4
Introduzione
In questi ultimi anni si è assistito al riemergere di un fenomeno
letterario che fonda le proprie radici nel folclore ed in generale nella
cultura popolare di tutto il mondo: il vampirismo. Nell‟immaginario
collettivo, il vampiro è una macabra creatura che al calar del sole esce
dalla tomba per cacciare e succhiare il sangue dei vivi. Personaggio
leggendario prima che letterario, è il protagonista di leggende
folcloriche, credenze e superstizioni diffuse in particolar modo tra i
popoli slavi prima della loro cristianizzazione avvenuta nel IX secolo.
Con la Chiesa molte idee legate al vampirismo sono state
soppiantate, proprio perché esse andavano contro i principi dettati dal
cristianesimo; nonostante ciò, le credenze relative all‟esistenza del non
morto hanno continuato ad esercitare, al tempo stesso, repulsione e
fascino sui popoli slavi ancora per moltissimo tempo, fino ai giorni
nostri, grazie soprattutto al contributo della letteratura.
Nell‟Ottocento si sono avuti i primi momenti di contatto
sistematico e documentato con le superstizioni popolari riguardanti
questi esseri chiamati “vampiri”, e dal giorno in cui tali creature hanno
cominciato a popolare le pagine dei romanzi gotici, l‟uomo non ha più
voluto separarsene. Questo nuovo filone letterario si è poi sviluppato nel
corso dei secoli con enorme successo.
Attualmente la figura del vampiro è una delle più note e
commercialmente sfruttate nella cultura di massa. La sua capacità di
fascinazione contagia i più vari luoghi della cultura: letteratura, teatro,
cinema, televisione, pubblicità, fumetto, giochi di società. Ci troviamo di
fronte a una figura le cui origini e motivi simbolici costituenti si perdono
5
nella notte dei tempi e i cui tratti salienti si possono quindi trovare nei
più diversi contesti culturali.
La letteratura e il cinema occidentale hanno ampiamente trattato il
tema del vampiro: romanzi quali Il Vampiro di John Polidori, Dracula di
Bram Stoker, o i più recenti Carmilla di Sheridan Le Fanu, Intervista col
vampiro di Anne Rice fino alla recentissima saga Twilight di Stephenie
Meyer sono dei classici della letteratura gotica e fantastica. Pochi sanno
che il vampiro nasce in particolar modo nelle tradizioni folcloriche
dell‟area slava, e che in questi paesi tali credenze hanno ispirato scrittori
dall‟Ottocento fino ad oggi: in Russia, ad esempio, ricordiamo i classici
Aleksej Tolstoj, Nikolaj Gogol‟, ed altri scrittori, autori di racconti e
romanzi vampireschi per noi meno noti rispetto a quelli occidentali, ma
di grande valore artistico e letterario. Nella letteratura contemporanea
menzioniamo in particolar modo Sergej Luk‟janenko e Viktor Pelevin,
conosciuti anche nel nostro paese, e il giovane scrittore Aleksej Zotov.
La mia tesi, suddivisa in quattro capitoli, si propone quindi di
mostrare il percorso storico e artistico del vampiro nella cultura russa,
dalle origini folcloriche alla letteratura e al cinema postmoderno.
Nel primo capitolo riporto alcune delle credenze folcloriche e
superstizioni sui vampiri diffuse tra i popoli slavi. Tanti sono i vampiri
nelle credenze dell‟area slava, ma in quella di nostro maggiore interesse,
la Russia, il vampiro per eccellenza è l‟upyr, creatura spietata che ha
raggiunto la massima influenza soprattutto nel corso del Medioevo.
Viene poi fatto un cenno ad un manoscritto russo di autore ignoto,
Povest’ o Drakule Voevode, nel quale si registrano alcuni tra i più crudeli
atti di violenza di Vlad III detto l‟ “Impalatore”.
Nel secondo capitolo mi sono proposto di analizzare i racconti che
hanno inaugurato la letteratura vampirica russa: in particolare saranno
6
oggetto di analisi Il Vij e La sera della vigilia di Ivan Kupala di Gogol‟,
e i racconti Upyr, La Famiglia del Vurdalak, e Le rendez-vous dans trois
cents ans di Aleksej Tolstoj. Maggiore attenzione sarà dedicata proprio
allo scrittore Tolstoj, grazie al quale è stato introdotto per la prima volta
il termine vampiro nella letteratura russa.
