6
A questo punto viene da chiedermi, cosa posso fare io per
contribuire almeno in piccolissima parte alla creazione di una
società più giusta, più equa, più solidale? Una società più
orientata alla “valorizzazione di principi (quali la solidarietà, la
redistribuzione, l’equità, ecc.) che appaiono destinati ad attenuare
la rigida applicazione delle categorie proprie della scienza
economica (l’interesse, l’efficienza, il profitto, ecc.) ed a
consentire un’impostazione etica dei rapporti intersoggettivi”
1
.
A prima vista sembrerebbe che la realtà attuale del vivere
sia aliena a certi argomenti quali etica, solidarietà, sussidiarietà e
ci si accorge anche che se ne sente l’esigenza, specie quando le
realtà borsistiche con le loro volatilità non danno ragione, o
meglio, danno torto ai capitali prestati alla finanza solo per un
arricchimento personale e non per il bene comune.
1
Antonio Fazio, “Razionalità economica e solidarietà”, Roma-Bari 1996
nel quale Fazio sottolinea la necessità di introdurre il concetto di solidarietà
nel metodo dell’analisi economica.
7
Tutti, infatti, sono disposti a riconoscere che forse
bisognava pensare diversamente invece di dedicare il proprio
risparmio solo alla mera speculazione.
Ma purtroppo quello che vale per gli altri, poi non vale per
noi stessi o meglio, quello che diciamo agli altri poi non va bene
a noi stessi, nel senso che se le realtà borsistiche invece ci danno
ragione, accrescono in noi la sete di guadagno immediato e così
ci dimentichiamo nuovamente del benessere degli altri.
Fortunatamente però, sta emergendo sempre più la figura
del risparmiatore che non si accontenta di qualche punto in più,
ma vuole “qualcosa di più”, inteso come “crescita dell’altro”,
della comunità.
Un interesse proveniente dall’impiego del risparmio che dà
senso a un uomo che vive il presente conoscendo il passato e con
un’ottica profetica sul futuro e conseguentemente, un impiego
economico etico integrato nel mondo della produzione e del
lavoro; un impiego che viene incontro ai bisogni degli uomini.
8
Quindi, si desume che “il risparmio è una realtà che
accomuna o che dovrebbe accomunare l’uomo sotto tutte le
bandiere. La sua capacità espressiva è, quindi, la capacità di ogni
persona di migliorare la propria posizione sia individuale sia
collettiva, ma in ogni caso sempre sociale”
2
.
Ma come si può realizzare ora quest’obiettivo, in una
situazione generale in cui l’avere, sempre maggiore, prevale
sull’essere, sempre minore?
La domanda non è oziosa: “il ben-essere è, infatti, il sogno
di ogni uomo e dalla sua realizzazione nasce quella che di fatto è
la persona, ossia un essere dotato di diritti e di doveri, ma alla cui
base c’è la felicità di vivere appieno la propria vita, di agire, di
dare un senso compiuto alla propria attività che è espressa
proprio, ma non solo, in quello che viene definito l’ambito
economico.
2
Riccardo Milano, “La Finanza e la Banca Etica – Economia e
solidarietà” Edizioni Paoline, 2001
9
Quindi economia come bene sociale, come partecipazione
al benessere sociale, ossia come miglioramento sociale.
Economia come lavoro; capacità di dare un senso alla
manualità e alla capacità intellettuale. Quindi economia come
realtà espressiva, (…) e la sua estrinsecazione è bene che sia
unita all’etica, ossia a una realtà che cerca di dare una vivibilità
concreta all’uomo”
3
.
Provare a dare una definizione di “etica” a prima vista
sembrerebbe facile, ma in realtà tale termine racchiude in se
diverse sfaccettature del vivere quotidiano dell’uomo e
soprattutto del suo rapportarsi agli altri, a chi lo circonda, a chi lo
affianca, in qualsiasi contesto egli si trovi: lavoro, famiglia,
sport.
Se apriamo l’enciclopedia e lasciamo scorrere il dito fin
sulla parola “etica”, troviamo scritto: “parte della filosofia che
3
Riccardo Milano, “La Finanza e la Banca Etica – Economia e
solidarietà” Edizioni Paoline, 2001
10
studia la condotta umana, i movimenti che la determinano e le
valutazioni morali (…), può essere descrittiva se descrive il
comportamento umano, oppure normativa, ed altresì prescrittiva
se fornisce indicazioni”
4
.
