5
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni nell’economia di ogni Paese si è andata diffondendo, sempre di più, la
necessità di assicurarsi contro le conseguenze derivanti dagli eventi dannosi, denominati
rischi.
L’importanza del sistema assicurativo in una economia dipende fortemente dal ruolo,
più o meno rilevante, che lo Stato assume nei confronti della previdenza e assistenza ai
cittadini e, contemporaneamente, dallo sviluppo che nel tempo hanno assunto gli altri
intermediari, quali le banche, i fondi di investimento e i fondi pensione. Infatti, la presenza
dello Stato ha causato forte rallentamento nello sviluppo di questo settore.
Con il contratto assicurativo, l’impresa di assicurazione svolge un’attività produttiva
rappresentata dalla sistematica assunzione di rischi, dietro un corrispettivo commisurato
alla probabilità di verificarsi degli eventi a cui i rischi si riferiscono.
Ai giorni nostri, oramai l’attività dell’impresa di assicurazione ha assunto notevoli
entità, in quanto i rischi da cui ci si vuole assicurare aumentano all’aumentare dello
sviluppo tecnologico, alla maggiore ricchezza, alla maggiore insicurezza, ecc.. Così
aumentano i rischi, aumenta la gente che si vuole assicurare da essi, aumentano le imprese
di assicurazione e le tipologie di assicurazione e infine aumentano l’entità dei danni che si
deve assicurare.
L’impresa di assicurazione, grazie all’esercizio delle attività su base tecniche e al
numero elevato di rischi assunti, è in grado di determinare con esattezza la probabilità del
verificarsi di rischi determinati, ripartendone le conseguenze negative tra una pluralità di
soggetti esposti al medesimo tipo di rischio. Infatti, grazie alla c.d. legge dei grandi numeri
l’impresa riesce ad ottemperare ad eventuali situazioni critiche che si potrebbero verificare.
L’impresa di assicurazione incassa i premi anticipatamente, li investe sui mercati
finanziari e immobiliari e trae dai premi e dai proventi degli investimenti le risorse per far
fronte agli impegni assunti nei confronti degli assicurati. Si può dire, quindi che l’attività
produttiva dell’impresa di assicurazione è caratterizzata da due aspetti fondamentali che
visti separatamente, non costituiscono quel fenomeno unitario che è tipico però della
6
gestione dell’impresa assicurativa: la gestione tecnico-assicurativa o la gestione
assicurativa in senso stretto e la gestione degli investimenti o gestione patrimoniale.
L’obiettivo del presente lavoro, è quello di esaminare “la funzione delle rimanenze nelle
imprese di assicurazione”, e le sue interrelazioni con la gestione tecnico-assicurativa di
dette imprese.
A tal fine, si può dire che il lavoro si articola in tre fasi, o meglio in tre capitoli, correlati
tra di loro, che racchiudono gli aspetti generali dell’assicurazione, l’attività della gestione
assicurativa e i suoi aspetti peculiari, per le imprese di assicurazione ramo danni e ramo
vita. Mediante gli “schemi e modelli” e la “metodologia delle approssimazioni
successive”, si riesce a comprendere meglio i fatti e i fenomeni tipici della gestione
assicurativa, considerata sia come fenomeno sostanzialmente unico, cioè senza soluzione
di continuità, sia come fenomeno riferito ad un dato esercizio o periodo amministrativo.
Tale lavoro ci consente, quindi, di arrivare all’analisi delle rimanenze attraverso gli
schemi di capitale e di reddito d’esercizio delle imprese di assicurazione e la loro
collocazione nelle poste del nuovo bilancio d’esercizio di derivazione europea, regolato
dalle disposizioni contenute nel D. Lgs. n. 173/97.
Nel primo capitolo di tale lavoro, si è iniziato con l’osservare l’attività e la gestione
tipica delle imprese di assicurazione, in quanto essa presenta delle caratteristiche tali da
renderla particolare, presentando aspetti e problemi del tutto particolari, rispetto alla
normale attività di produzione svolta dalle altre aziende o imprese, infatti esse fanno parte
di quelle attività denominate come “imprese svolgenti particolari attività”.