Tracce di vampirismo sono presenti anche in altri grandi scrittori
della tradizione letteraria russa: Afanas‟ev e Turgenev nell‟Ottocento, e
Bulgakov nel Novecento. Afanas‟ev è stato il primo grande estensore
delle principali fiabe popolari russe tramandate prima di lui solo
oralmente, e tra queste, menzioniamo Il soldato e il vampiro e Il vampiro
ballerino. Ho inoltre analizzato il vampiro Ellis del racconto Fantasmi di
Turgenev, ed infine Bulgakov, con il suo celebre Maestro e Margherita,
nel quale appaiono i personaggi di Hella e di Varenucha, aventi tratti di
chiara espressione vampirica. Sempre nel Novecento rientra una delle
più grandi e sfortunate figure del panorama letterario russo, Marina
Cvetaeva, autrice de Il Ragazzo, componimento poetico ispirato a Il
Vampiro ballerino di Afanas‟ev: viene quindi proposta un‟analisi del
vampiro come personaggio della poesia.
Il terzo capitolo, di più ampia trattazione, è rivolto all‟analisi di
alcuni romanzi della letteratura russa contemporanea, aventi come
protagonista il vampiro. Oggi i romanzi fantasy di questa tipologia
riscuotono sempre più successo, affermandosi in alcuni casi anche al di
fuori degli stessi confini russi, come ad esempio i libri di Viktor Pelevin
o Sergej Luk‟janenko, che hanno fatto il giro del mondo, e sono stati
tradotti in diverse lingue.
Verranno quindi analizzati i vampiri come protagonisti della saga
di Luk‟janenko, quindi I Guardiani della Notte, I Guardiani del Giorno,
I Guardiani del Crepuscolo e Gli Ultimi Guardiani, il nuovo romanzo di
7
Viktor Pelevin, dal titolo Empire V, e il mondo popolato dai vampiri del
libro Respublika Noč’ di Aleksej Zotov. Infine, un paragrafo è dedicato
all‟analisi di una fiaba per bambini di oggi, ossia Prekrasnaja
Mstitel’niza di Michail A. Karišnev-Lubozkij.
La letteratura russa contemporanea mostra i cambiamenti subìti
dal personaggio del vampiro, sia nelle sue caratteristiche fisiche ma
anche nelle abitudini. Il vampiro del postmodernismo russo abbandona
molti dei suoi tratti tradizionali adattandosi al mondo di oggi, alla Russia
post-sovietica, ai suoi problemi, alla sua gente, alla sua effettiva realtà,
diventando fenomeno di denuncia, o addirittura di parodia per la nuova
società. E in questo sta probabilmente il segreto del suo successo.
Negli anni Venti i formalisti russi parlavano di straniamento: tale
tecnica la potremmo riproporre oggi in chiave postmoderna, con questi
scrittori che mostrano la realtà della loro Russia attraverso il fantastico e
l‟irrazionale. I vampiri si muovono nella Mosca di oggi dove, oltre alla
bellezza di molti luoghi, vige criminalità, traffico di droga, prostituzione;
la società russa oggi deve adeguarsi ad una burocrazia sempre più
pressante, ad una crisi economica che non dà tregua, ad un mondo in cui
la povertà convive con la ricchezza, tra i fatiscenti appartamenti popolari
dei poveri e le lussuose auto di proprietà dei più ricchi. La Russia viene
quindi abitata da creature surreali, i vampiri, che diventano lo specchio
della più vera delle realtà.
Il quarto capitolo è dedicato al confronto tra i romanzi e i film:
alcuni tra i grandi romanzi e racconti russi analizzati nei capitoli
precedenti sono stati tramutati in film di grande successo. Verranno
quindi trattati due film del regista italiano Mario Bava: La Maschera del
Demonio, libera ispirazione del racconto Il Vij di Gogol‟, e I Wurdalak,
dall‟omonimo romanzo di Tolstoj. Nel cinema odierno, invece, i vampiri
8
russi trovano spazio nella saga del regista kazako Timur Bekmambetov, I
Guardiani della Notte e I Guardiani del Giorno, tratti dai romanzi di
Luk‟janenko. Sarà quindi possibile comparare la letteratura e il cinema,
concentrando il lavoro sui protagonisti, i vampiri, evidenziando i loro
aspetti e gli ambienti in cui si muovono, e raffrontando la loro trattazione
nel romanzo e nel film.
