II
personalizzazione. Gli individui sopportano sempre meno il fatto di
dover seguire cursus uniformi e rigidi che non corrispondono ai loro
bisogni reali e alle specificità del loro percorso esistenziale.
Per rendere questo cambiamento, qualitativo a tutti gli effetti, a mio
avviso, la direzione più promettente è quella dell’apprendimento
collaborativo.
Partendo dall’affermazione di Trentin che le funzionalità di base offerte
dalle reti (rapido accesso alle informazioni, sincronia e asincronia della
comunicazione, flessibilità di spazi e tempi...) possono essere utilizzate
direttamente come risorse nell’ambito di processi didattici di tipo
tradizionale o possono servire a dare vita a modelli di
insegnamento/apprendimento innovativi centrati sulla comunicazione
3
,
il mio ambizioso progetto di tesi entra nello specifico dell’argomento,
per renderlo concreto. L’obiettivo è dimostrare che può esserci
continuità tra la Formazione on-line e le dinamiche di gruppo, da me
rappresentate nella tipologia meno conosciuta in Italia, il PBL(problem
based learning).
Il progetto si sviluppa entro 4 Capitoli, ben distinti l’uno dall’altro,
eppur contigui. Lo scopo è quello di percorre, attraverso la lettura, un
vero e proprio“viaggio” nella storia della formazione a distanza,
tornando alle origini per capirne gli sviluppi, superando confini di
luogo e di spazio, per arrivare ad oggi, privi di ogni dubbio sulle
potenzialità del cyberspazio e della cybercultura
4
.
Tutto ciò che nasce nel “mondo reale” trova fortuna e sviluppo nel
“mondo virtuale”: questo è accaduto per la comunicazione, la ricerca di
amore o amicizie, lo shopping, lo studio e la collaborazione. Io
dimostrerò nella mia tesi che anche una metodologia didattica come il
PBL, basata completamente sull’interazione dei membri che ne
3
Guglielmo Trentin, Insegnare ed apprendere in rete, Bologna, Zanichelli,1998, pp.
89
4
Pierre, Levy, Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie,Milano, Feltrinelli,
1998 p.p. 167.
III
prendono parte, sul “gioco di squadra”, sulla partecipazione attiva, può
trovare applicazione in rete.
Il Capitolo 1 introduce le tematiche, che verranno sviluppate
successivamente, attraverso un’analisi storico-descrittiva della
formazione a distanza. Dalla fine del Diciannovesimo secolo, assunto
come secolo di inizio della FAD, si raggiungono i primi anni di questo
Millennio attraverso un “volo pindarico” sui cambiamenti, le abitudini,
i bisogni della società e quindi della formazione. Dall’utilizzo del
servizio postale come primo supporto didattico, alla nascita dei
Personal Computer, dalle prime lezioni trasmesse in TV alle recenti
videoconferenze, dalla penna a stilo alla posta elettronica, infatti, la
formazione ha sempre saputo adattarsi alle evoluzioni dell’uomo,
modificando i propri termini, i propri mezzi, i propri confini.
In un lampo ci si trova immersi in quel “gigantesco mare che è
Internet”e la FAD di terza generazione diventa e-learning. Si è passati al
Capitolo 2, non si naviga più in un sito Internet, ma in una piattaforma
LCMS, non si apprende più passivamente dalle conoscenze
dell’insegnante, ma si collabora con il tutor per il proprio
autoapprendimento.
Una spiegazione a tutto questo c’è, e prende il nome di Psicologia. Nel
Comportamentismo, nel Cognitivismo, nel Costruttivismo è nascosto il
perché di questa sorprendente evoluzione, che, a fine lettura, apparirà
meno sorprendente e più naturale di quanto si potesse mai pensare.
Poiché questo viaggio mira a superare i confini spazio-temporali con
cui l’uomo è portato a vivere, improvvisamente si è all’estero, in
Francia, in Scozia, in Inghilterra, tutto è possibile attraverso il Web e
attraverso l’immaginazione. Il Capitolo 3, infatti, vuole avvicinare
ancor più l’Italia al resto d’Europa e offre un motivo di
approfondimento sulla situazione formativa degli altri Paesi:
Danimarca Spagna, Svezia, Scozia, Francia e infine Inghilterra, terra
madre dell’on-line learning, ognuna a sua modo si è avvicinata alla
FAD, dandole un ruolo diverso, un’importanza diversa, uno sviluppo
IV
diverso, ma tutte ne hanno capito l’importanza. Chi prima, come
l’Inghilterra, chi un po’ in ritardo come la Scozia, hanno saputo gestire
la trasformazione della società, da “società della conoscenza” a “società
dell’informazione”, sfruttando le potenzialità della rete e il bisogno di
apprendere degli individui.