Il fatto che esse assumono sistematicamente rischi dietro corrispettivo di un prezzo
commisurato alla probabilità che l’evento si verifichi, non delinea precisamente l’oggetto
di attività di dette imprese. Infatti, non si tiene conto, dell’attività di raccolta di risparmio,
attraverso operazioni di capitalizzazione, non necessariamente collegata ad eventi aleatori,
ma soltanto a scadenze prefissate.
Nel secondo capitolo del lavoro, si parla del carattere peculiare della gestione delle
imprese di assicurazione, che è caratterizzata dall’inversione del ciclo produttivo base, che
esplica semplicemente che i ricavi precedono i costi.
Un altro aspetto da considerare in questa fase, è la mancanza della coordinazione
spazio-temporale, che vuol dire che non c’è correlazione immediata e diretta tra il
conseguimento dei ricavi e il manifestarsi dei costi. Questo porta ad un’insicurezza sul
futuro svolgimento della gestione d’impresa, e quindi non solo si ha l’esigenza di ripartire
in modo specifico nel tempo i ricavi monetariamente conseguiti, ma si ha anche l’esigenza
7
di impiegare una consistente parte di tali ricavi in diversificate attività, sicure, redditive e
facilmente liquidabili secondo necessità e convenienza.
Per queste ragioni, nel terzo capitolo del piano di lavoro, le imprese di assicurazione
devono determinare eventuali costi futuri rilevanti per la gestione, e per questi rischi futuri
devono predisporre congrui accantonamenti dei premi riscossi in fondi speciali, chiamati
impropriamente “riserve tecniche”, che sono le rimanenze passive. Tali fondi, vengono
impiegati per assolvere alla loro funzione in investimenti diversificati, che verranno “usati”
nel caso in cui si dovrà risarcire l’eventuale rischio assicurato, che genera costi.
In questa fase si tratterà quindi della funzione delle rimanenze passive, e anche attive,
delle relazioni con le strutture di capitale e di reddito di esercizio, del principio di
competenza a cui sono legate, delle loro collocazioni nelle poste dei nuovi schemi di
bilancio ed infine parleremo dei criteri valutativi ad essi afferenti.
8
CAPITOLO 1
LA GESTIONE DELLE IMPRESE DI
ASSICURAZIONE
1.1 LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE
Da sempre si è discusso sulle origini dell’attività assicurativa. Infatti, vi è molta
incertezza di notizie e di giudizi intorno a queste origini perché nelle prime forme delle
assicurazioni non si riscontrano tutti i caratteri che oggi si assumono come necessari per
definire il concetto di assicurazione. Alcuni studiosi fanno risalire le origini
dell’assicurazione ai contratti che nel 1300 si cominciarono a fare nei traffici mercantili
delle città italiane per garantirsi dai rischi di navigazione marittima.
Fu solo dalla seconda metà del sedicesimo secolo che cominciò a svilupparsi in
concomitanza con la crescita delle assicurazioni terrestri e sotto la spinta dei Lloyd’s di
Londra, la moderna assicurazione e la nascita delle imprese di assicurazione, chiamate
allora “compagnie” di assicurazione. I Lloyd’s, però, non costituiscono una vera e propria
compagnia di assicurazione, essendo in realtà degli intermediari di assicurazione i quali
assumono, senza obbligo solidale, singole quote di rischio, e quindi gli eventuali effetti
economici negativi, dietro la riscossione di un premio.
Le vere e proprie imprese di assicurazione si riscontrano, invece, con l’affermarsi della
società anonima che si affermò in tutti i maggiori Paesi europei, divenendo la forma
giuridica adottata anche dalle Compagnie assicuratrici italiane, oltre che francesi, inglesi e
olandesi.
Sul piano legislativo i primi tentativi di codificazione del rapporto assicurativo in Italia,
avvenne con il Codice di Commercio del 1882.
Solo nel ventesimo secolo, si è posto il rimedio alle impostazioni lacunose delle
codificazioni di questo tipo di rapporto, comune in tutti i Paesi europei.
9
In ogni modo, quello che ha reso queste istituzioni molto interessanti, è il principio
mutualistico che sta alla base della loro costituzione: vale a dire persone esposte ad un
rischio comune che si uniscono e si obbligano un versamento di un contributo allo scopo di
formare un capitale da ripartire, regolandosi con norme, a quelli tra gli associati sui quali si
abbatte l’evento dannoso
1
.
