media terrestre tra 1,1 e 6,4°C nel corso di questo XXI° secolo. www.nonsoloaria.com
7
Grafico 2 : Variazione delle temperature5 medie annuali in superficie nel corso degli anni 1880-2007.
Negli ultimi anni, la frequenza e la severità delle calamità naturali sono aumentate
significativamente in tutto il mondo accentuando la fragilità del sistema a seguito
soprattutto, ma non solo, di attività antropiche, al punto tale da considerare queste
catastrofi non solo naturali.
Il grafico sotto illustra l’evoluzione delle catastrofi naturali nel mondo dal 1980 al
2009, e mette in evidenza come quelle di origine climatica siano numericamente superiori
a quelli naturali, ma soprattutto il numero degli eventi sia in netta crescita.
5 La linea dello zero rappresenta la media di tutte le temperature, mentre le barre rosse e blu indicano gli
scostamenti da tale media. Come si può vedere, c'è un chiaro trend di crescita. Le temperature riferite alle terre
emerse presentano degli scostamenti maggiori di quelle degli oceani perchè le terre si riscaldano e si raffreddano
più velocemente delle acque. www.nonsoloaria.com