V
La risposta è principalmente nel progresso tecnologico che può consentire di
ridurre i coefficienti di sfruttamento dell’ambiente per unità di prodotto o di
servizio ed in una migliore efficacia ed efficienza della gestione delle
problematiche ambientali.
Lo strumento in grado di rapportarsi con l’ambiente nello spirito del
miglioramento continuo è proprio l’adozione di un sistema di gestione ambientale;
in tal modo l’ambiente può essere vissuto come un fattore attraverso il quale
recuperare competitività e migliorare l’immagine aziendale.
Negli ultimi venti anni, le politiche ambientali hanno assunto un rilievo
particolare nei Paesi industrializzati, e soprattutto in Europa, al punto da divenire
un fondamentale fattore di integrazione delle politiche economiche e sociali. Per
parte sua, l'opinione pubblica sembra con sempre maggior evidenza attendere
dalle imprese chiari segnali di responsabilizzazione sociale, basati sulla capacità
di fornire evidenza dei sistemi di controllo adottati e possibilmente sulla
pubblicazione dei risultati ottenuti.
L'impresa è sempre più vista, in sostanza, come “cittadina” della comunità in
cui è inserita, con precisi diritti (servizi, infrastrutture, creazione di ricchezza) e
doveri (contribuzione fiscale, sviluppo e sicurezza del lavoro, rispetto
dell'ambiente). Essa ha quindi la crescente esigenza di migliorare la fiducia ed il
consenso intorno alla propria attività, e qualsiasi programma di sviluppo
industriale e territoriale, per essere credibile ed attrarre agevolazioni pubbliche ed
VI
investimenti privati, deve ormai coniugarsi anzitutto con rigorosi obiettivi di
sostenibilità ambientale.
E' per queste ragioni che i Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) sono ormai
diventati una pratica diffusa, e che le Certificazioni ISO 14001 e la Registrazione
EMAS dei SGA rappresentano ormai obiettivi strategici per un numero crescente
di imprese ed enti.
Con questo lavoro si intende sottolineare l’attuale interesse per i sistemi di
gestione ambientale come fattore di competitività per le imprese presentando da
una parte un quadro il più possibile chiaro dell’evoluzione storica del rapporto tra
impresa ed ambiente, e quindi delle diverse strategie ambientali d’impresa, e
dall’altra una panoramica sui vari strumenti della gestione ambientale, quali la
contabilità ambientale, il bechmarking ambientale, il life cycle assessment, per poi
analizzare i principali aspetti della comunicazione e le varie strategie di business
ambientale.
Dopo aver confrontato analiticamente i due modelli gestionali (EMAS e ISO
14001), il seguente lavoro focalizza l’attenzione sulla norma ISO 14001,
offrendone una descrizione articolata della struttura e dei limiti, e indicando le
modalità di implementazione da parte di un’organizzazione che voglia ottenere la
certificazione del proprio sistema di gestione ambientale.
VII
Come caso pratico, si è scelto di analizzare il processo d’implementazione
della ISO 14001 di uno dei primi pastifici in Italia ad implementare la
sopraccitata certificazione: il Pastificio Antonio Amato S.p.A. .
Nello studio si è cercato di mettere in evidenza i vantaggi e gli svantaggi, per
un’azienda campana di media-grosse dimensioni, di possedere ed attuare con
consapevolezza le procedure e le indicazioni dettate da una norma a carattere
volontario come è, appunto, la certificazione ISO 14001.
1
I
IMPRESA ED AMBIENTE
1.1 L’evoluzione del rapporto tra impresa ed ambiente
Nel corso del tempo si è assistito ad una continua evoluzione del rapporto tra
l’impresa industriale e l’ambiente.
Tal evoluzione è stata determinata da tre diverse tipologie di fattori tra loro
consequenziali:
ξ la presa di coscienza, soprattutto negli ultimi decenni, che i problemi
d’inquinamento e di deterioramento delle risorse naturali si sono aggravati
notevolmente e, di conseguenza, che ciò ha comportato una maggiore attenzione
sociale e politica verso la salvaguardia delle risorse naturali e la difesa
dell’ambiente;
ξ l’evolversi della normativa ambientale in senso sempre più restrittivo e
vincolante, e l’incremento dei controlli sempre più incisivi e delle sanzioni sempre
più pesanti. Per le imprese, quindi, aumentano le difficoltà dovendosi adeguare ad
una legislazione in continua evoluzione sempre più farraginosa, e di difficile
interpretazione;
2
ξ la consapevolezza, da una parte dell’impresa, che la variabile ambientale
diventa sempre più importante e critica ai fini della sua competitività e della sua
redditività.
