9
In ogni caso, indifferentemente dall’approccio tenuto dalla singola azienda, il
rischio di carattere ambientale colpisce, anche se con intensità e modi diversi a
seconda dei settori e delle attività svolta, tutte le imprese.
Il rischio ambientale in ottica aziendale non deve essere visto solamente come
l’evento catastrofico che può colpire le imprese e quindi provocare danni materiali
e la possibile interruzione dell’attività ( anche se in questi ultimi anni le cronache
riportano sempre più di frequente il ripetersi di questi avvenimenti).
Vi sono altri aspetti del rischio ambientale quale, ad esempio, la responsabilità
d’impresa verso i terzi ( dipendenti, clienti, Pubblica Amministrazione) per danni
ambientali che ha un’importanza fondamentale per l’equilibrio e la buona gestione
di ogni singola azienda: si pensi, nel peggiore dei casi, alla responsabilità per
disastro ambientale o a quella per il cosiddetto “inquinamento graduale” prevista
dall’Unione Europea.
Ma vi sono anche altre manifestazioni del rischio ambientale che stanno
assumendo sempre una maggiore significatività: la gestione dei rifiuti, le
emissioni atmosferiche, l’inquinamento acustico, il rischio di contaminazione dei
suoli, la mancanza di risorse rinnovabili, il problema idrico e così via. Una
corretta gestione da parte del management aziendale non può prescindere
dall’analisi di fattori così importanti.
La gestione ambientale delle aziende che vogliono affrontare la gestione del
rischio ambientale con un approccio pro-attivo, ovvero considerando l’ambiente
come fattore chiave per il loro sviluppo, non può essere ricondotta ad una
semplice politica di riduzione dei rischi, e considerata, quindi, come una mera
10
componente del risk management. Nel corso della trattazione farò riferimento,
infatti, alla gestione ambientale come ad un sistema coordinato ed integrato con la
strategia aziendale mirante, oltre che al controllo dei rischi, alla ricerca di
soluzioni organizzative, manageriali e tecnologiche (di prodotto e di processo)
maggiormente eco-compatibili, che possano costituire un fattore critico di
successo.
Tali aziende hanno al giorno d’oggi a loro disposizione per far fronte alla
variabile ambiente sia strumenti di gestione del rischio che strumenti di
comunicazione ambientale.
Tra gli strumenti di gestione più diffusi vi sono il sistema di gestione ambientale
(o SGA) e l’analisi del ciclo di vita del prodotto che razionalizzano i processi
aziendali; gli strumenti che aiutano a tenere sotto controllo le varie operazioni
aziendali che presentano, anche solo potenzialmente, un impatto negativo
sull’ambiente sono l’audit ambientale, il sistema di contabilità ambientale, gli
indicatori di prestazione ambientale e il bilancio ambientale. Il benchmarking
costituisce invece una tecnica d’analisi per raffrontare le proprie caratteristiche di
prestazione ambientale con quelle del settore d’appartenenza o delle aziende più
all’avanguardia.
In un contesto economico in cui la competizione si va facendo sempre più globale
e incalzante, la possibilità per un’azienda o un gruppo di dimostrare ai propri
interlocutori la propria affidabilità nella gestione del rapporto con l’ambiente sta
diventando strategica. La stessa gamma dei soggetti interessati alle prestazioni
ambientali dell’azienda si è ampliata in modo espressivo: essa, infatti, non
11
comprende più solamente gli organi della Pubblica Amministrazione preposti ai
controlli ambientali e le comunità locali residenti nelle vicinanze degli impianti,
come avveniva in passato, ma include oggi altre categorie d’attori interni ed
esterni all’azienda quali gli stessi dipendenti, i clienti, i fornitori, gli azionisti, gli
assicuratori, il sistema creditizio, i consumatori, i potenziali soci o acquirenti, i
mezzi di comunicazione di massa ed altri ancora.
Allora strumenti di comunicazione come il rapporto ambientale, la dichiarazione
ambientale, le etichette ecologiche e il green marketing diventano indispensabili
mezzi d’informazione aziendale per poter acquisire un vantaggio competitivo che
può risultare indispensabile per lo sviluppo di ogni azienda.
