La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
INTRODUZIONE
«Quando tutta l’attenzione delle menti è indirizzata
verso un unico scopo, è molto più probabile che si
scoprano metodi più semplici e rapidi per
raggiungerlo»
Adam Smith
«Si spediscono con ingenti spese delle flottiglie al polo australe per
raccogliere gli escrementi delle procellarie e dei pinguini e si butta in mare
l’incalcolabile elemento di ricchezza che abbiamo sottomano. Tutto il
concime umano e animale che il mondo perde, se fosse reso alla terra
invece di essere gettato nell’acqua basterebbe a nutrire il mondo (...) siate
padroni di perdere tale ricchezza e per soprammercato di trovarmi ridicolo;
sarà il capolavoro della vostra ignoranza»
1
, e così di seguito per un numero
1
V. HUGO, Les Misérables, Parigi, 1862; trad. it.: I miserabili, Newton Compton editori,
Roma, 1995, p. 831.
INTRODUZIONE
2 La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
di pagine che a nessun altro uomo sarebbe concesso di poter, allo stesso
modo, consumare parlando di fogne.
Hugo era conscio della reazione popolare al suo semplice pensiero,
cioè di recuperare come concime gli scarti fognari di una città, ma a
differenza di allora, pochi di noi oggi reputerebbero sciocco un simile
ragionamento proprio perché oggi pochi ignorano le conseguenze delle
proprie azioni.
L’esempio è utile per l’insegnamento di intravvedere delle opportunità
là dove normalmente si è sempre visto un problema. L’umanità ha solo
bisogno di una giusta quantità di simili persone per ogni tempo.
Altre forme di immondizie riempiono ancora oggi le nostre città come
la Parigi di Hugo, e ancora oggi molte delle soluzioni praticate sono lontane
da quelle che il buon senso suggerirebbe, ma che allo stesso modo sono
capaci di mettere d’accordo di più chi quelle situazione le dovrebbe subire
e un poco meno chi le dovrebbe realizzare. Certo oggi, più dell’Ottocento,
si è maggiormente coscienti della fragilità dell’ambiante in cui l’uomo può
esistere, negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente il numero delle
persone che non solo si interrogano, ma che orientano le proprie scelte e
che modificano i propri comportamenti; e sempre più speso lo fanno
riguardo alle medesime questioni e nei medesimi tempi, riuscendo a
modificare dal basso ciò che a volte dall’alto non è neanche compreso. Tra i
vari eccessi del passato, anche il rapporto città-campagna di oggi sta
acquisendo una nuova e più sana dimensione, la zona di espansione, di
consumo, di conquista per la città di ieri oggi è sempre di più il suo
serbatoio di ricchezza e di benessere.
Certo oggi concimare un campo con il contenuto di una fogna non solo
sarebbe un illecito ma sarebbe un’azione che saggiamente qualsiasi
consumatore biasimerebbe non riconoscendo alcun valore ad
INTRODUZIONE
La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio 3
un’agricoltura simile. Insomma: non tutto il naturale è anche salutare per
l’uomo, o per lo meno non in tutte le epoche. Mucca pazza, polli alla
diossina, malattia del piede e della bocca nei bovini e nei suini,
introduzione di organismi geneticamente modificati e ogn’altro fattore di
un più o meno represso panico collettivo hanno fortemente condizionato il
senso comune circa un necessario rinnovamento delle proprie ed altrui
condotte. A questo si aggiunga la sempre maggiore diffidenza che cresce
con la consapevolezza del fenomeno del cosiddetto falso “made in Italy”,
ecco che si manifesta con sempre maggiore consistenza una diffusa
esigenza di autenticità ed una progressiva laicizzazione del rapporto con la
marca quando questa va a comunicare valori intangibili che non trovano
corrispondenza nelle caratteristiche materiali
2
.
Non sorprende più, allora, lo straordinario recupero di popolarità dei
farmers’ market, ad esempio, in quanto sono un eccezionale strumento di
condivisione e scambio di informazioni per una migliore conoscenza
3
delle
cose vere e tangibili come i prodotti dell’agricoltura italiana alla base di tale
rapporto.
