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PREMESSA
Le operazioni di merger and acquisistion (M&A) hanno caratterizzato, da sempre, le
economie capitalistiche, ma le attuali strutture di mercato e le moderne dinamiche
competitive ne hanno favorito un sempre maggior utilizzo, attualmente frenato solo
dalla congiuntura economica critica dell’economia mondiale. L’ampio ricorso che si
è fatto a questo tipo di operazioni è dovuto agli stessi fattori che hanno travolto le
classiche logiche competitive e che hanno rivoluzionato i tradizionali e stabili assetti
di mercato. La globalizzazione dei mercati e delle imprese, gli intensi e continui
sviluppi tecnologici, l’intensificazione della pressione competitiva (sia dal punto di
vista quantitativo che qualitativo) hanno spinto le imprese che vogliono
mantenere/raggiungere posizioni di leadership nei propri mercati a cercare un
continuo sviluppo della propria struttura in modo da dotarsi di quelle competenze e
capacità che permettano di primeggiare anche nei nuovi e più agguerriti scenari
competitivi. In questo contesto vanno inserite le operazioni di fusione ed
acquisizione le quali, anche se diverse per finalità e modalità di attuazione, hanno in
sé un significato strategico unitario: realizzare lo sviluppo dell’impresa avvalendosi
di percorsi di crescita esterni alla stessa.
Dal punto di vista strategico si rende quindi necessaria un'approfondita analisi delle
dinamiche insite a tali operazioni al fine di ottimizzarne la gestione e riuscire a
sviluppare al massimo grado il loro potenziale generativo di valore. Tuttavia, questi
processi sono estremamente complessi, delicati, rischiosi e dai risultati fortemente
incerti e la loro corretta gestione richiede capacità e competenze specialistiche che,
come dimostra l’elevata percentuale di insuccesso, non sempre si riscontrano nelle
imprese.
Date tali premesse, il presente lavoro ha l’obiettivo di analizzare gli aspetti teorici del
fenomeno, evidenziarne gli elementi distintivi e critici, indagare il legame con le
performance aziendali e proporre un case study centrata sulle imprese italiane.
L'intera struttura del lavoro segue un percorso ben preciso: nel primo capitolo si
presenta l'evoluzione storica del fenomeno, le teorie di base che, per prime, lo hanno
indagato ed il contesto legislativo; in seguito viene individuata la prospettiva di
indagine adottata nel prosieguo del lavoro, i cui concetti base rappresentano gli
elementi fondamentali sui quali costruire le analisi di queste operazioni. Nel secondo
capitolo si scompone l'intero processo acquisitivo nelle sue fasi principali, in modo
da fornire un preciso schema di riferimento per l'individuazione dei diversi momenti
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nei quali esso si articola; inoltre, per ognuno di essi, saranno identificati gli intenti
strategici che ne sono alla base e alcuni strumenti che possono essere utilizzati
proficuamente dal management per orientare le scelte nella giusta direzione. Nel
terzo capitolo, sono individuati gli aspetti più problematici e complessi delle
acquisizioni che, spesso, sono indicati tanto in letteratura che nella prassi come la
causa principale della mancata integrazione e, quindi, del fallimento delle operazioni.
Per ognuna di queste problematiche, si delineano gli elementi peculiari e critici e le
azioni che il management dovrebbe implementare per una gestione ottimale, tentando
di evitare la paralisi del processo integrativo. Come si noterà, tali dinamiche sono
tutte correlate agli aspetti intangibili delle imprese i quali, coerentemente con i
dettami della Resource Based Theory, sono i più difficili da gestire ma anche quelli
dai quali si origina il vantaggio competitivo. Proprio dall'analisi di queste tematiche
sarà individuato un set di competenze specifiche che l'impresa dovrebbe sviluppare
per la corretta gestione delle acquisizioni: le integration capabilities. Queste stesse
competenze saranno analizzate, evidenziandone articolazione e struttura, fino ad
arrivare all'individuazione di un elemento che ne favorisca la creazione e il
potenziamento: l'esperienza e i processi di apprendimento ad essa sottesi. In
conclusione sarà trattato uno degli argomenti più dibattuti e controversi tra gli
studiosi del processo acquisitivo: l'impatto di queste operazioni sulle performance
aziendali. Infatti, non è chiaro se le operazioni di fusione e/o acquisizione creino
effettivamente valore per le imprese acquirenti o meno e, dall'ampia review di studi e
ricerche proposta, emergeranno due posizioni completamente contrapposte.
