3
Introduzione
L’obiettivo di questa tesi è analizzare la fortuna critica italiana di Divorzio
all’italiana (1961) di Pietro Germi dal momento della sua uscita nelle sale
cinematografiche, il 21 dicembre 1961, fino ai nostri giorni.
Divorzio all’italiana viene oggi considerato uno dei film che
maggiormente hanno contribuito alla definizione della commedia
all’italiana. Al momento dell’uscita nelle sale cinematografiche, però,
proprio il fatto che la pellicola appartenesse a questo genere creò tra i critici
molto stupore. Germi infatti fino ad allora era sempre stato considerato un
regista “serio” e questo improvviso passaggio alla commedia, che molti
giudicarono comunque positivamente, non aveva all’apparenza una
spiegazione logica. La scelta di studiare la fortuna critica italiana di
Divorzio all’italiana nasce quindi dal desiderio di capire direttamente dalle
parole di critici e studiosi in che modo, nel corso del tempo, le opinioni su
questa pellicola siano cambiate fino a farla diventare uno dei film chiave
della nostra cinematografia e della carriera del regista ligure. Dopo un
sostanziale periodo di silenzio, intercorso tra la morte di Germi nel 1974 e
la prima metà degli anni Ottanta, si è infatti assistito ad una riscoperta della
sua figura: ciò ha portato alla pubblicazione di svariati testi nei quali i suoi
4
film vengono analizzati in una nuova ottica rispetto al periodo in cui
uscirono nelle sale cinematografiche.
Il lavoro è diviso in cinque capitoli. Nel primo vengono presentate
l’epoca in cui Divorzio all’italiana fu girato, la sua realizzazione e la figura
di Pietro Germi. Nel secondo, dopo una breve analisi della sceneggiatura,
sono raccolte le recensioni pubblicate al momento dell’uscita del film,
suddivise tra quotidiani, periodici non specializzati e riviste di settore. Il
terzo capitolo è dedicato alle critiche uscite nel corso degli anni Sessanta.
Nel quarto viene riportato ciò che è stato pubblicato su Divorzio
all’italiana tra gli anni Settanta e Ottanta mentre nel quinto è trattato il
periodo che va dagli anni Novanta ai nostri giorni. Fino alla prima metà
degli anni Ottanta è la stampa ad occuparsi maggiormente di Germi e di
Divorzio all’italiana. Dal 1986 in poi cominciano ad essere pubblicate
monografie sul regista ligure, nelle quali vengono analizzate le sue
pellicole.
Le ricerche per trovare materiale relativo a Divorzio all’italiana si
sono inizialmente svolte presso le biblioteche Sormani e Braidense di
Milano. Lì sono state reperite le critiche pubblicate su quotidiani e
periodici non specializzati, relative sia al momento dell’uscita del film nelle
sale, sia agli anni successivi. Per quanto riguarda le riviste di settore,
invece, gran parte del materiale è stato trovato presso la Fondazione Alasca
di Torre Boldone (Bergamo). Piø difficili da reperire sono stati gli studi
5
pubblicati dalla metà degli anni Ottanta ad oggi. Sebbene si tratti di libri
abbastanza recenti, infatti, la maggior parte di essi non è piø in vendita
nelle librerie e non è presente nØ nelle biblioteche di Milano nØ in quelle
lombarde. Tali testi sono stati trovati presso le biblioteche Labronica di
Livorno, Antonio Delfini di Modena e Vittorio Emanuele II di Roma.
