LA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA CLINICA: dalla letteratura agli eventi d’aula
INTRODUZIONE
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In questa stessa ottica, trasposta all’interno del setting formativo, si pone l’Analisi
Emozionale del Testo, trattata nel Capitolo 1. Essa, infatti, indaga le fantasie
inerenti la professione psicologica portate dagli studenti del II anno (i cui scritti
prodotti a riguardo sono raccolti nell’Appendice 1).
L’importanza di uno studio delle rappresentazioni sociali, su tematiche rilevanti
per le persone che condividono uno specifico contesto, risiede nei molteplici
obiettivi che permette di prefiggersi, tra cui “conoscere più approfonditamente i
modelli culturali condivisi entro l’organizzazione; verificare nel tempo il
cambiamento nella dinamica istituzionale” (Carli, 1990)
4
.
La verifica di tale cambiamento conferisce un senso al Capitolo 2, i cui quattro
paragrafi risultano speculari a quelli che organizzano l’Appendice 2.
L’idea, infatti, è stata quella di esplorare la letteratura
5
su quattro tematiche di
rilevanza psicologico clinica, corrispondenti ai quattro paragrafi dell’Appendice 2
(I. Strategie di insegnamento; II. Categorie di riferimento; III. Resoconto; IV.
Immagine della psicologia), utilizzando, poi, tale analisi, per dare un senso a ciò
che è avvenuto in classe durante il corso di lezioni a cui si è preso parte.
Per perseguire tale obiettivo sono stati individuati quattro parametri,
corrispondenti alle tematiche appena menzionate, che hanno orientato nella lettura
organizzativa delle dinamiche presenti in aula e che sono stati sviluppati nei
quattro paragrafi del Capitolo 2 (2.1. Assetto emozionale del gruppo classe; 2.2.
Uso di modelli clinici; 2.3. Utilizzo del resoconto; 2.4. Fantasie inerenti la
professione psicologica).
La comparazione tra quanto emerso dall’Analisi Emozionale del Testo sulla
Cultura Locale degli studenti che hanno preso parte alle lezioni di “Psicologia
Clinica con Elementi di Analisi della Domanda e della Cultura Locale” (Capitolo
1) e dallo studio sui quattro parametri appena esplicitati (Capitolo 2), può divenire
utile per la progettazione di metodologie di insegnamento che vadano oltre i
4
Carli R. (1990), Il processo di collusione nelle rappresentazioni sociali, Rivista di Psicologia
Clinica, 3, p. 282-296.
5
In una prospettiva clinica, si parla di “letteratura” per intendere “l’insieme delle rappresentazioni
collusive nei confronti della formazione, intesa come specifica dimensione del contesto” (Carli,
Paniccia, 1999, p. 256, op. cit.).
LA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA CLINICA: dalla letteratura agli eventi d’aula
INTRODUZIONE
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confini spazio-temporali esplorati. È questo, dunque, un ulteriore obiettivo che
viene a prefigurarsi.
Quanto accaduto in aula nell’Anno Accademico 2006/2007, può, pertanto,
suggerire linee guida per l’elaborazione di modelli formativi più funzionali
all’acquisizione di competenze psicologico-cliniche.
Entro lo stesso progetto epistemologico si colloca l’Appendice 3. Essa raccoglie i
resoconti stilati giornalmente durante il già menzionato corso di lezioni,
esemplificando, in tal modo, la metodologia di insegnamento della psicologia
clinica che utilizza, quale strumento formativo, la lezione emozionata.
Infine, il Capitolo 3, consiste in un elaborato sugli incontri in Piccolo Gruppo
svolti nel Maggio 2007 con una decina di studenti, in qualità di co-conduttrice
degli stessi. L’ipotesi su cui si basa l’utilità di tali gruppi di formazione si fonda
sulla consapevolezza dell’importanza di “uno spazio di riflessione e di confronto
sui temi della vita universitaria. Uno spazio di analisi dei propri modi personali
di interpretare e di vivere emozionalmente, simbolicamente, l’esperienza di
formazione all’università”, rendendo, così, tale spazio, “uno spazio di formazione
alla pratica” (Carli, Lancia, 1997)
6
.
