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Nella seconda parte ho analizzato l’assistenza e la metodologia
infermieristica, che ci permettono di schematizzare e di valutare il grado di
assistenza fornita al paziente.
Nella terza parte ho sviluppato le quattro fasi principali che caratterizzano
il ricovero, in quanto si presume che variano le condizioni emotive del
paziente in relazione alla fase pre-operatoria e post-operatoria, ed eventuale
periodo di trazione; accennando l’intra-operatorio in quanto questo è
compito del personale di sala operatoria.
A terminare, nella quarta ed ultima parte, ho indicato le competenze
infermieristiche correlate ai rischi dopo l’intervento chirurgico e le
conclusioni.
DEFINIZIONE DEL PROBLEMA
All’arrivo in reparto ortopedico il paziente, considerato paziente a rischio,
verrà accolto e sistemato nel letto dall’infermiere in collaborazione col
medico di reparto con adeguati accorgimenti, come l’utilizzo della barella a
cucchiaio per evitare degli ulteriori traumi all’arto fratturato e dunque
evitare altre conseguenze. Dopo la sua sistemazione nel letto verranno fatte
le prime valutazioni mediche ed infermieristiche per valutare al meglio le
condizioni del paziente. Gli interventi infermieristici consistono:
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• valutazione dello stato di coscienza e percezione del paziente;
l’infermiere deve sapere individuare lo stato di coscienza e il grado di
percezione del paziente per pianificare anche il tipo di assistenza da
prestare. Lo stato di coscienza può essere valutato con delle risposte date
dal paziente a delle nostre domande come, “come si chiama?” o “dove à
nato?”, e in base alle risposte dateci, può presentarsi vigile, attento,
orientato nello spazio e nel tempo oppure può presentarsi distratto, con
obnubilamento del sensorio, confuso, disorientato nello spazio e nel
tempo. Questi risultati trascritti nella cartella infermieristica ci
permetteranno in una seconda valutazione di evidenziare eventuali
miglioramenti o peggioramenti;
• posizionamento di un accesso venoso; la reperibilità di un buon
accesso venoso è molto importante in quanto nel paziente considerato a
rischio, dovuto alla frattura bisogna essere pronti ad infondere
tempestivamente nel torrente circolatorio soluzioni e farmaci per far fronte
a possibili complicanze. Solitamente il paziente arriva in reparto con una
cannula già inserita, qui l’infermiere deve controllarne la pervietà e
valutare quindi se deve essere mantenuta o sostituita, perché otturata.
Verificare il calibro dell’agocannula in quanto il paziente, che solitamente
andrà incontro ad intervento chirurgico, può avere bisogno di una
trasfusione, di emoderivati o di una rapida infusione di liquidi attraverso
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l’utilizzo di duplici vie, è dunque utile e consigliato a tal scopo reperire
anche vene più grosse e utilizzare calibri di aghi adeguati. L’accesso
venoso viene mantenuto con della fisiologica, se non bisogna
somministrare dei farmaci oppure chiudendo la cannula con appositi tappi
dopo avere fatto un lavaggio con eparina, questa tecnica se non bene
utilizzata può presentare dei rischi, come l’otturazione dell’ago e il
pericolo d’ infezioni.
• controllo dei parametri vitali; i parametri vitali sono molto
importanti per la valutazione dello stato generale del paziente, essi ci
indicano la temperatura, polso, pressione arteriosa e la frequenza
respiratoria, che devono essere monitorizzati e riportati sia nella cartella
clinica che in quella infermieristica. Altro parametro che viene spesso
preso in considerazione, è il bilancio idrico e cioè il bilancio dei liquidi
immessi nel paziente ed eliminati. Questi parametri vengono rilevati e
trascritti dall’infermiere in apposite cartelle, sotto le indicazioni del
medico che si baserà sulle condizioni generali del paziente.
• prelievo di sangue per gli esami ematochimici ed indagini
strumentali generali; le indagini di laboratorio che vengono svolte
solitamente in urgenza all’arrivo del paziente in reparto, ci danno delle
indicazioni sulla funzionalità degli organi interni, indicando delle anomalie
tramite dei valori già predefiniti. Per il prelievo di sangue non bisogna mai
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utilizzare la via per infondere liquidi, per evitare di otturarla con
l’aspirazione o di avere dei risultati alterati dalle terapie eseguite. Nel caso
del politraumatizzato gli esami da richiedere sono numerosi, è dunque
utile per evitare il rischio che si possa dimenticare qualche esame
importante, prevedere un profilo di esami ematochimici variabili in base al
reparto ed al paziente. In questo profilo non dovrebbero mancare:
ELETTROLITI SIERICI (azotemia, glicemia, sodio e potassio,
creatininemia, bilirubina totale, elettroliti, transaminasi got e gpt, fosfatasi
alcalina, dibucaina, gamma-gt, cpk);
EMOCROMO CON FORMULA ERITROCITARIA E LEUCOCITARIA;
SCREENING COMPLETO DELLA COAGULAZIONE;(pt, tt ptt,
fibrinogeno antitrombina III, fdp);
VES ( velocità di eritrosedimetazione);
MARCATORI DELLE EPATITI;
EMOGASANALISI;
GRUPPO SANGUIGNO E COMPATIBILITA’;
ESAME URINE;
RX TORACE;
ELETTROCARDIOGRAMMA E VISITA CADIOLOGICA
• somministrazione della terapia; va effettuata da parte
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dell’infermiere dopo che il medico di reparto abbia eseguito la visita e
l’abbia prescritta. Il paziente può arrivare con una terapia già in corso, in
quanto egli proviene solitamente dal pronto soccorso o da un reparto di
chirurgia, questa può essere mantenuta o cambiata a discrezione del medico
di reparto, l’infermiere deve osservare con molta attenzione le prescrizioni
mediche e dunque eventuali variazioni di prescrizione.