Anche nel cinema odierno, come nella letteratura, il mito del
vampiro si è arricchito di nuovi fattori che lo hanno rinnovato: certi
vecchi cliché sono stati abbandonati, e queste creature della notte si sono
modernizzate assumendo posture urbane e modaiole, abbandonando
progressivamente gli archetipi classici e le precedenti atmosfere gotiche,
in favore di nuovi orizzonti sempre più in linea con i tempi e le mode.
La mia tesi dunque si concentra in particolar modo su questa
nuova tipologia di vampiri del postmodernismo russo. Un “viaggio” che
comincia nella tradizione folclorica dei paesi slavi e termina nella
letteratura e nel cinema dei giorni nostri, e che mira in particolare ad
evidenziare i tratti del nuovo vampiro russo in rapporto con la tradizione
popolare e letteraria da cui ha avuto origine.
Data l‟estrema attualità del tema e quindi l‟inevitabile mancanza
di una soddisfacente bibliografia di testi, per l‟analisi dei romanzi e dei
film contemporanei è stata consultata un‟ampia gamma di articoli, blog e
interviste tratti da siti web italiani e russi.
9
Capitolo Primo
Il vampiro nel mondo slavo tra mito e leggenda
1.1 I vampiri nella tradizione dell’area slava
Il vampiro è una figura presente, sotto le più varie forme, nel
folclore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un non-morto che per varie
ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, succhiando il
loro sangue. Non è sempre il corpo del defunto che risorge dalla tomba
in guisa di vampiro: spesso, infatti, è l‟anima che abbandona il corpo. Si
tratta di una credenza diffusa in molte parti del globo, ed in particolar
modo nell‟area slava, nella quale è in genere riconosciuto col nome
upyr.
1
Sull‟etimologia del termine upyr sono state fatte diverse
supposizioni, ma le ipotesi più accreditate sono che sia di derivazione
slava, riconducibile alla radice -pi, “mago”, “stregone”, e al verbo
lituano wempti, “bere”, “succhiare”: il senso sarebbe dunque “demone
che beve”. Alcuni studiosi hanno avanzato poi una ulteriore ipotesi: se si
considera UPYR come U-PYR, si potrebbe interpretare U come un
prefisso privativo o avversativo e PYR come PIR il cui primo significato
è “banchetto”. In questo modo si otterrebbe “privo del banchetto”,
condizione che giustifica il ritorno del defunto.
2
Molti esperti pensano, inoltre, che il termine derivi da un
manoscritto russo del 1047 circa, dal titolo Liber Prophetarum (Il Libro
1
Agazzi, R., Le caratteristiche del vampiro nel folklore dell’Europa orientale, in Il Mito del Vampiro
in Europa, ed. A.Lalli, Firenze, 1919, pag. 73
2
Ceccarelli, C., Vampiri e rusalke, in Slavia, rivista trimestrale di cultura, Anno VII, num.4-1998,
pag. 220
10
della Profezia), scritto per Vladimir Jaroslav, in cui compare per la
prima volta la parola upyr. Per l'esattezza il termine, usato da un principe
di Novgorodian, era "Upyr Lichyj", tradotto in “vampiro malvagio”. Da
qui quindi è stato coniato il termine vampiro, per identificare una
creatura spietata che si nutriva di sangue o anima o carne delle sue
vittime.
3
Miti e leggende presenti nelle culture di tutto il mondo ci narrano
dell‟esistenza di queste creature resuscitate dalla morte per succhiare il
sangue ai vivi, ma mai questi mostri hanno assunto una dimensione tanto
reale e terrificante come nel mondo slavo.
Così in particolar modo la antica Moravia, la Serbia, la Polonia e
la Russia sono diventati i teatri principali di macabre manifestazioni:
uomini deceduti alcuni mesi prima che tornano dall‟oltretomba. C‟è chi
raccontava di averli sentiti parlare, visti aggirarsi, entrare nelle case, nei
villaggi, aggredire uomini e animali per succhiare via il sangue, fino a
renderli esanimi e causare loro la morte.
4
Uno dei nostri massimi slavisti, Evel Gasparini, sostiene l‟idea che
l‟origine slava della tradizione vampirica è legata alla particolare forma
di religiosità pagana praticata da quei popoli. Una religiosità dalle radici
profonde, se si considera che gli ultimi a essere cristianizzati, gli slavi
baltici, rinunciarono al paganesimo soltanto alla fine del XII secolo, e
che comunque, nei villaggi, i riti ancestrali continuarono a lungo ad
essere praticati, clandestinamente o in forme commiste con le cerimonie
religiose cristiane.