Il consumatore ha, quindi, cominciato ha mostrare una certa
attenzione verso particolari situazioni, le quali hanno attratto vari altri
consumatori, e dagli atteggiamenti mentali si è così passati nel tempo alle
dinamiche di mercato. L’importanza delle nuove tendenze manifestate dai
consumatori va spesso oltre il rilievo economico assunto effettivamente, e
l’impatto sulla distribuzione moderna e visibile più per il contagio di certi
valori o modelli piuttosto che da una effettiva concorrenza. Sia in Italia, che
non è fra i primi paesi per dimensione della distribuzione moderna, che
2
G. FABRIS, Societing – Il marketing nella società postmoderna, Egea, Milano, 2008.
3
L. Aguglia, La filiera corta: una opportunità per agricoltori e consumatori, in
Agriregionieuropa, 2009, 17.
INTRODUZIONE
4 La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
all’estero i grandi operatori del dettaglio adottato sempre più spesso
politiche che evidenziano un livello sempre più elevato di responsabilità
sociale.
Da un lato il bisogno di sicurezza ed a volte anche la ricerca del
risparmio hanno spinto, quasi sempre volontariamente, i consumatori ad
un maggior attivismo, dall’altro lato le imprese agricole per recuperare
opportunità o per ridisegnare il proprio percorso di crescita hanno
fortemente accresciuto la loro autonomia presentandosi direttamente sul
mercato. Successivamente vi sono stati ulteriori contributi sia da parte
delle istituzioni pubbliche, che da organizzazioni private.
Oggi è difficile parlare di filiera corta proprio per il condensarsi su
questo argomento di tutta una grande quantità di implicazioni sociali,
ambientali, etiche, ma anche per il continuo moltiplicarsi di analisi sempre
più accurate, specifiche ed interdipendenti.
Quando si parla di filiera corta le implicazioni sono oggi diventate tante
e tali che risulta complesso, o improponibile, una trattazione
esclusivamente economica, per questo motivo (o, forse, per ridurre il
sacrificio) il lavoro svolto adotta un angolo visuale più interno all’impresa
agricola e riconosce all’imprenditore innovatore la capacità (e a volte
l’onere) di gestire profittevolmente la grande molteplicità di implicazioni
che oggi arricchiscono il dibattito sul mondo agricolo, suggerendo qualche
indirizzo che certamente non sarà l’unico né il migliore.
Il lavoro di tesi, partendo da queste considerazioni sviluppa, in tre
capitoli, il tema della filiera corta nell’ambito di un rinnovato rapporto tra
produttore e consumatore. Nello specifico, nel primo capitolo si tratta dei
due fondamentali estremi della filiera corta, il produttore agricolo ed il
(nuovo) consumatore, cercando di fornire una descrizione di quest’ultimo
secondo una autorevole letteratura scientifica, una analisi di ciò che lo
INTRODUZIONE
La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio 5
separa dal produttore e qualche interessante percorso di collegamento
alternativo nell’ottica delle diversificazione/integrazione aziendali. Una
analisi particolare è stata anche riservata all’evoluzione dello strumento
economico della filiera.
Il secondo capitolo tratta, invece, dell’evoluzione e dei presupposti
normativi disponibili per una agricoltura multifunzionale ed un’azienda
diversificata.
L’ultimo capitolo contiene una breve descrizione degli strumenti
operativi con cui un’associazione di categoria come Coldiretti si occupa
della filiera corta: la Fondazione Camagna Amica.
La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA
TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE
E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
«lo sviluppo consiste soprattutto nel diverso
impiego delle risorse esistenti»
Joseph Alois Schumpeter
1. Le nuove dinamiche del consumo alimentare
L’attenzione nei confronti del consumatore è cresciuta notevolmente
negli ultimi anni ed ancor più rilevante è stato il modo, sempre diverso ed
evoluto, con cui la società e la scienza economica in particolare lo hanno
osservato.
Nei limiti del possibile si è cercato di analizzare le recenti tendenze che
hanno riguardato il consumo alimentare, tenendo conto della difficile
congiuntura economica degli ultimi anni, con riguardo al lungo periodo.