Nell’intento, quindi, di descrivere nel corso del lavoro in modo organico
l’approccio all’ambiente che le aziende adottano per gestire la variabile ecologica,
si introduce, nel primo capitolo, il concetto di rischio e di sistema dei rischi
d’impresa e dei mezzi per fronteggiarli ( risk management ) per poi proseguire
con un’analisi particolareggiata del rischio ambientale e delle sue principali
manifestazioni.
L’obiettivo del secondo capitolo è quello di fornire al lettore un quadro generale
delle strategie d’impresa e il rapporto, in continua evoluzione, con la variabile
ambientale. Vengono, infatti, analizzati i diversi approcci di gestione
dell’ambiente delle imprese e i più diffusi metodi di valutazione dell’ambiente
stesso, per concludere con l’introduzione del concetto di responsabilità ambientale
d’impresa così come previsto dalla legislazione italiana e d europea.
12
Con il terzo capitolo si entra nel “cuore” del lavoro, con l’analisi vera e propria
della gestione ambientale d’impresa, dalla politica ambientale alla gestione
operativa. Sono qui analizzati i più diffusi strumenti di gestione ambientale quali
il bilancio ambientale e la contabilità ambientale, il benchmarking ambientale, gli
indicatori di prestazione ambientale, i sistemi di gestione ambientale (SGA),
l’audit ambientale ed il Life Cycle Analisis (LCA) e la loro diffusione in Europa e
d Italia.
Nel quarto capitolo, infine, viene illustrato il ruolo chiave giocato dalla
comunicazione ambientale esterna, analizzando gli strumenti di comunicazione
maggiormente diffusi ovvero il rapporto ambientale, la dichiarazione ambientale,
le etichette ecologiche e il green marketing per poi trarre alcune considerazioni
finali in sede di conclusioni.
13
CAPITOLO 1:
Risk management e rischio ambientale
14
1.1 NOZIONE DI RISCHIO
Nella società in cui viviamo noi tutti siamo sottoposti a diversi tipi di rischio che
derivano dalle attività svolte da ciascuno.
Non esistono attività prive di un qualsiasi grado di probabilità del manifestarsi di
un determinato evento dannoso, benché nella mentalità corrente si tenda spesso ad
affermare la necessità di eliminare ogni pericolo insito nell'esercizio di alcune di
esse.
Purtroppo spesso i rischi non possono essere eliminati completamente, ma solo
ridotti e, se si intende affrontarli con un approccio razionale, è necessario capire a
quali si è esposti e imparare a convivere con essi.
1
Esistono molteplici definizioni del concetto di rischio ed ognuna di esse è
ugualmente valida e diversa a seconda della prospettiva secondo la quale si
intende effettuare l’analisi in questione.
Secondo l'ottica di Risk Management, in particolare, si può dire che esiste un
rischio quando sono contemporaneamente presenti:
2
1) la possibilità di una perdita, cioè quando l'individuo è esposto ad un
avvenimento che gli può causare un danno di qualsiasi tipo;
2) un difetto di conoscenza circa il prodursi di tale perdita, cioè nel caso in
cui non si ha la certezza del suo futuro manifestarsi. La probabilità del suo
verificarsi deve essere diversa da zero, ma anche diversa da uno altrimenti non ci
1
Pertini U., Introduzione allo studio dei rischi nell'economia aziendale Milano Giuffrè, 1987
2
Misani N., Introduzione al risk management, EGEA, Milano 1994
15
si troverebbe di fronte ad un rischio, bensì ad un costo, poiché il verificarsi della
perdita sarebbe la conseguenza di un evento certo.
Nel caso in cui si decida di far fronte ai rischi ai quali si è sottoposti, è necessario
agire puntando verso una riduzione della probabilità del manifestarsi della perdita,
cercando di mettere in atto ogni metodo di prevenzione che permetta di
raggiungere un risultato di questo tipo.
Un altro modo per cercare di limitare le conseguenze di un eventuale verificarsi
del rischio è quello di agire sulla seconda variabile elencata, cioè cercare di
ovviare al difetto di conoscenza relativo al suo manifestarsi, aumentando la
quantità e la qualità delle informazioni disponibili in proposito.