La religione degli slavi pre-cristiani prevedeva un particolare culto
dei morti. Presso quelle popolazioni, la vita d'oltretomba era considerata
3
Storie di Vampiri, a cura di G. Pilo e S. Fusco, Ed. Newton & Compton, 1994, pp. 8-9
4
Tratto dal documentario di History Channel, La storia dei vampiri
11
come una specie di risvolto negativo della vita di questo mondo. Si
credeva che i morti vivessero nelle stesse condizioni dei vivi, e per
questo si disponevano presso i cadaveri provviste di cibo, armi e oggetti
di cui si pensava che il defunto potesse aver bisogno nell'Aldilà.
5
Inoltre, per essere sicuri che i defunti riposassero in “tranquillità”,
era in uso il rito della “seconda sepoltura”: in Serbia, Macedonia,
Montenegro, Slovenia ed in alcune regioni della Russia si usava infatti
riesumare i defunti e lavarne le ossa per poi riporle in sacchetti di tela e
seppellirle di nuovo in un altro sito. Si trattava dunque di una forma di
allontanamento del defunto dal mondo dei vivi: il popolo cercava di
disfarsi completamente delle spoglie mortali, in modo tale che lo spirito
non riuscisse a riaggregarsi al mondo dei vivi in una forma ritenuta
“impura”.
6
La Chiesa cattolica non poteva certo restare indifferente al
propagarsi di concezioni di questo genere, di origine arcaica e così
distanti dalla propria dottrina, proprio perché riguardanti temi come il
destino del corpo dopo la morte e la resurrezione.
7
Tuttavia tali costumi
fortemente perseguitati dalla Chiesa, furono in alcuni casi tollerati, come
in Slovenia, dove la pratica della “seconda sepoltura” si mantenne
addirittura fino alla metà degli anni Cinquanta.
Oltre all‟uso della “seconda sepoltura”, era diffusa presso i popoli
slavi l‟usanza di annaffiare le tombe, in modo tale da accelerare la
macerazione delle carni attraverso l‟acqua e di liberare così al più presto
lo spirito del defunto affinché non tentasse di “tornare”. Tutte queste
credenze erano strettamente legate a quelle relative all‟esistenza dei
vampiri.
5
Storie di vampiri, op. cit., pag. 9
6
Ceccarelli, C., op. cit., p. 216
7
Petronio, M., Dai vampiri al conte Dracula, Ed. Sellerio, Palermo, 1999, pag. 20.
12
Quando, nel corso di queste cerimonie, un corpo per qualche
motivo veniva trovato non decomposto, o in condizioni di preservazione
diverse da quelle che ci si aspettava, si credeva che nel frattempo fosse
tornato periodicamente nel mondo dei vivi a suggere sangue per
prolungare la propria esistenza terrena. Allora si parlava di morti viventi,
e l‟unico modo per bloccarli era trafiggere il loro cuore con un palo di
frassino e bruciare le ossa.
8
Le tradizioni e le credenze tramandate oralmente nel corso dei
secoli, ma anche le varie opere letterarie realizzate successivamente, ci
mostrano differenti tipologie di vampiri in area slava, con caratteristiche
spesso completamente differenti tra loro. Qui di seguito riporto una lista
dei vampiri slavi più conosciuti, escludendo il vampiro russo per
eccellenza, l‟upyr, al quale dedicherò maggiore spazio nel paragrafo
successivo.
I principali vampiri slavi sono:
Dampyr: nel folclore serbocroato, è figlio di un vampiro e di
una donna umana, di solito una zingara. Grazie a queste
origini, è in grado di vedere i vampiri anche se si rendono
invisibili e li combatte con il fucile, con il coltello, o con
formule magiche. Questi vampiri hanno il potere magico di
trasformarsi in un‟altra creatura, generalmente un lupo.
Eretica: è un vampiro russo, di solito considerato un eretico
che ritorna dalla morte. Era solito dirsi essere una donna
che, venduta la propria anima, ritorna sotto al forma di una
logora vecchia. Si dice inoltre che questi tipi di vampiri
agiscano solo in primavera e autunno, e che se un umano
8
Storie di Vampiri, op cit., pag. 10
13
guarda negli occhi una di queste creature incorra in una
lenta e inaridente morte.
