3
Introduzione
Parlare oggi si Finanza Etica significa accostare due termini, finanza ed
etica appunto, che sono nella percezione comune in forte antitesi tra di loro.
L’etica (dal greco ethikà, ethos) è un concetto filosofico che si riferisce al
rapporto esistente tra realtà e individuo indissolubilmente legato alla sua
dimensione sociale. Nel tempo e nei diversi contesti culturali, il termine è
poi divenuto sinonimo di codici e di norme comportamentali e morali.
La finanza, invece, sia pubblica che privata, è l’insieme degli strumenti e
delle azioni che occorrono per recuperare capitali da investire in attività
produttive: in primo luogo i risparmi.
Quindi, potremmo dire che mentre la parola finanza evoca concetti quali la
massimizzazione dei guadagni come unico obiettivo, la speculazione, l’etica
fa riferimento a valori positivi quali la morale in senso assoluto e il
comportamento per il bene umano. Per tali motivi, il legame tra questi due
concetti sembra essere un “ossimoro” tanto da costituire argomento di
discussione a partire da Aristotele il quale riteneva che l’obiettivo principale
dell’azione umana, quindi anche di quella economica, deve essere il
perseguimento di ciò che è bene per l’uomo
1
.
In realtà l’idea di fondo della finanza etica è quella di restituire al risparmio
e al credito finanziario la loro funzione sociale, in modo che sia possibile
stabilire un rapporto, o meglio un legame sociale, tra risparmiatori
consapevoli delle conseguenze, di natura non solo economica, generate
1
Aristotele, Etica nicomachea, libro I, 7 citato in Sen A.K. 1994 pag. 64
4
dall’impiego dei propri risparmi e coloro che sono intenzionati ad investirli
in attività venendo incontro ai bisogni degli uomini
2
.
La finanza etica non rinuncia alla profittabilità, ma utilizza criteri e principi
che sono totalmente diversi da quelli della finanza tradizionale. L’obiettivo
è quello di riportare la finanza a svolgere la sua funzione originaria: l’equa
allocazione delle risorse finanziarie nel tempo e nello spazio per sostenere lo
sviluppo dell’economia reale
3
negli interessi della collettività. Questo tipo
di finanza che potremmo definire “alternativa” nasce circa trent’anni fa nel
mondo anglosassone (dove è già una realtà concreta), mentre in Italia stiamo
muovendoci verso questa direzione da pochi anni.
Legato al concetto di finanza etica vi è quello di finanza socialmente
responsabile coniata dal termine americano Socially Responsible Investment
(SRI) ovvero Investimento Socialmente Responsabile. Quest’ultimo
rappresenta quel tipo di investimento che presuppone, oltre alle consuete
valutazioni di carattere finanziario, considerazioni di ordine ambientale,
sociale o etico. Presuppone la selezione di titoli di società, perlopiù quotate,
che soddisfano alcuni criteri di responsabilità sociale: valorizzazione del
capitale umano, innovazione tecnologica per l’ambiente e così via. Gli
investimenti socialmente responsabili sono, perciò, investimenti “pazienti”
che non hanno carattere speculativo e quindi guardano al medio-lungo
termine.
2
Milano R., La finanza e la banca etica – Economia e Solidarietà, Ed. Paoline, Milano,
2001, pag. 16
3
L’Economia reale si distingue da quella finanziaria perché poggia i suoi fondamenti su
aggregati come la produzione, il reddito nazionale, i consumi, gli investimenti e
l’occupazione, mentre l’economia finanziaria poggia i suoi fondamenti su titoli di credito o
derivati che a volta hanno poca o nessuna garanzia.
5
Risulta comunque difficile stabilire una data a cui ricondurre la nascita di
questa tipologia di investimenti, anche se già a partire dal XVII secolo era
possibile intravedere delle forme di eticità nel rifiuto da parte di alcuni
movimenti protestanti di trarre profitto dalla guerra.
Il SRI è in continua fase evolutiva ed allo stesso modo lo è la terminologia e
le definizioni di riferimento. Molti, per esempio, si riferiscono ad un
approccio ESG per intendere che gli investimenti devono essere orientati da
tre criteri di sostenibilità: l’ambiente (Environmental), il sociale (Social) e la
gestione aziendale (Governance).
