Introduzione
5
per oggetto l’analisi delle profonde modificazioni che via via
hanno caratterizzato i sistemi economici dei vari Paesi
2
.
Percentuali sempre più importanti evidenziano dati di
rilievo: basti pensare che negli Stati Uniti circa l’87% della
forza-lavoro svolge attività di servizi
3
. Anche in Europa il
fenomeno del terzo settore rappresenta ormai una realtà di
estrema rilevanza, sia dal punto di vista economico che
sociale.
Dal punto di vista economico le organizzazioni di terzo
settore partecipano, con le loro attività, alla determinazione del
benessere collettivo; dal punto di vista sociale esse perseguono
interessi di natura collettiva con fini di solidarietà in vaste aree
della vita civile del Paese.
Al di là delle differenze terminologiche, la “categoria”
dei servizi ha assunto, nelle società maggiormente
industrializzate, un peso in numero di persone occupate ed in
percentuale di prodotto interno lordo generato assai rilevante.
Tanto premesso, lo scopo che si prefigge il presente
lavoro è di porre in evidenza l’aspetto organizzativo e
gestionale delle aziende appartenenti al settore economico dei
servizi.
2
Tra i tanti autori che si sono occupati dell’argomento, v. Normann R., ult. cit.; Marino
G., Patri F., Pianificazione quantitativa delle risorse umane nei servizi, Franco Angeli,
Milano, 1990.
3
Piantoni G., op. cit.
Introduzione
6
Prima di analizzare gli aspetti più tecnici della gestione
del personale nelle aziende di servizio, ho ritenuto opportuno
evidenziare nel primo capitolo il tema della storia
dell’organizzazione e dell’interpretazione delle teorie
organizzative, attraverso i fondamentali contributi di alcune tra
le figure di maggiore rilievo del panorama, quali: Weber,
Fayol, Taylor e Maslow.
Successivamente è stato analizzato il concetto di
servizio focalizzando l’attenzione non tanto sulle eventuali
differenze tra la strategia delle aziende di servizi e quella delle
aziende che producono beni, quanto sul fatto che gli strumenti,
le logiche, i processi, le culture e i valori, che il management
strategico ha sinora espresso, devono, nel campo dei servizi,
essere adoperati con maggiore attenzione e con diversa
sensibilità
4
. Infatti l’azienda di servizi è per sua natura
orientata al cliente, quindi non parte da un prodotto nel quale
riversare l’intera attenzione, bensì proprio per sua natura, è
obbligata a porsi all’ascolto degli altri e a proporsi come
azienda capace di “risolvere i problemi”. L’azienda si modella
in modo da poter sempre rispondere al meglio al problema che
il cliente le pone; il cliente, a sua volta, interagisce fortemente
con l’azienda per ricercare e costruire, con essa, la soluzione.
In un’azienda di servizi, le funzioni di produzione e di
marketing tendono ad avvicinarsi e sovrapporsi sino a
4
Sul punto si veda Cappugi L., Prefazione a, Marino G., Patri F., Pianificazione
quantitativa delle risorse umane nei servizi, Franco Angeli, Milano, 1990
Introduzione
7
giungere, talvolta, a identificarsi. Si può quindi dire che, nei
servizi, produzione e marketing tendono a costituire una sola
funzione.
Altro aspetto di fondamentale importanza è il planning
delle risorse umane che diviene prioritario nella pianificazione
aziendale; a fronte di questo, le imprese devono organizzare
risposte tempestive ed efficaci in virtù di scelte strategiche
coraggiose, di una costante tensione all’innovazione, di un
costante presidio della produttività, dell’efficacia e
dell’efficienza delle misure adottate. Tutto ciò rende sempre
più critica e strategica la qualità delle proprie risorse umane,
dove scegliere, sviluppare e trattenere le persone “giuste”
diventa un fattore sempre più vitale per l’impresa.
In questo contesto assume un ruolo centrale la gestione
delle risorse umane e soprattutto la figura professionale del
Responsabile Risorse Umane, cui vengono richieste capacità
personali e competenze professionali e personali sempre più
“spinte”. Oggi il responsabile delle risorse umane è chiamato a
passare dal ruolo di amministratore del personale a quello di
“sviluppatore” d’individui e team di lavoro, da controllore
delle politiche e delle procedure, a facilitatore del
cambiamento, coprendo aspetti che hanno più a che vedere con
la dinamica delle relazioni fra le persone che con la gestione di
processi codificati.
Introduzione
8
Ed è proprio questo spunto dettato anche dalla
globalizzazione e dalla crescente concorrenza internazionale,
oltre che nazionale, che ha condotto le imprese a sfruttare ogni
risorsa disponibile al fine di emergere e di mantenere le loro
posizioni sul mercato.