Kozlak: è un vampiro originario della Dalmazia, ma è molto
diffuso nelle credenze croate.
Krvopijac: vampiri bulgari noti anche come Obours.
Appaiono come normali vampiri, ma hanno una sola narice
e la lingua a punta. Possono essere immobilizzati mettendo
delle rose intorno alla loro tomba. Il Krvopijac diventa tale
per aver commesso atti sacrileghi; il caso più frequente è
l‟orgia praticata durante il periodo di Quaresima.
Larvae: sono quei defunti che si portavano dietro la tara di
qualche crimine commesso in vita ed il marchio di una fine
tragica, e forse incarnano meglio la figura del vampiro
slavo. La loro azione sulle vittime è funesta e la loro natura
è indiscutibilmente malvagia. Coloro che erano tormentati
da queste creature venivano colpiti da una forma acuta di
epilessia e si presentavano con un duplice aspetto: spettri
pallidi dalla faccia contratta oppure come scheletri. Per
scacciarli presso i popoli slavi si spargevano delle fave nere
a mezzanotte davanti alla porta di casa.
Lumpirovic: secondo la tradizione serbocroata questi esseri
sono figli di un vampiro e di un‟umana.
Mahr: altro vampiro della tradizione slava, un‟anima
inquieta che tornava dal regno dei morti per nutrirsi di
sangue. Come per altri vampiri, anche questo attaccava i
propri parenti.
Mjertovjek: vampiro russo nato da un lupo mannaro e una
strega.
14
Mora e Morava: termini rispettivamente bulgaro e polacco
per indicare vampiri creatisi da anime inquiete che si
nutrono di sangue.
Nelapsi: vampiro delle terre slovacche che può massacrare
interi villaggi durante una sola visita. Si dice inoltre che
possa uccidere anche con un solo sguardo.
Obyri: altro termine slavo per indicare i vampiri.
Ohyn: vampiro delle terre polacche.
Pijavica: vampiro della tradizione slovacca, che in vita ha
praticato l‟incesto e che una volta defunto si trasforma in
vampiro e si nutre quasi esclusivamente dei proprio
discendenti.
Ubour: vampiro delle terre bulgare creato quando una
persona muore violentemente o lo spirito rifiuta di lasciare il
corpo. Il cadavere rimane seppellito per quaranta giorni e
poi si rialza per causare sciagure. In genere non beve sangue
finché ha altre fonti di nutrimento, come il cibo normale, e
raramente attacca gli umani.
Upier: vampiro della tradizione polacca che
straordinariamente si sveglia a mezzogiorno e torna a
riposare a mezzanotte. Si crede che abbia una lingua
pungente e beva gran quantità di sangue. Il suo desiderio di
sangue è molto superiore a quello degli altri vampiri, e si
dice che dorma persino immerso nel sangue.
Upierczi: vampiri della tradizione sia polacca che russa.
Hanno un pungiglione sotto la lingua al posto delle zanne.
Sono attivi da mezzogiorno a mezzanotte e possono essere
distrutti solo dal fuoco. Una volta bruciati, il corpo esplode
15
dando origine a centinaia di piccoli, disgustosi animali. Se
qualcuna di queste creature fugge, allora fuggirà anche l‟
Upierczi e tornerà per cercare vendetta.
Ustrel: un vampiro della tradizione bulgara che caccia solo
bestiame. Si crede sia lo spirito di un bambino non
battezzato morto di recente.
Vampir: termine bulgaro per indicare il vampiro.
Vlokoslak: vampiri della tradizione serba, che appaiono di
solito come persone vestite di bianco, attivi giorno e notte, e
possono assumere la forma di un cavallo o di una pecora.
Mangiano le loro vittime e bevono il loro sangue.
Vurdalak: vampiro considerato nel folklore russo come
brutto, sporco, bestiale, si aggira di notte e colpisce la
famiglia.
9
In testi e testimonianze di tipo archeologico ed antropologico, si
può rintracciare quello che doveva essere un modello spirituale di tipo
sciamanico presso i popoli slavi. Nella simbologia sciamanica
rientravano, infatti, tutti quei riti che venivano detti “di passaggio”, in
cui la vita era intesa come un ciclo continuo scandito da “passaggi” da
una condizione all‟altra. E tra questi, naturalmente, rientrava anche la
morte.
