4
Il terzo capitolo � dedicato all�analisi delle possibili sinergie tra turismo e
cultura concentrandosi per lo pi� sulle ricadute che le nuove logiche di
gestione dei beni culturali potranno avere sul potenziamento del
sistema turistico nazionale.
Al termine della tesi verr� presentato un case study avente per oggetto
una delle realt� pi� interessanti del panorama museale nazionale: il
museo storico di Capodimonte
Il presente lavoro che trarr� spunto da pubblicazioni sulla problematica
gestionale dei beni culturali nel nostro paese e nei paesi esteri e,
quando possibile, da ricerche �sul campo�; vuol provare a mettere in
evidenza una questione in particolare, quella della gestione economica
dei musei, come una valida alternativa all�attivit� meramente
conservativa che sino ad oggi � stata fatta di tali istituzioni.
Lo scopo, quindi, � di analizzare come, pur mantenendo inalterata la
tutela, � possibile favorire la fruizione dei beni culturali da parte di un
pubblico sempre pi� numeroso; ampliando cos� le dimensioni del
business in termini di fatturato e di occupazione.
Tale obbiettivo potrebbe esser raggiunto dando ai beni culturali una
connotazione gestionale di tipo privatistico, favorendo l�iniziativa privata
a sostegno della cultura e riorganizzandone la struttura gestionale.
5
CAPITOLO PRIMO
Analisi dello scenario
1.1 - Il concetto di bene culturale e i modelli di gestione: un
confronto a livello europeo
I beni culturali, quale insieme di opere d�arte, testimonianze storiche,
culturali, sociali, tecnico scientifiche e di costume sono stati fino ad oggi
considerati, quasi esclusivamente, come un qualcosa da proteggere e
tutelare.
L�art. 9 della Costituzione italiana recita: �La Repubblica promuove lo
sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il
paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.� Il dettato
costituzionale ben evidenzia quella che � stata la politica di gestione dei
beni culturali nel corso di questi anni.
Il modo di concettualizzare i beni culturali � stato al centro di numerosi
dibattiti e incontri nel corso degli anni ed � stata persino avanzata una
proposta �ufficiale�
1
.
Da pi� di un ventennio si sta discutendo della questione, alquanto
problematica, di una nuova politica di gestione dei beni culturali mirante
non pi� soltanto a conservare e amministrare il patrimonio, ma ad
accrescerlo e valorizzarlo attraverso le politiche pi� opportune.
2
1
La Commissione Franceschini del 1976 stabil� che �� bene culturale ogni testimonianza
materiale avente valore di civilt��.
2
Il bene culturale in quanto tale, infatti, va comunque tutelato anche se si propongono modelli
di fruizione alternativi. Il bisogno di tutela del patrimonio culturale ha radici remote. La Carta
di Atene del 1931 (primo atto verso la tutela dei centri storici e dei beni culturali), la
Convenzione di Venezia del 1964 (che riconosce la tutela del bene culturale nell�ambito del
territorio e quindi la sua funzione economico-sociale) e l�operato dell�UNESCO (che con la
convenzione del 1972 ha individuato determinati beni culturali particolarmente meritevoli di
tutela e pertanto riconosciuti come �patrimonio mondiale dell�umanit��) sono tutti atti ufficiali
che partono dalla consapevolezza della presenza di questo bisogno.
6
In tal senso � necessario chiedersi cosa effettivamente si intende per
bene culturale.
Tale definizione frequentemente � alquanto generica al punto da
generare confusione anche negli addetti ai lavori. Infatti nel nostro
paese non facendosi alcuna distinzione a livello normativo tra musei,
monumenti e siti archeologici, si tende a dare una definizione
omnicomprensiva di queste tre cose identificandole come beni culturali.
La questione non � puramente nominale e definitoria, quanto
sostanziale ai fini del presente lavoro.
Infatti, come si avr� modo di accertare, paesi a noi vicini (come la
Francia, la Spagna e l�Inghilterra) effettuano una pi� o meno marcata
distinzione tra monumenti e siti archeologici da un lato e musei
dall�altro; con effetti non irrilevanti sull�aspetto gestionale della
questione. In questo modo la gestione dei beni culturali (cosa che non
accade in Italia) � ripartita in maniera pi� o meno distinta tra due
diverse sfere di competenza.