Superare i confini italiani mi da la possibilità di scoprire l’oggetto
ultimo ma, non per questo meno importante, del mio progetto: il
problem based learning. Il Capitolo 4 è dedicato completamente al
PBL, alla sua storia, alle sue caratteristiche, alla sua struttura. È su
Internet, che ho scoperto, per caso, l’esistenza di questa metodologia
collaborativa ed è su Internet, che vorrei trovasse il successo che, pare,
abbia, all’estero.
Dopo una presentazione breve, ma a mio avviso esaustiva
sull’argomento, si passa alla sperimentazione.
Vengono infatti proposte tre tipologie applicative del PBL:
1. in presenza (la sua forma classica);
2. blended;
3. on-line.
Sono due gli elementi innovativi presenti in questo progetto.
Innanzitutto la diversa collocazione, non più in presenza, ma su Web;
poi il diverso ambito: non più clinico, ma pedagogico. Non è stato
semplice realizzare questi progetti, ma farlo mi ha soddisfatta, oltre che
divertita e mi auguro che il risultato ottenuto trovi la risposta che
merita.
Buona lettura.
1
CAPITOLO 1
Dalla FAD di prima generazione alla comunicazione
on-line
1.1 Storia della FAD
Il sorprendente sviluppo della tecnologia, promosso dalla
rivoluzione delle telecomunicazioni degli anni Ottanta, ha dato
all’istruzione a distanza prestigio e importanza. La sua storia, che ha
inizio con lo sviluppo tecnologico avanzato, indotto dalla rivoluzione
industriale della seconda metà dell’Ottocento, ha percorso, da allora,
un lunghissimo cammino, spesso difficile, per giungere
all’acquisizione di un certo rilievo nel mondo, solitamente
conservatore, dell’analisi educativa.
Dal 1950 ad oggi si è realizzato un rapido progresso nel campo
dell’istruzione e della formazione a distanza, appunto, che ha visto
protagonista, un po’ tutta l’Europa, dall’Inghilterra alla Francia,
dall’Italia alla Danimarca, dalla Scozia alla Spagna.
Questo capitolo ha lo scopo di introdurre l’argomento relativo
alla FAD, attraverso la descrizione della storia, degli sviluppi, dei
progressi e delle applicazioni che l’hanno portata, oggi, ad assumere
un ruolo centrale, non solo in ambito scolastico-universitario, ma
anche, formativo, con una sempre maggiore richiesta, da parte delle
aziende, di corsi di formazione per sui dipendenti.
1.1.1 La FAD di prima generazione
Non c’è uomo al mondo che non abbia mai sentito in lui il
bisogno di imparare. Purtroppo però non tutti hanno questo diritto-
dovere. Infatti, benché la scuola, simbolo dell’istruzione pubblica, sia
un’istituzione centenaria, solo da pochi anni è veramente accessibile a
2
tutti. Inoltre il costo, sempre troppo alto, dei libri di testo e la necessità
di utilizzare dei mezzi di trasporto per recarsi nelle sedi scolastiche
aggrava, la già precaria condizione di chi, trovandosi in ristrettezze
economiche e talvolta anche lontano dalla propria scuola vorrebbe
ugualmente completare il proprio percorso di formazione.
Verso la fine del diciannovesimo secolo, però, avvenne un
enorme passo avanti nell’istruzione che cambiò radicalmente il modo
di fare e fruire l’educazione. Sfruttando la diffusione delle nuove
tecniche di stampa e lo sviluppo del trasporto ferroviario, la
produzione e la distribuzione di materiale didattico non aveva più
confini e anche chi abitava lontano dai più comuni centri abitati,
poteva studiare. Gli interventi educativi avvenivano tramite
corrispondenza, utilizzando come medium il servizio postale e le reti
ferroviarie ed urbane di trasporto.
Il primo corso a distanza di cui si ha testimonianza è stato
realizzato a Londra, nel 1840, da Isaac Pitman, inventore della
stenografia, che attraverso il servizio postale dette vita al penny post
1
.