10
In questa tipologia culturale, ad esempio, c‟era la convinzione che
l‟uomo avesse una doppia anima, una vitale e una spirituale, e per questo
la morte fisica non segnava il distacco dal mondo dei vivi poiché lo
spirito del defunto rimaneva ancora per qualche tempo presente nel
corpo o in parti di esso, come la testa, e si cercava dunque di far in modo
9
Tipi di Vampiri, in <http://www.vampiri.net/tipo_s.html>
10
Ceccarelli, Vampiri e rusalke, op. cit., pag 216.
16
che tale spirito non si liberasse dal corpo per ritornare nel mondo dei
vivi. Proprio il culto della testa costituisce un elemento caratterizzante
delle culture sciamaniche, delle quali abbiamo detto si può riscontrare
l‟influenza in area slava: infatti in molti cimiteri di villaggi slavi sono
state ritrovate camere segrete adibite alla sepoltura delle sole teste.
11
L‟idea del corpo indipendente dall‟anima era dunque un concetto
molto diffuso tra gli Slavi, e proprio per questo era solita presso questi
popoli anche l‟usanza di erigere sulle tombe dei loro morti piccole case
di legno, o capanne, tende, nelle quali l‟anima del trapassato trovava
immediato rifugio e consolazione, dopo aver abbandonato i resti mortali.
Oltre naturalmente, come ho già detto prima, a offerte materiali poste
sulla tomba, quali cibo e bevande, in particolare il vino rosso (in
sostituzione del sangue).
12
Questa usanza fu in seguito proibita dalla
Chiesa ortodossa, in quanto aveva dato adito al sorgere di paurose
superstizioni, secondo le quali queste case di legno, capanne e tende
erano diventate le dimore di licantropi e vampiri.
13
Il fuoco era considerato un elemento essenziale per allontanare i
morti viventi: in particolare presso gli Slavi del sud, si credeva che le
anime dei morti temessero il fuoco, essendo spettri gelati, e per questo al
ritorno dal funerale una vecchia donna portava sempre con sé un braciere
contenente tizzoni ardenti.
14
Inoltre si ricorreva al fuoco per bruciare
l‟aria infetta e velenosa, nel momento in cui nei villaggi la diffusione di
malattie epidemiche era associata a episodi di vampirismo. Quindi, il
fuoco fungeva da agente purificatore, debellando la causa del male.
15
11
Ivi, pag. 217
12
Agazzi, R., Alcuni cenni di mitologia slava, in op. cit., pag. 60
13
Ibidem
14
Ibidem
15
Agazzi, R., Il mito dei vampiro in Europa, op. cit., pag.88
17
Alcuni popoli, soprattutto i Macedoni, usavano anche gettare il
presunto vampiro nell‟olio bollente, non abbandonando per questo
l‟usanza del chiodo, che erano soliti infilare nell‟ombelico del vampiro.
16
Secondo le tradizioni slave erano condannati ad essere vampiri
tutte quelle che persone che per alcuni insoliti requisiti destavano un
senso di diffidenza o di paura.
17
Questi soggetti alla loro morte venivano
chiamati “morti impuri”.
I “morti impuri” erano, secondo le credenze, per lo più i suicidi, i
dispersi nella neve, gli annegati, gli assiderati, i maledetti dai genitori,
ma anche persone malvagie, criminali, presunte streghe o presunti figli
di streghe, coloro che avevano commesso incesti, testimoniato il falso o
spergiurato, ed in genere tutti quelli che lasciavano sulla terra qualcosa
in sospeso. I dispersi nella neve, ad esempio, non potevano avere
esequie, quindi il processo del distacco dalla vita era ritenuto
incompleto, similmente per le vergini oppure per le giovani madri che
non avevano effettivamente compiuto l‟intero ciclo della vita.
18
Con il Cristianesimo, le “figure vampiriche” sono state assimilate
a presenze demoniache proprio per il senso di ribellione verso la morte,
che caratterizzava il loro comportamento. Nella visione popolare non si
trattava di anime dannate, bensì di creature infelici e degne di pietà
anche se pericolose per i vivi.
19
Nella tradizione slava il vampiro si accaniva in particolar modo
verso i propri familiari. Ciò veniva giustificato, nella credenza, dal fatto
che essi non avevano provveduto debitamente ad agevolare il suo
ingresso nel mondo dei morti; in realtà il vampiro, rimpossessandosi del
16
Ivi, pag. 90
17
Ivi, pag.74
18
Ceccarelli, C., Vampiri e rusalke, op. cit. pag. 219
19
Ivi, pag. 220