• posizionamento di un catetere vescicale; il catetere vescicale è
molto importante per monitorare la funzionalità renale e dunque
evidenziare la presenza di ematuria, anuria, oliguria o poliuria.
L’infermiere si occuperà del suo inserimento e della gestione accurata dello
stesso utilizzando, ove disponibile, un sistema a circuito chiuso, per evitare
l’insorgenza di eventuali infezioni e febbre al paziente.
• compilazione della cartella clinica; l’infermiere si limiterà alla
parte anagrafica, facendo attenzione a non dimenticare i numeri di telefono
utili per reperire i familiari in caso d’emergenza. Il paziente può arrivare
nel reparto ortopedico con già una cartella compilata, se questa è
mantenuta, l’infermiere si limita solo al suo controllo ed aggiornamento.
Bisogna ricordare di controllare se vi sono tutti i dati necessari e i risultati
d’eventuali esami già praticati, per evitare inutili ripetizioni, disagi al
paziente e aumento di costi all’azienda.
• compilazione della cartella infermieristica; l’infermiere deve porre
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molta attenzione nella compilazione della cartella infermieristica per la
pianificazione degli interventi da eseguire, e del tipo di assistenza da
erogare. Questo tipo di strumento è molto utile per migliorare la qualità
dell’assistenza, i dati che rileva l’infermiere sono le informazioni relative
ad una situazione che può generare uno o più problemi, o che è suscettibile
di generare. Le fonti d’informazione possono essere l’utente, i familiari o i
membri dell’equipe attraverso l’osservazione e il dialogo, la cartella clinica
ed altre documentazioni scritte mediante la consultazione. E’ necessario
procedere alla raccolta dati il più presto possibile, i dati principali devono
essere raccolti e trascritti da chi accoglie il malato, inoltre la raccolta dei
dati deve proseguire per tutta la durata del ricovero onde poter seguire il
decorso del paziente e registrare eventuali aggiornamenti, questo è
necessario per individuare ulteriori problemi, formulare diagnosi, attuare e
valutare gli interventi prestati. Per la sua importanza, ho introdotto alla fine
una copia della cartella infermieristica.
• indagini strumentali specifiche: l’indagine più utilizzata per la
diagnosi della frattura è l’esame radiografico nelle due proiezioni (latero-
laterale e antero posteriore), questi ci permette di stabilire la presenza e la
particolarità della frattura ossea. Altro esame che può essere eseguito per
migliorare lo studio della frattura è la RMN, che ci descrive una morfologia
più accurata nei confronti della tradizionale lastra RX. L’esame
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radiografico, deve essere eseguito, prima della riduzione, dopo la riduzione
e periodicamente durante il consolidamento.
PRIMA PARTE
LA FRATTURA
Per frattura s’intende la formazione di una soluzione di continuo di un
segmento scheletrico osseo, che comporta una sua interruzione indicata
come linea di frattura, sia essa causata da un trauma, microtrauma o da una
patologia, mentre per focolaio di frattura si definisce la zona
immediatamente circoscritta alla rima di frattura. La loro eziologia è
determinata dall’applicazione di una forza tanto violenta che supera i limiti
di resistenza dell’osso, la forza applicata può essere di torsione, flessione o
compressione che comportano fratture diverse. Le fratture delle ossa
possono essere provocate da un trauma: che può essere diretto quando un
osso è colpito da un corpo contundente o anche per impatto contro un
oggetto fisso, trauma indiretto quando una forza di torsione o flessione
applicata a una leva scheletrica può determinare la frattura a distanza dal
punto in cui si è esplicata la forza stessa; o da una patologia degenerativa
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che interessa l’osso, diminuendo la sua resistenza, come l’osteoporosi e
l’osteomalacia, tumori ossei o metastasi.
Le frattura può essere chiusa: quando la cute è intatta oppure, se sono
presenti ferite, queste sono superficiali e non correlate alla frattura; una
frattura può essere esposta quando vi è una lacerazione dei tessuti molli in
corrispondenza della sede della frattura.
La fratture possono inoltre essere:
• trasversali; quando la rima di frattura è disposta ad angolo retto
rispetto all’asse longitudinale dell’osso, sono solitamente provocate
da un trauma diretto.
• oblique e spiroidi; in una frattura obliqua la rima di frattura forma
un angolo minore di 90° rispetto all’asse longitudinale dell’osso
(figura 1),