Questi elementi hanno determinato dagli anni ’50 fino ad oggi una
progressiva evoluzione all’interno delle imprese che può essere classificata in
cinque fasi fondamentali, anche se separate e distinguere le varie fasi non è
sempre facile, visto che spesso coesistono elementi comuni
1
.
La prima fase, caratteristica del periodo della ricostruzione e del boom
economico, è la cosiddetta fase agnostica, durante la quale non esiste ancora una
legislazione in materia ambientale e il problema della salvaguardia ambientale
viene completamente ignorato. Nessuno si pone il problema della limitatezza delle
risorse naturali, e le priorità politiche e sociali mirano unicamente alla crescita
industriale e al raggiungimento del benessere economico. E’ proprio in questa fase
che si verificano i problemi d’inquinamento che dovranno essere affrontati nei
periodi successivi, dal momento che uno sviluppo economico, intenso e sregolato,
comporta uno sfruttamento non controllato delle risorse.
Si entra nella seconda fase, detta fase regolamentativa, nel momento in cui la
società e le autorità si rendono conto che la crescita industriale incide
pesantemente sull’ambiente. Si cerca di risolvere il problema dell’inquinamento
con l’emanazione di alcune norme, in particolare in tema di scarichi industriali
2
..
1
A. Marangoni, La gestione ambientale: la variabile ecologica nell’economia delle aziende
industriali, Milano, Egea, 1994.
2
Si tratta di norme frammentarie e parziali che tentano di riempire il vuoto legislativo esistente,
ma che non affrontano i problemi in modo sistematico
3
Tali norme non modificano sostanzialmente l’atteggiamento delle imprese, che
pur impegnandosi al rispetto dei vincoli legislativi, non sono spronate a cambiare
la loro impostazione mentale
3
.
Si entra nella fase del risarcimento verso la fine degli anni ’70, quando il
livello di degrado ambientale non può più essere trascurato e, sotto le pressioni
dell’opinione pubblica che diventa sempre più sensibile alle problematiche
ambientali, le autorità si rendono conto che è necessario intervenire con maggiore
decisione e incisività.
In questa fase il principio ispiratore è “rimediare” all’inquinamento esistente,
attraverso un’ampia serie di provvedimenti d’emergenza con lo scopo di
contenere nel breve termine i danni causati all’ambiente. Si utilizza, quindi, la
logica del risanamento, ignorando il concetto di prevenzione, attraverso una
legislazione che pone dei vincoli sempre più restrittivi all’impresa.
Negli anni ’80 si passa alla fase di prevenzione. In questa fase l’atteggiamento
prevalente delle autorità non è più rimediare all’inquinamento esistente, ma
“prevenirlo”. Per cui, ad una legislazione di tipo vincolistico e punitivo si
affiancano altri principi come: principio di precauzione, principio di
responsabilità
4
.
Si comincia ad avvertire, inoltre, la necessità di adottare una vera e propria
politica ambientale. Le imprese, infatti, percepiscono che la variabile ambientale
deve rientrare tra gli elementi che concorrono a definire le strategie aziendali.
3
A. Marangoni, op. cit.
4
Secondo il principio di responsabilità “chi inquina paga”
4
Con quest’evoluzione si entra nell’ultima fase definita fase di gestione,
durante la quale si rafforza l’impegno verso lo sviluppo sostenibile come principio
guida.
Il tradizionale approccio di tipo “ comando e controllo”, dominante nella
legislazione ambientale degli anni ’70 e ’80, viene gradualmente sostituito con
l’approccio sempre più fortemente orientato alla prevenzione, all’autorità e alla
responsabilizzazione degli operatori coinvolti.
In questa fase la cultura prevalente tende a rivalutare lo sviluppo economico e
riconosce che il sistema industriale può contribuire alla salvaguardia
dell’ambiente. Questo tipo d’impostazione richiede un quadro giuridico strutturato
ed organico, sia a livello nazionale che sovra-nazionale, con lo scopo di
incentivare la green orientation delle imprese. In questo contesto vediamo come
la tutela dell’ambiente rientra tra le priorità strategiche delle imprese
trasformandosi così in opportunità competitiva.
Questa maggiore sensibilità ha comportato un diverso atteggiamento nei
confronti della questione ambientale da parte delle associazioni imprenditoriali,
generali e di categoria, tanto da spingerli non solo a supportare le imprese nella
gestione della variabile ecologica ma a promuovere un diverso ruolo e una diversa
immagine dell’industria introducendo tra l’altro forme d’autoregolamentazione.
