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CAPITOLO PRIMO: Educazione, vita e
formazione culturale di Thomas Mann
I.1. L’INFANZIA, L’ADOLESCENZA, GLI ANNI DI SCUOLA
Paul Thomas Mann nasce a Lubecca il 6 giugno 1875, secondogenito di Thomas
Johann Heinrich Mann e di Julia Silva-Bruhns.
Il padre, comunemente conosciuto come Henry, si ritrova appena ventunenne a capo
di un’impresa familiare che ha alle spalle settanta anni di attività durante i quali si è
conquistata una posizione invidiabile.
Henry Mann dimostra presto di essere un uomo dal talento e dal carattere eccezionali,
tenuto in gran considerazione da tutti per la sua fermezza.
La donna che sceglie come moglie è originaria dell’America del Sud. Suo padre
Johann Bruhns, infatti, come voleva la tradizione per i figli cadetti delle famiglie di
mercanti di Lubecca, era stato mandato all’estero a tentare la fortuna. Emigrato in
Brasile, era divenuto dopo non molto tempo proprietario di diversi zuccherifici. Inoltre,
grazie alla sua intraprendenza, era stato nominato delegato imperiale di Don Pedro II per
i territori dell’interno. Aveva sposato infine la figlia di un ricco piantatore portoghese
che però era morta dando alla luce uno dei figli.
Dopo la morte della moglie, Bruhns aveva deciso di ritornare a Lubecca dove Julia e
i suoi fratelli avrebbero potuto essere allevati dai parenti.
Julia non riuscirà mai ad abituarsi del tutto al clima e alle maniere della gente di
Lubecca. Benché frequenti la stessa scuola della sorella di Henry Mann, accetta con
molta riluttanza i valori della società mercantile protestante in cui si trova a vivere.
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Dopo un anno dal loro incontro Henry e Julia si sposano e dopo due nasce il loro
primogenito Luiz Heinrich. Seguono Thomas, nel ‘75, Julia, nel ‘77, Carla, nell’‘81 e
Viktor, nel ‘90.
La casa dove Thomas e i suoi fratelli crescono è uno dei punti focali di riunioni
culturali e sociali della città. Tutti i giovedì amici e conoscenti trascorrono la serata
nella grande casa sulla Beckergrube, fatta costruire e arredare dal senatore Mann
secondo lo sfarzoso stile borghese dell’epoca, una delle prime a non avere i granai
annessi.
Letteratura, arte e musica sono i principali argomenti di conversazione di queste
serate.
Heinrich e Thomas osservano dallo sfondo, venendo influenzati e attratti già in tenera
età dall’arte: “...senza alcun dubbio le mie ore più belle le dovetti al nostro teatrino delle
marionette, che era già stato di mio fratello Heinrich e i cui scenari si erano accresciuti
con l’aggiunta di numerosi altri, dipinti da lui, che avrebbe voluto fare il pittore.”
1
Malgrado i suoi impegni sociali e domestici, la moglie del senatore Mann passa
diverso tempo coi figli. Canta per loro, legge le fiabe di Perrault e dei Grimm, narra di
episodi più o meno reali accaduti nella sua terra d’origine.
Thomas si trova ad avere così da una parte un padre serio ed universalmente
ammirato e dall’altra una madre bella, dal passato esotico, dotata per la musica.
Avremo modo di constatare quanto la profonda differenza fra i suoi genitori influenzi
Thomas, e, con lui, molti dei suoi personaggi tra i più memorabili.
Il futuro scrittore trova difficile interessarsi a ciò che gli racconta il padre, teso a
destare in lui un qualche interesse per lo spirito mercantile.
Per di più il tempo che il senatore riesce a dedicare ai figli è davvero esiguo. E,
mentre la sua influenza in città continua ad aumentare, quella sui figli si allenta.
Thomas si sente più sicuro dell’amore di sua madre, avverte un legame particolare
con lei, sentito quasi come una sfida a suo padre.