Secondo il Manifesto della Finanza Etica
4
“il credito, in tutte le sue forme, è
un diritto umano” ovvero un diritto di tutti e non un privilegio di pochi. Il
denaro, dunque, è visto come uno strumento per restituire dignità a quei
soggetti che a causa delle disagiate condizioni in cui vivono, sono esclusi
dal sistema creditizio tradizionale. Per queste persone, il microcredito e la
microfinanza rappresentano una valida possibilità di sollevarsi dal circolo
vizioso che li condanna alla povertà. In altri termini, il microcredito e la
microfinanza sono strumenti di sviluppo economico che permettono
l’accesso ai servizi finanziari a persone in condizioni di povertà ed
emarginazione. Molto spesso i due termini vengono utilizzati in modo
interscambiabile perché le loro aree di intervento in parte coincidono, ma in
realtà essi presentano dei caratteri che li differenziano. Con il concetto di
microfinanza si indicano tutti i servizi di credito e di raccolta del risparmio,
mentre con microcredito si intendono solo i servizi di credito a favore di
categorie svantaggiate. Ai fini espositivi del presente lavoro si pone prima
4
È un documento promosso dall’Associazione Finanza Etica in occasione del convegno
“Verso una carta d’intenti per la finanza etica” Firenze, 1998.
6
attenzione al microcredito, che nasce nel 1974 per opera del professore
Muhammad Yunus creatore di Grameen Bank
5
il cui obiettivo era quello di
riuscire a fornire credito ai soggetti “non bancabili” dagli istituti di credito
convenzionali, per poi soffermarsi più specificatamente sull’Investimento
Socialmente Responsabile, quale principale strumento attraverso il quale si
esprime la Finanza Etica. Sull’esempio di Grameen Bank, diverse
organizzazioni non governative internazionali hanno adottato, nel corso
degli ultimi vent’anni, programmi di microfinanza/microcredito per
integrare progetti d’intervento a sostegno dell’economia locale nei paesi in
via di sviluppo. Nel contesto europeo, però, si è diffuso un approccio
sostanzialmente differente rispetto a quello adottato nei paesi in via di
sviluppo, che tiene conto delle caratteristiche del contesto locale dove
cultura, economia e tipo di società influiscono sulla vita del paese
6
.
In particolare, il presente lavoro di tesi si pone l’obiettivo di analizzare il
crescente fenomeno della Finanza Etica, e in particolare delle scelte
d’Investimento Socialmente Responsabili, che nel corso degli anni ha
generato non solo una radicale tendenza a privilegiare appunto gli
investimenti etici ma anche ad adottare un modello Corporate Social
Responsibility sempre più frequente.
Pertanto, nel primo capitolo si introduce il fenomeno della Finanza Etica e
le sue origini, dopo aver affrontato l’importante approccio della Corporate
Social Responsibility che ormai ha modificato la cultura del management
nelle imprese italiane; si analizzano, quindi, quelli che sono i principi
5
È la prima e la più grande “banca alternativa” esistente al mondo con sede in
Bangladesh.
6
www.microcredit.it
7
fondamentali sui quali si basa la finanza etica, nonché le disposizioni
normative di riferimento in Italia che diventano dei driver importanti nella
domanda dell’ISR.
Dopo questa doverosa introduzione alla finanza etica, per completezza
espositiva, si procede analizzando in primo luogo il mercato dal lato
dell’offerta. Il Secondo capitolo, dunque, è dedicato al microcredito quale
strumento di sviluppo economico attraverso il quale la finanza etica si può
esprimere. Si considerano al riguardo: la differenza tra microcredito e
microfinanza, il primo esperimento di microcredito ovvero di finanza etica
(Grameen Bank), l’espansione del microcredito nel mondo occidentale e più
specificatamente la fruizione del microcredito in Italia.