Dopo aver fatto una breve disamina sulle origini e l’evoluzione dell’assicurazione,
possiamo spiegare il suo significato affermando che è un’attività, l’assicurazione, che
poggia le basi nel bisogno che l’individuo avverte di garantire a se stesso o ad altri
l’affrancamento da un danno a persone o a cose come conseguenza del verificarsi di un
evento “rischioso”.
In altre parole, l’attività di assicurazione si può definire come l’impegno che un
soggetto (assicuratore) assume a corrispondere ad un altro soggetto (beneficiario), una
determinata somma in una (capitale) o più soluzioni (rendita) secondo date scadenze
2
.
Ora parlando delle assicurazioni in generale, possiamo affermare che esse possono
essere classificate in vari modi: il più comune è quello che consiste nel riferirsi alla natura
del rischio.
Gli eventi nei quali possono sorgere per le economie individuali il bisogno di
assicurazioni sono i seguenti
3
:
1. eventi relativi alla perdita totale o parziale dei beni;
2. eventi connessi alla perdita totale o parziale delle fonti di entrata;
3. eventi relativi a responsabilità derivanti da attività professionali o da fatti da
ordinaria vita civile.
Per quanto riguarda il primo punto, gli eventi possono riguardare circostanze svariate,
come ad esempio un incendio che distrugge un immobile. In questi casi vi è un bene che si
guasta o si perde in tutto o in parte. Le assicurazioni che si riferiscono a tali eventi si
chiamano assicurazioni contro i danni alle cose. Ci possono essere anche alcuni casi dove
il danno non consiste nella perdita di un bene presente, ma di un bene che ancora non
esiste al momento del sinistro, di un bene futuro che però si sarebbe sicuramente ottenuto,
se l’evento dannoso non si fosse verificato.
1
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag.18
2
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag.19
3
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag.23
10
Il secondo punto fa riferimento agli eventi che riguardano le cosiddette assicurazioni di
persone, che provvedono all’invalidità, alla vecchiaia, al caso di morte, alle malattie, agli
infortuni sia che sopravvengono in circostanze di prestazioni lavorative, sia per altre
cause. Questo tipo di assicurazioni sono dette “assicurazioni sociali”
4
.
Infine gli elementi relativi all’ultimo punto spiegano che il loro verificarsi può far
sorgere un’obbligazione ovvero un debito di un soggetto nei confronti di terzi. Questo
caso si presenta quando nello svolgimento dell’attività professionale si incorre in una
responsabilità per i danni causati a persone o a cose, responsabilità per le quali si è
chiamati a corrispondere un risarcimento. Tali responsabilità sono di due tipi: contrattuale,
se sorge in occasione e in dipendenza di un rapporto contrattuale, o extra-contrattuale
(assicurazione per la responsabilità civile, responsabilità del medico, del commerciante
ecc.).
Una responsabilità di natura speciale è quella in cui incorrono le società di
assicurazioni presso i propri assicurati. L’obbligo che esse assumono, in corrispettivo di
un determinato contributo fisso (premio), di risarcire gli assicurati dei danni economici da
cui possono essere colpiti in determinate eventualità, rappresenta l’impegno che può
risultare in se superiore ai contributi riscossi, ma che, in ogni caso, deve essere mantenuto.
Il fenomeno si colloca nella cosiddetta “legge dei grandi numeri”. È proprio attraverso
questa legge che l’assicurazione diviene tecnicamente accessibile a molti a prezzi e costi
accettabili se non convenienti.
1.1.1 L’equivalenza delle prestazioni nelle assicurazioni
Alla base di tutte le forme di assicurazione c’è il bisogno di sicurezza, da parte di
qualsiasi soggetto, per sé e per gli altri di cui si ha interesse.