In ogni caso l’indagine verte sul significato delle teorie
etiche. “Può essere soggettiva, quando si occupa del soggetto che
agisce, indipendentemente da azioni od intenzioni, ed oggettiva,
quando l’azione è relazionata ai valori comuni ed alle istituzioni.
La storia dell’etica è costituita dalla successione delle
riflessioni sull’uomo e sul suo agire. Alla base di ciascuna
concezione dell’etica sta la nozione del bene e del male, della
virtù ed una determinata visione dell’uomo e dei rapporti
umani”
5
.
Spesso si parla di comportamento o atteggiamento “etico”
in contrapposizione ad un atteggiamento “interessato”. Tale
4
www. wikipedia.org, “Enciclopedia libera”
5
www. wikipedia.org, “Enciclopedia libera”
11
visione corrisponde al noto concetto kantiano di “imperativo
categorico”: secondo Kant infatti “il carattere essenziale di ogni
determinazione della volontà per la legge morale è che la volontà
sia determinata semplicemente dalla legge morale come volontà
libera”
6
.
Ma se ci riferiamo al campo degli affari, quali potrebbero
essere le norme etiche a cui ci si dovrebbe attenere per
conseguire il duplice obiettivo della realizzazione individuale e
della coesività sociale? “Anche in questo settore si sente
l’esigenza di precisare (…) la sfera etica del comportamento
nell’ambito del commercio. Da qui quella che viene chiamata
etica degli affari (…).
La business etics fa riferimento a diversi settori del mondo
degli affari, per questo si configurano diverse etiche riferite a
6
Kant “Critica della Ragion Pratica”, pag. 94-95
12
questi settori: l’etica dell’impresa, l’etica del mercato, l’etica
aziendale, l’etica razionale”
7
.
L’eticità, quindi, non sta nel rapporto personale, ma
nell’utilità sociale che si intende raggiungere. Le norme etiche
alle quali attenersi sono quindi, quelle che rispettano l’uomo in
quanto essere dotato di una propria libertà, dignità e intelligenza
e che pertanto, come tutti ha il diritto di vivere una vita
umanamente degna. Tutti hanno il diritto al credito, oggi a molti
negato.
La dignità, la solidarietà, l’uguaglianza, identificano
l’insieme dei valori cui dovrebbero essere ancorate le regole della
produzione e dello sviluppo di un sistema capitalistico e, più in
particolare, di una mercato bancario. “L’essenzialità dell’intento
lucrativo cede il passo alla salvaguardia dei più deboli,
7
Prof. Mariano Bianca, Università di Siena – Cattedre di Filosofia della
Scienza e di Gnoseologia, “Etica del profitto” XXI Convegno annuale sul
“Rischio bene” nel Leasing.
13
all’apprezzamento delle metodologie operative che non
trascurano i bisogni dell’uomo”
8
. Certo è, che l’etica della
finanza non può essere effettuata escludendo, l’obbligatoria
osservanza della normativa che impone non solo pari condizioni
nella gara competitiva, ma anche l’affermazione dei doveri di
correttezza e di trasparenza operativa, ai quali devono attenersi
gli appartenenti al settore finanziario e bancario.
Nell’enciclica “Centesimus Annus” di Giovanni Paolo II,
che in questa ricerca mi piace ricordare si legge così: “Scopo
dell’impresa non è semplicemente la produzione del profitto,
bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini
(…). Il profitto non è l’unico indice delle condizioni dell’azienda.
E’ possibile – infatti – che i conti economici siano in ordine –
mentre gli uomini – che costituiscono il patrimonio più prezioso
dell’azienda siano umiliati e offesi nella loro dignità. Oltre ad
8
Francesco Capriglione, “Etica della Finanza e Finanza Etica”, Editori
Laterza 1997
14
essere moralmente inammissibile, ciò non può non avere riflessi
negativi anche per l’efficienza economica dell’azienda”
9
. Questa
ricerca mira alla riscoperta dei canoni etici fondamentali che
l’Homo Economicus deve rispettare, attese le implicazioni
negative di un universo caratterizzato da “una serie di autonomi
che tentano di massimizzare le proprie utilità individuali”
10
.
