4
In generale, rispetto ad una concezione dello sviluppo inteso solo in
modo quantitativo, che prende in considerazione esclusivamente i costi
interni al processo produttivo (lavoro e capitale), si cerca di mettere al
centro dell’attenzione anche i costi esterni (risorse naturali, tessuto
sociale, relazioni tra territori), e considerare la politica, in quanto scelta
di modelli di gestione del bene pubblico, come uno degli elementi che
devono determinare le scelte, gli orientamenti e le pratiche delle imprese
stesse.
Il mio lavoro è suddiviso in due parti:la prima parte che comprende i
capitoli I e II ,è di tipo descrittiva,e illustra il come ,il perchè e il quando
si è arrivati alla finanza etica, passando dal concetto di etica, agli
stakeholders ,al bisogno sempre maggiore di finanziamento al settore no-
profit.
La seconda parte è di tipo empirico e si basa su un'analisi comparativa di
dati ,prospetti e pubblicazioni di due Banche etiche europee:la Bas-
Banca svizzera alternativa e la Triodos Bank olandese. E una altra parte
che riguarda il rating applicato ad una MFI Indiana e la presentazione di
un progetto di bond etico che verrà ammesso nel 2007 dalla Regione
Lazio.
Nella costruzione della parte descrittiva ho seguito un filo
logico,partendo dal significato dell'etica :nel Capitolo I ho spiegato come
l'etica e la solidarietà economica diano vita alla disciplina dell' etica
economica, che insegna a fare buon uso dei beni nell'interesse e nel
rispetto di se e degli altri,trasformando in tal modo anche la concezione
di credito in un nuovo diritto umano, dalla parte di chi è socialmente più
5
svantaggiato. E attraverso un percorso storico è stato possibile constatare
come anche in Italia sia nato un movimento universitario
interdisciplinare volto a effettuare studi e ricerche per l'etica economica e
la responsabilità sociale d'impresa:il suo nome è “Econometica” e trova
tra i suoi associati anche l'Ateneo di Tor-Vergata. L’analisi prosegue con
una descrizione del settore non profit e della finanza etica al fine di
valutare perché allo sviluppo della finanza etica, che in linea di principio
origina dalla volontà di supportare lo sviluppo socialmente responsabile,
non si accompagna un altrettanto deciso superamento dei problemi che il
Terzo settore incontra sul piano finanziario.
Nel capitolo II si analizza nel particolare il problema del Terzo Settore in
Italia il quale ha raggiunto dimensioni economico sociali tali da porlo al
centro di attenzione di studiosi, policy maker e dell'opinione pubblica. In
Italia le organizzazioni non profit registrano un certa lentezza nella
crescita dimensionale e si ritene che uno dei motivi sia riconducibile alle
difficoltà che esse incontrano nell'accesso al capitale di rischio e allo
scarso supporto offerto fino adesso dal sistema finanziario. Da una
ricerca condotta dall'università Cattolica del S.S. Cuore di Milano,
all'interno del progetto Equal Quasar-Qualità per i sistemi a rete di
imprese sociali- è stato possibile effettuare una valutazione dal lato della
domanda di credito e di servizi finanziari chiesti dalle organizzazioni del
Terzo Settore e dal lato dell'offerta,così da fornire utili indicazioni di
azione agli operatori del settore nonché alle autorità pubbliche e ai
tradizionali operatori finanziari e creditizi che hanno dimostrato interesse
verso il settore.
6
La seconda parte del lavoro,come detto in precedenza,ha una valenza
empirica. Nel III capitolo è stato evidenziato il ruolo dei soggetti
finanziari: le Banche etiche, rivolgendo maggiore attenzione alla Bas-
Banca Svizzera Alternativa e alla Triodos Bank olandese.
Dapprima ho evidenziato il panorama mondiale partendo dalla Grameen
Back fino alla diffusione delle Banche etiche in Europa e
successivamente ho spiegato in dettaglio il funzionamento,la nascita , i
risultati ottenuti e le strategie adottate dalle due banche. Sono state
messe a confronto le maggiori aree d'interesse,dalla gestione del
personale,ai settori d'investimento,dalla struttura organizzativa alle scelte
strategiche eco-sostenibili.