6
I. La lavorazione di Divorzio all’italiana
I.1. Il cinema italiano nei primi anni Sessanta
Il cinema italiano, con la duplice conquista nel settembre 1959 del Leone
d’Oro da parte di Mario Monicelli e Roberto Rossellini
1
, si avvia verso
quello che oggi viene considerato uno dei periodi piø floridi della nostra
cinematografia. Negli anni Cinquanta esordiscono alcune personalità di
rilievo internazionale come Federico Fellini e Michelangelo Antonioni
2
e
due maestri del neorealismo come Luchino Visconti e Roberto Rossellini
realizzano rispettivamente Senso (1954) e Viaggio in Italia
3
(1954). Tutto
ciò però non è stato sufficiente per impedire che anche in Italia, così come
era già successo ad Hollywood e in altri paesi europei, si verificasse a
partire dal 1956 una tendenza alla diminuzione della domanda
cinematografica. Anche la produzione, che tra il 1950 e il 1954 aveva avuto
un deciso incremento, è, negli anni successivi, drasticamente calata
4
.
Dal 1959 si ha finalmente un’inversione di tendenza che porta, nel
1960, all’uscita nelle sale di quelli che oggi sono considerati tre film chiave
della nostra cinematografia: La dolce vita, L’avventura e Rocco e i suoi
1
Rispettivamente per La grande guerra (1959) e Il generale della Rovere (1959).
2
Alcuni dei principali film diretti da Federico Fellini negli anni Cinquanta sono Lo sceicco bianco
(1952), I vitelloni (1953), La strada (1954) e Le notti di Cabiria (1957). Con questi ultimi due film citati
Fellini conquista per due anni consecutivi l’Oscar per il miglior film straniero. Tra i film di Michelangelo
Antonioni degli anni Cinquanta si possono invece ricordare Cronaca di un amore (1950), I vinti (1953) e
Il grido (1957).
3
Viaggio in Italia all’epoca fu tutt’altro che apprezzato. Solo in un secondo momento fu rivalutato ed
oggi è ritenuto un film di grande importanza anche nel nostro Paese.
4
Cfr. MiccichØ, 1975: 33.
7
fratelli. Questi tre film, rispettivamente di Fellini, Antonioni e Visconti
«appaiono oggi come tre punti di vista complementari in cui l’eredità degli
anni ’50 e la prospettiva degli anni ’60 coesistono»
5
. Sono film che portano
in scena l’attualità e denunciano «il comune sfaldarsi della coscienza etica
(Fellini), esistenziale (Antonioni) e socio-politica (Visconti) di fronte
all’avanzare della società industriale»
6
.
Ma i registi del periodo non si occupano solo di rappresentare la
società a loro contemporanea. Alcuni iniziano infatti a recuperare anche il
passato piø o meno recente. Vengono prodotte diverse pellicole che
affrontano temi come Fascismo, guerra e Resistenza. Tra le principali
Estate violenta (1959) di Valerio Zurlini, La ciociara (1961) di De Sica,
Era notte a Roma (1960) di Rossellini, Tutti a casa (1960) di Comencini e
Una vita difficile (1961) di Dino Risi. Rossellini, Monicelli e Visconti
rispettivamente con Viva l’Italia (1961), I compagni (1963) e Il gattopardo
(1963), si spingono anche piø indietro nel tempo e portano sullo schermo il
Risorgimento.
I film italiani del periodo ottengono importanti riconoscimenti
internazionali a dimostrazione dell’alta qualità del nostro cinema in quegli
anni. La dolce vita e Il gattopardo conquistano la Palma d’oro a Cannes
7
.
Nel 1962 Sophia Loren riceve il premio Oscar come miglior attrice
5
MiccichØ, 1975: 39.
6
MiccichØ, 1975: 40.
7
Rispettivamente nel 1960 e nel 1963.
8
protagonista per La ciociara e nel 1964 Fellini conquista l’Oscar per il
miglior film straniero con 8 ½ (1963)
8
.