Le motivazioni che hanno portato alla scelta delle questioni trattate, sono da
ricercarsi nella convinzione della centralità che la Qualità dell’iter formativo
universitario in Psicologia riveste, entro un orientamento di sviluppo
professionale.
6
Carli R., Lancia F. (1997), Formazione clinica e modelli culturali, p. 40, in R. Carli (a cura di),
Formarsi in psicologia clinica, Edizioni Kappa, Roma.
LA FORMAZIONE IN PSICOLOGIA CLINICA: dalla letteratura agli eventi d’aula
CAPITOLO 1 – Analisi Emozionale del Testo con gli studenti del II anno di Psicologia
Clinica: le fantasie sul futuro professionale e l’immagine della psicologia.
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CAPITOLO 1.
Analisi Emozionale del Testo
con gli studenti del II anno di Psicologia Clinica:
le fantasie sul futuro professionale
e l’immagine della psicologia.
“La scienza ci dà la possibilità di conoscere i mezzi per
giungere a uno scopo prescelto, ma non ci aiuta a decidere
quali scopi perseguire”.
(Bertrand Russell)
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CAPITOLO 1 – Analisi Emozionale del Testo con gli studenti del II anno di Psicologia
Clinica: le fantasie sul futuro professionale e l’immagine della psicologia.
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1.1 – CENNI METODOLOGICI SULL’AET
L’Analisi Emozionale del Testo
1
è una procedura di analisi dei testi che si pone
l’obiettivo di rilevare la Cultura Locale di una data popolazione attorno ad una
specifica tematica esplorata dal ricercatore. “Per Cultura Locale si intende il
contenuto emozionale collusivo tramite il quale viene simbolizzato
emozionalmente il contesto, da parte di uno specifico gruppo sociale” (Carli,
Salvatore, 2001)
2
.
Tale esplorazione, a differenza di altri approcci alla ricerca psicologica, non
persegue finalità esclusivamente speculative ma punta alla promozione dello
sviluppo delle relazioni tra gli individui coinvolti nella ricerca ed i loro contesti
d’appartenenza.
In questo senso l’AET può essere considerata una metodologia di ricerca-
intervento, in grado di fornire un supporto alla progettazione di un intervento
psicologico clinico.
Nel caso di questo studio, l’obiettivo è stato quello di “esplorare le dimensioni
collusive della domanda formativa degli studenti, a partire dai modelli culturali
attivi nel Sistema Universitario” poiché “le dimensioni collusive hanno
evidentemente un rilievo pragmatico sull’esercizio di ruolo dello studente e del
futuro psicologo” (Morozzo Della Rocca, Ruggieri, 1997)
3
.
Questa metodologia utilizza i testi prodotti da un gruppo di persone sollecitate a
rispondere ad una specifica domanda-stimolo che, nell’ipotesi nel ricercatore,
1
Per gli approfondimenti metodologici si consulti Carli R., Paniccia R. M. (2002), L’analisi
emozionale del testo, Franco Angeli, Milano.
2
Carli R., Salvatore S. (2001), L’immagine della psicologia. Una ricerca sulla popolazione del
Lazio, Edizioni Kappa, Roma, p. 34.
3
Morozzo Della Rocca E., Ruggieri E. (1997), E’ l’Università una risorsa per il sistema
professionale della psicologia? Resoconto di un’Esperienza Pratica Guidata, p. 79, in R.
Carli (a cura di), Formarsi in psicologia clinica, Edizioni Kappa, Roma.
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CAPITOLO 1 – Analisi Emozionale del Testo con gli studenti del II anno di Psicologia
Clinica: le fantasie sul futuro professionale e l’immagine della psicologia.
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permetta di fare inferenze sui processi collusivi in gioco in un determinato
contesto
4
.
Tali inferenze nascono dall’impiego di categorie cliniche utilizzate dal ricercatore,
le quali, a loro volta, si basano sui modelli teorici con cui egli concepisce il
funzionamento della mente e delle relazioni sociali.
L’ AET è resa possibile dall’utilizzo di un software (Analyse des Léxèmes
Cooccurrents dans les Enoncés Simples d'un Texte, di Max Reinert) che, dopo una
serie di procedure tecniche che il ricercatore effettua sui testi raccolti
(disambiguazione, individuazione delle parole dense
5
, lemmatizzazione…) ed
un’analisi fattoriale delle corrispondenze multiple, elabora uno Spazio Fattoriale
in cui vengono evidenziati specifici raggruppamenti di parole (o cluster), con la
relativa ricorsività e co-occorrenza all’interno di unità elementari di testo.