In tal senso, il confronto tra gli ordinamenti museali dei quattro paesi
europei con una pi� spiccata vocazione culturale (Italia, Francia,
Inghilterra e Spagna) mette in luce le peculiarit� della situazione
italiana.
Innanzitutto la legislazione italiana non fa alcuna distinzione tra le
diverse tipologie di beni culturali offerti alla fruizione pubblica: musei,
7
gallerie, monumenti e scavi di antichit�
3
sono trattati esattamente allo
stesso modo e affidati alla gestione diretta degli organismi periferici del
ministero che esercitano funzioni di tutela.
L�attivit� di gestione � interamente assorbita da quella di tutela: i musei,
i monumenti e gli scavi sono affidati agli stessi organismi cui compete
la tutela territoriale. Il controllo del territorio e la gestione museale sono
quindi considerati come parti di un�unica sfera d�intervento. Fino al
1975, del resto, le soprintendenze competenti per la tutela dei beni
mobili venivano designate soprintendenze alle gallerie, rendendo con
ci� evidente l�osmosi tra i due tipi di compiti.
Negli altri tre paesi esiste invece una netta distinzione tra i musei da un
lato ed i monumenti e le aree archeologiche dall�altro che sono affidati
a due circuiti organizzativi separati. La gestione dei musei veri e propri
� tematizzata in modo specifico, in ragione delle particolari funzioni che
essa comporta.
Per quanto riguarda l�aspetto gestionale esistono invece due canali
paralleli: i monumenti e le aree archeologiche sono gestiti - ma non
sempre in modo diretto - dagli organismi competenti per la tutela,
mentre i musei fanno capo a un settore separato dell�amministrazione
statale. Tale separazione � massima in Gran Bretagna dove le due
sfere sono addirittura affidate a due ministeri diversi: il Department of
Environment e il Department of Education and Science.
4
Tuttavia anche
3
L�aggregazione compare gi� nel regolamento del 1885 (R.D. n. 3181) riguardante la
riscossione e il conteggio della tassa d�ingresso ed � stata pi� volte ripresa nella legislazione
successiva fino alla legge n. 332 del 1985.
8
nei due paesi latini che hanno una legislazione di tutela simile a quella
italiana, la gestione dei musei si configura come un�attivit� specifica. In
Francia esistono due direzioni distinte, nell�ambito del Ministero della
cultura, l�una (la Direction du patrimoine) competente oltre che per la
tutela, anche per la gestione dei monumenti e delle aree archeologiche,
l�altra (la Direction des mus�es) per la gestione dei musei. In Spagna le
due funzioni sono affidate a due sotto-ripartizioni della Direzione
generale delle belle arti (la Subdirecci�n general de protecci�n del
patrimonio historico e la Direcci�n de los Museos estatales). Ci�
comporta che la gestione dei musei venga concepita, anche sul piano
organizzativo, come una funzione a se stante, non riconducibile
semplicemente a compiti di natura conservativa.
Le politiche di gestione dei beni culturali (musei, monumenti, aree
archeologiche) tendono, quindi, a collocarsi lungo un continum tra due
modelli opposti: da un lato le politiche che privilegiano la
conservazione, lo studio e la ricerca, dall�altro lato le politiche che
puntano sulla fruizione di massa, la divulgazione e la promozione
culturale. Le prime concepiscono il museo essenzialmente come un
luogo speciale di protezione (il museo-tempio), le seconde lo
configurano piuttosto come un ambito di comunicazione e di
produzione culturale (il museo-impresa culturale).
4
In questo paese, peraltro, le funzioni di tutela sono prevalentemente esercitate all�interno della
legislazione urbanistica e riguardano soltanto i beni immobili.
9
Le scelte di politica museale adottate in ciascun paese si ripercuotono
sulla struttura organizzativa dei musei in rapporto alle istituzioni che ne
curano la tutela.
5
L�Italia, come detto, � l�unico paese che non fa alcuna distinzione tra
musei, monumenti e aree archeologiche. Tutti e tre i settori sono infatti
affidati alla gestione diretta degli organismi periferici del ministero (le
soprintendenze) che esercitano funzioni di tutela: il controllo del
territorio (monumenti e aree archeologiche) e la gestione museale sono
quindi considerati come parti di un�unica sfera d�intervento.
