Il corpo del mio studio, costituito da note, citazioni,
abstracts e descrizioni bibliografiche, andava organizzato.
Per farlo, per sistemare questa quantit di dati
bibliografici, per una gran parte secondari, ho adottato le
tecniche suggerite da Fredson Bowers.
Bowers, autore dei Principles of Bibliographical
Description (6), nella voce "Bibliography" della
Encyclopaedia Britannica (7) definisce la bibliografia
secondo i dettami del nostro tempo - come una disciplina che
copre tuttora una troppo vasta fascia di attivit ed
operazioni per essere riconosciuta e definita univocamente.
Ma osserva altresi: "the word bibliography is ordinarily
associated with two sets of activities: (1) enumerative (or
systematic) bibliography, the listing according to some
system or reference scheme of books that have a formal
relationship; and (2) analytical (or criticalI bibliography,
the examination of books as tangible objects with a view to
the recovery of the details of the physical process of their
manufacture, and the analysis of the effect of this
production process on the physical characteristics of any
specific copy of a book."
La bibliografia analitica si suddivide ulteriormente in
altre due forme: la forma (a) la cosiddetta bibliografia
descrittiva e quella (b) la complessa e scrupolosa
bibliografia testuale (8).
La bibliografia testuale, nel mondo anglosassone, per
ragioni storiche e tecniche che sarebbe fuori luogo
analizzare in questa sede, riveste ormai il ruolo giocato nel
nostro paese dalla filologia (9).
La mia bibliografia vuole essere enurnerativa o
sistematica in quanto presenta il materiale critico sul
Pierre. In piø vuole essere descrittiva, in ogni sua parte,
dalla semplice citazione di un breve articolo alla piø
completa ed approfondita descrizione di una copia di un
testo.
La mia bibliografia non si propone di essere testuale,
per , di ci si sono gi accuratamente occupati studiosi come
2
G. Thomas Tanselle (10), Harrison Hayford, Hershel Parker ed
altri (11).
Tuttavia questo lavoro in qualche modo si colloca tra la
bibliografia analitica e la bibliografia testuale.
3
"Abstracting and Indexing" dell’ALA World
of Library and Information Services. 2nd ed.
Introduzione - Note
(1) Note, recensioni, articoli, papers, dissertazioni Ph. D.
(2) Si vedano quindi: Leland R. Phelps. Helville’s Foreign
Reputation. A Research Guide. Boston: G. K. Hall, 1983. 325
P.i Brian Higgins. Herman Melville. An annotated
bibliography. Volume I: 1846-1930. Boston: G. K. Hall, 1979.
xxiii, 397 P.i Volume II: 1931-1960 con il titolo Herman
Melville. A reference guide. New York: McMillan, 1987 (ma
nella collezione "Hall Reference" i Herman Melville: A
Reference Bibliography 1900-1972 with selected Nineteenth
Century Materials. Compiled by Beatrice Ricks and Joseph D.
Adams. Boston: G. K. Hall, 1973. xxi, 532 P.i Tyrus Hillway›
Hershel Parker. Directory of Melville Dissertations.
Folcroft, PA Folcroft Library Editions, 1971. [Repr.
dell’ed. 1962]i Hershel Parker ed. The ReCognition cf Herman
Melville. Selected Criticism since 1846. Ann Arbor, 1967i
Hugh W. Hetherington. Melville’s Reviewers. British and
Americans 1846-1891. Chapel Hill: University of North
Carolina Press, 1961. Per il quinquennio 1952-1957 si veda:
Melville Bibliography 1952-1957. Compiled by the
Bibliographical Committee of the Melville Society.
Providence, RI: Providence Public Library, 1959. In Italia,
negli anni Settanta, Ł comparsa pure di Giuseppe Lombardo,
"Criticism of Herman Melville, 1972-’77: A Preliminary
Annotated Check-list", in The Blue Guitar, III-IV, n.3›
4(1977-78), pp. 231-391.