La vera competitività aziendale o meglio, il
raggiungimento di un vantaggio competitivo sostenibile,
deriva dal possedere risorse rare, uniche e inimitabili: attributi
che connotano in pieno le risorse umane. Da ciò discende che
una gestione efficace del personale diviene sempre più per
l’impresa un obiettivo primario.
Vista l’importanza della gestione delle risorse umane e
del suo responsabile, ne consegue che, uno spazio importante
di questo lavoro, non poteva non essere assegnato alla
formazione, che costituisce un anello di congiungimento tra
l’azienda e la forza lavoro, poiché rappresenta uno strumento
volto alla crescita personale e professionale dei soggetti cui si
rivolge (i dipendenti) e tramite essi allo sviluppo e al
conseguimento, da parte dell’impresa, delle competenze
necessarie per gestire il cambiamento e adeguarsi a un
ambiente sempre più competitivo.
Attraverso questo lavoro di tesi si è cercato di capire il
ruolo che le risorse umane ricoprono in azienda e in
particolare, quanto la programmazione d’interventi di
formazione mirati, appositamente pensati e costruiti per
Introduzione
9
soddisfare specifiche esigenze formative, costituiscano una
leva da attivare al fine di raggiungere e mantenere un successo
aziendale sostenibile nel tempo. L’ottimizzazione dell’impiego
del personale, richiede costantemente una strategia gestionale
che partendo dalle scelte direzionali, si estenda alle fasi più
operative di pianificazione, programmazione e controllo delle
quantità di risorse umane, ovvero l’insieme di strumentazioni e
di processi gestionali necessari per la definizione del
fabbisogno di organico. Tale sistema, costituisce una leva
manageriale essenziale per garantire una gestione efficiente del
personale, finalizzata al controllo e alla razionalizzazione del
costo del lavoro che, come noto, incide in maniera rilevante
sul funzionamento delle aziende di servizi.
10
CAPITOLO I
L’EVOLUZIONE DELLE TEORIE ORGANIZZATIVE
Capitolo I
11
1.1 Evoluzione de i modelli organizzativi
Dall’inizio del ventesimo secolo fino ai giorni nostri si
sono susseguiti nel pensiero economico in relazione
all’organizzazione aziendale vari indirizzi, correnti e
approcci
1
. Al fine di comprendere meglio il tema che andrò ad
affrontare, è opportuno analizzare alcune teorie che hanno
contribuito all’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse umane,
aprendo la strada al successivo processo di terziarizzazione
dell’economia. Mi occuperò di alcune teorie: quella della
Scuola Classica, delle Relazioni Umane, delle Contingenze e
Processi Decisionali, della Dipendenza dalle Risorse Esterne e
della Cultura Organizzativa.
Nel proporre le teorie organizzative si può utilizzare lo
schema di Bruno Maggi, il quale espone il loro sviluppo
seguendo un ordine cronologico
2
. Sebbene tale distinzione
cronologica possa, come sottolinea lo stesso Maggi, risultare
1
I concetti di struttura e organizzazione sono già presenti in autori precedenti al
ventesimo Secolo. Infatti alla classica tripartizione dei fattori della produzione (terra,
capitale e lavoro) gli autori moderni aggiungono il fattore organizzazione economica.
Questo fattore, che sfuggiva nei suoi connotati precisi sia ai classici che ai marxisti,
viene considerato oggi come un particolare apporto del lavoro personale
dell’imprenditore e consiste nell’organizzare i fattori della produzione per procedere ad
una determinata attività produttiva. Tuttavia, come nota Bruno Maggi in, Thompson
J.D., L’azione organizzativa, ISEDI, Torino, 1988, è comunemente accettato che una
riflessione specifica sull’organizzazione inizi con il Novecento.
2
Cfr. Maggi B., Razionalità e benessere, Etas, Milano, 1990.
Capitolo I
12
arbitraria, è opportuna in quanto, ad avviso dell’autore, essa
evidenzia la ricorrenza delle scelte di metodo e permette di
collocare nel tempo le opere fondamentali, configurando un
itinerario di letture preferenziali.
Inoltre, questo schema ci permette di capire che le teorie
organizzative sono inevitabilmente figlie della società in cui si
sono sviluppate. Mutamenti nella struttura sociale, negli stili di
vita, nella tecnologia, portano il teorico dell’organizzazione ad
aprire la propria visione ai mutamenti sociali in corso. Infine,
il criterio cronologico dà la possibilità di osservare come i
bisogni di comunicazione nelle organizzazioni siano andati
crescendo nel tempo.