“Stavo seduto in un angolo a guardare mio padre e mia madre come se stessi facendo
una scelta fra loro due, come se dovessi decidere se sarebbe stato meglio passare la vita
1
Thomas Mann, Giuochi infantili, in Lavinia Mazzucchetti, Scritti autobiografici. Tutte le opere di
Thomas Mann, vol. XII, Milano, Mondadori, 1958, p. 46.
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nel mondo sognante dei sensi, oppure perseguendo attività e potere. E i miei occhi alla
fine restavano posati sul volto quieto di mia madre”
2
: questo è ciò che racconta il
protagonista di una delle prime opere di Mann, ma rivela al tempo stesso anche il
pensiero dell’autore.
In seguito questi riconoscerà il fatto che: “se ricerco l’origine delle mie attitudini, non
posso fare a meno di pensare ai celebri versi di Geothe e di notare che anch’io devo a
mio padre la ‘seria condotta della vita’, a mia madre invece il ‘carattere gaio’, vale a dire
la sensibilità artistica e, nel più vasto significato delle parole, la ‘gioia di raccontare’.”
3
La figura della madre, le musiche che suona al piano, le storie che racconta sulla sua
infanzia hanno dunque un’importanza straordinaria nella vita di Thomas.
Egli si sente combattuto fra l’amore del padre e quello della madre. Come
conseguenza inizia a nascere in lui un forte senso di colpa che lo spinge ulteriormente
verso la madre per avere la sua protezione.
Thomas e i suoi fratelli trascorrono diverso tempo a casa della nonna nella
Mengstrasse. L’ampio edificio con il giardino sul retro è la meta preferita del piccolo
Thomas soprattutto grazie al granaio ormai inutilizzato che costituisce, nel suo
abbandono, il nascondiglio più adatto per le sue prolungate ore di sogni.
Alla serena atmosfera domestica si oppone l’ambiente scolastico, di stampo
prussiano, moralistico e repressivo. Ulteriore elemento autobiografico che ritroveremo
trasposto letterariamente.
Per volontà del padre, il quale inizialmente designa il secondogenito a succedergli
nella direzione della ditta, il giovane Mann deve frequentare un istituto tecnico
commerciale, scuola che poco corrisponde ai suoi interessi. “Forse gli studi umanistici
sarebbero stati più conformi ai miei bisogni spirituali”
4
, constata in seguito.
Il suo atteggiamento verso gli studi è molto simile a quello che ha verso la ditta di
suo padre: “detestavo la scuola, e fino alla fine rifiutai di soddisfare le sue richieste-
2
Thomas Mann, Il pagliaccio, in Novelle e racconti, Milano, Mondadori, 1953, pp. 84-85.
3
Thomas Mann, Saggio autobiografico, in Lavinia Mazzucchetti, Scritti autobiografici, op. cit. , p.
65.
4
Thomas Mann, op. cit. , p. 66.
9
dovuto a una paralizzante resistenza, nata nel mio intimo, a tutte le richieste provenienti
dal difuori; qualcosa che ho imparato a correggere solo più tardi e a gran fatica.”
5
Ma, mentre Heinrich si ribella apertamente, sicuro delle proprie ragioni, Thomas lo
fa senza dare segni di grandi ambizioni.
I rapporti tra i due fratelli si fanno sempre più difficili, nonostante il comune e
precoce interesse letterario ed artistico. Heinrich soffre di gelosia nei confronti del
fratello più piccolo e comincia a trattarlo bruscamente e ad ignorarlo. I due dormono
nella stessa camera, ma raramente giocano insieme.
Ci sono tuttavia dei periodi più sereni e rilassati. E ciò quando la famiglia, come ogni
estate, trascorre le vacanze in una villa a Travemunde, località balneare all’epoca tra le
più rinomate.
