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gestione delle innovazioni costituisce quindi un elemento di fondamentale
importanza per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Essi
devono far propria la capacità di fronteggiare con consapevolezza le
nuove situazioni ed essere abili nel saperle affrontare, mettendo in
evidenza quella flessibilità indispensabile sia nelle suddette situazioni che
in ambiti più generalizzati.
ξ Si va imponendo la necessità di sviluppare competenze in grado di far
fronte alle problematiche appena esposte. Tali competenze dovranno
essere in grado di tener conto del mercato del lavoro e delle più svariate
esigenze che le organizzazioni manifesteranno, in maniera tale che
quest’ultime risultino essere sempre competitive.
Il tema della competenza emerge sempre più spesso in ambiti diversi, da quello
socio-politico a quello lavorativo, fino ad arrivare a quello educativo.
Ma che cos’è la competenza? Come la si acquisisce?
C’è un vero e proprio bisogno di dare una definizione puntuale a questo termine
affinché molti dei problemi che quotidianamente ci troviamo ad affrontare nei vari
“luoghi di vita” possano essere analizzati alla luce della “competenza”.
Altre parole-chiave, che si ritiene possano essere in grado di far superare questo
momento di transizione da un modello di sviluppo ad un altro, sembrano proprio
essere competenza, flessibilità e specializzazione. Accennato alle prime due,
cercheremo di capire, in particolare, cosa si intenda per specializzazione.
Il titolo di questa ricerca sembrerebbe suggerire un’antitesi tra specializzazione e
flessibilità: in realtà si vuole dare solo l’idea di quanto sia difficile essere un
“professionista competente”. La società attuale pone richieste apparentemente in
contrapposizione tra loro, alle quali ognuno di noi deve far fronte; si denota sì un
bisogno di flessibilità da parte dei cittadini-lavoratori, ma c’è anche un’elevata
richiesta di specializzazione, la quale esige competenze specifiche nell’ambito
dello svolgimento della propria professione. Spesso è richiesta anche una
competenza “esperta”.
Grazie all’esperienza del tirocinio formativo presso l’agenzia formativa “Athena
s.r.l.” di Montevarchi, ho verificato in maniera concreta quanto la società abbia
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bisogno di persone che siano in possesso di competenze in linea con quelli che sono
i cambiamenti di oggi.
Per tutte queste ragioni ho preso la decisione di affrontare tale problematica con
l’intenzione di studiarla e analizzarla, così da averne un quadro più chiaro sia
nell’ambito del mondo del lavoro che nell’ambito delle dinamiche della società
stessa.
La “prova finale” che mi accingo ad elaborare si sviluppa in tre capitoli.
Nel primo cerco di dare una definizione esauriente del concetto di competenza
analizzando anche e soprattutto i processi di acquisizione di essa. In particolare
esamino la competenza come elemento fondamentale di ogni tipologia di lavoro: da
quello tecnico-manuale a quello intellettivo, da quello pratico a quello teorico.
Come si arriva all’acquisizione della competenza?
Quali sono i dispositivi che ci indicano quale tipo di competenza noi possediamo?
Questi sono i quesiti ai quali si vuole trovar risposta in questa prima parte.
A conclusione del capitolo viene proposta una mappatura delle varie tipologie di
competenze: quelle di base, quelle traversali e quelle tecnico-specialistiche delle
varie professioni.
Il capitolo secondo “La competenza esperta” si apre invece con l’analisi di quella
competenza che si sviluppa grazie alla presenza di un elemento di fondamentale
importanza: l’esperienza.
Viene quindi analizzato l’expertise, quale costrutto che ha permesso di vedere
come la competenza esperta sia in grado di guidare l’agire in ambito professionale.
Si approfondisce quindi quello che è l’agire esperto arrivando a definire le capacità
e le competenze del professionista riflessivo.
Si propone inoltre un confronto tra la figura del “novizio” e la figura dell’ “esperto”
affinché si possano rilevare analogie e differenze.
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Nel terzo capitolo “Mercato del lavoro e competenza professionale” si mettono in
relazione tra loro diversi aspetti rilevanti in ambito lavorativo, ovvero i nuovi
bisogni e ciò che essi comportano in termini di competenza.
Il capitolo si apre mettendo in risalto i cambiamenti della società e del mondo
lavorativo: basti pensare al fenomeno del precariato, all’incertezza verso il futuro, al
clima di insicurezza che si registra nelle giovani generazioni, come già in
precedenza accennato.
