LA GEOGRAFIA NELL' OPERA DI EFORO DI CUMA
PREMESSA
Se sfogliamo un qualsiasi libro di storiografia greca notiamo che
lo spazio dedicato a Eforo è nettamente inferiore rispetto a quello
dedicato agli altri storici.
Un grande limite è dovuto sicuramente alla natura frammentaria
dell'opera di cui possiamo fruire grazie alla grande raccolta di Felix
Jacoby, Die Fragmente der Griechischen Historiker, (II A 70).
I frammenti e le testimonianze comunque consentono di
apprezzare i grandi meriti di Eforo. Non per nulla ha avuto l'onore di
essere apprezzato da uno degli storici più critici dell'antichità, Polibio
che, pur dedicandosi alla critica storica talvolta con piglio tagliente,
considera Eforo il suo predecessore nel campo della storia universale.
Non è solo questo il merito dello storico cumano. Egli comprende la
stretta relazione tra fenomeni storici e ambiente e questo spiega perché
dedica uno spazio a sé stante alla geografia, di cui mi occuperò nel mio
lavoro.
Come vedremo in corso d'opera, molte sono le critiche mosse ad
Eforo. Ciò però non ha impedito a storici come Diodoro e Strabone di
attingere alle Storie del cumano. Nonostante quindi rappresenti la fonte
principale per quasi un secolo di storia, il nostro storico non ha goduto
di molto credito fra gli storici moderni. Un interesse maggiore si scopre
in epoca contemporanea grazie agli studi di storici come la Breglia
Pulci Doria, la Bianchetti, la Biraschi, la Bruno Sunseri, il Parmeggiani,
interesse che culmina nell'incontro internazionale di studi sul "Ruolo di
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LA GEOGRAFIA NELL' OPERA DI EFORO DI CUMA
Eforo nel panorama della storiografia greca", tenutosi a Fisciano-
Salerno nel dicembre 2008.
Questa rinnovata attenzione mi ha spinto ad affrontare un aspetto
meno noto dell'opera eforea: la dimensione geografica, vista come un
supporto della dimensione storica.
Il lavoro ha richiesto un’indagine preliminare, svolta nel I
capitolo, sull'aspetto storico dell'opera, che poi ha consentito, nel II, di
approfondire l'aspetto geografico con necessario riferimento ai modelli
geografici di Eforo.
Il III è intitolato genericamente "Geografia e storia" in cui si fa
riferimento alla relazione tra questi due mondi complementari
all'interno dell'opera.
Il IV capitolo, diviso nelle due sezioni corrispondenti al IV e al V
libro delle Storie, è dedicato alla traduzione e all'analisi puntuale dei
frammenti,; il V , il VI e il VII trattano della relazione dell'opera di Eforo
con , quella dello Ps. Scimno , quella di Diodoro Siculo e infine
quella dello Ps. Scilace.
Se lavorare a un'opera frammentaria da un lato non è semplice,
dall'altro risulta più stimolante la ricerca di un filo logico che leghi ogni
testimonianza, ogni riferimento.
Dunque pur risultando l'analisi di ogni singolo frammento un po'
ostica da leggere, tuttavia è punto di partenza fondamentale necessario
per la comprensione dell'opera.
Tale analisi ci porta a scoprire un mondo inaspettato fatto di
storia, storie locali , geografia, etnografia,poesia, di ricorsi a Omero, a
Esiodo, al mito.
L'intento di Eforo è nobile, scrivere una storia universale che
vede coinvolti i Greci e i Barbari con cui vengono a contatto, che mira
a ricordare il passato glorioso dei Greci, in un momento di krisis come
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quello del IV secolo. Non vi è l'atteggiamento celebrativo tucidideo,
piuttosto il modello è quello erodoteo dove centrale è il vaglio critico
delle fonti, finalizzato al racconto delle vicende storiche ed umane e,
nel caso dello storico cumano, organizzate secondo il metodo
periplografico di stampo ecataico. La storia universale deve
presupporre necessariamente un inquadramento geografico.
Ad oggi non esiste un'opera completa su Eforo geografo, ma non
ho la pretesa che il mio lavoro possa colmare questa lacuna. Il mio
vuole solo essere un contributo e un incentivo per far conoscere una
parte meno nota dello storico cumano.