(3) Dei quali peraltro non si hanno notizie. Stato viene
definito da Tanselle: "In bibliographical terminology, a
state refers to any part of a copy of a book that differs, at
the time of such release, from the corresponding part of
other copies, within the same issue or impression, as a
result of an error or the correction of an error, or for any
other reason that causes the publisher not to calI attention
to the difference as a discrete publishing effort" nel suo
"The Concept of IdeaI Copy" in studies in Bibliography,
33(1980), alle pp. 27-28. Ma, piø specifico sull’argomento si
veda sempre di G. Thomas Tanselle, "The Bibliographical
Concepts of Issue and State", in Papers of the
Bibliographical Society of America (~), 69(1975), pp. 17›
66.
(4) Alla voce
Encyclopaedia
4
Chicago ; London: American Library Association; Adamantine
Press Limited, 1986, alla p. 2 cos viene definito un
abstract: "An abstract is an abbreviate, accurate
representation of the contents of a document," as defined by
the American National Standards Institute."; e ancora:
"’fewer words, yet retaining the sense’’’. Esistono grosso
modo tre tipi di abstract: (a) l’informativo, (b)
l’indicativo o descrittivo e (c) la annotazione che, con
poche parole fornisce una indicazione sul contenuto del
documento. In questa sede compaiono esempi di tutte e tre
queste categorie. Ha non sempre mi Ł stato possibile
includere abstracts, seppur brevi, sul contenuto dei
contributi citati. Va pure ricordato il fatto che non sempre
il titolo di tali contributi Ł evocativo del loro soggetto o
del modo in cui tale soggetto Ł stato studiato. Sulla
redazione di sunti descrittivi si vedano: Harqld Borko›
Charles Bernier. Abstracting Concepts and Hethods. Academic
Press, 1975. 250 p.; Robert collison. Abstracts and
Abstracting Services. Santa Barbara, calif.; Oxford: American
Bibliographical Center Clio press, 1971; Edward T.
Cremmins. The Art of Abstracting. Philadelphia, PA: ISI
press, 1982; American National Standards Institute. American
National standard for Writing Abstracts. [Approvato nel 1970
e riveduto nel 1979; ANSI Z39.14-1979]. Esistono pure delle
norme ISO sulla redazione di abstract dal titolo
Documentation Analyse pour les publications et la
documentation, ISO 214/1976.
(5) Ha non soltanto di quel periodo. Piø avanti segnaler
queste rare eccezioni.
(6) Fredson Thayer Bowers. principles of Bibliographical
Description. princeton, NJ: Princeton University Press, 1949.
[Il saggio Ł nuovamente pubblicato come 2a ed. Post Falls:
omnigraphics Ltd., 1987 (Saint Paul’s Bibliographies)].
(7) Voce che comparve sul terzo volume (Balfour to Both)
dell’edizione pubblicata a Chicago-London-Toronto-Geneva›
Sydney-Tokyo-Hanila da William Benton nel 1967 alle pp. 588›
592.
(8) Ronald B. HcKerrow, predecessore di F. T. Bowers, e il
suo classico Introduction to Bibliography del 1927; Walter W.
Greg con il suo "The Rationale of the copy-Text", ad esempio,
gi discusso nel 1949 a un congresso dello English Institute
a New York ma pubblicato in Studies in Bibliography, 3(1950›
51), pp. 19-36 e ora raccolto in The Collected Papers of Sir
Walter Greg. J. C. Haxwell ed. oxford: Clarendon Press, 1966;
5
Charlton Hinman con i suoi accurati studi delle opere di
Shakespeare, penso alla sua scrupolosa collazione di 78
esemplari dell’edizione del 1623; Julian Boyd con il suo
studio della Bibbia di Gutenberg della collezione Scheide in
The Scheide Library del 1947; Philip Gaskell e il suo A New
Introduction to Bibliography. Oxford: Clarendon Press, 1972;
David Shaw, "A Sampling Theory for Bibliographical Research",
in Library, 5th ser., 27(1972), pp. 310-319; Conor Fahy, per
esempio il suo articolo "Una nuova tecnica per collazionare
esemplari della stessa edizione", in La Bibliofilia, 87,
1(1985), pp. 65-68; G. Thomas Tanselle (quest’ultimo figura
tra l’altro tra i curatori dell’edizione critica della
Northwestern-Newberry delle opere di Melville) "The Editorial
Problem of Final Authorial Intention", in Studies in
Bibliography, 29(1976), pp. 167-211 oppure "Descriptive
Bibliography and Library Cataloguing", in Studies in
Bibliography, 30(1977), pp. 1-56.