Per concludere, nel IV Capitolo si pone l'accento sullo sviluppo di
istituzioni fuori dal mercato ufficiale per la gestione del rischio e del
credito. Con questo termine si intendono le MFIs, diverse tipologie di
intermediari, dalle cooperative di credito al credito informale,che hanno
la caratteristica comune di fare un uso relativamente basso delle vie
contrattuali codificate nel sistema legislativo per le proprie operazioni,
soprattutto nel campo dell’ enforcement dei prestiti. Il lavoro si
concentra sulla valutazione di una Istituzione di Microfinanza indiana,
Spandana,una NBFC ,costituita da Donne,che si è impegnata in progetti
di Microfinanza negli slum rurali indiani. Grazie,inoltre alla preziosa
disponibilità della società M-CRIL ha saputo fornire informazioni sui
rapporti di Rating delle aree in cui opera, consentendone così un’attenta
analisi di tutte le caratteristiche sia finanziarie che strutturali.
Nell'ultima parte,viene relazionato un progetto di Bond Etico ,i cui
7
proventi saranno utilizzati per finalità sociali, che sarà emesso dalla
Regione Lazio in partnership con Dexia, la banca d'affari per la finanza
pubblica e di progetto, Avanzi società di consulenza e di controllo e la
Banca Popolare Etica ,come collocatore del bond. Infatti,per lo sviluppo
del microcredito, la Regione Lazio ha stanziato 3,5 milioni di euro, 3 dei
quali derivanti dall’emissione del bond regionale con finalità etiche. Con
queste risorse sarà possibile effettuare piccoli prestiti fino a 10mila euro
per le fasce sociali più svantaggiate.
8
CAPITOLO 1
QUALE FINANZA PER IL SETTORE NON
PROFIT
Introduzione:”la finanziarizzazione dell'economia”.
Riflettere oggi sull’uso del denaro acquisisce un valore che va oltre gli
aspetti filosofici ed etici e ci pone di fronte a quello che, dopo la caduta
del muro di Berlino, sembra essere l’assoluto del nostro tempo: il
capitale. Alcune ricadute problematiche di questa espansione della
finanza sono sotto gli occhi di tutti:profitti dirottati verso attività
speculative al posto di un loro utilizzo per il potenziamento della
produzione; aziende che chiudono in una regione per riaprire in altri
paesi dove i costi sono più bassi,i guadagni più elevati e i controlli sui
danni ambientali quasi inesistenti creando così disoccupazione,
circolazione sempre più facile di denaro sporco; pratica dell'usura;
crescita del debito internazionale che sta letteralmente strozzando intere
popolazioni del Sud del mondo...
Oggi i mercati finanziari – un complesso sistema di transazioni e di
prodotti che vengono scambiati ventiquattro ore su ventiquattro su scala
mondiale – hanno conosciuto una crescita esponenziale fuori dal
controllo delle autorità nazionali e internazionali, ma soprattutto al di
9
fuori di qualsiasi regola economica o sociale che non sia l’esclusiva
massimizzazione del profitto. Si scambiano, su questo mercato
internazionale,quotidianamente, oltre 1500 miliardi di dollari. Tutte
queste manovre finanziarie sono rese possibili anche grazie ai piccoli
risparmi o alle somme consistenti che i singoli cittadini depositano negli
istituti bancari.
E' molto raro che nell'affidare il proprio denaro alle banche si compia
una ricerca previa sull'utilizzo che queste faranno delle somme
pervenute. Il denaro potrebbe essere tranquillamente dirottato -a nostra
insaputa- nella costruzione di armi, nel sostenere aziende che si reggono
grazie allo sfruttamento del lavoro minorile, nel consolidare grossi
impianti industriali deleteri per l'ambiente.
La cosa grave,però,sta nel fatto che la normalità della gente non si pone
nemmeno questo tipo di problemi:l'unica preoccupazione che sembra
angustiare il risparmiatore è di fissare il più alto tasso di interesse per le
somme depositate e di assicurare il costo più basso per i servizi richiesti
all'istituto di credito.