Il primo periodo individuato da Maggi parte dall’inizio
del secolo scorso fino agli anni ’20 e vede la fondazione
dell’indirizzo classico e l’opera solitaria di Weber. Il secondo
periodo va dagli anni ’20 agli anni ’30 in cui, a fianco
dell’indirizzo classico, si fonda la “Scuola delle Relazioni
Umane”, nonché i primi contributi della psicotecnica e la
teoria dell’azione organizzativa di Bernard. Nel terzo spazio di
tempo, dagli anni ’40 alla metà degli anni ’50, nascono i più
rilevanti studi struttural-funzionalistici sull’organizzazione ed
iniziano a svilupparsi i filoni delle neo-relazioni umane. In
questo periodo si ha il superamento dello Scientific
Management della Scuola Classica e dei primi contributi di
Friedmann e di Simon della Science of Administration. Il
Capitolo I
13
quarto, che va dalla metà degli anni ’50 alla metà degli anni
’70, produce i più rilevanti contributi interazionistici e
fenomenologici, come le varie espressioni dell’approccio
situazionale e le proposte teoriche di Toureine e di Thompson.
L’ultimo periodo considerato da Bruno Maggi, è quello
compreso tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’80,
fase in cui egli pone l’accento sul tema della cultura
organizzativa e della teoria della dipendenza dalle risorse.
Ai periodi storici individuati da Maggi vanno,
senz’altro, aggiunti due periodi caratterizzati da un forte
sviluppo delle tecnologie dell’informazione: il primo è quello
della “società dell’informazione” e va dalla fine degli anni ’80
ai giorni nostri; il secondo periodo, verso il quale ci stiamo
muovendo, è quello della “società della conoscenza” che,
come si vedrà, è caratterizzata dall’importanza legata alla
capacità di gestire il sapere.
Capitolo I
14
1.2 Le teorie classiche: i contributi di Taylor e
Weber
Dalla fine del diciannovesimo secolo, l’economia dei
Paesi industrializzati conosce una fase espansiva intensa e
prolungata. In particolare, gli anni compresi tra il 1896 e il
1913 sono segnati da uno sviluppo forte e generalizzato della
produzione, che porta ad una crescita dei salari medi. La
crescita dei redditi determina a sua volta un tale allargamento
del mercato che le industrie produttrici di questi beni si
trovano di fronte una domanda che assume sempre più
dimensioni di massa. Le industrie, quindi, per soddisfare tale
domanda, spingono verso un’accelerazione nei processi di
meccanizzazione e di razionalizzazione produttiva, mediante
l’introduzione di nuove macchine e, soprattutto, attraverso un
razionale controllo del lavoro umano.
In questo nuovo contesto socio-economico iniziano ad
apparire teorie che rivendicano forme e metodi di utilizzo dei
lavoratori che dovrebbero portare ad un risparmio dei tempi di
produzione e quindi a un incremento della produttività. Tali
teorie hanno il massimo rappresentante in Frederick W.
Taylor, autore nel 1911 di un libro intitolato “The Principles
Capitolo I
15
of Scientific Management”, in cui pone le basi
dell’Organizzazione Scientifica del Lavoro (OSL)
3
.
L’OSL si basa su un principio metodologico
fondamentale, definito "one best way", secondo il quale esiste
sempre un procedimento unico per risolvere problemi o
raggiungere obiettivi di qualunque genere. In tal modo è
possibile costruire un metodo originale e più scientifico
rispetto al passato per trovare la soluzione alle questioni legate
alla produzione. Esso, infatti, fondandosi su un'analisi
approfondita di tutte le operazioni produttive, porta a stabilire
regole e norme che tendono ad avere un valore autonomo.
Taylor attribuisce inoltre, una nuova importanza ai concetti di
specializzazione, suddivisione dei compiti, standardizzazione
del lavoro.
L'OSL si fonda su quattro principi essenziali:
ξ lo studio scientifico dei migliori metodi di lavoro in
rapporto alle caratteristiche dei lavoratori e delle
macchine;
ξ la selezione e l'addestramento scientifico della
manodopera;
ξ l'instaurazione di rapporti di stima e di cordiale
collaborazione tra direzione e manodopera;
3
Frederick Winslow Taylor (20 marzo 1856–21 marzo 1915), ingegnere industriale
statunitense, iniziatore della ricerca sui metodi per il miglioramento dell'efficienza nella
produzione. Ideatore del taylorismo, omonima teoria esposta da lui nella sua monografia
del 1911: The Principles of Scientific Management.
Capitolo I
16
ξ la distribuzione uniforme del lavoro e delle
responsabilità tra amministrazione e manodopera.