Attualmente nel nostro paese ci troviamo in un momento di transazione tra
queste due ultime fasi, infatti, l’approccio attualmente prevalente è sicuramente
quello proprio della fase di prevenzione, mentre solo in alcuni casi più avanzati si
5
possono trovare gli elementi caratterizzanti la successiva fase di gestione.
Nonostante la situazione italiana, sia sul fronte legislativo ed istituzionale che su
quello delle imprese, risulti più arretrata rispetto alla situazione media delle altre
nazioni europee, da alcuni anni è possibile riscontrare una sostanziale maturazione
sia nella società sia nell’industria. Un’evoluzione di questo tipo dovrebbe portare,
non solo ad un miglioramento qualitativo nella gestione ambientale delle imprese,
ma anche ad un migliore rapporto tra legislatore, autorità preposte al controllo e
sistema industriale.
6
1.2 Strategie ambientali d’impresa
La tutela dell’ambiente diventa una variabile strategica sempre più importante
tanto da costringere le aziende ad inserirla nel processo di definizione delle
politiche aziendali. La formulazione delle strategie ambientali si basa sul
presupposto di compatibilità tra sviluppo economico e salvaguardia ambientale.
Naturalmente ci si può chiedere com’è possibile sfruttare l’ambiente e al tempo
stesso preservarlo, visto in particolare che lo sviluppo economico comporta anche
una crescita nel tempo della produzione di beni e servizi, e diventa quindi difficile
non solo diminuire ma addirittura mantenere costante il flusso di sfruttamento
delle risorse ambientali. La risposta è principalmente nel progresso tecnologico
che non va visto esclusivamente nell’ottica di portatore di danni per l’ambiente,
ma anche di soluzioni per ovviare a questi danni. E’ il progresso tecnologico,
infatti, che può consentire di ridurre i coefficienti di sfruttamento dell’ambiente
per unità di prodotto o servizio sia attraverso l’introduzione e la diffusione di
tecnologie più efficienti d’abbattimento dell’inquinamento a valle, aumentando le
attività di recupero dei rifiuti e dei residui, sia riducendo i consumi d’energia,
ottimizzando l’utilizzo di risorse, ecc.
La definizione di una strategia ambientale d’impresa assume aspetti più
rilevanti sia per le caratteristiche stesse dei problemi d’inquinamento, sia per la
molteplicità dei soggetti coinvolti: attori economici, sociali, politici ed
istituzionali sempre più sensibili alle problematiche ambientali. Ne consegue
quindi l’esigenza di un approccio economico ed aziendalistico alle problematiche
7
ambientali che si fondi prima di tutto su un’adeguata environmental strategy al
fine di gestire attivamente il problema, anziché subirlo passivamente
5
.
Il concetto di tutela ambientale diventa, pertanto, una variabile strategica fino
a diventare uno dei fattori che concorrono alla definizione della mission aziendale.
Da alcuni anni, infatti, la variabile ecologica sta assumendo sempre più valore
strategico per le principali imprese mondiali, implicando una maggiore attenzione
e sensibilità del management e mutando profondamente il modo di concepire il
rapporto tra industria ed ambiente circostante. La questione ambientale è sempre
più oggetto d’attenzione da parte dei vertici aziendali rappresentando ormai un
vantaggio competitivo per l’azienda stessa.
Le aziende non devono più ritenere la protezione ambientale un costo
aggiuntivo, ma devono considerarla una strategia da perseguire al fine di ottenere
un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti. Se fino a poco tempo fa la
protezione ambientale era considerata un costo, e non venivano considerati i
benefici che ne potevano derivare, oggi vengono messi in evidenza i costi dovuti
all’assenza d’azioni finalizzate alla protezione ambientale, primi fra tutti gli oneri
derivanti dal mancato adeguatamente alla normativa degli impianti e dei prodotti.
La posizione più corretta rispetto alla variabile ecologica è quella di maturare un
nuovo approccio allo sviluppo imprenditoriale che consideri tra i propri valori ed
obiettivi di fondo la salvaguardia ambientale
6
.
5
Space, Le politiche ambientali delle prime cento imprese italiane, Milano, Università Bocconi,
1993
6
O. Marchisio, La strategia ambientale di impresa, Milano, Il Sole 24 Ore, 1996
8
1.2.1 Il posizionamento dell’impresa
L’impresa può mostrare di avere una sensibilità maggiore o minore nei
confronti della variabile ambiente e, di conseguenza, nella formulazione ed
implementazione di specifiche politiche ambientali.