C' è come una convinzione diffusa che la finanza sia una specie di “zona
franca” sotto il profilo etico o quanto meno una realtà così complessa ed
ermetica che il cittadino comune è costretto ad assorbirla passivamente.
Si finisce di conseguenza nell'accettare una posizione di ambiguità: da
una parte si demonizza il sistema finanziario e in particolare la corsa
della speculazione, dall'altra parte si concorre direttamente o
indirettamente ad alimentare questo cammino;ci si preoccupa per un
verso di registrare e di denunciare i danni provocati dal grande
10
movimento del denaro-il sottosviluppo, l'impoverimento di fasce sempre
più estese di popolazione,la crescente sperequazione tra ricchi e poveri-
per altro verso si tranquillizza la coscienza attraverso attività di
beneficenza,di solidarietà, la promozione di piccoli progetti di sviluppo.
Molte organizzazioni però, accortesi dell’insufficienza di un’azione
esclusivamente culturale, si sono assunte la responsabilità di indicare
nuovi percorsi, nuove modalità per dare concretezza, anche in campo
economico e finanziario, al bisogno di una maggiore coerenza con i
valori di giustizia, di solidarietà, di tutela dell’ambiente che stanno alla
base di uno sviluppo sostenibile e solidale.
Le varie realtà della finanza etica, lungi dal volersi proporre come la
panacea per tutti i mali, si sono mosse in questa direzione, producendo,
da un lato, risposte a bisogni più culturali, dall’altro, risposte concrete
come ad esempio l’accesso al credito per i più poveri e/o per le iniziative
economiche portatrici di senso. Il settore finanziario è l'unico veramente
trasversale dell'economia in quanto intrattiene rapporti sistematici di
cruciale importanza con tutti gli altri settori che si indebitano con il
settore finanziario per sviluppare la propria attività. Pertanto una
progressiva assunzione di responsabilità etica e sociale da parte del
settore finanziario finirebbe per spingere l'intera economia nella stessa
auspicabile direzione di maggiore responsabilità. Ciò dipende in
particolare da due motivi. Innanzitutto l'esempio concreto del settore
finanziario incoraggerebbe tutte le altre imprese a seguire una strada già
battuta con successo dal finanziatore dei propri progetti favorendo
l'apprendimento e l'emulazione (in base al cd. "effetto dimostrazione").
11
Ma soprattutto la responsabilità etica del settore finanziario inciderebbe
sul meccanismo cruciale dello sviluppo economico: la trasformazione
del risparmio in investimento. Infatti la finanza etica assicura che il
flusso di risparmi generato in una certa economia venga incanalato verso
impieghi socialmente responsabili e conformi a criteri etici condivisi.
1.1 Il dialogo tra etica ed economia: L'etica.
Nata come branca della filosofia, “l'etica è la scienza della condotta
umana, intesa come dottrina del fine, o come ricerca del movente della
condotta stessa. Per estensione: norma,regola che scelta secondo l'indole
e il criterio personale, regge e guida la vita, i costumi, i comportamenti
individuali”
1
.
Dette regole sono però qualcosa di diverso, di maggiormente complesso
e di più limitativo della libertà d'azione individuale, non sono tuttavia
imposte da una da una repressione manifesta od occulta,non sono
sostenute da un potere ma tutt'al più da un'autorità, che si poggia su un
sentimento di responsabilità nei confronti di qualcosa che va al di là
dell'individuale. Attribuire all'etica una precisa data di nascita non è
possibile. Ma qualunque ne sia la causa occasionante, essa produce la
consapevolezza di una radice la differenza tra le “leggi di natura”, di cui
non si è in grado di liberarsi, e le “leggi morali” che si possono, di fatto,
abolire con un atto di volontà. Nella storia e nel pensiero di numerosi
studiosi(tra tutti ricordiamo Aristotele, le cui idee hanno influenzato il
pensiero occidentale), si ritrova sempre la domanda, sorta in
1 AA.VV.(1998), 'Etica', in Grande Dizionario della Lingua Italiana.
12
innumerevoli versioni, di “Come bisogna vivere”?