1.2 IL SISTEMA DEI RISCHI D’AZIENDA
Il concetto di sistema di rischi d’impresa è stato introdotto nelle discipline
economiche da studiosi e manager di scuola nordamericana: essi hanno
approfondito l’analisi del rischio dal punto di vista aziendale abbandonando il
tradizionale punto di vista del singolo individuo. Essi hanno cercato di individuare
tecniche e procedure volte a identificare, misurare e trattare il rischio all’interno
delle decisioni imprenditoriali.
3
3
Grassano D.,La gestione dei rischi:in De Qualitate Giugno 2002 pag. 9-13
16
Questo nuovo approccio all’analisi dei rischi d’azienda è stato recepito in Italia
grazie al lavoro di S. Sassi
4
che nel suo saggio per primo in Italia affronta
sistematicamente la tematica dei rischi d’azienda in un’ottica di “sistema
d’azienda”.
Il sistema dei rischi caratterizza l’azienda in tutto il suo ciclo di vita: in un
momento “iniziale” (la scelta economica di dar vita ad una nuova realtà
imprenditoriale), nella gestione ordinaria (scelta e coordinazione delle singole
operazioni); periodicamente, in sede di valutazione della gestione passata e
previsionalmente di quella futura, al fine di pervenire alla redazione del bilancio
d’esercizio.
A tale proposito E. Gianessi
5
opera una classificazione dei rischi in base alle
singole fasi della vita aziendale:
1. fase pre-aziendale
• rischio di impiego
• rischio di esistenza
2. fase istituzionale
• rischio di forma e di conduzione
• rischio di zona operativa
• rischio di proporzionalità
• rischio di funzionalità
3. fase dinamico-probabilistica
• rischio agronomico, zootecnico e relativo alle industrie
4
Sassi S., Il sistema dei rischi d’impresa, Arti Grafiche dott. Amodio, Napoli, 1938
5
Giacessi E., Le aziende di produzione originaria, Cursi, Pisa, 1960
17
• rischio di ambiente
• rischio combinatorio e d’indirizzo
• rischio connesso con il mancato rinnovo delle strutture
• rischio connesso con l’esaurimento della terra
• rischio finanziario
• rischio economico
• rischio soggettivo
4. fase terminale
• rischio di continuazione
• rischio di trasformazione
• rischio di dissoluzione
Il concetto di rischio d’impresa allora si ampia alla generale eventualità che
l’azienda, nel suo insieme, non riesca a conseguire un determinato equilibrio
economico, patrimoniale e finanziario durevole nel tempo.
Tale nozione di rischio aziendale è “necessariamente generale ed
onnicomprensiva, racchiude al suo interno una serie di rischi, interdipendenti ed
autoinfluenzanti, che devono essere valutati quali appunto elementi del più vasto
sistema dei rischi d’impresa.”
6
Lo stesso processo di valutazione dei rischi è esso stesso fonte di rischio per
l’azienda: una errata valutazione dei rischi (sopravalutazione o sottovalutazione)
può portare all’insorgere di nuovi rischi per l’azienda.
6
Sottoriva C., Introduzione al sistema dei rischi d'impresa: inquadramento economico-aziendale,
classificazioni e politiche d'impresa in Rivista dei dottori commercialisti Aprile 1999 pag. 557-579
18
Il sistema dei rischi d’azienda può essere considerato come una combinazione di
rischi di origine interna (il “sistema d’impresa”) e rischi di natura esterna ( il
“sistema ambiente”).
L’impresa è un sistema dinamico e aperto verso l’esterno e si trova così sottoposta
al mutare delle condizioni interne ed esterne e di conseguenza al variare dei
relativi rischi aziendali nel “continuum” della propria vita.
Il sistema dei rischi può allora essere così suddiviso:
• unico, inteso come rischio economico generale, cui sottostà l’attività
economica d’impresa nel suo insieme; ovvero, si può dire che esiste un
rischio derivante dalla possibilità che abbia luogo un evento sfavorevole
che causi una minore crescita del valore dell’impresa o, addirittura, una
sua diminuzione ed, in questo caso, si parla di rischio economico generale.
Per l’impresa esiste, quindi, un rischio collegato alla possibilità di non
conseguire alcun reddito, o di ottenere un reddito inferiore a quello che si
ritiene sia necessario produrre per un buon funzionamento dell’azienda.