(9) Encyclopaedia Britannica, op. cit., p. 588; ma si veda
pure sull’argomento l’articolo di Conor Fahy "Introduzione
alla ’bibliografia testuale’" in La Bibliofilia, 82, n.
2(1980), pp. 151-181. Non vanno comunque dimenticati gli
studi del gi citato Charlton Hinman, studioso che, per
meglio studiare le edizioni shakespeariane, ide pure un
apparecchio per agevolare la collazione: lo Hinman Collating
Machine, appunto. Il piø giovane G. Thomas Tanselle, come si
ricorder , tra i curatori dell’edizione critica delle opere
di Melville della Northwestern-Newberry Ł pure il sottile
scandagliatore del concetto di "ideaI copy" che tanta parte
avr negli studi piø recenti di bibliografia. Si veda il suo
artipolo "The Concept of IdeaI Copy", in Studies in
Bibliography, 33(1980), pp. 18-53.
(lO) Tanselle Ł pure autore di una Guide to the Study of
United Imprints in 2 volumi. Cambridge, Mass.: Harvard
University Press, 1971. opera contemporanea all’edizione
critica NN del Pierre. Si veda pure il suo piø recente The
Editing of Historical Documents. Charlottesville : University
of Virginia press, 1978.
(11) I curatori della Northwestern-Newberry edition. Parker,
tra l’altro, con Brian Higgins Ł curatore dell’antologia
critica CriticaI Essays on Herman Melville’s "Pierre; or, The
Ambiguities". Boston: G. K. Hall, 1983.
6
Abbreviazioni utilizzate nel testo
ABELL
AES
ALS
BAL
Branch
DA
Annual Bibliography of English Language
and Literature, 1921-
Abstracts of English studies, 1(1958)-
American Literary Scholarship, 1965-
Bibliography of American Literature.
Compiled by Jacob Blanck for the
Bibliographical Society of America. New
Haven: Vale University Press; London:
Geoffrey Cumberlege, Oxford University
Press, 1955-
Branch, Watson G., ed. Helville: The
CriticaI Heritage. London-Boston:
Routledge & Kegan Paul, 1974.
Dissertation Abstracts, 1938-
Doubloon Parker, Hershel - Hayford,
Hoby-Dick As Doubloon.
W. W. Norton & Co., 1970.
Harrison,
New
eds.
York:
Flanagan
Hetherington
Flanagan, John T. "The Spirit of the Times
Reviews Helville" in JEGP,64(January 1965),
pp. 57-64.
Hetherington,Hugh W. Helville’s Reviewers:
British and American 1846-1891. Chapel
Hill: University of North Carolina Press,
1961.
7
Higgins
(1979)
Higgins, Brian. Herman Helville:
Annotated Bibliography. Volume I:
1930. Boston: G. K. Hall, 1979.
An
1846-
Higgins-Parker
(1983)
Krusic-Hayes
Letters
Lombardo
NN
Pollin
(1975)
Higgins, Brian - Parker, Hershel. CriticaI
Essays on Herman Helville’s "Pierre; or,
The Ambiguities. Boston: G. K. Hall,
1983.
Krusic, Sonia - Hayes, Kevin J. "Helville
Reviews South and West" in Helville
~S-=o-=c-=i;.:e:...::t,-"y,--....:E:.:x;,:.t.::cr=-=a~c-=t.=.s, n . 86 (September 1991),
pp. 6-8.
Davis, Herrell R.-Gilman, William G., eds.
The Letters of Herman Helville. New Haven›
London: Vale University Press, 1960.
Lombardo, Giuseppe. "Criticism of Herman
Helville, 1972-’77: A preliminary
Annotated Check-List" in The Blue Guitar,
Volume I~I-IV, n. 3-4(1977-78), pp. 231›
391.