“La mia infanzia trascorse tranquilla e felice. I periodi più luminosi della mia
giovinezza erano le settimane delle vacanze estive a Travemunde, dove passavo le
mattine al bagno sulla spiaggia del Baltico e i pomeriggi davanti al chiosco della musica
che, situato di fronte all’albergo, amavo con quasi altrettanta passione... e quando le
quattro settimane che da principio mi parevano infinite arrivavano al termine e si
ritornava a casa all’esistenza quotidiana, il mio petto era straziato da una malinconica
pietà per me stesso.”
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E ancora: “in quel luogo, il mare e la musica si sposarono per sempre, nel mio cuore,
in un’unione ideale e sentimentale, e da quest’associazione di idee e di sentimenti è pur
nato un frutto: cioè la narrativa, la prosa epica... spero proprio di avergli reso grazie, al
mare della mia infanzia, alla baia di Lubecca.”
7
Al termine di una di queste vacanze Heinrich abbandona la scuola, deciso ad
intraprendere la carriera di scrittore. Per il padre è una delusione cocente.
Si giunge ad un compromesso: Heinrich viene mandato a Dresda come apprendista
commesso da un libraio. Ma egli vuole fare lo scrittore e così, dopo qualche mese,
5
Nigel Hamilton, I fratelli Mann, Milano, Garzanti, 1983, p. 38.
6
Thomas Mann, Saggio autobiografico, op. cit. , pp. 65-66.
7
Thomas Mann, Lubecca come forma di vita spirituale, in Lavinia Mazzucchetti, Saggi vari. Tutte le
opere di Thomas Mann, vol. XII , Milano, Mondadori, 1958, p. 519.
10
nonostante i ripetuti richiami alla serietà e alla frugalità da parte del padre, lascia il
lavoro.
Nel frattempo anche Thomas sente sempre più insistente il richiamo della letteratura.
“Una romanza sulla morte eroica di Arria -Paete, non dolet- della quale mi ero
vantato con un compagno, che un po’ per ammirazione, un po’ per cattiveria l’aveva
consegnata al professore, rivelò ai miei superiori, fin dalla terza media, la mia
stravaganza e insubordinazione.”
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Comincia dunque a scrivere; abbozza dei drammi, tra cui “Aischa” e “I sacerdoti”.
Thomas è inoltre fortemente attratto dal palcoscenico. Le visite a teatro risalgono
infatti già ai primi anni di scuola.
Proprio per il suo esclusivo interesse per la letteratura e il teatro i suoi problemi
scolastici aumentano. Si rifiuta di prendere la scuola sul serio e il suo contegno irrita gli
insegnanti del Katharineum, celebre istituto la cui fondazione risale al XVI secolo.
“Aborrivo la scuola e sino alla fine non soddisfeci alle sue esigenze. La disprezzavo
come ambiente, criticavo i modi dei suoi potenti rappresentanti e mi trovai presto in una
specie di letteraria opposizione al suo spirito, alla sua disciplina e ai suoi metodi di
ammaestramento. La mia indolenza, necessaria forse alla mia crescita particolare; il mio
bisogno di tempo libero per l’ozio e per le tranquille letture; e una vera pigrizia mentale,
della quale soffro anche oggi, mi rendevano odioso l’obbligo scolastico e fecero sì che
lo trascurassi con disdegno.”
9
Per il senatore Mann questa è un’ulteriore delusione. Egli crede nella lealtà, nel duro
lavoro, nella preparazione accurata e nella condotta esemplare. Il suo disappunto verso il
comportamento di Thomas e Heinrich è quello di un uomo che proprio grazie a questi
valori è riuscito ad affermarsi nella vita. E che ora interpreta il comportamento dei suoi
due figli maggiori come una sfida all’educazione ricevuta, quasi un buttare via i
vantaggi, l’istruzione e la formazione culturale che egli ha procurato loro con tanto
impegno.