Negli altri tre paesi esistono invece due modalit� differenti di gestione :
i monumenti e le aree archeologiche sono gestiti - ma non sempre in
modo diretto - dagli organismi competenti per la tutela; i musei fanno
invece capo ad un settore separato dell�amministrazione statale. In
Gran Bretagna i due settori d�intervento sono assegnati addirittura a
due dipartimenti diversi. In Francia a due direzioni del Ministero della
cultura. In Spagna a due sotto-divisioni della direzione generale delle
belle arti.
In questi paesi, le strutture ministeriali competenti in materia di musei,
inoltre, non ne hanno in genere la gestione diretta che � invece affidata
a organismi dotati di maggiore autonomia e flessibilit�.
5
Nella trattazione seguente si considereranno i soli musei statali o nazionali.
10
1.1.1 - La Gran Bretagna dei musei
In Gran Bretagna, come detto, la divisione �settoriale� � particolarmente
accentuata.
Organizzazione della gestione dei musei e dei monumenti statali in Gran Bretagna;
[da Le politiche dei beni culturali in Europa; a cura di: Bobbio L.; Il Mulino, Bologna 1992]
Il boom dei musei, sia in termini quantitativi che qualitativi, � stato
favorito dalla crisi post-industriale che ha investito la Gran Bretagna. Il
diffondersi di un sentimento di nostalgia per un passato, anche recente,
ha spinto la nazione a recuperare un senso di identit� nel presente
salvaguardando oggetti, edifici e tradizioni. In epoca vittoriana ci� ha
significato dapprima la nascita dei grandi musei nazionali, pi� tardi,
quella dei musei degli enti locali e in epoca pi� recente, sotto la spinta
del coinvolgimento della societ� civile nella gestione del patrimonio
pubblico, dei musei indipendenti; sorti per iniziativa di singoli o di gruppi
di privati.
Considerate fino a poco tempo fa istituzioni fruste e polverose, luoghi
deputati esclusivamente alla ricerca e frequentati da pochi appassionati
Dipartimento
dell�ambiente
English
Heritage
Monumenti
statali
Dipartimento
della scienza e
dell�educazione
Ministero
delle arti
Board of
Trustees
Musei
nazionali
11
addetti ai lavori, i musei inglesi hanno dovuto cambiare rotta e
riconsiderare la propria missione e le proprie finalit� alla luce di un
mutato clima politico e di una situazione economica non florida.
In tale contesto il compito degli organismi centrali � di tipo strategico
(pianificazione e controllo), mentre la gestione operativa dei musei
nazionali � affidata in modo decentrato ai Boards of trustees dei
singoli musei che agiscono con ampia autonomia finanziaria e
gestionale.
Il dipartimento del governo direttamente responsabile per le arti � il
Department of Educational and Science (Des), al cui interno esiste un
Minister for Arts che, direttamente per quelli nazionali e indirettamente
per quelli locali, rappresenta la principale fonte di finanziamento per i
musei pubblici.
Un altro organismo importante � costituito dalla Museums and Galleries
Commission che, fondata nel 1930 come organismo consultivo, svolge
tale funzione indicando le linee generali da adottare in materia di
gestione dei musei, destinazione dei fondi, acquisizione di opere,
costruzione di nuovi edifici, ecc. In particolare, la commissione � il
canale attraverso il quale fondi provenienti dal Des vengono indirizzati
verso i musei pubblici non nazionali ovvero verso gli Area Museums
Councils.
La gestione dei musei nazionali � formalmente - e in larga misura
anche sostanzialmente - autonoma da influenze esterne. L�organismo
di governo di questi musei � rappresentato dai gi� citati Board of
Trustees: tali organismi che operano per conto del governo - che su di
12
essi esercita un controllo di tipo fiscale - sono sostanzialmente liberi di
definire le linee politiche e di sviluppo del museo.
6
Si comprende, quindi, come il sistema inglese si caratterizza per lo
scarso coinvolgimento dello Stato nella gestione delle istituzioni
culturali. All�intervento diretto dello Stato si sostituiscono i cosiddetti
QUANGOS (quasi autonomous non governmental organisations) che
agiscono in nome del governo, ne rivestono l�autorit� e ad esso si
sostituiscono nell�attuazione di parte delle politiche culturali.
7
Questa situazione ha favorito una politica museale non organica e
basata su provvedimenti ad hoc; favorendo lo sviluppo del sistema
museale per accrescimento spontaneo.
