Introduzione
IX
Introduzione
Negli anni 1996 si è dato inizio al riordino dell’archivio in cui viene
conservato il patrimonio fotografico storico dell’Igm
1
. In questa fase sono
emersi diversi nuclei di fotografie dei quali era nota l’esistenza, ma che fino
ad oggi, erano stati apprezzati solo per le finalità produttive per cui erano stati
realizzati.
Nella riorganizzazione di un archivio è importante riuscire a conservare tutti
gli elementi che lo compongono, ognuno con la propria struttura interna, la
propria organizzazione, correlata con quella di tutti gli altri, perché anche in
futuro sia possibile ricostruire la fisionomia, l’attività, le scelte dell’ente che
li ha prodotti
2
. Abbiamo quindi ritenuto importante registrare le varie fasi in
cui si è svolto il lavoro illustrando in particolare, fra tutti i fondi presenti,
quello più antico che forse più di altri rappresenta la peculiarità dell’ente: il
fondo Paganini. Questo fondo è costituito da materiale fotografico sia
negativo che positivo, realizzato con scopi fotogrammetrici
3
.
Luigi Pio Paganini (Milano 1848 - Firenze 1916) è stato colui che per conto
dell’Igm, fra il 1878 e il 1910 ha progettato gli apparecchi necessari alle
1
Istituto Geografico Militare unico ente cartografico dello stato italiano è stato creato nel
1865 come Ufficio Tecnico allo scioglimento degli Uffici Topografici degli stati preunitari.
Svolge una serie complessa di compiti legati alla gestione e amministrazione del territorio.
Vedi 1 pag. 3.
2
Vedi Benedetta Toso, Gli interventi di riordino negli archivi fotogragrafici, in «Centro di
ricerche informatiche per i beni culturali», Quaderni 8, Tiziana Serena (a cura di), Per Paolo
Costantini. Fotografia e raccolte fotografiche. Vol. 1,1998, pag. 224.
3
“Con il termine fotogrammetria si intendono tutte quelle procedure che utilizzano immagini
fotografiche di un oggetto per ricavarne le dimensioni. Mediante la fotogrammetria questa
operazione viene fatta, in gran parte, non direttamente sull'oggetto ma operando su immagini
Introduzione
X
riprese, realizzato le fotografie, diretto le campagne fotografiche, progettato
strumenti grafici per facilitare la compilazione di carte topografiche. Egli è
noto nella storia della fotogrammetria per essere stato il primo ad applicare in
maniera scientifica i principi fotografici al rilievo topografico
4
, ma su di lui e
sulle sue pubblicazioni non esiste tuttora uno studio esaustivo.
Le fotografie, elemento fondamentale del suo lavoro, la cui valorizzazione è
uno degli obiettivi che ci siamo posti, non sono mai state accessibili alla
fruizione pubblica, ad esclusione di pochi esemplari esposti durante eventi
particolari quali mostre o convegni, relegate unicamente alla loro funzione
topografica, ridotte a semplice fase di un più complesso lavoro.
Fino all’anno 2000 i positivi delle lastre fotografiche erano stipati all'interno
di sei grandi casse di legno d'abete
5
.
Sulla scorta di un inventario esistente abbiamo verificato la consistenza della
collezione ed il suo reale valore; e in questa fase uno dei primi quesiti che ci
siamo posti è se fossero ancora esistenti i negativi originali.
E' così iniziata una ricerca che, grazie alla sensibilità e determinazione della
attuale Direzione Igm, ha consentito il recupero dalla condizione di degrado e
fotografiche”. Manfredo Romeo, Architettura digitale, in «http://www.gen-
eng.florence.it/ad/cap01/cap01.htm».
4
Vedi alla voce “fotogrammetria”, in Istituto per l'Enciclopedia Italiana, “Enciclopedia
Treccani”, vol. XV, pagg. 811-817.
5
Presumibilmente erano casse utilizzate per il ritorno del materiale da Dobbiaco a Firenze
nel 1945. La vicenda di Dobbiaco è tutt'oggi un episodio non studiato della vita dell’Igm
durante la II guerra mondiale: visto da alcuni come momento di collaborazionismo con le
forze di occupazione, per altri si trattò dell’estremo tentativo del direttore, colonnello
Umberto Cecchini, di salvare l’ente. I tedeschi che occupavano Firenze, in vista di una
imminente liberazione della città decisero di trasferire tutto l'ente, archivi, biblioteca,
strutture produttive e personale a Dobbiaco, in territorio ancora completamente sotto il loro
controllo. Il trasferimento durò venti mesi e finita la guerra il materiale fu riportato a Firenze.