Tra il 1960 e il 1963 inoltre, grazie anche al periodo particolarmente
florido in cui si trova il cinema e piø in generale la società italiana,
esordiscono molti nuovi registi tra cui Pier Paolo Pasolini, Ermanno Olmi,
Bernardo Bertolucci, Paolo e Vittorio Taviani
9
… Nelle opere di questi
esordienti, secondo Gian Piero Brunetta, si può distinguere l’uso di tre
differenti obbiettivi nei confronti della realtà:
un tipo a minima profondità focale, il cui scopo è la registrazione
dell’esistente – quasi per contatto tra realtà e pellicola – un secondo tipo,
pure di rappresentazione del presente, che punta a vedere il personaggio e la
storia che gli sta dietro, e un terzo tipo, a grande profondità, capace di
mettere a fuoco situazioni molto distanti nel tempo.
Al primo tipo potrebbero appartenere indifferentemente i film inchiesta
di derivazione zavattiana come Le Italiane e l’amore o I misteri di Roma,
ma anche finte inchieste […].
Nella seconda tipologia rientrano le opere di Olmi, Pasolini, Damiani
[…] mentre al terzo tipo appartengono, almeno inizialmente, i film di
Florestano Vancini, Gianfranco De Bosio, dei fratelli Taviani
10
.
Pasolini esordisce alla regia nel 1961 con Accattone. Nel cinema porta
la stessa carica anticonformista del suo lavoro letterario che gli consentirà
«di produrre tensioni, polemiche, scandali, introducendo il disordine là
dove esistono certezze, ordine, acquisizione passiva di dati di fatto»
11
.
8
L’anno indicato per la conquista dell’Oscar si riferisce a quello in cui il premio viene effettivamente
consegnato. In realtà 8 ½ vince come miglior film straniero 1963.
9
Cfr. Brunetta, 1982: 189.
10
Brunetta, 1982: 194.
11
Brunetta, 1982: 209.
9
Olmi inizia la sua carriera con i documentari. Nel suo lungometraggio
d’esordio, Il tempo si è fermato (1961), il regista rivela subito la sua
capacità di osservatore partecipe e discreto dei comportamenti
12
.
Il cinema dell’inizio degli anni Sessanta, però, non è fatto solo da
questi registi e da questo tipo di film. A fare la storia del cinema italiano in
questo periodo ci sono anche un gruppo di registi e di attori che danno vita
a un particolare filone di film che vengono comunemente classificati con
“l’etichetta” di commedia all’italiana.
I.2. La commedia all’italiana
Per commedia all’italiana si intende «un certo tipo di satira, di costume e
anche, seppure non sempre esplicitamente, politica, dall’impianto realistico
e molto attenta ai fatti del giorno»
13
. L’impianto è realistico e c’è molta
attenzione all’attualità. I soggetti sono storie che si sarebbero potute trattare
anche tragicamente. I finali, inoltre, sono spesso solo in apparenza lieti. La
chiave comica, talvolta comico-amara, consente ai registi dell’epoca di
raggiungere il pubblico che non si è avvicinato al cinema neorealista e di
aggirare l’ostacolo della censura
14
. La commedia all’italiana, secondo
Gianni Canova che riprende uno studio di Maurizio Grande, ha funzionato
come
12
Cfr. Brunetta, 1982: 201.
13
D’Amico, 1985: 98.
14
Cfr. D’Amico, 1985: 99. La censura all’inizio degli anni Sessanta era ancora molto attiva e infieriva
contro gli autori “seri” ma si mostrava piø tollerante con i film comici, sottovalutando le potenzialità di
questo genere.
10
una macchina per la produzione di modelli di adattamento dell’individuo
alla società: dominata da quattro grandi “miti” che corrispondono ad
altrettanti filoni del suo sviluppo (il mito dell’ingresso nella società […], il
mito dell’adattamento forzato alle norme sociali […], il mito della truffa e
del travestimento […], infine il mito dell’innocenza perduta come prezzo da
pagare per conformarsi al mondo […]), la commedia ha sempre privilegiato
una figura di eroe mediocre che ondeggia fra l’integrazione e il rigetto e
finisce puntualmente con l’optare per una soluzione conciliatoria e
pacificante, quasi sempre all’insegna del conformismo e del
compromesso
15
.