La risposta del pubblico è talmente positiva che nel 1843 è fondata la
Phonographic Correspondence Society che, gratuitamente, diffonde
per corrispondenza l’insegnamento della stenografia.
Nonostante la scarsa percentuale d’alfabetizzati, questo nuovo tipo
di formazione comincia a diffondersi in tutta Europa. I corsi per
corrispondenza sono supportati da materiale cartaceo inviato per
lettera, spesso corredato d’informazioni e istruzioni su come studiare;
la verifica del percorso formativo è effettuata attraverso test,
ovviamente scritti, che l’utente, dopo aver svolto, rinvia al mittente per
ricevere poi un attestato di frequenza. Tranne alcuni rari casi di
comunicazione telefonica, l’interazione tra docente e discente,
estremamente lenta nella sua dinamica è limitata alla sola prova di
valutazione. In tutta Europa, sono solo gli enti privati e non
1
Valerio Eletti, Che cos’è l’e-learning, Carocci, Roma, 2002, p.p. 18.
3
istituzionali, con obiettivi formativi a scopi di lucro, integrativi rispetto
alla formazione scolastica, ad utilizzare la didattica a distanza.
A partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, entrano a far
parte degli strumenti per la formazione a distanza anche il telefono - in
rarissimi casi in modo esclusivo - e la radio, primo mezzo di
comunicazione, in Italia, che si diffonde di là dal reddito. Dopo la
devastazione causata dalla Seconda guerra mondiale, la richiesta di
strumenti formativi che avrebbero incoraggiato una rapida ripresa delle
attività scolastiche, era fortissima; la mancanza d’edifici e di risorse
umane fu colmata proprio dall’istruzione a distanza, rapida ed
economica, in grado di fornire le competenze professionali adeguate
per lavorare in fabbrica. Nel novembre del 1951 nasce a Torino
l’esperienza più importante per la formazione a distanza del secondo
dopoguerra, la Scuola Radio Elettra
2
, istituto privato che eroga corsi di
formazione professionale in tutta Italia. Gli studenti ricevevano a
domicilio il materiale didattico costituito de lezioni teoriche, i
“Fondamenti” o “Teorica”, da alternare ad esercitazioni pratiche, gli
“Esperimenti e monitoraggi” o “Pratica”.
Parallelamente, in Francia, nasce uno dei simboli più
rappresentativi di quel periodo il Centre Nazional d’Enseignement à
Distance (CNED). Il Centro, abbinando l’uso della radio ad attività per
corrispondenza, cerca di supplire all’interruzione, causata dalla guerra,
delle attività didattiche in presenza.
Alla fine degli anni sessanta, è finalmente riconosciuta
l’importanza della FAD per l’istruzione superiore con la British Open
University di Londra che diventa esempio e modello per la creazione
di prodotti didattici a distanza.
2
Valerio Eletti, Che cos’è l’e-learning, Carocci, Roma, 2002, p.p.20.
4
1.1.2 La FAD di seconda generazione
Dalla seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso,
l’introduzione di supporti audiovisivi multimediali come strumenti per
l’apprendimento a distanza, segna il passaggio dalla prima alla
seconda generazione di FAD, caratterizzata da un uso integrato di
materiale a stampa, registrazioni sonore, trasmissioni televisive e,
talvolta, software didattici (courseware).
L’innovazione tecnologica peculiare di questo periodo è
sicuramente la televisione che arriva in Europa con circa un decennio
di ritardo rispetto all’America dove il suo utilizzo didattico era diffuso
già a partire dagli anni quaranta. L’enorme percentuale d’analfabeti
che caratterizzava l’immaginario europeo di quegli anni trova una
soluzione alla sua gravissima situazione attraverso le TV pubbliche
che si assumono, in forme e modi differenti, il difficile compito di
diffondere ed erogare cultura in un periodo non troppo felice per la
collettività: la ricostruzione economica. In quegli anni l’Italia deve
fronteggiare, tra gli altri, il problema dell’uso massiccio del dialetto
che costituisce un successivo fattore di separazione tra le realtà locali.