Helville, Herman. Pierre, or The
Ambiguities. Harrison Hayford, Hershel
Parker, and G.Thomas Tanselle, eds.
Evanston-Chicago: Northwestern University
and the Newberry Library, 1971.
Pollin, Burton R. "Additional Unrecorded
Reviews of Helville’s Books" in Journal of
American studies, 9(April 1975), pp. 55-68.
8
Recognition
Ricks-Adams
Scharnhorst
(November 1988)
Scharnhorst
(June 1992)
Sealts
(1974)
Willett
YWES
Parker, Hershel, ed. The Recognition of
Herman Helville: Selected Criticism Since
1846. Ann Arbor: University of Hichigan
Press, 1967.
Ricks, Beatrice - Adams, Joseph D. Herman
Helville: A Reference Bibliography 1900›
1972. Boston: G. K. Hall, 1973.
scharnhorst, Gary. "Helville Bibliography
1846-1897: A Sheaf of uncollected Excerpts,
Notices, and Reviews" in Helville Society
Extracts, n. 75(November 1988), ’pp. 3-8.
Scharnhorst, Gary. "Hore Nineteenth›
century Reviews" in Helville Society
Extracts, n. 89(June 1992), pp. 1-6.
sealts, Herton H., Jr. The Early Lives of
Helville. Hadison: Univers;ty of Wisconsin
Press, 1974.
Willett, Ralph. The Herrill Studies in
"Pierre". columbus, Ohio: Charles E.
Herrill Publishing Co., 1971.
The Year’s Work in English Studies, 1921-
9
LA FORTUNA EDITORIALE
Il favore del pubblico determina la fortuna, il successo
di un’opera. Questa affermazione si fonda su argomenti assai
labili e comunque sempre fluttuanti.
Il fattore costante nelle simpatie dei lettori sembra
essere la variabilit di gusti. I capricci, le bizze, i
repentini voltafaccia del pubblico sono ormai solo oggetto di
disincantate, rapidissime osservazioni, come di sfuggita;
veri e propri incisi dai quali prendere lo spunto per
ulteriori notazioni.
A sancire comunque il successo editoriale o commerciale
di un’opera concorrono, oltre al caso, alla sorte, il
giudizio di contemporanei ritenuti specializzati sotto
forma di recensione, breve saggio, studio piø ampio o altro.
studiosi, critici, giornalisti, recensori, influenzano le
tendenze e, come Ł ovvio, ne vengono influenzati a loro
volta.
Testa d’asino, corpo di babbuino e coda di scorpione;
sono queste le caratteristiche del mostro chiamato pubblico
secondo Helville.
A pronunciare un simile acido attacco al pubblico
contemporaneo non Ł per Helville in persona, ma un
personaggio da lui creato: il marinaio-poeta Lemsford nel
suo’White Jacket (1).
Ottusit , stoltezza e cattiveria sono dunque i requisiti
del pubblico letterario, secondo Helville. Eppure a questo
concentrato di negativit ancora a distanza di tre anni dalla
stesura del White Jacket, che Ł del 1849, Helville si
rivolgeva, intendeva rivolgersi. Cosi scriveva all’editore
inglese del Pierre: " ... I beleive, [Pierre] very much more
calculated for popularity than anything you have yet
published of mine ...
n
(2). A Helville il romanzo sembrava il
piø popolare di quanti aveva scritto. La meraviglia di
studiosi come Arvin e Howard per un simile abbaglio pare
giustificata, legittima (3). Pare, per . Col senno di poi non
10
si riscontrano invece nelle
dimostrano una singolare
Ł difficile individuare le ragioni che determinarono un cos
madornale errore di valutazione. stupirsi di fronte alla
candida affermazione di Helville potrebbe d’altro canto,
stare a testimoniare una lettura frettolosa e
conseguentemente superficiale dello sfortunato romanzo.
Il suo clamoroso fallimento fu quindi una sorta di
rivincita del pubblico, del quale la critica non costituisce,
o non dovrebbe costituire, che le "antenne"(4).