Come soluzione a ciò si sottolinea la necessità di formare dei professionisti
flessibili, pronti quindi a svolgere bene non solo un compito ben preciso, ma aperti
ad una vasta gamma di modalità su come esercitare le professioni, così da poter
avere più opportunità occupazionali e quindi eliminando la rigidità tipica del
passato.
Allo stesso tempo si parla però di professionisti dotati di alta specializzazione in
grado di svolgere compiti di alto livello con elevate competenze in materia.
Professionista è colui che è in grado di analizzare, comprendere, affrontare e
risolvere problemi specifici, capace di porsi continuamente degli interrogativi, e in
ogni singola situazione individuare le soluzioni migliori.
In questo capitolo si guarda alla competenza professionale quale possibile sintesi
di flessibilità e di specializzazione e come sintesi di un sapere esperto.
Si chiude il lavoro con il quarto capitolo “L’animazione socio-culturale” con
l’intento di esaminare in maniera concreta tutte le competenze della professione
dell’animatore socio-culturale.
Partendo da un breve excursus nella storia di tale “mestiere”, si giunge ad un’analisi
delle competenze alle quali l’animatore deve saper attingere. All’interno di tale
analisi ho effettuato una distinzione tra i vari contesti nei quali l’animatore può
essere chiamato ad operare, tentando di individuare le competenze specialistiche
che egli dovrà acquisire in ogni singolo contesto.
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Cap. 1
LA COMPETENZA
1. Sguardo al panorama sociale
Col passare degli anni si è registrato un cambiamento radicale nello stile e nella
condotta di vita dell’intera società, caratterizzato da elementi di discontinuità e di
rottura rispetto al passato e allo stesso tempo visto come un processo consolidato e
non solo come mero evento episodico.
Il mutamento della società e i fenomeni che ne sono derivati rappresentano, come
afferma Marida Cevoli:
<<…una condizione esistenziale ed esperienziale che accomuna gli individui e le organizzazioni,
ponendo ad entrambi problemi analoghi quali il passaggio da situazioni di rigidità e certezza a
situazioni di flessibilità e incertezza>>
1
.
Proprio la flessibilità deve essere parte della personalità del singolo, ma anche
parte delle strategie della società. C’è bisogno che i governi facciano propria la
flessibilità, così da favorire la ridefinizione delle politiche sociali e la
ristrutturazione dei sistemi in modo da tutelare i lavoratori attraverso le politiche e
le dinamiche occupazionali. Ma anche da parte delle singole persone ci deve essere
1
Cfr. M. Cevoli, Mutamento del lavoro e mutamenti nei lavori, in A.M. Ajello, S. Meghnagi, a cura di, La
competenza tra flessibilità e specializzazione, F. Angeli, Milano, 1998, pag. 63.
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disponibilità al cambiamento soprattutto sul piano lavorativo, fattore questo, che
conduce allo sviluppo di una sempre maggiore competenza professionale.
Quanto alla flessibilità, quest’ultima è necessaria per fronteggiare il continuo
rinnovamento del mondo lavorativo e sociale. Quindi essa si pone sia come
richiesta ai singoli e alla società ma anche come necessità di una continua
evoluzione sociale: questi aspetti rappresentano le due facce della flessibilità.
Il fenomeno della globalizzazione è sicuramente un elemento da non
sottovalutare. Negli ultimi anni le aziende si sono sempre più concentrate sulla
spasmodica ricerca dell’innovazione, la quale viene vista ormai come necessità
primaria ed imprescindibile per la loro sopravvivenza.
Questo sostanziale cambiamento ha portato conseguenze assai rilevanti nel
panorama sociale. Si parla della scomparsa del posto di lavoro fisso e si contano
sempre più giovani con contratti stagionali o contratti a progetto: l’espressione
“tempo determinato” sembra ormai entrata nel lessico comune dei giovani. Tale
prospettiva contribuisce a creare ansia e sfiducia nelle generazioni che si affacciano
al mondo del lavoro.
C’è allora bisogno di acquisire competenze poiché i cambiamenti citati
richiedono alle persone una più ampia varietà di saperi, nonché sensibilità e capacità
di far fronte alle trasformazioni richieste. La competenza deve andare al di là della
capacità di assolvere problemi di un certo tipo. C’è l’esigenza di una formazione
iniziale e continua di tutta la popolazione sia dal lato delle competenze sociali che
delle competenze professionali.
L’importante però è non avere paura del futuro e dell’incertezza nel domani, ma
reagire con fermezza e guardare tutto questo da un altro punto di vista, ossia
guardare alla possibilità di avere un’ampia scelta di risorse personali (umane,
professionali, creative ecc.) che possa sostenere la progettazione del proprio futuro.