Nel 1891, appena un anno dopo aver visto venire alla luce il suo ultimogenito Viktor,
il senatore muore.
8
Thomas Mann, Saggio autobiografico, op. cit. , p. 66.
9
Thomas Mann, op. cit. , p. 66.
11
Negli ultimi mesi ha cambiato da cima a fondo il testamento. I beni immobili, la casa
di famiglia, le navi, le merci, i mobili, tutto deve essere venduto. La ditta va liquidata. I
tutori dei ragazzi hanno il compito di impegnarsi nel dar loro una formazione pratica.
Thomas, che viene indicato come suscettibile di metodi di persuasione più blandi
rispetto al fratello, “avrebbe trovato la sua strada in una professione pratica” e sarebbe
stato un grande sostegno per la madre.
La morte del padre rappresenta una svolta notevole nella storia della famiglia; con
essa vengono allontanati tutti gli ostacoli, morali e finanziari, alle inclinazioni di
Thomas.
Viktor Mann scriverà in seguito: “Mio padre rappresentava senza dubbio il momento
culminante del periodo di alta borghesia dei Mann e la sua morte prematura significò la
fine di questo periodo senza quella lenta decadenza e rovina che sono una licenza
poetica dei Buddenbrook.”
10
Consapevole del fatto che i figli avrebbero seguito la loro vocazione artistica, Johann
Mann conclude deliberatamente la tradizione borghese di una famiglia di cui era il capo
e il cui nome egli, commerciante, console e senatore, aveva portato alla più alta dignità.
La madre, ignorante di commercio, si disinteressa anche alle pagelle scolastiche di
Thomas. Ed egli non ottiene la promozione.
“In primo luogo sono un liceale degenere. Non che sia stato bocciato all’esame di
maturità; affermarlo, sarebbe vanteria. Ma non sono neanche arrivato alla terza liceo;
già nella seconda ero vecchio cucco. Pigro, cocciuto, pieno di sprezzante ironia per tutta
la baracca, ero inviso agli insegnanti del venerando istituto, uomini eccellenti che, a
pieno diritto, in perfetta concordanza con tutte le esperienze e con ogni probabilità, mi
presagivano una sicura rovina.”
11
In compenso, insieme ad altri compagni, fonda una rivista d’arte della scuola, il
Fruhlingsturm (Tempesta di primavera) sulla quale pubblica alcune sue poesie e articoli
di fondo. La prefazione, scritta dallo stesso Thomas, rivela lo spirito di opposizione nei
riguardi della scuola e dell’ambiente borghese della città che anima i giovani dell’epoca.
10
Klaus Schroter, Thomas Mann, Milano, Mondadori, 1966, p. 24.
11
Thomas Mann, Allo specchio, in Lavinia Mazzucchetti, Scritti autobiografici. Tutte le opere di
Thomas Mann, vol. XII, Milano, Mondadori, 1958, p. 35.
12
Nell’editoriale di apertura Mann scrive: “Sì, come una tempesta di primavera penetra
nella terra polverosa, anche noi vogliamo infrangere con parole e concetti la
fossilizzazione intellettuale, l’ignoranza e il filisteismo limitato e presuntuoso di coloro
che ci contrastano.”
12
La rivista suscita presto le ire della scuola, peggiorando ulteriormente i rapporti fra
Thomas e gli insegnanti.
Disinteressato e annoiato come sempre, Thomas si risveglia solo per seguire le
lezioni di un certo dott. Bathke, portavoce dei progressisti alla giunta comunale di
Lubecca e appassionato di Schiller.
Quando la madre si trasferisce a Monaco, Thomas rimane a pensione da un
professore del ginnasio per terminare “alla meno peggio” i suoi studi.
Tuttavia, nella primavera del 1894, gli viene permesso di lasciare la scuola, più per
rassegnazione che per altro.
“Pigro, ostinato, pieno di ironia per tutto: così passai gli anni della scuola finché mi
fu rilasciato il certificato di qualificazione per il servizio militare annuale.”