Il tentativo è capire qual è il posto della geografia nell'opera di
Eforo, che gioca un ruolo determinante, quasi innovativo nelle Storie.
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LA GEOGRAFIA NELL' OPERA DI EFORO DI CUMA
I CAPITOLO
EFORO STORICO
Su Eforo di Cuma possediamo un numero veramente esiguo di
notizie. Il mio intento in questa sede non è fare un resoconto su Eforo
come storico, bensì come geografo.
Prima di iniziare con la dissertazione sulla parte geografica
dell'opera eforea, mi sembra doveroso contestualizzare il nostro storico.
Nel IV secolo a.C. la storiografia è caratterizzata essenzialmente da
tre correnti principali: storiografia retorica, tragica e pragmatica.
Eforo è uno dei rappresentanti della storiografia retorica insieme a
Teopompo di Chio e Anassimene di Lampsaco. Questa nasce sotto
l'influenza della scuola retorica dell'ateniese Isocrate. La storiografia
retorica è caratterizzata dalla ricerca di uno stile curato ed elegante senza
che ciò implichi un disinteresse per la verità storica. Quindi non vero
risulta il rimprovero mosso da Duride di Samo ad Eforo e a Teopompo nel
proemio ai Makedonikà ( Phot. Bibl. 76, p. 121 a 41 = F 1) : Eforo e
Teopompo restavano moltissimo dietro la realtà storica. Essi infatti nel
loro racconto non davano parte alcuna né all'imitazione né al piacere, ma
si preoccupavano soltanto dello stile.
Altre notizie su Eforo derivano dalla Suda e dalle testimonianze di
autori successivi raccolte da Jacoby (FGrHist 70) .
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F. Jacoby, FGrHist, II A 70, Berlin 1926.
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Era originario di Cuma, città dell' Eolide in Asia minore. Lo
contraddistingue un grande amore per la sua patria tanto da meritare la
critica di Strabone (XIII 3, 6 = F 236): « Si deride Eforo anche perché egli,
narrando diversi avvenimenti e non potendo menzionarne alcuno per la sua
città, non si trattiene dal farne il nome e dallo scrivere: " a quell' epoca i
Cumani non fecero nulla"».
Non abbiamo dati cronologici certi ma possiamo individuare dei
termini che ci permettono di stabilire approssimativamente l'epoca in cui
visse.
Sappiamo che era allievo di Isocrate e contemporaneo di Teopompo
(FF 1,2 a, 3, 4, 5) e, secondo la testimonianza di Plutarco ( Plut. Mor. P.
1043 d = T6), quando Alessandro il Macedone intraprese la spedizione in
Asia Minore nel 334 a.C., egli rifiutò di parteciparvi come storico. Quindi
possiamo indicare il 334 come terminus post quem della morte del cumano
e pensare che sia vissuto dal 400 al 330 a.C..
Oltre l'opera fondamentale, Historíai, Eforo scrisse altre opere
minori.
L' Epichórios logos ( FF. 2-5, 104-106) , una raccolta di tradizioni
cumane di stampo encomiastico in cui, tra l'altro, argomenta
dettagliatamente la provenienza cumana di Omero ed Esiodo (F 1) .
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Il Perí heuremáton, Sulle invenzioni, opera di stampo sofista in due
libri in cui si va dall'introduzione dell'alfabeto fenicio ai resoconti
sull'origine dei misteri orfici in Frigia.
Infine il Perí léxeos ( FF. 6, 107, 108), Sullo stile, che dimostra
l'interesse dello storico per le questioni stilistiche.
Plut., Vit. Hom. I 2 = F 1: Ὅμηρος, ἐπειδὴ τὰς ὄψεις ἐπηρώθη· οὕτω γὰρ ἐκάλουν
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οἵ τε Κυμαῖοι καὶ οἼ ἱωνες τοὺς τὰς ὄψεις πεπηρωμένους παρὰ τὸ δεῖσθαι τῶν
ὁμηρευόντων, ἐ ὅστι τῶν ἡγουμένων.
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LA GEOGRAFIA NELL' OPERA DI EFORO DI CUMA
Di queste opere ci rimangono pochissimi frammenti, tuttavia
indicativi della varietà di interessi dell'autore che confluiranno nell'opera
principale, Historíai, un'opera storica universale in trenta libri, l'ultimo dei
quali fu edito dal figlio Demofilo per la sopraggiunta morte dello storico.