Introduzione
XI
abbandono in cui versavano in un magazzino materiali presso la sede Igm di
Novoli, di circa 200.000 negativi su lastre di vetro di vario formato
comprendenti una serie di altri fondi
6
.
Prima che l’insieme del materiale fosse acquisito dal settore storico
dell’Archivio, è emersa anche l'esistenza di una cartella, conservata a cura
dell'archivio topocartografico, contenente panorami formati da positivi
all'albumina eseguiti dal maggiore Michele Manzi nel 1876. Si tratta in
assoluto dei primi esperimenti di fotogrammetria terrestre realizzati in Italia;
di essi purtroppo non è ancora stata riscontrata l’esistenza dei negativi
originali che dalla documentazione risultano prodotti con la tecnica del
collodio umido .
Il fondo Paganini è costituito da esemplari fotografici di alto livello tecnico
ed estetico peculiari per il loro carattere storico; documenti dell’evoluzione
della fotografia all’interno dell’ente. Gli esemplari più antichi della
collezione sono lastre in vetro, di formato 18x24 centimetri circa,
sensibilizzate artigianalmente dal personale Igm con procedimento al collodio
secco risalenti al 1878; in seguito, dal 1879, si passò all’uso di prodotti a base
di gelatina-bromuro preparati prima “in proprio” e poi utilizzando prodotti
industriali.
Anche per ciò che attiene al materiale positivo valgono le stesse
considerazioni sul suo valore storico e documentario; gli esemplari più
Mentre la tesi è in fase conclusiva, è stato pubblicato uno studio sulla vicenda: Rosanna
Pruccoli, Tiziano Rosani, L ’IGM a Dobbiaco tra il 1943 e il 1945, Dobbiaco 2003.
Introduzione
XII
antichi sono stampe all'albumina, mentre quelli successivi sono alla gelatina-
bromuro. Tali stampe sono incollate su cartoni di grammatura superiore e
collegate fra loro in modo da formare panorami con un orizzonte di 360°.
L’insieme di questo materiale conservato presso l’istituzione che
commissionava le fotografie, costruiva nuovi strumenti per realizzarle,
divulgando i risultati raggiunti con pubblicazioni scientifiche e che utilizzava
queste fotografie nella produzione di cartografia, offre la possibilità unica di
tracciare in modo puntuale la storia di tutti gli elementi conservati per
contribuire, con il loro inquadramento, a delineare una storia dell’ente
indicando il ruolo in esso svolto dalla fotografia.
Vorremmo ora dare alcuni ragguagli sul percorso da noi seguito, consapevoli
che alcuni aspetti della ricerca sono rimasti aperti ad ulteriori
approfondimenti.
Il nostro studio inizia con una presentazione dell’Archivio Storico dell’Igm e
dei vari fondi che lo compongono. Fra questi ci soffermiamo su quello
fotografico, illustrandone prima la parte contemporanea e poi quella storica.
Un paragrafo è dedicato al metodo di catalogazione informatica adottato dalla
“Sezione storica dell’Archivio fotografico”. Questa sezione conserva il
“fondo Paganini”. Perché sia possibile ritrovare anche con ricerche successive
quell’insieme articolato di fili che costituiscono i legami fra le varie parti
dell’archivio e la struttura che lo ha generato, ne descriviamo lo stato prima
del recupero e del suo spostamento in ambiente più idoneo. Riporteremo
6
Riferendosi ai formati standard le lastre del fondo Paganini misurano circa 18 x 24 cm;
Introduzione
XIII
notizie storiche, l’elenco dei positivi che lo compongono e lo stato dei lavori
di recupero dei negativi.