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
10 La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
1.1. Il consumo come concetto socioeconomico
Già agli albori del pensiero economico moderno, nella seconda metà
del XVIII secolo, il consumo, che definiamo qui genericamente come
l’acquisto di beni e servizi da parte dei consumatori
4
, ha trovato posto tra
le pagine di molti autori, ma con alterne fortune. Lo stesso Adam Smith
scrive che «Il consumo è l’unico fine e scopo di ogni produzione; e
l’interesse del produttore dovrebbe essere considerato solo nella misura in
cui esso può essere necessario a promuovere l’interesse del
consumatore»
5
. Affermazione allo stesso tempo forte ed ingenua, essa è
tanto forte nel subordinare all’interesse del consumatore ogni interesse
della produzione, quanto tanto ingenua nel sostenere una verità del tutto
ovvia, come riconosce lui stesso. Tuttavia, negli anni successivi, il pensiero
economico si è continuato a concentrare in misura sempre crescente sulla
produzione confinando il consumo negli angusti spazi di un concetto quasi
residuale tanto che agli inizi del XX secolo, mentre Max Weber definiva il
comportamento di consumo come “agire sociale dotato di senso”
6
, J. M.
Keynes lamentava che il consumatore e le sue dinamiche non avevano
trovato posto con sufficiente attenzione all’interno del pensiero
economico
7
, proponendo una sua maggiore interpretazione in termini di
4
O. BLANCHARD, Macroeconomics, Prentice Hall, New Jersey, 2009; trad. it.:
Macroeconomia, il Mulino, Bologna, 2009.
5
A. SMITH, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, Edimburgo,
1776; trad. it.: La ricchezza delle nazioni, Newton, Roma, 1995, p. 550.
6
M. WEBER, Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, 1922; trad. it.: Economia e Società,
Comunità, 1961.
7
J.M. Keynes è stato il primo economista ad inserire nei modelli economici la semplice
funzione del consumo dipendente direttamente dal reddito. M. Friedman e F. Modigliani,
indipendentemente l’uno dall’altro, proposero che i consumatori non terrebbero conto
del solo reddito corrente, ma dalle aspettative sui loro redditi futuri, le due teorie, infatti,
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio 11
utilità marginali decrescenti. Secondo il suo pensiero «di norma e in media
gli uomini sono disposti ad accrescere il loro consumo con l’aumentare del
reddito, ma non tanto quanto è l’aumento del loro reddito»
8
, qualche anno
prima, sul finire del XIX secolo, anche Marshall, aveva cominciato a
proporre una visione di soggetti economici “normali”, cioè non un soggetto
tipico appartenente ad una specifica classe che si comportasse
uniformemente a tutti gli altri soggetti della sua stessa classe e
difformemente dai soggetti delle altre classi dei classici, né soggetti tutti
uniformi e guidati dal solo calcolo edonistico dei primi marginalisti
9
.
Riconoscimenti di ruoli e di importanza, fin qui, più come innovazioni
teoriche, certo, che come conseguenza pratica, ma che testimoniano come
l’economia sia stata la prima disciplina ad occuparsi di studi sui consumi.
Successivamente, con lo svilupparsi della catena di montaggio,
applicata per la prima volta da Ford già dal 1913 alla produzione di auto in
grande scala, o più genericamente con lo svilupparsi delle produzioni in
serie si assiste ad una sempre maggiore attenzione del consumatore e per
la comprensione del suo comportamento fioriscono teorie, si concentrano,
o addirittura germinano, discipline autonome o si finisce con l’assistere al
nascere di nuove patologie sociali
10
. Erano (e per molti versi sono ancora)
le stesse produzioni in serie a richiedere una serialità del consumo
vengono indicate spesso con il comune nome di “teoria del consumo basata sulle
aspettative”; il primo ebbe il premio Nobel nel 1976 e il secondo nel 1985.