13
12
Nigel Hamilton, I fratelli Mann, op. cit. , pp. 63-64.
13
Thomas Mann, op. cit. , p. 35.
13
I.2. I PRIMI SUCCESSI LETTERARI
Una volta abbandonate la scuola e la sua città d’origine, Thomas raggiunge la madre
a Monaco, patria della musica, dei teatri e dell’opera. Qui entra a lavorare in una
Compagnia di Assicurazioni, secondo la decisione della madre e dei tutori.
E’ il 1894 e Thomas Mann, lungi dall’interessarsi al nuovo impiego, scrive il suo
primo racconto dal titolo “Perduta” che viene pubblicato sulla rivista Die Gesellschaft
14
.
Il narratore cerca di dimostrare questa tesi: “Se una donna oggi cade per amore, domani
cadrà per denaro.”
15
Thomas tenta così, sulla base di questo esile successo, di convincere la madre a fargli
abbandonare il lavoro d’ufficio. Questa accetta, a condizione che Thomas si iscriva
all’università, in modo da prepararsi almeno ad una carriera giornalistica.
Egli infatti comincia a frequentare lezioni di storia, di economia politica, di storia
dell’arte e della letteratura. Entra a far parte dell’“Associazione drammatica
studentesca” e nei caffè di Monaco inizia a godere di un certo prestigio.
Nel luglio del 1895 il fratello Heinrich lo invita a raggiungerlo a Palestrina; l’inverno
i due lo trascorrono a Roma, leggendo, scrivendo e passeggiando per la “Città Eterna”.
Così commenta Thomas il periodo romano: “il mio tenore di vita era un misto di
indolenza, di coscienza borghese poco pulita e della sicura convinzione di possedere
facoltà latenti.”
16
Le novelle e i racconti dei fratelli Mann vengono pubblicati sempre più
frequentemente sulle riviste tedesche. Fra queste, il Simplicissimus, settimanale satirico
che in breve si trasforma nella pubblicazione critica più acuta della Germania, nota per
tutte le querele e gli scandali legati al suo nome.
L’attenzione di alcuni editori viene così ad essere puntata su Thomas e Heinrich.
14
Thomas Mann, Gefallen, in Die Gesellschaft, anno I. Il racconto non è più stato ristampato.
15
Thomas Mann, Gefallen, riv. cit.
16
Thomas Mann, Saggio autobiografico, op. cit. , p. 70.
14
In particolare l’editore Fischer contatta Thomas per comprargli i diritti d’autore sul
volume, di prossima uscita, contenente i suoi racconti.
E’ il 1897. I nuovi avvenimenti riempiono di fiducia Thomas e il fratello. Insieme
decidono di passare nuovamente l’estate a Palestrina. E’ qui che il più giovane dei due
Mann comincia a raccogliere, senza dar peso alla cosa, il materiale di cui ha bisogno per
un nuovo romanzo che prenderà il titolo de “I Buddenbrook” e rappresenterà il suo
primo grande successo.
Nell’aprile del ‘98 pubblica una serie di novelle, fra cui “Il piccolo signor
Friedemann”, “Delusione”, “Il pagliaccio”, “Luiselle”.
Viene assunto dall’amico Korfiz Holm nella redazione di Simplicissimus. Il lavoro è
interessante e Thomas si sente soddisfatto. “Tuttavia”, racconta, “vi partecipava solo
una parte della mia natura, e all’attività redazionale per la quale mi avevano assegnato
lussuosamente una stanza tutta per me, con una stupenda scrivania, si affiancava la
continuazione del mio maggior impegno personale, cioè il lavoro ai Buddenbrook.”
17
Lavoro cui, dopo aver abbandonato il Simplicissimus, si dedica in maniera totale.