La commedia che dà il via a questa stagione cinematografica è I soliti
ignoti (1958) di Mario Monicelli. Si tratta di un film comico dove il
divertimento, cosa inconsueta per il tempo, «nasce dalle situazioni e dai
dialoghi prima che dai lazzi di comici di professione»
16
. I soliti ignoti
inoltre ha permesso, per la prima volta, di scoprire la vena comica di
Vittorio Gassman la cui immagine cinematografica era stata fino ad allora
sempre “seria”.
Oltre a Gassman i protagonisti indiscussi di questa stagione
cinematografica sono Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi che,
specializzandosi in questo genere, indirizzeranno le loro carriere
all’interpretazione per lo piø di ruoli comici. Ma anche alcuni autori dagli
anni Sessanta in poi iniziano a dedicarsi assiduamente alla commedia. Si
possono ricordare tra gli sceneggiatori Age e Scarpelli e tra i registi Mario
Monicelli, Dino Risi, Pietro Germi e Ettore Scola
17
.
15
Canova, 1999: 12. Gianni Canova, nel suo libro, pur parlando della commedia all’italiana non si
sofferma ad analizzare Divorzio all’italiana.
16
D’Amico, 1985: 108.
17
Cfr. D’amico, 1985: 121.
11
Il termine commedia all’italiana, che oggi caratterizza una stagione
fondamentale del nostro cinema, agli esordi di questo genere
cinematografico viene usato da alcuni critici in senso dispregiativo. Risi in
merito a questa definizione commentò: «PerchØ ostinarsi a dire commedia
all’italiana? Quelle che vengono fatte in America non vengono chiamate
all’americana. Siccome i critici amano le etichette proporrei questa: la
commedia all’italiana come la definiscono i critici all’italiana»
18
.
Elementi peculiari di questo genere cinematografico si trovano ancora
nei film della metà degli anni Settanta ma il periodo di massimo splendore
della commedia all’italiana è molto piø breve. I critici e gli studiosi
tendono a collocare la “vera” commedia all’italiana tra la fine degli anni
Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta parallelamente alla breve e
illusoria stagione del miracolo economico.
La commedia dell’inizio degli anni Sessanta è spesso estiva, si svolge
principalmente all’aria aperta mostrando i luoghi fondamentali della
nascente civiltà dei consumi: la spiaggia e l’auto.
Già a partire dagli anni Cinquanta nelle commedie ci vengono offerti
ritratti degli uomini del periodo. In particolare nei film che vedono Sordi
come protagonista ci vengono mostrati i maschi italiani nei loro disastrosi
rapporti con l’altro sesso: Il seduttore (1954), Lo scapolo (1956), Il marito
(1958), Il vedovo (1959). Attorno agli anni Sessanta nei film inizia ad
18
Risi cit. in Giacovelli, 1990: 12.
12
essere rappresentato anche il nuovo tipo di italiano medio alle prese con il
boom: ne L’impiegato (1959) di Gianni Puccini l’italiano medio
interpretato da Manfredi riesce a raggiungere il benessere soltanto nei
sogni, mentre ne Il mantenuto (1961) di Ugo Tognazzi ci vengono
raccontate le disavventure di un uomo che finirà per diventare il mantenuto
della proprietaria di un supermercato. Al cinema vengono inoltre portati i
ritratti dei tutori dell’ordine: Il vigile (1960), Il corazziere (1960), Il
carabiniere a cavallo (1961).
Tra i principali film del periodo, che rappresentano un’evoluzione
della commedia e di tutto il cinema italiano, sono da ricordare La grande
guerra (1959), Tutti a casa (1960) e Una vita difficile (1961). Tutti e tre
hanno come interprete Sordi e alla regia rispettivamente Mario Monicelli,
Luigi Comencini e Dino Risi. Di quest’ultimo regista vanno ricordati anche
Il sorpasso (1962) e I mostri (1963).