8
J.M. KEYNES, General Theory of Employment, Interest and Money, Macmillan, New York,
1936; trad. It.: Teoria generale dell'occupazione dell'interesse e della moneta, Utet, Torino,
1963, p. 85; tratto da Storia dell’economia politica – Dai marginalisti alla nuova
macroeconomia classica, E. ZAGARI, Giappichelli Editori, Torino, 1997, p. 305.
9
E. ZAGARI, Storia dell’economia politica – Dai marginalisti alla nuova macroeconomia
classica, op. cit.
10
Anche se va considerato, tra le altre cose, che la sempre più spinta specializzazione del
lavoro ha contestualmente significato anche minor tempo da dedicare al lavoro stesso e
più tempo da poter dedicare ad altre attività personali.
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
12 La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
necessaria ad assorbire produzioni standardizzate ottenute grazie alle
economie di scala e indirizzate ad una indistinta moltitudine di consumatori
che erano convenzionalmente ritenuti eterodiretti e conformisti, e che
venivano analizzati come se si dovessero ottenere le misure degli
ingranaggi di un meccanismo elementare, ma così facendo, questi ultimi,
potevano anche accedere a beni resi più disponibili e più alla portata a cui
non avrebbero potuto, diversamente, accedere.
Da allora, l’attenzione nei confronti del consumatore almeno come
riferimento per l’orientamento delle scelte della produzione, è continuata
a crescere tanto che è legittimo ormai affermare che «Il mondo del
consumo è forse l’area dei comportamenti umani più studiata nei suoi
dettagli»
11
, anche se non sempre se ne ha una comprensione adeguata o
addirittura si dovrebbe riconoscere «che nessuno sa perché la gente vuole i
beni»
12
, senza, per questo, rinunciare ad un tentativo di comprensione che,
si ripete, per i fini che qui interessano, serve di orientamento, quindi,
potrebbe essere teoricamente scorretto o metodologicamente improprio,
ma, si sa, il marketing, che in economia ha la vocazione di blandire il
consumatore, è un fatto pratico, un raccordo, più che una congiunzione,
tra domanda e offerta, una disciplina sviluppatasi «prevalentemente
nell’operare quotidiano dell’impresa e non in ambiti accademici»
13
. Anche
se attività oggi tipiche del marketing sono state poste in essere
precedentemente, esso nasce negli anni cinquanta del secolo scorso e
parallelamente al suo sviluppo pratico si ha anche la sua affermazione
come disciplina scientifica, e sono proprio alcuni dei più recenti risultati
forniti delle ricerche scientifiche che individuano vari orientamenti (trend)
11
G. FABRIS, Societing – Il marketing nella società postmoderna, op. cit., p. 142.
12
M. DUGLAS, B. ISHERWOOD, The world of good, Basic Book, New York, 1979; trad. it.: Il
mondo delle cose – Oggetti, valori, consumo, il Mulino, Bologna, 1984, p. 17.
13
G. FABRIS, Societing – Il marketing nella società postmoderna, op. cit., p. 193.
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio 13
della domanda la cui valutazione risulta indispensabile e utile per questo
lavoro, uno dei quali si sostanzia, lo anticipiamo, nella “richiesta di
autenticità”
14
. Una richiesta, abbastanza generale, da parte di un soggetto
che volutamente abbiamo definito genericamente e che attraversa
indistintamente i mercati, i settori e i sistemi allo stesso modo di come
attraversa idealmente i confini nazionali o si proietta al di là delle
convinzioni consolidate.
La frase di Adam Smith sul consumo riportata in apertura di questo
paragrafo, in verità, è riferita al sistema mercantile, ma come egli nello
scorrere di poche righe rivolge subito la sua attenzione al sistema agricolo,
allo stesso modo anche noi rivolgiamo subito la nostra attenzione al
medesimo sistema, ma considerando il solo consumo alimentare che si fa
dei prodotti del settore agricolo. É opportuno infatti precisare che per quel
che riguarda il consumo, se non diversamente specificato, non
considereremo mai le produzioni agricole non alimentari (come ad es.:
attività florovivaistiche o allevamenti di animali non destinati
all’alimentazione umana) e cercheremo di distinguere tra le produzioni
agricole vegetali idonee al consumo umano quelle direttamente destinate
a tale fine da quelle destinate ad esso in modo indiretto (perché utilizzate
per l’alimentazione di animali da carne e/o latte) da quelle, ancora,
utilizzate per altri scopi (biocarburanti).