S' impone, infatti, la necessità di attuare una differenziazione tra il bene
in senso strumentale o derivato e il bene, che ha valore in sè, senza
guardare ai suoi risultati, in quanto le teorie etiche e le regole morali si
occupano proprio di quest'ultimo caso. La scelta fra cosa si deve fare e
cosa no, comporta delle nozioni diverse di “dovere”, dovendo
distinguere tra l'obbligo deontologico, ossia il dovere che dobbiamo
compiere, e le conseguenze che ne derivano. Il legame tra questi due
elementi è importante e una loro dissociazione è un errore. Anche
secondo l'economista A. K. Sen, occorre distinguere tra le correnti
definite deontologiche,seguite tra l'altro da Kant, il quale attribuisce un
ruolo importante al concetto di dovere, e quelle chiamate
consequenzialiste, che deducono il dovere sul fondamento delle sue
conseguenze
2
.
1.1.1 L'etica e la morale.
La difficoltà di molti economisti di definire l'etica si deduce già nel
rapporto di tale nozione con la morale. Infatti, molti autori utilizzano
indistintamente i due termini magari ricordando che il termine etica è di
derivazione greca, mentre morale deriva dal latino, pur essendo il loro
significato etimologico identico. Altri usano ,esclusivamente il primo
termine al fine per esempio di dissociarsi distintamente dalla dottrina
2 A. K. Sen(1991),“Denaro e valore:Etica ed Economia della Finanza”
13
sociale della chiesa, che ,invece, predilige il secondo di derivazione
latina,malgrado sia incontestabile l'influenza dell'etica greca, in
particolare aristotelica, sulla morale cristiana. Secondo Russ, anche se
etimologicamente e nella filosofia classica viene associata alla morale,il
significato di etica ha assunto un duplice significato: uno teorico di
“dottrina fondatrice, che si colloca al di la della morale, come teoria
ragionata del bene e del male, dei valori e dei giudizi morali”; l'altro di
“regole pratiche e talvolta vicine alla deontologia”, in particolar modo
quando si parla di etica applicata come la “bioetica”o “l'etica degli
affari”.Generalmente associamo ad etica termini quali: giusto, corretto,
equilibrato, equo, leale e onesto. Ma l'etica non è ne giusta ne
sbagliata,dipende da chi e da quando la si valuta. L'etica è personale
prima di essere universale e propone modelli socialmente accettati in
ogni periodo storico di ogni civiltà. L'etica si modifica con l'avanzare
delle civiltà, dei sistemi sociali e dei concetti politici che sostengono
questi sistemi.
Pensiamo all'insegnamento e al lavoro: ancora qualche decennio fa era
considerato etico, poiché comunemente accettato, lavorare dodici ore al
giorno in ambienti assordanti, irrespirabili e senza protezioni. Secondo
Rawls, “l'etica può essere individuata nel problema della giustizia
sociale, che è assicurata se la costituzione del sistema politico e le
principali scelte avvengono secondo il principio di diversità: un'iniziativa
è giustificata solo se migliora la situazione dei più deboli”
3
.
Nella storia dell'etica ci sono stati diversi tentativi di fondare le norme e i
3 S. Lombardini,A. Tripoli: “L'economia a servizio dell'uomo”
14
valori etici, poiché è proprio l'assunzione di questa diversa prospettiva
che consente di compensare tutte le diverse esigenze, le quali riescono a
trovare una loro regola se considerate singolarmente, ma non
raggiungono un punto di equilibrio generale.
A volte, infatti, si da una concezione di etica come “correttezza”, alla
valutazione di questa alla luce del sistema di regole normative, a un
giudizio di utilità fondato sull' efficacia. Seguendo una concezione
utilitarista, “le azioni che accrescono la felicità sono giuste, e il loro fine
generale da cui dipendono tutte le nostre valutazioni è la massima felicità
per il maggior numero”,ma questa è una posizione spesso assoggettata a
critiche, non essendo possibile ridurre il piacere o la felicità ad una
quantità omogenea. Da ciò segue che tutte le volte che un individuo pone
come scopo del suo comportamento la realizzazione di un piacere, non si
limita a realizzare semplicemente un piacere, ma è moralmente lodevole,
poiché accresce la massa totale di felicità.