Benché Thomas avesse trascorso in Italia un periodo sereno, si era fermato lì soprattutto
per il fatto che, per dirla con parole sue, a casa non c’era posto per lui. A Monaco trova
invece un ambiente culturale e sociale che lo stimola e protegge ad un tempo.
Nel periodo tra il ‘98 e il ‘99 appaiono sul Simplicissimus altre sue novelle:
“L’armadio”, “Il viale del cimitero”, “Felicità”, “Ora difficile”.
Durante l’estate del 1899 trascorre due settimane al nord, sul Baltico. Da questo
soggiorno torna deciso a terminare “I Buddenbrook”.
Intanto viene chiamato per fare il servizio militare. Ma, “vissi soltanto poche
settimane nell’aria caliginosa della caserma, allorché la mia risoluzione di ricuperare la
libertà prese un aspetto mortale e, come si vide poi, irresistibile.”
18
Dopo essere rimasto a letto per una quindicina di giorni in seguito all’infiammazione
di un tendine, Thomas si trova “ad aver perduto il collegamento con gli istruttori...
esattamente come una volta a scuola.”
19
17
Thomas Mann, op. cit. , p. 73.
18
Thomas Mann, op. cit. , p. 78.
19
Thomas Mann, op. cit. , p. 78.
15
Grazie a una raccomandazione di un medico amico della madre, riesce allora ad
ottenere il congedo.
Dopo varie vicissitudini editoriali, delle quali accenneremo in seguito, Mann vede
finalmente pubblicato il suo primo lungo romanzo: “I Buddenbrook” esce infatti nel
1901, che provoca uno scandalo nella città natale di Thomas (vedi II.3.1).
La città d’origine di Thomas Mann terrà sempre un atteggiamento contraddittorio nei
suoi confronti.
Lo stesso zio di Thomas, Friedrich, dichiarerà qualche anno più tardi su una rivista
che l’autore de “I Buddenbrook” è “un uccello sciagurato che insudicia il suo stesso
nido.”
Nel 1926 Lubecca accoglierà con applausi scroscianti e il titolo onorario di
Professore il discorso dell’ormai famoso Mann per commemorare il settimo centenario
della sua elevazione a città libera. In tale discorso egli ricostruisce i motivi e la genesi
delle sue opere e mostra come le loro radici affondino nel porto sul Baltico, nelle sue
spiagge di Travemunde, nel suo spirito commerciale paziente, onorato, instancabile.
“Poiché (voglio confessarlo) se per il mio discorso ho scelto proprio questo titolo:
Lubecca come forma di vita spirituale, gli è perché intendevo la forma di vita e
l’irradiazione vitale di un lubecchese, del lubecchese che vi sta dinanzi, il quale è
divenuto un artista, uno scrittore, un poeta, se volete, e che come artista, come scrittore è
rimasto un lubecchese.”
20
Eppure dieci anni dopo la stessa città con uguale giubilo avrebbe celebrato la notizia
che Thomas Mann era stato privato della cittadinanza tedesca per aver pubblicato
“osservazioni ostili” verso la madre patria.
Del 1903 è il volume di novelle “Tristano” che contiene, tra l’altro, “Tonio Kröger”;
la raccolta ottiene un successo immediato.
Quei racconti continuano dal punto in cui si sono arrestati “I Buddenbrook”. Il
naturalismo viene però ripudiato in nome di uno stile malinconico, intensamente
personale, pieno di un “Io” torturato.
Nel frattempo il rapporto tra Thomas e il fratello Heinrich subisce delle lacerazioni. I
due concepiscono l’opera letteraria, e la vita, in modo molto diverso.
16
Thomas, che ha ormai raggiunto un buon successo personale, si volge alla società
con un rinnovato desiderio di appartenervi. “Avevo avuto la mia conferma, la mia sorda
opposizione a tutte le regolari esigenze del mondo era giustificata, la società mi
accoglieva.”
21
Heinrich, invece, escluso per il momento dalla popolarità, è deciso ad allontanarsene
sempre più.