Unanimit ci fu nel giudizio negativo. stroncature simili
non sono facili da incassare serenamente, nØ civilmente. E
compassato, distaccato, Helville non sembra mai essere stato,
se non forse nella sua vita piø intima, familiare (5).
Per comprendere la portata dell’insuccesso del Pierre pu
essere utile conoscere lo specchio riassuntivo delle vendite
aggiornato alla fine di novembre del 1853, spedito a Helville
dalla sua casa editrice - la Harper and Brothers in
risposta ad una sua lettera (6). Eccolo:
1 )
~
1779 7
0
2) Omoo 6328
10
3) Hardi 2544
50
4 ) Redburn 4316 2
0
5) White Jacket 4145 3
0
6) Hoby Dick
2771 4
0
7 ) Pierre
1916 6
0
Come si pu constatare, Pierre, settimo ed ultimo romanzo
in ordine di tempo, Ł al sesto posto nelle vendite,
seguito soltanto da Typee, il primo libro da lui pubblicato;
l’opera di un esordiente spesso trova difficolt ad imporsi
commercialmente.
Il suo libro piø letto, piø apprezzato, a quella data
perlomeno sicuramente il piø venduto, fu, come risulta
dall’elenco, Omoo, il suo secondo romanzo di avventure
marinare quasi autobiografiche.
Due significative flessioni
vendite di Hardi e Hoby Dick, e
11
coincidenza tra i "favori" del pubblico letterario e quelli
della critica di allora. La sfortuna dei due libri preparava
il fallimento del Pierre, si direbbe.
Del resto Melville sembrava pienamente consapevole della
incompatibilit esistente tra i suoi esperimenti letterari,
intesi all’enunciazione di verit interiori o "sociali" e la
commerciabilit di un’opera d’arte (7).
Ma questi dati relativi alle vendite non sono ancora
sufficienti a spiegare il fiasco di vendite e di critica del
Pierre.
Mi pare necessario quindi presentare altri elementi
riguardanti la produzione e la distribuzione editoriale negli
Stati Uniti di allora e nelle ex-colonie britanniche.
Il New England Primer, per esempio, della cui prima
edizione non si conosce la data precisa di pubblicazione,
collocabile comunque intorno al 1690, in pieno periodo
coloniale, ebbe - al 1830 (in 140 anni circa quindi) ben
450 edizioni e fu stampato in circa 5 milioni di esemplari (8).
Si tratta di un libro scolastico, di un semplice sillabario,
ma la distinzione tra testi scolastici e non, era senz’altro
meno netta tre, ancora due secoli fa di quanto non lo sia
ora. Le ragioni di ci sono intuitivei la scolarizzazione
diffusa, anzi quella dell’obbligo, ha portato a uno scarto
sempre piø netto tra editoria scolastica, ai piø vari
livelli, da quella elementare a quella universitaria›
accademica, e produzione editoriale corrente.
In paesi come gli Stati Uniti, per ragioni che mi sembra
fuori luogo anche soltanto suggerire in questa sede,
scolarizzazione e progresso sociale sono sempre stati - per
grandi linee - strettamente legati, associati.
Cinque milioni di copie. Un tal numero Ł tanto elevato
per i nostri standard anche attuali che pare impossibile si
riferisca ad un periodo compreso, grosso modo" tra la fine
del ’600 e soltanto l’inizio del secolo scorso. Ben tre, se
non piø generazioni di americani si sono formate su questo
fortunatissimo strumento scolastico. Fortunatissimo e
fondamentale al punto, si pu certo ritenere, da aver
12
influito in modo determinante sulla stessa morale puritana.
Numerosissime furono anche le antologizzazioni.
Della Holy Bible, della sua diffusione, non mi pare
neppure il caso di far cenno, mentre mi semra utile citare
The Day of Doom di wigglesworth, la cui prima edizione del
1662 raggiunse in quell’anno le 1800 copie, per l’epoca un
trionfo (9). L’intera popolazione delle colonie ammontava a
180.000 abitanti (1 copia ogni 20 abitanti del New England; 1
copia ogni 45 abitanti delle altre colonie). Quotidiani a
diffusione nazionale del nostro paese hanno oggi,
proporzionalmente s’intende, forse meno fortuna commerciale.