Il contenuto dell’assicurazione è sempre di natura economica, sia che riguardi le
persone, sia che riguardi le cose. Comunque l’assicurazione poggia sul principio della
ripetibilità dei fatti e dei fenomeni oggetto di assicurazione
5
. Secondo questa circostanza,
nella legge dei grandi numeri è possibile diversificare e ripartire il rischio del verificarsi di
un determinato evento. Quindi la ripetibilità di un fenomeno pressoché omogeneo e la
4
Cfr. P. E. CASSANDRO, Le gestioni assicuratrici, Unione tipografico – Editrice Torinese, 1957, pag. 36
5
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag.28
11
numerosità dello stesso fenomeno, consentono all’assicuratore di cogliere la probabilità
media ed effettiva del verificarsi di un dato fenomeno. Tale fatto permette
all’assicurazione di poter operare e quindi di stabilire un prezzo congruo, che deve essere
di una misura tale che consenta a un soggetto assicuratore di poter operare in modo
economico e ad un soggetto assicurato di poter ritenere economico, se non conveniente,
spendere quel prezzo.
Nelle economie delle assicurazioni questa circostanza è nota come “equivalenza delle
prestazioni tra assicuratore e assicurato”.
1.1.2 La classificazione delle assicurazioni
Secondo la nuova disciplina europea le assicurazioni sono classificate così:
a) assicurazioni vita;
b) assicurazioni non vita (o danni).
Ma vi possono essere anche altre classificazioni
6
:
a) assicurazioni riguardanti le persone;
b) assicurazioni contro i danni alle cose;
c) assicurazioni commerciali e finanziarie;
d) assicurazioni di responsabilità;
e) assicurazioni combinate;
f) altre forme assicurative;
g) assicurazioni di rischi accessori e di rischi straordinari.
Un’altra importante distinzione è operata nelle assicurazioni in rapporto all’ambito
pubblico o privato nel quale esse si collocano. I bisogni possono trovare normalmente
soddisfacimento sia sul piano prettamente privato sia nell’ambito di organizzazioni istituite
dalla collettività per perseguire determinati scopi o finalità. Per il primo aspetto ci sono le
assicurazioni private, per il secondo le assicurazioni sociali. Quest’ultime sono quelle che
si riferiscono ai rischi la cui copertura, oltre che rispondere agli interessi individuali del
singolo, risponde, ad una finalità d’interesse pubblico. Esse riguardano la copertura di
rischi cui sono soggetti i lavoratori (invalidità, infortuni sul lavoro, vecchiaia,
6
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag. 32
12
disoccupazione, malattie, ecc.). Non è possibile negare il carattere di socialità anche alle
assicurazioni obbligatorie di responsabilità civile per gli automobilisti, per le assicurazioni
per gli incendi, ecc. Le distinzioni tra assicurazioni private e sociali non è così netta e
precisa. Essa costituisce una classificazione operatasi di fatto in conseguenza della politica
delle assicurazioni adottata in vari paesi riguardo all’evoluzione della politica sociale. La
vera distinzione si ha nel campo tecnico. Esse divergono sul piano dei principi, sul piano
degli obiettivi, e su quello dei metodi, oltre al fatto che ciascuna assicurazione poggia su
proprie autonome regole.
Come abbiamo già detto, le assicurazioni sociali sono quelle forme di previdenza
istituite dallo Stato a vantaggio di determinate classi sociali, costituite generalmente da
lavoratori i quali non possono avvalersi dell’assicurazione privata. È la legge che stabilisce
quali categorie di lavoratori sono soggette alle assicurazioni, chi ha l’obbligo di pagare i
contributi, gli istituti che gestiscono le assicurazioni, ecc.
L’istituto assicuratore (quella obbligatoria) può fare assegnamento su una determinata
massa di assicurati in ogni anno di funzionamento dell’assicurazione, almeno nei limiti di
attendibilità delle sue previsioni e può, pertanto, distribuire il costo globale
dell’assicurazione nel tempo e fra le varie classi di età degli assicurati, con criteri ispirati
alla politica sociale perseguita dal Paese. Detti criteri non sono compatibili con il principio
di equità, che caratterizza le assicurazioni libere e che è basato sul principio di mutualità
tra assicurati i quali si trovano in perfette condizioni d’indifferenza rispetto al rischio.