Successivamente anche Adam Smith aveva separato l’economia
dall’etica e ne aveva garantito l’autonomia, assicurandoci che il mercato,
in uno Stato ben governato, avrebbe accresciuto il benessere di una
società attraverso il valore della ricchezza, parametro indispensabile per
decifrare il principio di utilità che governa gli individui. La posizione di
Adam Smith non appare più convincente, oggi, quando sappiamo che
l’etica è un complesso di norme e valori variamente distribuito fra le
persone, diversamente presente nelle legislazioni e nei comportamenti,
variabile da popolo a popolo e, soprattutto, modificabile nel tempo.
Quindi non è indifferente oggi per l’economia occuparsi di morale e dei
15
principi ad altre scienze, perché un complesso di norme etiche si
distinguerà da un altro non solo per i valori ed i principi che esso
racchiude, ma anche e, per quel che ci riguarda, soprattutto, per gli effetti
sullo sviluppo economico della società che li esprime.
Nella valutazione morale sono considerati, infatti, estremamente
importanti gli effetti delle azioni, perciò una azione produttiva di felicità
è ugualmente buona, sia che rientri nell'intenzione del soggetto produrre
quell'effetto, sia che egli realizzi qualcosa di buono per caso o per errore.
Il criterio della massima felicità, potendosi considerare un fine ultimo e
non una mera premessa, per il conseguimento di un altro fine, assume
cosi il valore di “criterio etico”;ciò che è importante e significativo per
l'uomo etico, va ben al di la di ciò che è sotto gli occhi e l'etica si ritiene
in tal modo scientificamente fondata
4
.
1.2 L'approccio della finanza etica nel rapporto tra etica ed
economia
Entrambe le discipline si occupano del comportamento umano, ma con
diversi intenti: l’economista è alla ricerca di quei principi che spiegano le
interazioni di soggetti che vivono in società e che riguardano la
produzione, lo scambio, il consumo, etc. di beni e servizi; l’ eticista si
occupa dei principi capaci di giustificare perché certi modi di
interazione, piuttosto che altri, sono giusti, benefici o desiderabili.
Ne deriva che, se è vero che le spiegazioni dell’economista non ci dicono
4 A. K. Sen: ” Etica ed Economia”
16
se il comportamento umano che egli studia è eticamente giustificabile,
del pari vero è che le giustificazioni dell' eticista non ci dicono se il
comportamento che egli studia è economicamente esplicabile. Si deve
allora concludere che tra economia e etica non c’è alcun collegamento.
Tale considerazione non è da ritenersi del tutto valida se si suppone che
entrambe le discipline fanno appello alla categoria di razionalità.
Mentre la nozione di razionalità dell’economista è ben definita, cioè ben
circoscritta –massimizzazione di una funzione obiettivo sotto vincoli -,
non altrettanto può dirsi per quella dell’ eticista. Può trattarsi della
razionalità pratica di cui parla I. Kant a proposito dei principi
universalmente accettabili, oppure della razionalità utilitaristica di J.
Benthman, oppure ancora della razionalità comunicativa di cui si è
occupato J. Habermas e così via.
Quest’ultima osservazione evidenzia la posizione di predominio, entro le
scienze sociali, dell’economia.
L'economista Zamagni, tuttavia, ritiene che questa ragione, un po’
semplicistica,non possa essere utilizzata per spiegare l’alto muro di
sostanziale incomunicabilità tra economia e etica. Più convincente pare
la seguente considerazione. Mentre l’economista focalizza l’attenzione
sulla funzione obiettivo e quindi sul modo in cui l’agente dovrebbe
comportarsi per massimizzare la sua funzione obiettivo, dati i vincoli, l’
eticista si occupa di definire i vincoli da porre alla libera scelta del
soggetto.