La presente tesi si muove nel tentativo di evidenziare il
“dover essere” delle banche e degli organismi finanziari, molti
dei quali recentemente mirano a conseguire qualificazioni
destinate ad esaltarne l’eticità comportamentale.
L’approfondimento delle loro funzioni consente di valutare
se, ed in quale misura, sia riferibile ai medesimi un siffatto
inquadramento. Quest’ultimo profilo d’analisi identifica il
9
Lettera Enciclica “Centesimus Annus” di Giovanni Paolo II, 1991, cap. IV
10
Fazio, “I cristiani e l’economia” Intervento al XXII Congresso
Eucaristico nazionale, Siena, Giugno 1994, in “Razionalità economica e
solidarietà”.
15
naturale campo d’approdo della ricerca, ampia parte della quale è
dedicata alla verifica ed alla valutazione della Qualità Etica degli
affari, fenomeno nel quale trovano compendio le diverse
motivazioni che animano il presente lavoro. Dalla solidarietà,
come dato ineludibile di una finanza più attenta ai valori umani,
al responsabile uso del denaro, al riconoscimento dell’altro come
ricchezza unica e irrinunciabile e al riconoscimento soprattutto
del suo diritto alla libertà (cui deve sentirsi impegnata l’intera
società civile per conseguire risultati utili nella lotta alle forme
degenerative di una finanza che si allontana dall’etica e che anzi,
ne costituisce la negazione).
Tale tesi si propone di passare in rassegna i variegati
momenti che concorrono nella determinazione di una condotta
apprezzabile sul piano qualitativo - etico. Oltre che sul piano
interno, è necessario che anche sul piano internazionale, le
nazioni più potenti e più forti, si chinino verso i paesi più deboli
offrendo loro “occasioni di inserimento nella vita
16
internazionale”. E’ necessario rivolgere l’attenzione agli specifici
problemi ed alle minacce, che insorgono all’interno delle
economie più avanzate e sono connesse con le loro peculiari
caratteristiche.
Nelle precedenti fasi dello sviluppo, l’uomo è sempre
vissuto sotto il peso delle necessità e l’attività economica è stata
sempre orientata a soddisfare i suoi bisogni.
Ma è chiaro che il problema oggi non è solo quello di
offrire all’uomo una quantità sufficiente di beni, ma è quello di
“rispondere ad una domanda di Qualità: qualità delle merci da
produrre e da consumare; qualità dei servizi di cui usufruire;
qualità dell’ambiente e della vita in generale”
11
.
Nel tentativo di conciliare le forme etiche di realizzazione
ai principi base dell’ordinamento finanziario italiano, non si può
11
Lettera Enciclica “Centesimus Annus” di Giovanni Paolo II, 1991, cap. IV
17
di certo prescindere dal tener fermo, anche nelle ipotesi di ricorso
al credito, il criterio della sana e prudente gestione.
Resterà illusorio il termine di un discorso che è destinato a
rimanere aperto e senza puntuali conclusioni, costruito com’è
“sul divenire di un processo nel quale sembrano destinate a
trovare integrazione le componenti di razionalità e di spiritualità
presenti nella storia dell’uomo”
12
.
12
Francesco Capriglione, “Etica della Finanza e Finanza Etica”, Editori
Laterza 1997
18
CAPITOLO 1
LA FINANZA ETICA
1. 1. Concetti generali
Navigando in internet e leggendo libri, è emerso che non
esiste una definizione univoca di “finanza etica”, vi vengono
infatti, fatte rientrare numerose e diverse esperienze, da quelle
dei fondi comuni d’investimento etici, alle fondazioni, alle
banche o cooperative finanziarie etiche.
Ciò è dovuto principalmente alle diversità sociali,
legislative ed economiche che si riscontrano nei diversi Paesi.
Si tratta comunque di una modalità particolare di impiego
del risparmio che va a favore di progetti eticamente elevati, e che
ben difficilmente potrebbero trovare credito pagandolo ai prezzi
di mercato.