In seguito alle restrizioni finanziarie imposte dal governo Thatcher la
responsabilit� dei Board of Trustees nel reperimento dei fondi � stata
accentuata. Esempio eclatante di quanto si sta affermando � quello
dell�imposizione di un biglietto all�ingresso dei musei nazionali inglesi a
partire dagli anni �80. Queste istituzioni che fin dalle loro origini si sono
distinte per la forte valenza educativa e l�impegno ad operare come
strumenti di diffusione della cultura si erano pertanto rese accessibili a
tutti in modo gratuito. Alla luce delle restrizioni finanziarie imposte pochi
6
Il delicato equilibrio tra indipendenza dei trustees e loro responsabilit� nei confronti del
governo sembra essersi incrinato negli ultimi anni, sia per la maggiore influenza esercitata
dall�esecutivo nella nomina dei trustees, sia per l�attitudine ad investire anche queste figure di
garanti, dei problemi economici e di gestione del museo. Una politica seria di plural funding,
dove il trustee dovesse concorrere al reperimento dei fondi, ne cambierebbe radicalmente la
natura. Si veda: Bobbio L. (a cura di); in op.cit.
7
L�autonomia di questa struttura para-governativa � sintetizzata nell�espressione arm�s length
principle che vuol significare appunto che per conservare la propria autonomia di azione tali
istituzioni devono mantenersi alla �distanza di un braccio� dal governo. Si veda: Sani M.; in
Nuove imprese e nuove professioni nell�organizzazione della cultura; a cura di: Minardi E.
Franco Angeli, Milano 1993
13
sono ormai i musei statali che possono rinunciare a questa ulteriore
fonte di entrate.
A differenza dei musei nazionali, i musei pubblici non nazionali sono
gestiti direttamente dalle istituzioni, e quindi nello specifico dalle
autorit� locali. I musei locali sono coordinati in diversi Area Museums
Councils, che coprono per l�appunto le varie aree regionali, la Scozia e
il Galles. Questi organismi non sono previsti da alcuno statuto, il che
comporta che la loro specifica struttura vari leggermente in diverse
situazioni. Tuttavia i loro obbiettivi tendono ad essere pi� o meno i
medesimi ovunque. Si propongono infatti di favorire la cooperazione fra
musei; ad esempio attraverso la circolazione di mostre o esposizioni; di
fornire consulenza tecnica ai singoli musei; di procurare e distribuire i
fondi; di tenere i collegamenti fra i musei di una data area, il governo
centrale e i potenziali sponsor privati.
14
1.1.2 - Il sistema museale francese
In Francia si � mantenuta una gestione centralizzata, delle istituzioni
che ha preso forma negli anni della rivoluzione e nel periodo
napoleonico ma � meno segnata dalla impostazione statalistica e
centralizzatrice propria di quelle epoche storiche.
Organizzazione della gestione dei musei e dei monumenti statali in Francia;
[Bobbio L. (a cura di); in op. cit ]
Il ruolo di assoluto protagonista della politica di tutela e restauro �
affidato al Ministero della cultura che, coaudivato da organismi
consultivi tra cui il pi� importante � la Commissione superiore dei
monumenti storici, pone sotto il suo controllo qualunque bene di
interesse pubblico e pertanto meritevole di tutela.
Direzione del
patrimonio
Direzione dei
musei
Cassa nazionale dei
monumenti storici e
dei siti
Monumenti
Unione
nazionale dei
musei
Musei nazionali
Ministero della
cultura
15
La Direzione dei musei esercita poteri di indirizzo, controllo e gestisce il
personale di circa 1000 musei in Francia.
8
D.M.F. [Compiti Principali]
• conservare, proteggere, arricchire, studiare e valorizzare il
patrimonio museografico e assicurarne il libero accesso;
• contribuire alla funzione educativa dei musei in particolare mediante
l�organizzazione di visite scolastiche ;
• esercitare il diritto di prelazione sulle vendite pubbliche e sulle
esportazioni delle opere d�arte;
• predisporre e condurre campagne di ristorno delle collezioni.
Fonte: Bobbio L. (a cura di); in op. cit.