Abbiamo dedicato il capitolo “I precursori” ad Ignazio Porro
7
e Michele
Manzi
8
, ai quali con meriti e levatura diversa, si devono importanti studi sulla
fotogrammetria in Italia. Mentre il primo è noto in campo scientifico per
l’invenzione di numerosi strumenti topografici, Manzi viene soltanto
brevemente citato nei testi di storia della fotografia
9
. Egli ha avuto il merito
di sperimentare sistemi di ripresa fotogrammetrici presso l’Istituto, in qualche
modo sollecitando la direzione a decidere in merito all’adozione di tale
tecnica a fini cartografici. Pur essendo evidenti i vantaggi del nuovo sistema
di rilevamento, se ne procrastinò l’impiego fino al 1878, quando Paganini fu
incaricato di verificarne le possibilità applicative.
Nel 1881 venne assegnato al maggiore Federico Rosalba l’incarico di
compilare una ampia relazione che riunisse quanto prodotto e facesse il punto
sullo stato degli studi sul metodo fotogrammetrico.
Alla sua relazione, rinvenuta negli archivi Igm, che include quella di Manzi e
le prime due di Paganini, è dedicato il capitolo sugli “Sviluppi della
fotogrammetria all’Igm al 1881”.
quelle degli altri fondi oscillano notevolmente dalle piccole lastrine stereoscopiche fino al 30
x 40 cm.
7
Ignazio Porro (Pinerolo 1801 - Milano 1875) ufficiale del Regio esercito fino al 1847
progetta e realizza alcuni strumenti determinanti per la topografia e la geodesia. Professore
emerito di Celerimensura, nel 1864 fonda una azienda “La filotecnica” che in seguito diverrà
una delle più fiorenti industrie italiane: la “Salmoiraghi”.
8
Michele Manzi (notizie dal 1868 al 1889) attivo all’Igm nel 1875, è il primo in Italia a
cercare di applicare la fotografia alla topografia, compiendo le prime riprese di
fotogrammetria terrestre nel 1876.
9
Italo Zannier, Storia della fotografia italiana, Roma-Bari 1986, pp. 82 e 176. Sempre di
Italo Zannier, Storia e tecnica della fotografia, Roma-Bari 1982, p. 87.
Introduzione
XIV
Luigi Pio Paganini si colloca appieno, nella storia dell’Igm, fra coloro che più
hanno contribuito al prestigio dell’istituzione sia a livello nazionale che
internazionale. Il capitolo “L’ingegnere geografo Luigi Pio Paganini” cerca di
ricostruirne la fisionomia, ricorrendo a dati biografici e alle pubblicazioni in
cui Paganini riportava i lavori eseguiti e divulgava le proprie scoperte. Egli
progettò e fece realizzare alcuni strumenti da lui definiti “fototopografici”
con i quali furono eseguite tutte le riprese di fotogrammetria terrestre
dell’Igm fino all’avvento della fotogrammetria aerea
10
; progettò inoltre
strumenti grafici per facilitare l’impiego delle fotografie nella compilazione
delle carte topografiche. Abbiamo perciò descritto queste sue creazioni
ricostruendo la cronologia dei vari modelli e le relative caratteristiche
tecniche.
Il favore con cui furono accolti i lavori di Paganini ed il prestigio di cui lui
stesso godette in Italia e all’estero fu notevole; nel capitolo “Riconoscimenti”
abbiamo riportato le notizie di questo apprezzamento.
Volendo ascrivere le fotografie di Paganini a una categoria storico-critica, la
più idonea sarebbe certamente quella della “fotografia di paesaggio”.
Già nel 1851 si realizza in Francia, per conto della “Admnistration des Beaux
Arts” una campagna fotografica per la documentazione delle architetture
storiche e del territorio.
Questa sarà la prima di una lunga serie di esperienze che vedranno la
committenza pubblica impegnata in campagne fotografiche nelle quali la
10
Ovvero fino al 1920 circa.
Introduzione
XV
funzione esclusivamente documentaria, prevalente nelle campagne
ottocentesche, volgerà attraverso una sempre più libera e consapevole
interpretazione della realtà da parte del fotografo nell’arco del Novecento,
fino ad arrivare alla libera ed autonoma progettazione del lavoro da parte di
colui che ormai può definirsi l’artista “tout court” dei nostri giorni.
Poiché quelle che possono essere definite le “campagne fotografiche
storiche” hanno rivestito una importanza particolare nella storia della
fotografia per il ruolo svolto dalla committenza pubblica, abbiamo cercato di
definirne gli aspetti in “Fotogrammetria e fotografia di paesaggio”
indicandone le tendenze presenti e future.