Il primo principio rappresenta l’essenza dell’organizzazione
scientifica del lavoro. Lo studio scientifico del lavoro esprime
la necessità di individuare nella varietà del dato empirico
(metodi di lavoro, tipo di attrezzature impiegate e modalità di
utilizzo) la modalità ottima
4
.
Il secondo principio vuole che ai lavoratori siano
assegnate le mansioni non secondo il caso, ma secondo un
procedimento scientifico, con il quale il salariato viene fatto
oggetto di un esperimento, in cui se ne studia il carattere e il
rendimento, per valutare le sue capacità e i suoi limiti. Infatti,
come osserva Taylor si deve: allenare, aiutare e istruire
sistematicamente il lavoratore, dandogli, ovunque sia
possibile, quelle occasioni di miglioramento che lo renderanno
capace di compiere un tipo di lavoro più avanzato, più
interessante e più redditizio, per cui le sue doti naturali lo
renderanno adatto
5
. Il terzo punto pone l’accento
sull’importanza dell’instaurazione di rapporti di stima e di
cordiale collaborazione tra direzione e manodopera. Anche se
Taylor vede nella ricompensa economica l’incentivo principale
4
Isotta F., Le teorie classiche in Costa G., Nacamulli R.C.D. ( a cura di), Manuale di
Organizzazione Aziendale,Utet, Torino, vol. 1, 1996.
5
Cfr. Taylor F.W., L’organizzazione scientifica del lavoro, Etas Kompass, Milano,
1967, (ed. originale, Principles of ScientificManagement, Harper, New York, 1911).
Capitolo I
17
per soddisfare le esigenze del lavoratore e per ottenere il
consenso, egli è altresì convinto dell’importanza che i rapporti
personali tra datore di lavoro, manager e lavoratori rivestono
per stimolare la cooperazione.
Infine, il quarto principio assume molta rilevanza per
Taylor, che lo ritiene di estremo rilievo per il funzionamento
dell’OSL. Sostiene, infatti, che anche il ruolo dei capi debba
essere gestito attraverso metodi scientifici, in modo tale che i
manager intermedi assumano competenze e attribuzioni di
ruolo molto precise e specializzate in base alle funzioni che
sono chiamati a svolgere.
Per quanto riguarda l’organizzazione scientifica del
lavoro, è opportuno ricordare anche i contributi di Gilbreth e
Hanry Ford. Il primo, collaboratore di Taylor, è stato un
pioniere negli studi sull’economizzazione del movimento,
ossia si occupò della comprensione delle abitudini lavorative
degli impiegati dell’industria, per trovare un modo per
aumentarne la produzione. Gilbreth fece studi in particolare
nel campo edile, studiando nel dettaglio la posa dei mattoni
dimostrando che, nonostante tale attività edile fosse una delle
più comuni e milioni di uomini la praticassero, c'era ancora un
ampio margine di risparmio di energia a vantaggio della
produttività
6
.
6
Frank Bunker Gilbreth (Fairfield, Maine, 7 luglio 1868-14 giugno 1924) è stato un
fondatore del taylorismo e un pioniere degli studi di economizzazione del movimento.
Con la moglie e collaboratrice, Lillian Moller Gilbreth, cercò di comprendere le
Capitolo I
18
Henry Ford (1863-1947), industriale statunitense che nel
1903 fondò l’omonima fabbrica di automobili, fu il primo che
ebbe l’intuizione di applicare le idee di Taylor alla sua
impresa
7
. La Ford fu la prima industria a praticare la
produzione di massa di prodotti standardizzati a basso costo, in
modo che gli operai della stessa Ford potessero acquistarli.
Questo fu possibile grazie all’introduzione della catena di
montaggio, sperimentata nel 1913 e che, una volta adottata,
consentì una drastica riduzione dei tempi di lavorazione del
prodotto.
Contestualmente, mentre il lavoro degli studiosi
dell’OSL si concentra sulle modalità di organizzazione e di
esecuzione del lavoro operativo, altri studiosi focalizzano
l’attenzione sull’attività amministrativa dei dirigenti: il più
rappresentativo tra questi è senz’altro Henry Fayol. Il suo
contributo si fissa in tre punti.
Il primo punto rileva l’importanza della funzione
direzionale che, secondo Fayol, deve distinguersi dalla
gestione funzionale.
abitudini lavorative degli impiegati dell'industria, per trovare un modo di aumentarne la
produzione. Erano soci nella loro società di consulenza, Gilbreth Inc., il cui scopo
principale era proprio lo studio di questi comportamenti.
7
Henry Ford (Dearborn, 30 luglio 1863– Detroit, 7 aprile 1947), imprenditore
statunitense. È stato uno dei fondatori della Ford Motor Company, società produttrice di
automobili, ancora oggi una delle maggiori società del settore negli USA e nel mondo.