In Italia, gli istituti che gestiscono le principali assicurazioni sociali sono enti di diritto
pubblico o mutue. Tra i più importanti ci sono
7
:
- Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS);
- Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni del Lavoro (INAIL);
- Il servizio sanitario nazionale e le Unità Sanitarie Locali (USL).
Invece, sono assicurazioni private tutte quelle assicurazioni che possono essere in
genere istituite liberamente o volontariamente, nel senso che si lascia alla libera volontà
delle persone la possibilità o meno di aderirvi e di stipularle. Talvolta però la legge impone
che anche per alcune assicurazioni ci sia l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria
(come in Italia ad esempio è avvenuto per l’assicurazione per la Responsabilità Civile
Automobilistica per la circolazione di autoveicoli e di natanti).
7
Cfr. P. E. CASSANDRO, Le gestioni assicuratrici, Unione tipografico – Editrice Torinese, 1957, pag. 38
13
Infine possiamo dire che le assicurazioni private possono riguardare sia la persona
umana, sia i beni di sua proprietà e sia le circostanze che comportano situazioni di pericolo
e di responsabilità.
1.1.3 Le imprese e l’assicurazione
L’assicurazione riunisce un adeguato numero di persone soggette ad un determinato
bisogno futuro eventuale e le organizza in modo che tutte concorrano a soddisfare il
bisogno di quelle per le quali l’evento dannoso si è verificato. In modo che il danno
economico determinato dal sinistro sia risarcito da quelle persone che sono state esposte
anch’esse all’eventualità di subire il danno stesso, pur non avendolo in effetti subito. Però
non tutte le forme di autoassicurazione possono essere considerate assicurazione.
L’organizzazione di un’assicurazione presume necessariamente un’impresa
8
. L’impresa
assicuratrice svolge un’attività intermediaria per la raccolta e l’impiego di mezzi finanziari.
Le operazioni passive nell’impresa di assicurazione sono costituite dalla raccolta premi, in
quanto configura assunzione di impegni. Le operazioni attive sono date dalle concessioni
di credito e dagli investimenti come espressione di impieghi fruttiferi.
L’impresa di assicurazione provvede a raccogliere i rischi e ad incassare i premi oltre a
liquidare le prestazioni pattuite nei casi in cui si verifichino gli eventi assicurati. La
possibilità che la probabilità effettiva dei sinistri risulti superiore a quella presunta impone
poi la costituzione di riserve di rischi e la necessità di disporre di capitali propri i quali,
oltre a costituire una necessaria garanzia, determinano maggiore fiducia del pubblico sulla
solvibilità dell’impresa. Questo mette in difficoltà le imprese entranti, perché a differenza
delle altre non dispongono di una notevole clientela e di un importante portafoglio.
Possiamo dire, infine, senza soffermarci troppo sulle caratteristiche e sulle peculiarità sul
piano legislativo di dette imprese, che l’attività assicurativa può essere svolta solo da
imprese in forma di società di capitali.
8
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag. 121
14
1.2 LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE VERSO L’INTEGRAZIONE
EUROPEA
Come già anticipato, per far fronte alle impostazioni lacunose delle codificazioni fatte
del rapporto assicurativo prima del ventesimo secolo, in tutti i Paesi europei, si è cercato,
di comune intento con la Comunità Europea, di regolare e codificare un unico rapporto
assicurativo simile per tutti questi Paesi. Così, possiamo dire che l’attività assicurativa si
svolgeva nel contesto europeo secondo regole e principi assicurativi quasi identici ma in un
quadro normativo nazionale assai spesso diverso da quello di altri Paesi e diverso da Paese
a Paese. L’intensa circolazione di beni e di persone, fra gli stati europei ha dato però avvio
ad un lungo e complesso processo di “armonizzazione delle legislazioni” relativamente ai
settori economici e civili.
Esso è iniziato nel 1956 con il Trattato di Roma, e da quel momento in poi quindi anche
nel campo assicurativo sono succeduti molti fatti che hanno portato progressivamente le
legislazioni nazionali ad uniformarsi, grazie alla ricezione di Direttive fino al 2002, in cui
c’è stata l’unificazione monetaria con l’introduzione dell’Euro.