Una sola persona rimane a difendere strenuamente sia l’uno che l’altro: la madre.
Thomas viene invitato da un capo all’altro della Germania a fare conferenze. Finisce
per produrre, come scrive ad Heinrich, delle “incredibili porcherie” solo per guadagnare.
20
Thomas Mann, Lubecca come forma di vita spirituale, op. cit. , p. 509.
21
Thomas Mann, Saggio autobiografico, op. cit. , p. 82.
17
I.3. IL PERIODO REAZIONARIO E IL DISTACCO DAL FRATELLO
Il 1903 è l’anno del serrato corteggiamento alla sua futura moglie, Katja Pringsheim.
Dominato dall’idea di sposarla, Thomas non riesce a trovare la giusta concentrazione
per lavorare. E, mentre Heinrich studia le virtù della Francia, egli ha in mente un’unica
persona. Finalmente nel 1904 Thomas e Katja si fidanzano ufficialmente.
Heinrich non dà segni di voler rientrare dall’Italia per la cerimonia. La
corrispondenza fra i due fratelli è praticamente cessata e la madre, nel tentativo di
mantenere la pace familiare, è sempre più in balia di un’ansia incontrollabile.
Thomas, pienamente soddisfatto dal suo matrimonio, perde a poco a poco la sua
identità socio-politica e diventa sempre più reazionario, sempre più sulla difensiva.
In seguito ad alcuni scambi di consigli, i fratelli Mann si ritrovano. Le gelosie e i
malintesi passati vengono messi da parte. Thomas ha l’impressione di venire accettato
come fratello più giovane e di successo.
Nel 1906 pubblica il dramma storico “Fiorenza”. La novella che segue, “Sangue
welsungo”, rischia di creare uno scandalo nella famiglia d’origine della moglie di
Thomas. I protagonisti ricordano troppo da vicino Katja e il suo gemello Klaus. L’opera
pare un affronto ai Pringsheim, ed è perciò che non viene pubblicata. Conseguenza di
questa situazione è la prima vera crisi matrimoniale di Thomas. La soppressione di
“Sangue welsungo” non può che spingere Thomas più sulla difensiva, farlo sentire più
incompreso, meno “umanamente e socialmente libero”.
Egli inizia però a trarre le prime vere soddisfazioni riguardo a “Fiorenza”, che viene
accolto infatti con sempre maggiore entusiasmo. Quando poi uno fra i critici più spietati,
Richard Schaukal, fa a pezzi il suddetto dramma, stroncandolo con malignità gratuite,
Heinrich sorge in difesa del fratello minore. Altro motivo, questo, di profonda
soddisfazione per Thomas.
Egli sta facendo il possibile per emulare suo padre, per esserne degno, non solo
guadagnandosi fama letteraria, ma anche rispettabilità borghese. Non esistono quindi
18
ragioni particolari perché, nonostante la Germania si dimostri sempre più ostile alla
democrazia, debba desiderare un cambiamento politico.
Uno dei personaggi di Heinrich in “Tra le razze” si chiede come sia possibile che
gente di cultura e intellettuali sostengano un sistema che è la negazione stessa
dell’intelletto. Ma l’atteggiamento di Thomas è quello praticamente di tutti gli scrittori
tedeschi di successo: l’artista non ha niente a che fare con la politica.
Nel 1909 Mann termina il romanzo “Altezza reale”, che si dimostra essere una
semplice allegoria della sua vita, un riflesso del mito che egli desidera mantenere in
relazione ad Heinrich. Il fratello maggiore, nell’opera, è rappresentato malaticcio, saggio
e timido, quello minore relativamente più fortunato e sano. Il libro in ogni caso è un
grosso successo.