• molteplice, legato ai singoli eventi della gestione d’impresa: rischi di
natura finanziaria, rischi relativi alla politica d’acquisto dei fattori
produttivi, rischi relativi al rinnovo delle strutture pluriennali, rischi di
ubicazione, rischi di forma giuridica, rischi relativi all’utilizzo del lavoro
umano, rischi relativi alla politica di vendita dei prodotti, rischi di
ambiente, e così via.
19
Nell’ottica aziendale esiste anche una dimensione più ristretta del concetto di
rischio, in base alla quale la perdita corrisponde al mancato raggiungimento del
fine dell'impresa, che può essere identificato con il conseguimento di un reddito.
In sostanza, il vero scopo di un’azienda è la creazione del valore che, in ogni caso,
si basa sul reddito d’impresa.
Il tasso di attualizzazione del reddito mette bene in evidenza la misura in cui il
rischio si riflette sul valore dell’impresa.
7
Infatti, in chiave reddituale, si può dire che:
R
W = ————
i
dove:
W = valore dell’impresa
R = reddito medio-normale
i = tasso di attualizzazione del reddito
Il tasso di attualizzazione è dato da:
i = r + S’ + S’’
dove:
7
Gilardoni A., HEALT, SAFETY & ENVIRONMENT Indirizzi strategici e problematiche operative
SPACE, Milano, EGEA 2000.
20
r = rendimento dei titoli privi di rischio
S’ = rischio tipico del settore
S’’ = rischio specifico dell’impresa
Esso è il risultato della combinazione di due gruppi di rischi particolari:
• i rischi speculativi;
• i rischi puri.
A questo punto, quindi, si può dire che:
S’’ = Ssp + Sp
dove:
Ssp = rischi speculativi
Sp = rischi puri
I rischi speculativi sono quelli che rendono conveniente esercitare un’attività
d’impresa poiché ad essi è collegata la possibilità di una perdita, ma anche di un
guadagno.
Alcuni esempi di rischi speculativi sono:
• oscillazioni del cambio;
• oscillazioni dei tassi d’interesse;
• introduzione di nuove tecnologie di prodotto o di processo;
21
• variazioni delle condizioni praticate dagli istituti di credito, o da
clienti e fornitori;
• lancio di prodotti sostitutivi.
Il rischio puro è dato dalla “probabilità di subire perdite dovute al manifestarsi di
eventi dannosi di tipo aleatorio, cioè possibili, ma non certi” e quindi, in questo
caso, esiste solo la possibilità di una perdita.
I rischi puri derivano, di norma, da fenomeni di natura dolosa o accidentale.
Alcuni esempi di questa fattispecie sono dati da:
• alluvioni, terremoti, tempeste;
• criminalità;
• incidenti sul lavoro;
• difetti di prodotto;
• disastri ecologici;
• spionaggio industriale.
I rischi puri sono considerati degli ostacoli per l'azienda, ma non sempre conviene,
o è possibile, eliminarli, come sarebbe auspicabile, in quanto i costi da sostenere
per la loro eliminazione possono essere superiori ai benefici ottenibili da una
maggior sicurezza.
Un altro caso che crea problemi in questo senso è quello in cui il rischio deriva
dallo svolgimento di operazioni essenziali per mantenere l'efficienza dell'attività
aziendale e delle quali, quindi, non si può fare a meno.
Da tutto ciò deriva l’importanza, per l’impresa, di saper gestire nel migliore dei
modi i rischi a cui è sottoposta.
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E’ molto importante considerare come, dall’esistenza di un rischio e, quindi, di un
danno potenziale, si arriva ad avere un danno reale.
Ciò succede secondo un processo in cui si incontrano 3 diversi elementi, i quali
sono raffigurati nella figura 1.1.
Prima di tutto deve esistere la possibilità del verificarsi di un evento dannoso, cioè
deve esistere un rischio.
Il secondo elemento è costituito dalle condizioni agevolanti le quali favoriscono il
verificarsi dell’evento o amplificano i suoi effetti.
Il terzo elemento è costituito dalle condizioni frenanti le quali impediscono il
verificarsi dell’evento o attenuano i suoi effetti.