La formazione a distanza via etere sembra essere il modo più rapido ed
efficace per educare ed istruire larghe porzioni di popolazione ed,
infatti, le nuove opportunità offerte dal mezzo televisivo rispetto alle
tecnologie utilizzate in precedenza sono rilevanti: l’uso delle immagini
più facili da comprendere per un pubblico analfabeta, esercita un
impatto e un interesse inediti e notevolmente più efficaci rispetto alla
statica freddezza dei fogli di carta o all’intangibile voce via radio. Nel
gennaio del 1954 nasce Una risposta per voi del professor Tutolo che
risponde alle lettere dei telespettatori alternando momenti di
formazione a momenti d’intrattenimento. Nel 1958, per volontà
governativa, nasce Telescuola, il primo programma televisivo in
Europa che permette di conseguire un titolo di studio, in questo caso il
diploma di scuola media professionale. Nel 1960 comincia la messa in
5
onda del famoso programma Non è mai troppo tardi condotto dal
maestro Alberto Manzi, diffuso in oltre 2000 punti, che diventa il
baluardo dell’alfabetizzazione di base ottenendo risultati sorprendenti
e inaspettati. Nel 1968, dopo otto anni di proiezione, il programma è
sospeso perché la frequenza nella scuola dell’obbligo è notevolmente
aumentata.
Nell’evoluzione della FAD segna una tappa fondamentale la
diffusione dello standard VHS (video home system), prodotto dalla
società giapponese JVC a partire dal 1976. Le opportunità formative, a
seguito di questa introduzione, si rafforzarono in maniera
considerevole, sia perché le videocassette permettendo di registrare e
rivedere una trasmissione in differita, introdussero la norma di
formazione asincrona, sia perché attraverso il loro supporto, fu
possibile realizzare corsi a distanza anche da acquistare. In questo
modo la FAD comincia ad assumere quelle caratteristiche tanto
importanti quanto inimitabili che la rendono preferibile ad un
tradizionale corso formativo in presenza: la possibilità di
personalizzare l’offerta formativa.
L’avere a disposizione differenti e molteplici supporti per
l’apprendimento è una premessa indispensabile per la trasformazione
della lezione frontale in processo learner centred, centrato in altre
parole non solo sulle esigenze formative, ma anche cognitive
dell’utente.
Il passaggio dalla seconda alla terza generazione di FAD è
segnato nel 1991, dalla prima esperienza italiana di corso di laurea in
teledidattica: il Consorzio Nettuno (NETwork Teledidattico per
l’UNiversità Ovunque) che viene a costituire una partnership tra
università e aziende per la realizzazione di corsi universitari a distanza
mediante trasmissioni televisive, supporti multimediali e reti
telematiche informatiche. All’origine il Consorzio Nettuno era
composto di cinque aziende (RAI, IRI, Confindustria, Telespazio e
SIP) e da tre università (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino,
6
Università Federico II di Napoli), ma in pochi anni il numero delle
aziende, delle università e degli utenti soprattutto aumentò
notevolmente.
Gli anni novanta vedono la nascita di un’altra tipologia di FAD
che diventerà asse portante della formazione a distanza: la
teleconferenza, introdotta nell’ambito della didattica universitaria per
la soluzione dei problemi logistici, come il collegamento delle sedi
periferiche con quelle centrali.
Se si escludono gli strumenti tecnologici introdotti, la FAD di
seconda generazione non apporta, rispetto alla prima, novità relative
all’apprendimento. La comunicazione con gli studenti (vista in
un’ottica bidirezionale) rimane marginale e la comunicazione fra gli
studenti è quasi inesistente.
1.1.3 La FAD di terza generazione
Il passaggio alla terza generazione di FAD è segnato
dall’avvento del digitale. A metà degli anni ottanta, grazie alle
straordinarie potenzialità del personal computer, utilizzato ormai anche
in ambienti famigliari, si assiste ad una svolta del paradigma
educativo, sia nell’ambito dell’istruzione a distanza, sia in quello
dell’istruzione in presenza: l’utente viene ad assumere un ruolo attivo
nel proprio percorso formativo. L’elemento rilevante che caratterizza
questa fase della FAD, è, infatti, il tentativo di superare la distanza
sociale, oltre che geografica
3
.
La FAD di terza generazione è suddivisa in due fasi: la prima
caratterizzata dall’uso di supporti off-line, non si avvale pertanto di
reti telematiche; la seconda caratterizzata dall’uso delle reti e di
strumenti on-line, dà l’avvio all’affermazione dell’e-learning.
Inizialmente, quindi, i supporti didattici utilizzati erano floppy disk,
3
Antonio Calvani, Mario Rotta, Fare formazione in Internet. Manuale di didattica on-line,
Trento, Erickson, 2000, p.p.62.