Antonio Pietrangeli è invece, negli anni Sessanta, il regista delle
donne. Tra i suoi film si possono ricordare La parmigiana (1963), La visita
(1963) e Io la conoscevo bene (1965). In realtà il cinema italiano è sempre
stato abbastanza avaro di attrici comiche. Solo verso la fine degli anni
Cinquanta ci si imbatte in qualche caso di attrice comica che non agisce da
comprimaria ma intorno alla quale si imbastisce tutto un film. Il vero film
che rappresenta una svolta per la commedia al femminile e che segna la
13
consacrazione di Monica Vitti, da molti considerata l’unica vera star
comica nazionale, è La ragazza con la pistola (1968) di Monicelli.
Tra i registi principali della commedia all’italiana si colloca anche
Pietro Germi che, con Divorzio all’italiana, abbandona il genere serio per
dedicarsi definitivamente alla commedia
19
.
I.3. Pietro Germi e il passaggio alla commedia all’italiana
Pietro Germi nasce a Genova il 14 settembre 1914. Della sua infanzia e
adolescenza non si sa quasi niente. Nel 1931, a diciassette anni, si iscrive
all’Istituto Nautico di Genova e viaggia per qualche tempo nel
Mediterraneo in qualità di allievo ufficiale. Il suo sogno, però, è quello di
fare l’attore e nel 1938 si trasferisce a Roma per entrare al Centro
Sperimentale di Cinematografia e iscriversi ai corsi di recitazione.
In realtà viene ammesso al Centro Sperimentale piø che per le sue doti
di attore grazie all’intercessione di Alessandro Blasetti e per merito di una
sceneggiatura scritta tempo prima a Genova. Ancora studente ha varie
opportunità di lavoro come sceneggiatore e assistente alla regia.
Si diploma in regia e ancor prima che l’Italia e il cinema italiano siano
completamente usciti dalla guerra, inizia a preparare il suo primo film, Il
testimone (1945), che però ha poco successo. Il film successivo, Gioventø
19
Pietro Germi da Divorzio all’italiana in poi dirige solo commedie. Nel ’74 partecipa alle sedute di
sceneggiatura di Amici miei ma si rende conto che non riuscirà a farne la regia e lo “affida” a Monicelli.
Morirà il 5 dicembre 1974, giorno dell’inizio delle riprese.
14
perduta (1947), è molto piø movimentato e rappresenta per Germi la
scoperta della città e della notte, i due elementi chiave dei gangster-film
americani.
Con In nome della legge (1948) arriva il vero successo, anche
internazionale. In questo film Germi, come molti altri registi dell’epoca,
porta in scena la Sicilia trattando il problema del banditismo e della mafia.
La Sicilia fa anche da sfondo per il film successivo, Il cammino della
speranza (1950), che narra la dolorosa odissea di un gruppo di braccianti
siciliani che cercano lavoro all’estero. Con questa pellicola Germi ottiene
premi a Cannes, Berlino e anche a Venezia dove riceve il “Lauro d’oro
Selznick”
20
.
Nella prima metà degli anni Cinquanta dirige La città si difende
(1951), La presidentessa (1952), Il brigante di Tacca del Lupo (1952),
Gelosia (1953) e il terzo episodio di Amori di mezzo secolo (1953).
Nel 1955 realizza il film a cui, stando alle sue dichiarazioni, era piø
affezionato, tanto da dedicarlo esplicitamente alla figlia: Il ferroviere
(1955), in cui interpreta anche il ruolo di protagonista. Questo film piacque
molto al pubblico dell’epoca, che ne richiese una sorta di seguito. Nasce
così L’uomo di paglia (1957), che però non ha lo stesso successo del film
precedente.
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Premio dato al film europeo che maggiormente favorisce l’unione tra i popoli.