Con il terzo capitolo, invece, si entra più nello specifico del lavoro
soffermandosi sull’Investimento Socialmente Responsabile (SRI), ossia un
investimento che oltre a considerare criteri economico-finanziari
(rischio/rendimento), considera criteri etico-sociali nella valutazione del
portafoglio investibile. Come si avrà modo di vedere, infatti, il mercato
della finanza etica sorge dalla presenza crescente che si è avuta, nel corso
degli anni, dal lato della domanda. Per cui, uno degli strumenti principali di
cui la finanza etica si serve sono i Fondi Etici che fungono da intermediari
tra i risparmiatori e le imprese che adottano e comunicano strategie e
politiche socialmente responsabili. I criteri che, dunque, sono adottati dai
Fondi Etici nella selezione dell’universo investibile sono gli stessi criteri sui
quali si basano gli Investimenti Socialmente Responsabili nonché
l’Investitore Etico. Si studiano, dunque, le caratteristiche principali
8
dell’investimento etico, i criteri e le strategie d’intervento, le performance
nonché gli indici ed il rating etico.
Nei capitoli quattro e cinque, infine, si riporta uno studio di ricerca sugli
Investimenti Socialmente Responsabili condotto da Eurosif
7
attraverso il
quale si analizza prima il mercato italiano degli ISR distinguendo sei
strategie d’intervento (Sustainability Themed Investments, Investimenti Best
in Class, Norm-Based Screening Investments, Exclusion Investments,
Integration, Engagement e l’Impact Investment solo in Europa), per poi
effettuare il confronto col mercato europeo. In particolare nel capitolo
quattro si riporta anche un’interessante ricerca condotta da Ania per
verificare quale è il grado di conoscenza nazionale dell’ISR: i risultati
dimostrano che la maggior parte degli intervistati conosce poco questo
settore, ma che le prospettive di interesse e di sviluppo in tal senso sono più
che buone.
Alla luce dei dati riportati si desume che in Italia le strategie di investimento
socialmente responsabili più diffuse sono l’Exclusion e il Norm-Based
Screening Investment e che la gran parte della popolazione ancora non
conosce l’Investimento Socialmente Responsabile. Anche in Europa le
strategie di ISR più diffuse sono l’Exclusion e il Norm-Based Screening
Investment ed è molto interessante osservare l’andamento del tasso di
crescita annuo (CGAR) delle rispettive strategie d’investimento nei paesi
membri, poiché esso è inevitabilmente influenzato dal differente modo in
cui i paesi membri concepiscono ciò che è socialmente responsabile.
7
European Social Investment Forum, www.eurosif.org
9
Naturalmente, vengono messe in luce anche alcune critiche che sono state
mosse nei riguardi degli investimenti etici e della responsabilità sociale
dell’impresa, prima di giungere alle conclusioni dello studio effettuato.
L’interesse ad affrontare il tema della Finanza Etica e Socialmente
Responsabile nel presente lavoro sorge dal fatto che oggi si parla sempre di
più di questo fenomeno chiedendosi se esso sia un “antidoto all’attuale
crisi” che stiamo vivendo, se sia lo strumento adatto a risollevare il sistema
strutturale economico-finanziario del Paese.
Alla luce, dunque, di tutte le considerazioni che verranno esposte di seguito,
il presente lavoro non si concluderà con un risposta alla domanda di cui
sopra, in quanto servono elementi e dati più esaustivi di cui attualmente
ancora non si dispone.
Per cui, il presente lavoro vuole essere semplicemente un contributo alle
recenti ricerche in ambito di finanza etica ed investimento socialmente
responsabile che chiarisce, appunto, di cosa tratta la Finanza Etica, quali
sono le sue origini, come si è diffusa in Italia, quali sono i suoi numerosi
vantaggi, gli strumenti attraverso i quali opera e quali potranno essere i suoi
futuri sviluppi.
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CAP. 1 – INTRODUZIONE ALLA FINANZA ETICA E
SOCIALMENTE RESPONSABILE
SOMMARIO: 1.1. La Corporate Social Responsibility; 1.2. La finanza
etica e le sue origini; 1.3. I principi della finanza etica; 1.4. Il concetto di
etica nell’economia; 1.5. Disposizioni normative in tema di finanza etica
1.1. La Corporate Social Responsibility (CSR)
Il tema della responsabilità sociale non è un tema del tutto nuovo, anche se
solo negli ultimi anni è stato portato al centro del dibattito istituzionale ed
economico nel nostro paese acquisendo, perciò, vigore e attualità.
