- Introduzione -
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importanza, l'allargamento a dieci nuovi paesi. Le trasformazioni dello spazio
europeo e le dinamiche economiche che si producono, hanno contribuito ad
aumentare la consapevolezza che la sicurezza energetica diventi una materia
sulla quale costruire un futuro comune basato su valori condivisi. Tuttavia, allo
stato attuale delle cose, ciò resta ancora nient'altro che un buon proposito. Ciò
che invece si impone come evidenza è che il crescente fabbisogno energetico
dei paesi dell'UE genera conflitti di interesse tra gli Stati membri, in assenza di
una visione comune. Sebbene l'Europa sia ben posizionata geograficamente per
soddisfare il suo crescente fabbisogno energetico, la necessità di guardare a
nuove aree di produzione deve costituire una priorità per minimizzare i rischi
della dipendenza energetica. Da questo punto di vista, la regione caspica
costituisce sicuramente un interessante polo di approvvigionamento per
l'Europa, seppur marginale, ma fondamentale per affermare una maggiore
"presenza" politica europea nella regione.
L'analisi di questa Tesi, pertanto, si inserisce nel dibattito accademico e
politico che ruota intorno allo sviluppo delle risorse energetiche nella regione
caspica. Data l'evidente carenza che esiste nella materia, per quanto riguarda
l'analisi del coinvolgimento dell'UE nella regione, il fine di questa ricerca è di
contribuire a colmare questo vuoto, attraverso una maggiore comprensione
delle dinamiche geopolitiche della regione. Dal punto di vista dell'UE, si tratta
di comprendere in quale misura l'azione esterna dell'UE in campo energetico
sia riuscita a rafforzare la sicurezza energetica europea, creando le condizioni
per l'accesso alle risorse della regione caspica, il che potrebbe favorire una
maggiore diversificazione dell'approvvigionamento energetico europeo.
L'analisi di questa tesi si sviluppa in sei capitoli, che nell'insieme
contribuiscono a chiarire la nostra problematica e ad offrire degli strumenti
cognitivi per affrontarla, lasciando comunque spazio per ulteriori
approfondimenti a seconda degli aspetti trattati.
Il capitolo I introduce agli sviluppi e ai cambiamenti che i mercati
energetici nazionali stanno attraversando, sia a livello europeo che globale.
Queste dinamiche, in virtù della struttura dell'approvvigionamento energetico
europeo e del crescente fabbisogno dell'Europa che si allarga, contribuiscono a
definire un nuovo contesto per la sicurezza energetica. Ciò si riflette anche
sull'UE, attraverso l'elaborazione delle linee guida individuate nel Libro verde
sull'energia, che nel lungo-periodo dovrebbero convergere in una strategia
- Introduzione -
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europea di sicurezza energetica. L'enfasi che il Libro verde pone sull'esigenza
di diversificare le importazioni europee, costituisce la base sulla quale costruire
una strategia europea verso la regione caspica.
Il capitolo II analizza il contesto politico della regione caspica. Le grandi
compagnie energetiche multinazionali hanno approfittato dell'apertura agli
investimenti delle nuove repubbliche indipendenti, il che ha alimentato il mito
di un nuovo great game eurasiatico. La frammentazione del territorio della
regione impedisce l'adozione di un approccio puramente regionale nello studio
della regione. L'analisi dei processi politici a livello statale mette in luce come
la mancanza di solide istituzioni politiche, i conflitti trans-nazionali ed il vuoto
giuridico in merito allo status giuridico del mar Caspio, crea un vuoto di potere
ed una maggiore instabilità, il che contribuisce a ritardare la valorizzazione dei
progetti energetici nella regione e i possibili benefici che essa potrebbe
generare per lo sviluppo socio-economico dell'area.
Nel capitolo successivo vengono introdotte nuove variabili relative allo
sviluppo delle risorse energetiche nella regione. Attraverso un'analisi
comparata delle riserve di idrocarburi dei paesi rivieraschi del bacino caspico,
è possibile quantificare in termini assoluti e relativi l'importanza del boom
energetico degli anni novanta. Tuttavia, le stime sulle riserve devono essere
lette alla luce del potenziale di produzione ed esportazione dei paesi della
regione. Di conseguenza, bisogna prendere in considerazione altre variabili,
quali la tecnologia e le condizioni di mercato per valutare criticamente
l'impatto della produzione caspica sull'equazione energetica mondiale. La
maggiore incognita è rappresentata dalla capacità degli attori regionali di
trovare delle adeguate vie di trasporto per l'export energetico, al fine di
garantire un accesso ai mercati internazionali.