1.2. I recenti trend del consumo alimentare: l’andamento
internazionale
Oggi, nel mondo, si consumano ogni anno una quantità di cereali pari a
circa 2 miliardi e 100 milioni di tonnellate, quasi 270 milioni di tonnellate di
14
G. FABRIS, Societing – Il marketing nella società postmoderna, op. cit.
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
14 La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
carmi di comune allevamento. È stato calcolato che nel 2050 consumeremo
in più circa 1 miliardo di tonnellate di cereali (più 45 per cento), 200 milioni
di tonnellate di carni (più 76 per cento), 170 milioni di tonnellate di soia
(più 79 per cento), 360 milioni di tonnellate di frutta (più 68 per cento);
senza distinguere tra alimentazione diretta e indiretta orientata
all’allevamento
15
. I prossimi decenni saranno anni caratterizzati, come si
vede, da profondi cambiamenti, quello che l’umanità attende è un periodo
di grosse sfide che inevitabilmente premeranno con forza sulle risorse
naturali disponibili che, come ormai succede da tempo, acuiranno il
dibattito mondiale intorno al tema della sostenibilità, un dibattitto che
rimarrà centrale anche nell’ipotesi che l’uomo sia in grado di scoprire
nuove risorse o che sia capace di approntare nuove tecnologie che gli
consentano un diverso sfruttamento di quelle esistenti, perché i temi etici
fanno ormai indiscutibilmente parte delle scelte e dei condizionamenti
sociopolitici globali. In più, con una popolazione mondiale che, si stima,
sempre nel 2050, raggiungerà i 9 miliardi e 300 milioni di persone (un più
33 per cento circa, che corrisponde a 2 miliardi e 300 mila persone, ma
destinata a crescere ancora anche successivamente)
16
la prospettiva è di
uno scenario complesso che richieda già da subito una gestione che
produca risultati simultaneamente efficaci ed efficienti.
In verità anche questa ulteriore sfida per l’umanità sembrerebbe a
portata di mano a dispetto di quanto sosteneva Malthus. Nel 1798 il
reverendo Thomas R. Malthus, pastore inglese dedicatosi all’economia,
diede alle stampe il “Saggio sul principio di popolazione”
17
nel quale
15
P. CONFORTI, Tendenze e prospettive dei consumi agro-alimentari mondiali nel lungo
periodo, in I consumi alimentari – Evoluzione strutturale, nuove tendenze, risposte alla
crisi, a cura di D. CERSOSIMO, Edizioni Tellus, Roma, 2011.
16
FAO, 2050: Un terzo di bocche in più da sfamare, Fao Media Centre, 2009.
17
T.R. MALTHUS, A summary View of the Principle of Population, Londra, 1798; trad. it.:
Saggio sul principio di popolazione, Enaudi, Torino, 1977.