Piø avanti nel tempo il Poor Richard Almanack ebbe un
tale successo da venire tradotto in moltissime lingue,
addirittura in cinese.
John Trumbull (10) divenne il poeta piø rinomato, prima
che Longfellow lo superasse, grazie al suo HcFingal
(11), pubblicato nel 1776, del quale si fecero una trentina
di edizioni successive alla fine della Guerra d’Indipendenza.
Del Common Sense di Thomas Paine, pubblicato nel 1776, si
stamparono 100.000 copie in meno di tre mesi negli stati
Uniti. Nello stesso periodo se ne ebbero 4 edizioni in
Europa. In pochi anni si giunse al mezzo milione di copie
(12) .
Ha finora s’Łfatto riferimento a successi editoriali del
primo secolo dell’insediamento coloniale e del periodo
immediatamente successivo all’indipendenza. D’ora in avanti
esporr altri casi, contemporanei o quasi al Pierre.
Il pubblico, il mercato librario americano, ormai
consolidato, s’era andato sviluppando in quegli anni, grazie
anche all’abbassamento dei prezzi dei libri, risultato della
crescente industrializzazione del settore.
Whitman nella sua "Letter to Emerson" del 1856 (13)
afferma che delle 24 poderose stampatrici a vapore allora
esistenti al mondo, ben 21 erano negli Stati Uniti. E la
Harper and Brothers - la casa editrice di Helville - era gi
equipaggiata, oltre che di queste gigantesche protorotative,
anche di una linea ferroviaria apposita per la distribuzione
13
dei suoi "prodotti" economici (14).
Del The Pioneers (1823) di James Fenimore Cooper furono
vendute 3500 copie la mattina del giorno stesso in cui venne
distribuito (15).
Uncle Tom’s Cabin (1851-52), seppure in nessun modo
paragonabile al novel di Helville, godette in quegli stessi
anni di una fortuna commerciale strepitosa. Q. D. Leavis
riporta ben un milione di copie vendute in Gran Bretagna nel
solo 1852 (16).
The House of the Seven Gables di Nathaniel Hawthorne nel
primo anno di pubblicazione, il 1851, ebbe tre ristampe
successive alla prima edizione, rispettivamente: (la ed.)
aprile 1690 copie, (la rist.) aprile 1969 copie, (2a rist.)
maggio 2051 copie, (3a rist.) settembre ~ indicato
erroneamente 1852 - 1000 copie (17).
Sempre di Hawthorne, The Blithedale Romance, nello stesso
1852 a Boston e Londra, com’era prassi corrente dell’epoca,
vendette 4000 copie nei primi sei giorni (18).
Sei anni dopo, nel 1858, The Courtship of Hiles Standish
di Longfellow ebbe una "~fortuna favolosa". Furono vendute
15.000 copie il primo giorno, 10.000 dell~ quali a Londra e,
nella settimana successiva altre 25.000 (19).
Davanti a queste cifre, le 300 copie vendute nel 1852
(20) del Pierre paiono ridicole, ma Ł bene non dimenticare
che i libri dei quali s’Łdiscusso erano un po’ i bestseller
dell’epoca. Per la sua natura Pierre mai, se non nelle
aspirazioni - irrealizzabili - del suo autore avrebbe potuto
ambire a simili risultati. Pure l’intento di Helville, come
si ricorder , era proprio quello di scrivere un libro per la
gente (21), per un verso, mentre d’altro canto doveva,
avrebbe dovuto costituire una sorta di pendant campagnolo›
terrestre dello gi sfortunato Hoby Dick(22).
Avvicinatosi pericolosamente a temi e considerazioni
assai rischiosi per l’equilibrio psichico e comportamentale
di chiunque, potŁ considerarsi fortunato nell’uscire soltanto
"bruciacchiato", annerito moralmente da una avventura
esistenziale del genere.
14