Il capitolo IV ripercorre l'evoluzione moderna del concetto di geopolitica,
per vedere in che modo l'attenzione verso la regione caspica abbia mutuato dei
concetti elaborati dal pensiero geopolitico. La problematica del
désenclavement della regione caspica e del trasporto degli idrocarburi, ha
rimesso in discussione la centralità del territorio nella politica internazionale e
le dinamiche competitive che su di esso si sviluppano. Le diverse opzioni
relative alla selezione dei tracciati dei condotti, nonché l'accesso alle riserve
del bacino caspico da parte di diverse compagnie energetiche multinazionali,
hanno catturato l'interesse di attori regionali ed extra-regionali, in particolare
- Introduzione -
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Russia e USA. La regione caspica situata al centro di un'Eurasia più
concettuale che geografica, la cui importanza era stata già individuata nel
pensiero geopolitico classico, diventa lo scenario di una competizione
geopolitica finalizzata alla creazione di sfere d'influenza, funzionali per
mantenere o riaffermare la status di potenza mondiale dei principali attori.
Il capitolo V analizza in dettaglio la problematica del trasporto degli
idrocarburi, dell'accesso alle risorse energetiche della regione, e le strategie
degli attori interessati. La prima parte del capitolo si concentra sull'analisi dei
progetti di produzione ed esportazione relativi al petrolio, mentre la seconda si
concentra su quelli relativi al gas naturale. La terza parte invece, analizza
l'evoluzione degli equilibri geopolitici nella regione, alla luce degli sviluppi
che emergono dall'analisi della prima e della seconda parte. Il ritorno di Mosca
nell'Eurasia, grazie alla sua abile diplomazia dell'energia, rappresenta uno dei
trend più significativi che caratterizza il quadro geopolitico della regione
caspica.
L'ultimo capitolo è dedicato all'Unione europea, un attore marginale nella
regione, come emerge dalla trattazione dei capitoli precedenti. Innanzitutto
vengono messe in luce le principali caratteristiche istituzionali ed i limiti ad
esse connessi, che definiscono la capacità e gli attributi dell'UE come attore
internazionale. Successivamente si passa all'analisi della "presenza" europea
nella regione caspica, dal punto di vista politico ed economico, portando
l'attenzione su quelli che sono gli strumenti operativi utilizzati per affermare il
ruolo dell'UE. Avendo chiaro questo quadro politico-istituzionale, si passa ad
un'analisi sistematica delle problematiche relative alla sicurezza energetica
europea, focalizzandosi sull'atteggiamento europeo vis-à-vis la geopolitica dei
condotti nella regione caspica. La trattazione del Dialogo energetico EU-
Russia fornisce la base critica per la rimessa in discussione delle relazioni
energetiche euro-russe. Attraverso l'analisi di uno strumento giuridico
multilaterale, il Trattato della carta dell'energia e la bozza di Protocollo sul
transito, emerge la necessità di inserire le relazioni energetiche eurasiatiche in
un quadro istituzionale trasparente, non-discriminatorio, e sostenibile, nonché
la necessità di elaborare una strategia europea verso la regione caspica che
tenga conto dei fallimenti del mercato che condizionano lo sviluppo del settore
energetico e delle società nella regione.
- L'Unione europea e l'approvvigionamento energetico - Capitolo I
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- CAPITOLO I -
L’UNIONE EUROPEA E L’APPROVVIGIONAMENTO
ENERGETICO
1.1 La politica energetica europea in un nuovo contesto
L’epoca in cui il carbone faceva muovere le locomotive, e con essa la
rivalità tutta europea per il dominio dei bacini carboniferi è un ricordo del
passato. Dopo la seconda guerra mondiale l’economia europea vive dei
mutamenti molto rapidi, una crescita economica sostenuta ma anche crisi
economiche e disoccupazione. Il mutamento dei processi di produzione, della
distribuzione del lavoro e del capitale sono stati accompagnati anche da un
mutamento dei modelli di produzione e consumo energetico, a livello europeo
quanto mondiale. Il passaggio dal carbone al petrolio nel dopoguerra e la crisi
energetica degli anni settanta hanno spinto i paesi europei a diversificare le
proprie fonti di approvvigionamento e a porre l’efficienza energetica, una più
efficiente gestione della domanda e delle politiche ambientali più efficaci sul
tavolo della discussione politica.
Oggi gli stati membri dell’Unione europea (UE) si trovano davanti due
sfide significative: da un lato quella di creare un mercato interno per l’energia
in conseguenza dei mutamenti nell'economia politica che ha interessato in
primo luogo le moderne economie dei paesi industrializzati (paesi OCSE), e
dall’altra quella di far fronte al proprio approvvigionamento energetico in un
contesto mondiale nel quale l'accesso alle risorse costituisce un fattore di
crescente conflittualità geopolitica. Tutto ciò senza perdere di vista la realtà di
un Europa che da poco ha vissuto il suo più grande allargamento e sembra
destinata a includere altri cinque paesi in un futuro più o meno prossimo.
L'insieme di queste dinamiche e cambiamenti fanno si che l'UE, intesa non
come la semplice somma degli Stati membri che la compongono, ma bensì
come potenza economica mondiale e come attore politico in costruzione, si
faccia interprete e motore di questi cambiamenti. Ciò implica innanzitutto una
- L'Unione europea e l'approvvigionamento energetico - Capitolo I
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maggiore coesione da parte degli attori coinvolti nella costruzione europea
attorno ad una serie di interessi e valori condivisi che trascendano i semplici
interessi nazionali.