Gli incontri di co-occorrenza tra parole contigue, ne restringono la polisemia
emozionale, consentendo la graduale interpretazione del Repertorio Culturale di
cui esse fanno parte.
Tale interpretazione consiste, quindi, nell’analisi delle suddette co-occorrenze,
seguendo l’ordine decrescente della significatività statistica delle singole parole
(cioè il loro valore di χ
2
). Entro tale procedura, essa va intesa come il “peso
emozionale” apportato dalla singola parola all’interno del cluster. Tale
“significatività”, d’altro canto, esprime la capacità del vocabolo medesimo di “dar
voce” alla cultura delle persone che si riconoscono all’interno del Repertorio
Culturale considerato.
Il processo interpretativo si inscrive “entro logiche di tipo indiziario, secondo
modelli di analisi che possiamo definire, entro i modelli logici di inferenza, come
abduttivi. Si tratta di utilizzare il dato quale traccia per formulare ipotesi
4
Qualora la domanda-stimolo sia sostituita da interviste, ciò che viene analizzato è la loro
trascrizione.
5
Le parole dense sono così definite per il loro elevato potere di evocare emozionalità di per sé
stesse, anche se isolate da un contesto linguistico. Esse sono pertanto contraddistinte da alta
polisemia e bassa ambiguità emozionale.
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CAPITOLO 1 – Analisi Emozionale del Testo con gli studenti del II anno di Psicologia
Clinica: le fantasie sul futuro professionale e l’immagine della psicologia.
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attendibili ed utili; e non di provare ipotesi, con logiche di tipo deduttivo od
induttivo” (Carli, 2000)
6
.
Come si evince da quanto appena esplicato, l’AET non lavora sul significato
consapevole ed intenzionale che le persone coinvolte nella ricerca hanno affidato
ai propri scritti. Al contrario, la sintassi viene destrutturata per andare a recuperare
la dimensione emozionale (cioè inconscia) dei testi raccolti.
“Parleremo di significato emozionale di un testo là dove intendiamo indicare la
funzione comunicativo-affettiva del testo, indipendente, anche se integrata,
appunto, dal suo significato coerente, quale è compreso grazie alla costruzione
sintattica del testo stesso” (Carli, 2000)
7
.
Poiché ciò che viene indagato è la Cultura Locale di una specifica popolazione, in
questa metodologia di ricerca lo Spazio Fattoriale viene ridefinito Spazio
Culturale ed i cluster che emergono vengono chiamati, in alternativa, Repertori o
Modelli Culturali.
Essi rappresentano i “diversi sistemi di simbolizzazione del contesto” (Grassi,
Montesarchio, Ruggiero, 2004)
8
da parte di chi quel contesto condivide.
Riproducono, dunque, “aggregati di idee, concetti e opinioni sovraindividuali che
hanno la funzione, in quanto condivisione simbolica dei rapporti, di orientare la
relazione sociale. Queste espressioni si condensano in veri e propri modelli
comportamentali” (Grassi, Montesarchio, Ruggiero, 2004)
9
.
6
Carli R. (2000), Note sull’Analisi Emozionale del Testo (su www.spsonline.it).
7
Ibidem.
8
Grassi R., Montesarchio G., Ruggiero L. (2004), Analisi dei processi collusivi all’interno di
un’organizzazione internazionale, p. 146, in R. Grassi, E. Marzella, G. Montesarchio, C.
Venuleo (a cura di), Indizi di colloquio, Franco Angeli, Milano.
9
Ibidem, p. 145.
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Clinica: le fantasie sul futuro professionale e l’immagine della psicologia.
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1.2 – FASI DELLA RICERCA
L’Analisi Emozionale del Testo qui riportata, riguarda gli scritti di 36 studenti del
II anno della Laurea Triennale in “Intervento clinico per la persona, il gruppo e le
istituzioni”, frequentanti le lezioni di “Psicologia Clinica con Elementi di Analisi
della Domanda e della Cultura Locale”, nell’Anno Accademico 2006/2007.