In particolare il posizionamento dell’impresa rispetto alla variabile
ambientale può essere determinato da due variabili
7
:
I. Dalla sensibilità ecologica e dal grado d’innovatività dell’impresa: intesi non
solo in termini di miglioramenti tecnologici e scientifici, ma soprattutto in termini
di capacità, disponibilità ed apertura al cambiamento da parte del management
aziendale
II. Dal grado d’intensità ambientale del settore in cui l’impresa opera: che
indica il livello d’importanza che le problematiche ambientali assumono in un
determinato scenario competitivo. E’, infatti, evidente che l’impatto ambientale
cambia in funzione delle diverse produzioni industriali e quindi, tra le varie
attività, ci sono differenti vincoli tecnici e giuridici, pressioni sociali, politiche e
competitive in tema di protezione ambientale
8
. L’incidenza ambientale dei diversi
settori può essere determinata: dal grado d’utilizzo d’energia e risorse naturali; dal
livello di residui ed emissioni in rapporto ai volumi produttivi.
7
A. Marangoni, op. cit.
8
Alcuni esempi sono, infatti, costituiti dall’industria chimica, cartaria, siderurgica, petrolifera che
sono settori che proprio per la natura della loro attività causano un maggiore impatto
sull’ambiente.
9
La collocazione di un settore rispetto a questi due parametri ne delinea la
criticità per l’ambiente
9
.
Il grado d’intensità ambientale dipende:
a) dal settore industriale nel quale opera l’impresa;
b) dal tipo di lavorazione che caratterizza l’attività aziendale (prodotti finali
simili possono essere realizzati utilizzando tecnologie e materiali più o meno
inquinanti di altri),
c) dal prodotto, che deve essere considerato durante l’intero ciclo di vita, sia
durante l’utilizzo sia durante l’uso fino alla fase di dismissione;
d) dalle pressioni concorrenziali derivanti da quelle imprese che hanno
adottato specifiche strategie ambientali ottenendone un vantaggio competitivo
10
;
e) dalla dimensione e dalla localizzazione degli impianti che a parità di
processo o di prodotto, possono comportare un impatto ambientale differente.
L’insieme di queste variabili rende possibile individuare il posizionamento
ecologico strategico delle imprese. In particolare è possibile costruire una matrice
(figura n.1), che identifica alcuni orientamenti strategici di fondo.
9
Questo non deve far pensare che alcuni settori siano esenti da problematiche ambientali perché
tutte le attività industriali, e spesso anche quelle dei servizi, influiscono sull’ambiente, anche se
con diversa intensità.
10
Pressioni in questo senso possono derivare anche dai fornitori, dai clienti e dai
prodotti sostitutivi;
10
Elevata
Bassa
bassa elevata
Innovativa dell’impresa
Fig. n. 1 – Salvaguardia ambientale e strategie aziendali
11
11
Fonte: Tratto da Marangoni A., op. cit.
Impegno sociale
Mission aziendale
Strategie di comunicazione
Sviluppo di tecnologie pulite
Rispetto della normativa
Ignoranza problema
Adeguamento degli impianti
alla normativa
Attività a rischio
Sensibilità
ecologica
11
Da questa matrice risulta evidente che:
ξ un’impresa con bassa sensibilità ecologica, che opera in un settore a bassa
intensità ambientale, tende ad ignorare completamente gli aspetti ambientali e non
considera in nessun modo la variabile ambientale tra le variabili strategiche
d’impresa;
ξ un’impresa, noncurante degli aspetti ambientali derivanti dalla propria
attività, che opera in un settore ad elevato grado d’intensità, non adottando nessun
tipo di soluzione ambientale nella gestione aziendale si trova in una situazione di
forte rischio;
ξ all’aumentare del grado d’intensità di entrambe le variabili considerate ci si
sposta verso l’alto e a destra della matrice, ed è proprio in questo contesto che si
sviluppano le strategie ambientali d’impresa. Si passa dal semplice rispetto della
normativa, allo sviluppo di tecnologie pulite e, in questo contesto, assume sempre
più importanza la comunicazione dell’adozione di tali politiche ambientali. Ed è
proprio in questi settori che la variabile ambientale si configura come una delle
variabili strategiche d’impresa finalizzate all’ottenimento di un vantaggio
competitivo nei confronti delle altre aziende;
ξ Il posizionamento strategico delle imprese nei confronti della variabile
ambiente è diverso: si passa da una posizione d’indifferenza ad atteggiamenti
neutri che si limitano all’osservanza della normativa in vigore, fino ad arrivare a
comportamenti responsabili ed attivi che includono la protezione ambientale tra le
12
variabili strategiche. I posizionamenti che si allontanano dalla diagonale
rappresentano dei comportamenti “devianti” ed ad alto rischio. Dal punto di vista
economico solo un’elevata intensità ambientale del settore giustifica un costante
impegno aziendale.