7
CD-Rom, videocassette, ovvero strumenti di self learning, già presenti
nella seconda generazione della FAD, per inviare materiale o
correggere le risposte degli studenti. Nel 1950, la Stanford University
e l’IBM lanciano i CBI (computed based instruction) e i CAI
(computer aided instuction), primi corsi di formazione per
l’autoapprendimento mediante calcolatore, che nel giro di pochissimo
diventano strumenti per la formazione scolastica e aziendale.
Quando i computer sono impiegati per rendere possibili forme di
dialogo interpersonale, si parla di “comunicazione mediata da
computer”. Il computer mediated communication (CMC) si colloca
all’intersezione tra le teorie della comunicazione e la ricerca
tecnologica sulle reti e introduce una comunicazione che non avviene
tra luogo e luogo, ma che si propone essa stesso come luogo del suo
accadere: viene meno la dimensione chiusa e immobile dell’ambiente
educativo. La comunicazione, tra due o più soggetti, avviene tramite la
“mediazione” di uno schermo il cui uso, come accade nelle
teleconferenze, può rendere la comunicazione molto simile a quella
naturale, attraverso interazioni visivo-acustiche. Le conoscenze
tecnologiche necessarie sono le stesse che sono richieste nel normale
uso del computer: accensione, connessione, scrittura, salvo il caso di
ambienti più sofisticati (come gli ambienti CSCW/Computer
Supported Cooperative Work, che utilizzano il computer per facilitare,
accrescere e perfezionare l’interazione tra i membri di un gruppo) che
esigono competenze più specifiche. La CMC si può realizzare sia
attraverso una comunicazione uno a uno (come accade con il telefono)
sia attraverso una comunicazione uno molti (come avviene nei mass-
media) sia attraverso una comunicazione molti-molti; questo “spalanca
le porte” alla costruzione di comunità di lavoro o classi virtuali
secondo una modalità mai standardizzata, ma sempre apre aperta al
possibile.
Il frame della comunicazione è privo d’elementi extralinguistici e ciò
richiede un linguaggio chiaro ma essenziale, che sia in grado cioè di
8
esplicitare attraverso la comunicazione scritta quanto solitamente
viene espresso nella comunicazione diretta; nonostante l’apparente
freddezza, la CMC deve saper stimolare reazioni emotive e deve saper
affrontare, valorizzandolo al massimo, il coinvolgimento emotivo dei
partecipanti. La dimensione della “comunità”, infatti, può diventare
dominante, ma i fattori emozionali, motivazionali e d’appartenenza
vanno gestiti adeguatamente. La comunicazione su base testuale, che
viene ad assumere via via un carattere “riflessivo”, mette in sinergia i
soggetti coinvolti nella costruzione cooperativa di testi.
Per quanto riguarda l’apprendimento, al soggetto è riconosciuto un
ruolo più attivo nella costruzione della propria conoscenza, raggiunta
soprattutto attraverso le sue capacità comunicative e relazionali.
Sul piano didattico l’uso delle reti offre un valore aggiunto alla già
apprezzata flessibilità spazio-temporale tipica dell’istruzione a
distanza agevolando l’elaborazione attiva e cooperativa rispetto alle
riunioni in presenza.
L’introduzione di tecnologie di rete segna una svolta senza precedenti
nei paradigmi pedagogici e nelle modalità di formazione a distanza
perché la telematica recupera uno degli aspetti più significativi della
tradizionale educazione degli adulti, venuta meno con l’istruzione a
distanza di seconda generazione, “la presenza sociale
4
” che diventerà
l’idea chiave di questa terza tipologia di formazione a distanza.
I sistemi di terza generazione sono anche detti d’on-line education
(formazione in rete, proprio ad indicare che la formazione avviene, in
gran parte, in rete
5
. L’elemento più evidente è la flessibilità nella
conduzione del corso: i partecipanti, infatti, interagiscono con altri
partecipanti e con il tutor che riesce a monitorare, quasi in tempo reale,
sia i progressi del gruppo classe sia il processo d’acquisizione delle
conoscenze del singolo partecipante. In questo modo è possibile
realizzare anche una valutazione in itinere del corso e degli studenti,
4
Antonio Calvani, Mario Rotta, Fare formazione in Internet. Manuale di didattica on-line,
Trento, Erickson, 2000, p.p. 61.
5
Guglielmo Trentin, Fare formazione in Internet, Zanichelli, Bologna, 1998, p.p. 91.