Negli anni ’70 l’obiettivo principale delle legislazioni dei singoli paesi aderenti, era
quello di creare e di istituire l’armonizzazione delle condizioni di accesso al mercato
assicurativo. Esso consisteva nell’affermare la libertà di stabilimento da parte delle unità
svolgenti attività assicurativa in tutti i paesi della Comunità. Per fare ciò occorreva
eliminare gli ostacoli che si frapponevano al cosiddetto diritto di stabilimento attraverso la
riforma delle legislazioni di controllo (Direttiva n. 239 del 1973, recepita con la Legge
10.6.1978 n. 295 – sulla riforma dei controlli delle imprese di assicurazione nei rami
danni; Direttiva n. 247 del 1979, recepita in Italia con la Legge 22.10.1986 n 742 – sulla
riforma dei controlli delle imprese di assicurazione nei rami vita). Per lo svolgimento di
quest’attività di controllo con la legge 12.8.1982 n. 576 fu istituito ISVAP (Istituto per la
Vigilanza delle Assicurazioni Private)
9
.
I sistemi di controllo così introdotti nel nostro sistema giuridico sono ispirati ai seguenti
principi:
9
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag. 113
15
per le imprese di nuova costituzione, divieto dell’esercizio congiunto del ramo vita e
del ramo danni. In più si ribadisce l’obbligo per le imprese esercenti entrambi i rami,
di tenere distinte le gestioni;
l’accesso all’attività assicurativa necessita di autorizzazione amministrativa. Devono
essere indicati i requisiti per concederla, rifiutarla o revocarla ed anche i rimedi in
caso di rifiuto o revoca;
si stabilisce l’obbligo di disporre del “margine di solvibilità” oltre alle consuete
“riserve tecniche”;
si stabilisce, inoltre, di stabilire e mantenere un “fondo di garanzia” non inferiore ad
un terzo del margine minimo di solvibilità;
si introducono misure adeguate in caso di dissesto dell’impresa assicurativa.
Queste sono le cosiddette Direttive di prima generazione.
Anche le Direttive di seconda generazione riguardano l’assicurazione danni e
l’assicurazione vita.
La Direttiva n. 357 del 1988 ha riguardato l’assicurazione danni ed è stata recepita con
D.Lgs. n. 49 del 1992. Con tale provvedimento si è disciplinata l’attività assicurativa
relativamente alla libertà di prestazione dei servizi nei rami danni; mentre per le
assicurazioni vita ha provveduto la Direttiva n. 619 del 1990 recepita con D. Lgs n. 515 del
1992. Quindi, con esse, le aziende di assicurazione hanno la libertà di compiere per un
Paese membro, le operazioni previste dalla propria legislazione in tutti i paesi dell’Unione
Europea.
Con le Direttive di terza generazione si compie un notevole passo in avanti verso la
costruzione del mercato unico delle assicurazioni. Con esse si supera la distinzione operata
tra paese di origine e paese ospitante in materia di controllo, per arrivare a configurare un
unico controllo, quello appunto del paese di origine dell’impresa di assicurazione,
pattuendo anche il mutuo riconoscimento degli atti amministrativi tra Stati membri della
Comunità Europea.
Le Direttive di terza generazione sono rispettivamente la n. 96 del 1992 in materia di
assicurazioni sulla vita e la n. 49 del 1992 in materia di assicurazione diretta diversa
dall’assicurazione vita. Le leggi di ricevimento e di attuazione sono rispettivamente i
Decreti Legislativi n. 174 (vita) e n. 175 (non vita) del 17 marzo 1995. Per completare il
quadro dell’adeguamento dell’ordinamento assicurativo italiano al modello europeo
occorre citare il D.Lgs. n. 173 del 1997 che ha attuato la Direttiva n. 674 del 1991 in
16
materia di conti annuali e consolidati delle imprese di assicurazione
10
. In base ai Decreti n.
174 e n. 175, si è introdotta una disciplina che tiene conto delle differenziate categorie
d’imprese
11
:
imprese aventi la sede legale nel territorio della Repubblica;
imprese aventi la sede legale in un altro Stato membro;
imprese aventi la sede legale in uno Stato terzo.