Il capitolo finale si muove proprio in questa direzione offrendo un contributo a
questo filone d'indagine: viene proposta, infatti, un'analisi dei risultati aziendali delle
imprese italiane che hanno concluso questo tipo di deal in due settori completamente
diversi :ICT e Made in Italy. L'indagine svolta vuole valutare se l'esperienza
pregressa possa portare ad un miglioramento delle performance e se, confrontando i
due business differenti, esiste un effetto settore, vale a dire se le operazioni concluse
in un settore siano più profittevoli di quelle chiuse in un altro.
A chiudere l'intero percorso vengono presentate le riflessioni conclusive sia sugli
aspetti teorici analizzati che sui risultati dell'indagine svolta.
CAPITOLO I
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CAPITOLO 1
FUSIONI ED ACQUISIZIONI
1.1. INTRODUZIONE: LE STRATEGIE DI CRESCITA
Le fusioni e le acquisizioni, appartenendo alla più ampia categoria delle operazioni di
concentrazione, si inseriscono all’interno delle strategie di crescita dell’impresa e, in
particolare, tra le strategie di crescita esterna. Infatti, crescere non è per l’impresa
una semplice opzione strategica ma è diventato un vero e proprio must, soprattutto
alla luce delle nuove e più spietate dinamiche competitive, se non si vuole essere
sopraffatti da competitor sempre più aggressivi, forti e capaci.
Per perseguire l’obiettivo della crescita, l’impresa può avvalersi di un processo di
sviluppo centrato su linee interne o su linee esterne, queste ultime con gradi di
intensità più o meno forti.
Optando per la prima alternativa, sarà l’impresa stessa a creare al proprio interno le
risorse e le capacità di cui necessita, al fine di ampliare i propri confini e raggiungere
gli obiettivi prefissati. Scegliendo questa strada, l’impresa ha l’indubbio vantaggio di
poter seguire in ogni momento l’evoluzione del fenomeno e, quindi, anche la
possibilità di orientarlo e governarlo nella direzione reputata più opportuna. Si pensi
alla decisione di voler entrare in un nuovo mercato con una struttura propria: questa
sarà costruita ed implementata secondo i desiderata dell’impresa stessa e quindi sarà
(o almeno dovrebbe essere) lo specchio fedele delle strategie previste. Ma lo
svantaggio più importante che ne deriva è sicuramente dato dai tempi di attuazione
che, essendo molto lunghi, potrebbero addirittura rendere inutile gli sforzi compiuti.
A questa, si aggiungono almeno altre due problematiche: l’incertezza dei risultati
conseguiti (data che si tratta comunque di un'esperienza nuova e, in quanto tale,dai
risultati incerti) e la necessità di disporre di importanti risorse per sopportare gli
elevati costi necessari a questo tipo di investimenti. Quindi, ritornando all’esempio
precedente, sviluppare internamente le competenze necessarie per l'accesso a nuovi
mercati potrebbe richiedere tempi talmente lunghi che, una volta diventato esecutivo,
il progetto potrebbe addirittura essersi dimostrato arretrato, costoso e ormai quasi
privo di utilità.
Problemi diversi, invece, si affrontano seguendo percorsi di crescita esterna, che si
avvalgono delle competenze radicate in altre imprese, con le quali si instaurano
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relazioni più o meno intense; operazioni di questo tipo sono le fusioni, le acquisizioni
e le alleanze, di diverso grado e intensità (franchising, licensing, consorzi, capital
venturing, joint venture). Le due dimensioni principali di queste operazioni sono il
grado di integrazione e la tipologia di transazione e, dalla loro combinazione,
possiamo classificare le operazioni secondo un livello crescente di integrazione:
fusioni, acquisizioni, joint venture, consorzi, accordi. Per comodità espositiva
analizzeremo unitamente fusioni ed acquisizioni da un lato e le altre forme di crescita
esterna dall’altro.
Le operazioni di M&A si caratterizzano per la loro rapidità d'attuazione, per il costo
più contenuto rispetto a quello richiesto per gli investimenti diretti nell’impresa e per
la maggiore agilità nel superare quelle barriere all’ingresso che sarebbero invece
insormontabili in altro modo. Ma per tali vantaggi vi sono altrettanti svantaggi. In
primo luogo, questo tipo di operazioni richiedono una congrua disponibilità di risorse
determinando, solitamente, una serie di tensioni finanziarie che si ripercuotono sui
risultati di gestione e, quindi, sul bilancio; in secondo luogo, sono operazioni
soggette a limiti normativi che possono modificarne la natura e pregiudicarne gli
obiettivi o, addirittura, impedirle. Tuttavia, nonostante questi limiti, le difficoltà
maggiori sono di natura endogena e derivano dall’amministrazione e dalla gestione
del processo di integrazione tra le due entità che, come si vedrà in seguito, è
considerata la causa principale di insuccesso.