L’impresa ha sempre avuto obblighi di natura morale, oltre che legale, sia
nei confronti della collettività interna all’impresa sia della società in cui
opera. Nel tempo, però, sono fortemente cambiati i rapporti con gli
interlocutori con cui l’impresa deve relazionarsi (lavoratori, azionisti,
fornitori, consumatori e così via). La diffusione della responsabilità sociale
d’impresa è quindi andata di pari passo con una nuova idea di mercato il cui
funzionamento non è altro che la sintesi delle esigenze di questi soggetti e
dove le prassi aziendalistiche si coniugano con l’attenzione della qualità
etica, sociale e ambientale, secondo una logica di sviluppo sostenibile.
Per tali motivi, quindi, il tema della responsabilità sociale delle imprese è
argomento di discussione in Italia e in Europa. Infatti, a partire dal Summit
di Lisbona del 2000, l’Unione Europea ha inserito la CSR – Corporate
Social Responsibility – tra i suoi obiettivi strategici
8
.
8
Unioncamere, CSR Portale della responsabilità sociale d’impresa,
www.csr.unioncamere.it
11
Prima di analizzare nel dettaglio il fenomeno e la diffusione della Corporate
Social Responsibility, nonché i vantaggi che ne derivano dalla sua
implementazione nell’attività d’impresa, è opportuno considerare i principi
definitori della responsabilità sociale. Al riguardo, non esiste una
definizione univocamente accettata di responsabilità sociale d’impresa, ma
sono due quelle che hanno mosso maggiori discussioni.
In primo luogo, la Corporate Social Responsibility (in italiano
Responsabilità Sociale d’Impresa) è stata definita dalla Commissione
Europea come «l’integrazione volontaria, da parte delle imprese, delle
preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e
nei loro rapporti con le parti interessate»
9
. Il carattere della volontarietà
implica, quindi, che non esiste alcun tipo di vincolo che impone alle imprese
l’adozione di politiche e strategie di responsabilità sociale: l’impresa si
impegna volontariamente ad andare oltre i limiti di legge perché ritiene che
le pratiche di CSR siano in linea con i propri valori e fini aziendali.
È opportuno, però, tenere conto che l’approccio CSR non si aggiunge o
sostituisce alle operazioni commerciali dell’impresa, ma ne definisce
semplicemente i metodi e lo spirito. In tal senso è chiaro che l’impresa che
decide di adottare un approccio CSR oriented è chiamata a fare una “scelta
strategica” per valutare se esso sia vantaggioso, se è compatibile con il core
business aziendale e se riflette i valori e le sfide dell’impresa stessa. La CSR
è, appunto, un “orientamento strategico” delle imprese ad assumere un
comportamento responsabile nei confronti dell’opinione pubblica e dei
propri stakeholder interni ed esterni (Fig. 1.1).
9
Commissione Europea, Libro Verde – Promuovere un quadro europeo per la
responsabilità sociale delle imprese, COM 2001 366 del 18/07/2001, p. 7.
12
Figura 1.1 – Internal and External Stakeholder
Al riguardo, attraverso la stakeholder theory
10
, è possibile evidenziare nei
confronti di quali soggetti le imprese devono sentirsi responsabili. Tale
teoria postula che ciascun gruppo di “portatori d’interesse” non deve essere
usato come mezzo orientato a un fine, ma partecipare a definire l’indirizzo
generale dell’azienda
11
. Con il tempo, però, prevale il filone etico e la
definizione del “portatore d’interesse” viene raffinata passando
dall’individuo che ha un interesse generico nei confronti dell’azienda,
all’individuo o gruppi d’individui che possono influenzare o possono essere
influenzati dall’impresa
12
.
L’apporto di CSR viene, quindi, maggiormente considerato in termini di
crescita di partecipazione all’interno dell’organizzazione e di
miglioramento della durata delle relazioni con gli stakeholder.
10
Il primo libro sulla Stakeholder Theory è Strategic management: A stakeholder approach
di R.E. Freeman,1984, il quale diede la prima definizione di stakeholder: “soggetti senza il
cui supporto l’impresa non è in grado di sopravvivere”.
11
Freeman R.E., Strategic management: A stakeholder approach, Boston, MA, Pitman,
1984
12
William M.E., A stakeholder approach on modern corporation: The kantian capitalism,
1984.