Per raggiungere questi obiettivi occorre innanzitutto la definizione di una
politica energetica comune, materia che nel processo di interazione europea
non ha mai avuto uno sviluppo concreto a partire dal Trattato di Roma, 1
nonostante il ruolo propulsivo della CECA e dell'EURATOM nella
comunitarizzazione di alcuni settori energetici chiave (Matláry 1997: 24). Le
dinamiche politiche ed economiche a cavallo fra gli anni settanta ed ottanta
hanno reinterpretato il concetto di sicurezza energetica che ha permeato anche
la pubblicistica europea. Durante il corso degli anni novanta la Commissione
europea (CE) ha sottolineato il bisogno di arrivare ad una definizione di una
politica energica pan-europea, intavolando un dibattito sulla sicurezza
energetica europea che culmina nella pubblicazione del Libro verde "Verso
una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico" (CE
2001).
1.2 La liberalizzazione dei mercati energetici nazionali
Il processo di liberalizzazione dei mercati energetici a livello europeo é un
fenomeno piuttosto recente ed é possibile farlo rientrare nel più ampio
processo di ristrutturazione dell’economia nell’epoca della globalizzazione,
ossia all’avanzata del neo-liberismo alla base di una nuova organizzazione dei
rapporti fra stato e mercato (Yergin & Stanislaw 2000). All’indomani della
seconda guerra mondiale, la ristrutturazione dell’economia dei paesi europei
occidentali si basa su due pilastri: il primo consiste nel ricostruire il tessuto
socio-economico di un continente devastato sulla base dei principi della
politica economica keynesiana. Ciò ha favorito una crescita del reddito delle
maggiori economie europee e un riassorbimento delle sacche di povertà
attraverso l’intervento dello stato, il quale garantiva una riallocazione delle
risorse per una più equa ripartizione della ricchezza. Il secondo pilastro invece
consisteva nella costruzione del processo di integrazione europea, un cammino
1
Il Trattato di Roma non menziona affatto l'energia tra le competenze esclusive o condivise della
Comunità. Tuttavia il dettato dell'art. 235 lascia un ampio spazio di manovra verso la
comunitarizzazione della politica energetica su accordo unanime dei membri del Consiglio.
- L'Unione europea e l'approvvigionamento energetico - Capitolo I
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lento e faticoso non privo di ostacoli, che aveva come principale scopo la
liberalizzazione degli scambi commerciali intra-europei, la libera circolazione
delle persone, dei servizi e dei capitali. 2 La politica energetica dei paesi
europei si inseriva all’interno del primo pilastro, nella misura in cui essa
rimaneva una di quelle materie di competenza dello Stato e quindi strutturate
secondo quelli che erano gli obiettivi di politica economica prefissati.
Durante gli anni ottanta, sulla base della nuova teoria monetarista della
scuola di Chicago guidata da Milton Friedman, e la sua applicazione durante
l’epoca di Reagan e della Tatcher, le economie dei paesi occidentali pian piano
si convertono al neo-liberismo. L’applicazione delle politiche neo-liberiste
implica un riposizionamento dello Stato nel meccanismo di allocazione delle
risorse nella società, ossia un passaggio dal ruolo di Stato-allocatore a quello di
Stato-regolatore. Nel primo é lo Stato, direttamente o indirettamente, che si
occupa di promuovere la distribuzione delle risorse scaricando sulla collettività
l’onere di mantenere un accesso paritario a tali risorse. Nel secondo invece lo
Stato rinuncia al suo ruolo di allocatore di risorse per far spazio ai meccanismi
del mercato. In tale contesto il ruolo dello Stato viene "minimizzato",
limitandosi a garantire l’efficiente funzionamento del mercato attraverso la
trasparenza, la certezza del diritto, il rafforzamento delle istituzioni che hanno
il compito di garantire l’accesso al mercato e il suo buon funzionamento
(organi per la tutela della concorrenza).
Il cambiamento del ruolo dello Stato nell'economia globale, per lo meno
un ripensamento sulla sua efficienza, si riflette anche nell'industria energetica a
partire dagli anni settanta fino ad oggi (Mitchell & Al. 2001: 181-183). Si
assiste quindi ad una transizione dei mercati energetici dei vari paesi europei
(per lo meno di quelli non comunisti), da una organizzazione industriale ruota
intorno ai monopoli di stato che controllano l’intera filiera del settore, verso un
assetto dell'industria più competitivo, senza regolamentazioni di prezzo e
concentrazioni monopolistiche. Prima che questo processo di
deregolamentazione dell'industria energetica si consolidasse, l’industria
energetica era integrata verticalmente da monte a valle, ossia dalla
produzione/approvvigionamento fino alla distribuzione al cliente finale,
2
In concreto, solo la liberalizzazione commerciale ha avuto un impatto significativo nell’evoluzione
della Comunità europea sin dall’inizio, le altre hanno tardato circa tre decenni per avere un
riconoscimento sostanziale e una effettiva efficacia.