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio 15
sostenne che «la passione tra i sessi» avrebbe condotto nel tempo, ma in
un tempo piuttosto lungo dati i livelli antropici dell’epoca, ad una crescita
demografica che la disponibilità di cibo avrebbe finito per non sostenere,
escogitando una relazione tra la crescita demografica, che, secondo lui,
procederebbe secondo una progressione geometrica e la disponibilità di
cibo che sarebbe, invece, cresciuta secondo una progressione soltanto
aritmetica, così popolazione e scorte alimentari si sarebbero trovate
sempre più lontane nel tempo sino a fare in modo che la popolazione si
riducesse alla fame
18
. Presumendo, però, che nel tempo non sia
sopravvenuto un drastico calo della passione è evidente che se tale
profezia non si è avverata è perché sono successivamente intervenute,
anche, delle variabili che Malthus non avrebbe potuto prevedere come
cambiamenti socioculturali e innovazioni sia istituzionali che tecnologiche
(anche se la storia è piena di carestie e, comunque, persistono ancora
intere popolazioni ai minimi livelli di sussistenza o, addirittura, denutrizione
come si dirà successivamente). Dal 1961 ad oggi la popolazione mondiale è
più che raddoppiata, ma contestualmente la produzione agricola pro capite
è aumentata del 30 per cento rendendo disponibili per ogni abitante del
pianeta, in media, 2 mila calorie al giorno
19
. Anche per il futuro, quindi,
18
Per la verità la dottrina di Malthus non ebbe molta fortuna, né immediatamente, né in
seguito; iniziò ad occuparsi di teoria della popolazione e, successivamente, si dedicò
sempre di più allo studio di problemi economici senza, tuttavia, essere considerato un
vero economista, il suo nome venne ricordato per lungo tempo soltanto in relazione alla
polemica con Ricardo che venne considerato studioso di gran lunga superiore per il suo
rigore e per la sua originalità. La depressione attraversata dall’economia britannica dopo
la fine delle guerre napoleoniche lo convinse a rifiutare la legge degli sbocchi, enunciata
dall’economista francese Say e fatta propria da Ricardo, portandolo verso una costruzione
opposta. Il primo a rivalutare il pensiero di Malthus è stato J. M. Keynes che gli attribuì la
prima formulazione della teoria globale. Oggi è considerato un padre fondatore della
demografia.
19
L. PALLOTTA, How to feed the world. Il paradosso alimentare, in I farmers' market: la
mano visibile del mercato - Aspetti economici, sociali e ambientali delle filiere corte, a cura
di D. MARINO, C. CICATIELLO, Franco Angeli, Milano, 2012.
Capitolo primo
LA FILIERA CORTA TRA NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO AZIENDALE E NUOVI COMPORTAMENTI DI ACQUISTO
16 La filiera corta: strategie e impatti per la creazione di valore in azienda e nel territorio
pare che le risorse naturali siano in grado di fare fronte all’aumento di un
terzo della popolazione mondiale. «La FAO è cautamente ottimista
riguardo le possibilità del mondo di produrre cibo a sufficienza per nutrire
la popolazione mondiale nel 2050»
20
, ha dichiarato il Vice-Direttore
Generale della FAO Hafez Ghanem in vista del forum di esperti “Come
Nutrire il Mondo nel 2050” di Roma del 2009. Tuttavia le stime dicono che
la maggior parte dell’aumento della produzione agricola sarà ottenuto
accrescendo lo sfruttamento dei terreni già coltivati piuttosto che
ampliando l'estensione complessiva delle terre messe a coltura. In media si
stima che il 90 per cento dell’aumento della produzione avverrà mediante
maggior intensità di sfruttamento delle colture e solo il 10 per cento si avrà
dall’espansione delle aree coltivate
21
. Mentre «sarebbe auspicabile che la
crescita dei volumi avvenisse principalmente attraverso l’espansione delle
terre coltivate e meno mediante l’intensificazione della produttività per
unità di terra, in modo da scongiurare sia un aumento dei problemi di
degrado ambientale sia un inasprimento della competizione per l’uso
alternativo delle risorse»
22
, magari anche con una attenzione particolare
per un recupero dei terreni già agricoli e non più lavorati che nel mondo
sarebbero circa 400 milioni di ettari
23
.
Ma, evidentemente, la sfida non è solo di quantità, ma anche, diciamo
così, di metodi e di luoghi.
20
FAO, 2050: Un terzo di bocche in più da sfamare, op. cit.
21
FAO, Da qui al 2050 necessario investire miliardi in agricoltura, Fao Media Centre, 2009
22
D. CERSOSIMO, Consumi alimentari delle famiglie italiane: trend strutturali e congiunturali,
in I consumi alimentari – Evoluzione strutturale, nuove tendenze, risposte alla crisi, a cura
di D. CERSOSIMO, op. cit., p. 10.
23
D. MARINO, Clima, energia, cibo, in I farmers' market: la mano visibile del mercato -
Aspetti economici, sociali e ambientali delle filiere corte, a cura di D. MARINO, C. CICATIELLO,
op. cit.