Oltre alle acquisizioni, il processo di crescita esterno può avvalersi anche delle
relazioni di collaborazione (joint venture, consorzi, accordi), che alcuni autori
considerano delle strategie ottimali per il raggiungimento ed il mantenimento del
vantaggio competitivo data l’impossibilità, per la singola impresa, di padroneggiare
tutte le conoscenze necessarie a competere con successo sugli attuali mercati.
Questa tipologia di sviluppo prevede forme diverse e molteplici di accordo, che
possono essere classificate per natura giuridica o strategica (Sicca, 2003). La prima
ci permette di distinguere tra:
- accordi equity (o societari): le imprese coinvolte creano un’entità giuridicamente
autonoma da esse partecipando al capitale della stessa anche in proporzioni differenti
(esempio classico è la joint venture) oppure una delle due assume una partecipazione
di minoranza nell’altra senza dar vita a nessuna nuova entità;
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- accordi non equity (o contrattuali): non richiedono né la partecipazione al capitale
né la creazione di nuove società ma si basano su clausole contrattuali inserite in
protocolli d’intesa che non intaccano l’autonomia di ciascuna impresa.
La seconda tipologia di classificazione ci permette di distinguere in:
- alleanze orizzontali: concluse con concorrenti potenziali e/o attuali ;
- alleanze verticali: le imprese operano lungo la stessa filiera produttiva e gli accordi
si possono estendere a monte o a valle;
- alleanze trasversali: riguardano le collaborazioni tra imprese operanti in settori
differenti o tra imprese ed organizzazioni non imprenditoriali (esempio classico è l'
università).
Questo tipo di soluzione si distingue per la sua eccezionale rapidità e flessibilità,
permettendo al contempo la condivisione di risorse e conoscenze tra imprese che
altrimenti non dialogherebbero tra loro. Tuttavia vi possono essere anche qui dei
vincoli normativi che ne ostacolano l'attuazione, ma i rischi maggiori sono dati dagli
eventuali comportamenti opportunistici della controparte e dalla possibilità di
accesso della stessa alle fonti del vantaggio competitivo dell’impresa. Come
evidenziato da quanto detto, l’impresa ha a propria disposizione diverse opzioni per
la crescita che, naturalmente, rientrano nel più ampio quadro strategico che il suo
management ha definito per il proprio sviluppo e del quale possono far parte anche le
operazioni di concentrazione. Ogni percorso ha dei vantaggi e degli svantaggi che
vanno opportunamente tenuti in considerazione nella definizione dei piani di
sviluppo e che vanno relazionati non solo con la dimensione interna dell'impresa ma
anche con quella esterna, in particolar modo rispetto alle condizioni del mercato e dei
concorrenti. I principali benefici ed i limiti delle diverse traiettorie di crescita
possono essere sintetizzati agevolmente in una tabella ( Fig. 1).
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Fig.1 : Le direttrici della crescita aziendale.
CRESCITA INTERNA
VANTAGGI SVANTAGGI
INTERNA
Sviluppo organico
Tempi di realizzazione elevati
Indipendenza nelle scelte di gestione
Incertezza dei risultati
Controllo completo
Elevata necessità di risorse liquide
CRESCITA ESTERNA
FUSIONI ED ACQUISIZIONI
Rapidità Disponibilità di risorse
Superamento di barriere all’entrata Processo di integrazione
Vantaggi di costo Limiti normativi
Benefici fiscali Oneri amministrativi
COLLABORAZIONI
Rapidità Limiti normativi
Accesso a nuove competenze Opportunismo
Flessibilità
Date le caratteristiche delle fusioni e delle acquisizioni, queste operazioni potrebbero
rivelarsi estremamente efficaci per realizzare i diversi percorsi di sviluppo che si
intendono perseguire e che sono essenzialmente riconducibili a:
- strategie di integrazione orizzontale,
- strategie di integrazione verticale,
- strategie di diversificazione correlata
- strategie di diversificazione conglomerale.
L’integrazione orizzontale rappresenta la modalità (teoricamente) più semplice per
perseguire lo sviluppo dimensionale ed è data dal potenziamento della capacità
produttiva, in modo tale da avere un’offerta quantitativamente più consistente,
capace di assicurare una maggiore presenza di mercato e quindi anche un maggior
controllo sui prezzi, nonché il raggiungimento di riduzioni di costo attraverso le
economie di scala. Questo tipo di espansione comporta l’integrazione tra patrimoni
cognitivi dell’acquirente e dell’acquisita che, almeno in teoria dovrebbero essere
Fonte: Ns. elaborazione.