Stupisce il giudizio di Polibio, di solito molto critico, che ritiene
Eforo uno storico degno di ammirazione per lo stile, il metodo della
trattazione e la profondità di pensiero (ὁ γὰρ Ἔφορος παρ' ὅλην τὴν
πραγματείαν θαυμάσιος ὢν καὶ κατὰ τὴν φράσιν καὶ κατὰ τὸν
χειρισμὸν καὶ κατὰ τὴν ἐπίνοιαν τῶν λημμάτων) e soprattutto per
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essere stato il primo che scrisse una storia universale (Ἔφορον τὸν
πρῶτον καὶ μόνον ἐπιβεβλημένον τὰ καθόλου γράφειν) .
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Risulta problematico giungere ad una datazione certa dell'opera. In
alcuni frammenti possiamo individuare dei dati che ci consentono di capire
quando Eforo abbia potuto inziare la stesura dell'opera. Nel F 37
( Harpokr. s. Δάτος), parlando della città di Datos in Tracia nel IV libro
delle Storie , aggiunge che dopo la presa da parte di Filippo di Macedonia,
la città fu chiamata Filippi. Apprendiamo dai Philippikά di Teopompo che
la campagna di Filippo in Tracia ebbe inizio nel 356 a.C. , questo ci
consente di individuare un terminus post quem della composizione del IV
libro.
Dal F 119 (Strabo IX 2,2) sembra evidente che Eforo abbia vissuto
l'inizio e la fine dell' egemonia tebana; lo storico cumano nel II libro
parlando della Beozia, inserisce un riferimento all'impresa di Epaminonda
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che trova la morte nel 362 nella battaglia di Mantinea. Quindi il secondo
libro è stato scritto dopo il 361.
Polyb. XII 28, 10 = T 23.
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Polyb. V 33, 2 = T 7.
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Strabo IX 2, 2 = F 119: καθάπερ Ἐπαμεινώνδας ἔδειξε·.
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LA GEOGRAFIA NELL' OPERA DI EFORO DI CUMA
Nel F 121 (Strabo IX 4,7), appartenente al II o al III libro delle
Storie, parlando della città di Naupatto, Eforo la pone sotto il controllo di
Locri, dopo il 338 la città è sotto il controllo degli Etoli. Il Barber sostiene
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che lo storico di Cuma iniziò la sua opera dopo il 360 e prima del 338 ed
elabora l'ipotesi di un'eventuale produzione di un libro ogni anno fino alla
morte da collocare nel 330 a.C..
Nei primi ventinove libri Eforo si dedica alla trattazione delle koinai
praxeis dei Greci e dei "barbari" dal ritorno degli Eraclidi, escludendo
l'età mitica, fino al 340 a.C., data dell'assedio di Perinto da parte di Filippo
II di Macedonia.
I primi 3 libri sono dedicati alla descrizione della Grecia arcaica,
partendo dall'invasione dorica del Peloponneso e passando in rassegna le
città dell' Attica e della Ionia. I libri IV e V sono di stampo geografico,
destinati rispettivamente alla descrizione dell' Europa e dell' Asia e Africa.
La storia della Sicilia inizia nel settimo libro e prosegue nel corso
dell'opera fino al 344 a.C. circa. Un' intera sezione ( libri XIII-XVIII) è
demandata al resoconto della Guerra del Peloponneso per poi passare alla
guerra di Corinto e alla Pace del Re (395-386 a.C.) nel XIX libro.
L'argomento dei libri successivi è l' inizio e il seguente declino
dell'egemonia tebana e l' ascesa di Filippo di Macedonia nel 359.
Il XXX libro, edito dal figlio Demofilo, tratta monograficamente la
Guerra Sacra, argomento dapprima tralasciato da Eforo, che vede
contrapposti Filippo e i Focesi, accusati di sacrilegio contro il tempio di
Delfi (Diod. XVI 14, = T 9 a).
Eforo fu il primo storico a prevedere la divisione in libri della sua
opera e a premettere a ognuno un proemio, come apprendiamo da Diodoro
( Diod. XVI, 76,5 = T 10).
G.L. Barber, The Historian Ephorus, Cambridge 1935.
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