Per la gestione dei musei nazionali, la D.M.F. � assistita da un
organismo di tipo aziendale: l�Unione dei Musei Nazionali (R�union
nationale des mus�es), un ente pubblico dal 1991, che predispone,
con strumenti di carattere privatistico, i servizi al pubblico (banchi di
vendita, caffetteria, ristoranti), riscuote le tasse d�ingresso, organizza le
mostre e finanzia le acquisizioni, per tutti i musei nazionali (salvo il
Centre Pompidou che � un ente a s� stante). In questo modo si procura
le risorse necessarie alle sue attivit� istituzionali che riguardano
principalmente il finanziamento delle acquisizioni.
Accanto ai musei nazionali esistono i musei classificati e controllati che
sono gestiti dagli enti proprietari (in prevalenza enti locali) sotto la
vigilanza della D.M.F. che ha anche il compito di assisterli sul piano
finanziario, scientifico e tecnico; in tal modo le collettivit� locali
8
Una simile organizzazione istituzionale presiede all�amministrazione dei monumenti statali,
che sono di pertinenza della Direzione del patrimonio. Anche qui infatti tutti gli aspetti di
carattere commerciale e di promozione culturale sono gestiti centralmente da un ente pubblico -
la Caisse nationale des monuments historiques et des sites - diviso dall�amministrazione del
ministero.
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continuano a beneficiare del concorso finanziario dello Stato. I musei
classificati e controllati si configurano quindi come un esempio di
decentramento equilibrato, in cui le collettivit� locali e le associazioni
amministrano e gestiscono liberamente, mentre lo Stato garantisce
l�armonizzazione dei metodi, il rigore delle norme scientifiche e la
conservazione delle raccolte.
1.1.3 - La situazione della Spagna
La situazione dei musei in Spagna si presenta come notevolmente
variegata ed in rapida espansione.
Organizzazione della gestione dei musei e dei monumenti statali in Spagna;
[Bobbio L.(a cura di); in op. cit.]
Ministero
della cultura
Direzione
delle belle arti
Vice-direzione
di protezione
del patrimonio
Direzione
dei musei
statali
Musei
statali
Musei
autonomi
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Tradizionalmente i musei statali erano gestiti direttamente da un
organismo ministeriale - la Direzione dei musei - che provvedeva a tutte
le spese di investimento e di manutenzione di tali musei e ne gestiva il
personale. Attualmente i musei statali gestiti direttamente dal ministero
tramite la direzione dei musei sono solo 20, ubicati nella regione di
Madrid.
Il Ministero della cultura resta il principale centro decisionale e
amministrativo; la Direzione delle belle arti assistita dalle varie Giunte si
occupa delle acquisizioni, delle esportazioni e della tutela dei beni
culturali. Essa a sua volta � suddivisa in due ripartizioni: la Vice-
direzione generale per la protezione del patrimonio storico spagnolo e
la Direzione dei musei statali.
La prima svolge prettamente funzioni giuridiche di tutela, lasciando
quelle di intervento attivo di restauro e ricerca all�Istituto di
conservazione e restauro dei beni culturali (Icrbc).
La seconda gestisce direttamente una ventina di musei statali (con
esclusione del Prado e del Centro Regina Sofia che sono organismi
autonomi) e vigila sui musei statali la cui gestione � stata trasferita alle
Comunit� autonome, contribuendo in parte al loro finanziamento.
9
9
Il Prado (nel 1985) e il Centro de arte Reyna Sofia (nel 1990) sono stati trasformati in enti
autonomi; essi si configurano come istituzioni autonome, alle dipendenze del Ministero della
cultura, ma non pi� sotto il controllo della Direzione dei musei. Sono dotati di propri bilanci e
di specifiche dotazioni finanziarie; i loro organi direttivi rispondono direttamente al ministro.
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La realt� spagnola �, quindi, caratterizzata dal trasferimento della
gestione della gran parte dei musei statali ai governi regionali
attraverso un processo di regionalizzazione che ha fatto si che le
comunit� autonome hanno acquisito la gestione della maggior parte dei
musei statali assegnati al Ministro della cultura, ferma restando la
propriet� statale delle raccolte; i musei statali gestiti dalle comunit�
autonome sono, oggi, oltre 60. I compiti della Direzione dei musei
statali, come accennato, sono finalizzati alla vigilanza su tali istituzioni e
al finanziamento delle spese di immobili, allestimenti, restauro delle
raccolte e acquisizioni. Alle comunit� autonome spettano invece le
spese correnti per il personale ed il funzionamento; possono inoltre
partecipare alle spese per le acquisizioni.