1.3 IL RISCHIO E L’ASSICURAZIONE
E’ noto come ogni attività umana sia sempre permeata dal rischio, ossia dall’incertezza
concernente il futuro. Invero, l’impossibilità di conoscere con precisione quali possano
essere i riflessi derivanti dalla verificazione di un evento o di un accadimento futuro,
determina uno stato d’incertezza che può, peraltro, essere completo o parziale.
Da ciò derivano differenti situazioni d’incertezza: secondo alcune interpretazioni,
l’espressione dovrebbe riservarsi solo a quelle situazioni in cui appare preclusa ogni
previsione concernente il futuro; laddove, invece, appare possibile pervenire ad una
conoscenza, seppure approssimata del futuro, si preferisce parlare di rischio (o incertezza
misurabile).
Il rischio costituisce un carattere fondamentale dell’assicurazione, un elemento del
quale non si può fare a meno. Quando parliamo di rischio puro, ci riferiamo ad un concetto
economico che si lega ad una “incertezza di un danno”
12
, oggettivamente misurabile e,
pertanto, concernente la possibilità di eventi futuri da cui derivi una “prospettiva di
danno”.
E’ possibile considerare quali sono gli elementi costitutivi del rischio
13
:
1. la possibilità che un fatto si verifichi;
2. l’evento dannoso, cioè la suscettibilità di un evento di provocare un danno in termini
economici.
Nel primo caso il rischio viene inteso come probabilità, mentre nel secondo caso si
osserva che il rischio, inteso come evento sfavorevole futuro, non deve essere confuso con
10
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag. 118
11
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Le imprese di assicurazione, LUE, Pescara, 2003, pagg. 229-248
12
Cfr. P. E. CASSANDRO, Le gestioni assicuratrici, Utet, Torino, 1975, pag. 2
13
Cfr. N. DI CAGNO e S. ADAMO, Amministrazione e controllo delle imprese di assicurazione,
Giappichelli Editore – Torino, 2000, pag. 4
17
l’effetto dannoso provocato dalla manifestazione dell’evento stesso. È necessario, invero,
distinguere tra rischio e danno. Il rischio, nell’accezione pura, è la possibilità che si
verifichi un evento sfavorevole futuro ed incerto. Il danno è l’effetto economico negativo
certo derivante dall’avvenuta verificazione dell’evento e può essere anche chiamato,
quindi, sinistro. Mentre, il numero di volte in cui si verifica un sinistro viene chiamato
tasso di sinistralità
14
.
Con riferimento al rischio, è possibile individuare numerose tipologie dello stesso che
interessano l’individuo minacciandone la persona fisica e/o i suoi beni e, di conseguenza,
la potenzialità economica dello stesso.
P. E. Cassandro più in particolare, traccia una classificazione dei rischi, che vale come
mezzo di orientamento tra le molteplici classificazioni che si possono avere. E questi
sono
15
:
1. rischi riferibili ad eventi inerenti la persona e la sua capacità produttiva (rischi
personali);
2. rischi riguardanti eventi da cui possono derivare danni diretti ed indiretti a beni
economici (rischi reali);
3. rischi relativi ad eventi che provocano danni di natura patrimoniale a beni o persone,
in seguito all’azione negligente o colposa di altri individui (rischi di responsabilità).
Evidentemente la “gestione” del rischio comporta una serie di fasi rivolte a combinare
un insieme di analisi e successive scelte che evidenziano, quindi, il collegamento di tale
problematica con i processi decisionali di ogni individuo. In campo aziendale, in
particolare, la gestione dei rischi si riconduce ad un percorso basato su tre fasi
fondamentali
16
:
1. identificazione del rischio;
2. valutazione del rischio;
3. trattamento del rischio.
La fase d’identificazione si rivolge alla ricerca dei fenomeni da cui possono derivare
effetti economici negativi.
14
Cfr. L. C. LUCIANETTI, Studi e ricerche di Economia delle Imprese di Assicurazione, LUE, Pescara,
2003, pag. 57
15
Cfr. P. E. CASSANDRO, Le gestioni assicuratrici, Unione tipografico – Editrice Torinese, 1957, pag. 2
16
N. DI CAGNO e S. ADAMO, Amministrazione e controllo delle imprese di assicurazione, Giappichelli
Editore – Torino, 2000, pag. 6