La volontà dell’uomo di allargare la propria visione riuscendo a catturare lo
spazio circostante anche a costo di infrangere (virtualmente) le barriere di
spazio e tempo che la realtà impone è un carattere che emerge chiaramente
dall’analisi dei manufatti artistici prodotti in tutte le epoche. Come una sorta
di “filo rosso” questa caratteristica corre in maniera trasversale anche nella
storia della fotografia: definendo questa tipologia “fotografia panoramica”
abbiamo cercato di individuarne un possibile percorso. Lo sviluppo costante
che ha avuto fino ai giorni nostri ed i caratteri che le sono propri ci portano ad
indicarla come una delle tecnologie che hanno contribuito alla nascita di uno
fra i più complessi media del xx secolo: il cinema.
1 - L‟Istituto Geografico Militare
3
L’Istituto Geografico Militare
L'Istituto Geografico Militare è una istituzione presente nel contesto
fiorentino dal 1865, da quando cioè fu trasferito nella nuova capitale
dell‟Italia unita l‟Ufficio Tecnico del Corpo di Stato Maggiore dell’Esercito
Italiano organo preposto alla cartografia del Regno Sardo che aveva raccolto
l‟eredità degli uffici topografici degli Stati preunitari
1
.
La struttura che inizialmente conservò la sua denominazione, assunse nel
1872 quella di Istituto Topografico Militare e si costituì con ordinamento
proprio e con il compito istituzionale di eseguire i lavori geodetici e
cartografici per i bisogni dello Stato. Dal 1882 divenne Istituto Geografico
Militare
2
.
Struttura creata per la realizzazione della cartografia nazionale, l‟IGM si
trovò fin dalla sua costituzione nella necessità di conseguire dei risultati in
tempi brevi. Per la copertura cartografica dell‟intera penisola, urgente per
necessità di carattere militare ma anche amministrativo
3
, vennero stanziati in
anni successivi ingenti fondi: nel 1862 per il rilevamento delle province
meridionali; nel 1875 per quelle centrali e settentrionali; nel 1878 per il
completamento del lavoro.
1
Oltre a questo Ufficio Tecnico nella penisola esistevano un “Officio topografico” a Napoli
fondato nel 1781, un “Istituto Geografico Militare” a Milano fondato nel 1801 e uno “Stato
Maggiore” a Torino, tutti con competenze topografiche. Nonostante queste capacità
professionali, persisteva una certa soggezione nei confronti dell‟Austria così la cartografia
dei territori parmensi, modenesi, romani ed anche toscani fu compilata dall‟Istituto
Geografico Austriaco.
2
D'ora in poi IGM.
3
Vedi Carlo Traversi “I cento anni dell’Istituto Geografico Militare nella vita d’Italia”, in
«L‟Universo», A. LII , 1972, pagg. 879-880.
1 - L‟Istituto Geografico Militare
4
Per trovare dei metodi di rilevamento del territorio che consentissero tempi
più rapidi, già negli anni „70 dell‟800 vennero assecondate ricerche sulle
applicazioni scientifiche della fotografia.
Promovendo la formazione del personale e sviluppando la ricerca e la
sperimentazione di tecniche e prodotti tecnologicamente avanzati, l‟IGM ha
contribuito allo sviluppo di una “cultura fotografica” anche oltre il proprio
ambito.
Per completezza vorremmo dare una breve descrizione della struttura
attualmente assunta dall‟ente utilizzando alcuni organigramma che la
direzione ha emanato durante l‟anno 2001.
Alle dipendenze del ministero della difesa, il comando dell‟Istituto è
assegnato ad un tenente generale; da lui dipendono in linea diretta:
l‟ufficio del comandante,
il reparto coordinamento,
il reparto produzione,
la scuola di geodesia, cartografia e topografia e scienze affini,
il centro amministrativo d‟intendenza.
Ciascuno di questi settori è assegnato a un dirigente.
Come dipendenza di impiego dal comandante risultano anche
la segreteria particolare del comandante,
il centro sicurezza antinfortunistica, medicina, igiene del lavoro,
il comando alla sede,
il servizio editoriale,
l‟ufficio attività promozionali.