In una delle prime lezioni del corso, essi sono stati invitati a rispondere alla
seguente domanda-stimolo: “Pensa al tuo futuro professionale: quale attività
pensi di svolgere in quanto esperto nell’intervento psicologico clinico? In
quali ambiti pensi di poter lavorare, quali clienti immagini di incontrare e
quali domande pensi ti porranno i clienti stessi?”.
Ciò che si è mirato a rilevare, dunque, è stata la Cultura degli studenti di
Psicologia circa la propria immagine professionale, intendendo per “cultura”,
“l’assetto rappresentazionale collusivamente assunto all’interno di un sistema
sociale (organizzazioni, gruppi sociali, strutture produttive), che presidia il senso
che gli attori attribuiscono al contesto, sostanziando ed orientando il
funzionamento stesso” (Paniccia, 1989)
10
.
Aver effettuato tale rilevazione all’inizio del corso risulta in linea con l’idea che
“ogni intervento formativo e di riorganizzazione debba essere orientato e mirato
entro la cultura locale. Vale a dire debba essere commisurato al contesto e alle
sue connotazioni culturali. Se così non avviene, si opera come se il contesto
culturale fosse invariante. Con le conseguenze di inefficienza del caso” (Carli,
Paniccia, 1999)
11
.
In questo senso, lo studio presentato si configura come ulteriore contributo in
quell’area di ricerca che mostra un interesse sempre crescente verso la verifica dei
processi formativi universitari. La stessa ricerca, infatti, è stata realizzata anche
nei precedenti Anni Accademici, presentando risultati sensibilmente differenti e
10
Paniccia R. M. (1989), Riflessioni sul concetto di cultura organizzativa, Psicologia Clinica, 3,
291-306.
11
Carli R., Paniccia R. M. (1999), Psicologia della formazione, Il Mulino, Bologna, p. 137.
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CAPITOLO 1 – Analisi Emozionale del Testo con gli studenti del II anno di Psicologia
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rendendo tutt’altro che scontate le dimensioni di sviluppo insite nello Spazio
Culturale in calce.
Parlare, in questo contesto, di “dimensioni di sviluppo” vuol dire avere a mente un
progetto di espansione della psicologia, per la quale “si profila una nuova
domanda, o committenza, (…) a patto che quest’ultima recuperi e sviluppi la sua
anima non individualista; ad esempio proponga modelli e strumenti per
conoscere le culture organizzative e intervenire su di esse” (Carli, Paniccia,
2000)
12
.
L’ipotesi che è stata fatta circa il cambiamento culturale tra gli studenti degli anni
passati e quelli di quest’anno, attiene all’opportunità di questi ultimi di aver già
incontrato la metodologia didattica impiegata durante le lezioni considerate, nel
corso di “Psicologia delle Organizzazioni” del I anno.
Seguendo tale ipotesi, i risultati dell’AET si configurerebbero quali indicatori di
verifica dell’impatto culturale che la lezione emozionata riveste nell’iter
formativo degli studenti di Psicologia.
I testi da loro prodotti (e raccolti nell’Appendice 1, già stringati e disambiguati,
come l’utilizzo del software prevede) sono stati analizzati tramite Alceste, che ne
ha estrapolato lo Spazio Fattoriale (visibile in Figura 1).
Esso evidenzia la presenza di quattro raggruppamenti di Parole Dense (definite
tali dal ricercatore, in relazione al contesto analizzato ed agli obiettivi della ricerca
stessa), posti quasi simmetricamente sui primi due fattori (I e III cluster sul Primo
Fattore; II e IV cluster sul Secondo Fattore).
Il paragrafo che segue rappresenta l’ultima fase della ricerca, poiché propone delle
ipotesi di lettura sul significato clinico dei Modelli Culturali emersi.
Come già esplicitato precedentemente, per la loro interpretazione si è proceduto
evidenziando progressivamente le connessioni fra ciascuna parola densa e la
successiva, dentro il medesimo Repertorio (a partire dalla parola con χ
2
più alto,
fino ad arrivare a quella con χ
2
più basso).
12
Carli R., Paniccia R. M. (2000), Il colloquio di committenza nell’analisi della domanda, p. 146,
in G. Trentini (a cura di), Oltre l’intervista. Il colloquio nelle organizzazioni, ISEDI,
Milano.