Nel 1910 si mette a lavorare senza sosta a “Il letterato e l’artista creativo”, nel quale
Thomas fa una distinzione fra l’uomo di lettere e il poeta, in ultima analisi fra Heinrich
e se stesso. Il letterato, dice Mann, è radicale, perché radicalismo equivale a purezza,
nobiltà e profondità. Ma chi in Germania, in un’epoca in cui la parola democrazia viene
proibita, si interessa a tali virtù?
La famiglia Mann viene colpita in questo periodo da un evento drammatico. Una
delle due sorelle, Carla, dopo aver fallito la carriera d’attrice ed essersi compromessa
con un uomo dopo l’altro, si suicida. A Thomas quest’atto sembra “in qualche modo un
tradimento contro la nostra vita fraterna, contro un destino comune.”
22
I legami che avevano tenuto uniti i membri della famiglia e la cui percezione aveva
dato vita a “I Buddenbrook”, il senso di un destino comune: è questo che ora Thomas
deve abbandonare.
Il suicidio di Carla sciupa l’immagine della famiglia Mann che dal campo del
commercio muove verso il regno incontaminato della grandezza letteraria. La dinastia è
spezzata. Il successivo libro di Thomas sarà inequivocabilmente legato all’idea della
morte.
La madre non si riavrà più dal colpo. Si è dedicata anima e corpo ai figli, sdegnando
la vita sociale. Quando Carla si toglie la vita, sente la cosa come una conseguenza del
suo fallimento come madre.
19
Intanto Heinrich scrive “Spirito e azione”, un appello alla Germania perché stia
attenta. Una nazione in cui tutta la gente capace di pensare evita la politica, in cui gli
argomenti intellettuali sono considerati per tradizione appartenenti a un campo a parte,
una nazione che, fatta eccezione per il 1848, non ha mai dovuto veramente lottare per i
propri ideali, è destinata ad andare alla deriva.
Nel 1911, dopo aver pubblicato “Come si picchiarono Jappe e Do Escobar”, Thomas
parte per l’Italia insieme alla moglie e ad Heinrich. Per una serie di vicissitudini si
ritrovano al Lido di Venezia. Molte sono le cose che succedono durante questa
permanenza che colpiscono intimamente Thomas.
Al ritorno in patria, con una naturalezza senza precedenti, Mann si mette a lavorare a
“La morte a Venezia”. E tutte quelle situazioni e persone che lo avevano colpito durante
il soggiorno lidense riemergono. Il libro esce fra il 1912 e il 1913.
A questo punto però, sfumata la prospettiva del Premio Nobel, che nell’ultimo
periodo era sembrata sempre più concreta, Thomas comincia a perdere la fiducia in se
stesso. “Temo di essere finito”, confessa a Heinrich, “e probabilmente non avrei mai
dovuto diventare un romanziere. I Buddenbrook era un libro borghese, inadatto al
ventesimo secolo. Tonio Kröger era semplicemente querulo, Altezza reale vano, La
morte a Venezia pieno di idee maturate solo a metà e di cose false.”
23
Rimpiange il suo
non riuscire ad orientarsi politicamente e spiritualmente. La sua “attrazione crescente
per la morte” gli pare un segno della propria incapacità ad adattarsi ai tempi moderni e
al “progresso”.
Nel 1912 i socialdemocratici vincono trionfalmente le elezioni generali. Tuttavia, per
mezzo di una coalizione, i conservatori mantengono il potere.
Come tanti altri dei suoi compatrioti, Thomas si sente diviso. Timoroso di disordini,
scettico sul “progresso”, indifferente alla politica, e tuttavia spinto dalla propria
coscienza a rivendicazioni di giustizia e umanità, anela a ritrarre il suo tempo, ma si
accorge di non poterlo fare. Comincia allora un racconto che avrebbe richiesto altri
dodici anni per essere terminato: “La montagna incantata”, che verrà pubblicata nel
1924.
22
Thomas Mann, op. cit. , p.86.
23
Nigel Hamilton, I fratelli Mann, op. cit. , p. 203.