8
Egli è, infatti, il responsabile ultimo del palinsesto di un’emittente
televisiva, ossia dell’offerta di programmi che essa propone negli spazi
temporali non riservati a programmi informativi (la responsabilità dei
quali ricade, invece, sul direttore di testata giornalistica); ha il compito di
studiare e decidere le strategie di programmazione, di verificare e
autorizzare nuovi programmi, e di rispondere all’editore (o al direttore
generale) dell’andamento della rete.
Il direttore di rete, vero esperto di mercato, talora come un sociologo
della comunicazione è anticipatore di gusti e tendenze ed è spesso
considerato come il vero artefice dei successi e degli insuccessi dei
programmi televisivi.
La complessa attività del direttore di rete, considerata la natura di
servizio pubblico svolto dall’impresa presso la quale opera, è, tuttavia,
scandita, da un districato sistema di regole.
Obiettivo di questo lavoro è, pertanto, estrapolare e isolare
dall’ordinamento giuridico vigente le norme riferibili alla figura del
direttore di rete di impresa radiotelevisiva, mettendo in risalto, di volta in
volta, le differenze riscontrabili, ove esistenti, tra settore pubblico e
privato.
L’analisi ricostruttiva, secondo un disegno che muove dal generale al
particolare, partirà dalle norme legislative generali in materia di impresa
e lavoro, per soffermarsi poi su quelle speciali in materia di imprese
9
radiotelevisive (l. 103/75, l. 10/85, l. 223/90, l. 206/93, l. 249/97) e
arrivare, poi, ai documenti aziendali che disciplinano l’attività della rete
e del suo direttore.
Dopo aver fornito, infatti, una prima nozione di direttore di rete e
dopo aver sgombrato il campo da equivoci dovuti alla presenza,
all’interno dell’azienda radiotelevisiva, di numerose figure professionali,
tutte accomunate dall’avere funzioni di direzione, oggetto della
trattazione sarà, il contesto organizzativo nel quale il direttore di rete
opera.
Successivamente all’analisi del controverso problema della natura
giuridica della Rai (dalla soluzione del quale discendono importanti
conseguenze sul rapporto di lavoro e sulle responsabilità del direttore di
rete), nella parte centrale del lavoro, l’attenzione verterà integralmente
sulle funzioni del direttore di rete e sui rapporti con gli organi
gerarchicamente superiori.
Partendo, infatti, da quelle ricavabili dalla legge ma anche dalle
norme dei codici disciplinari e dei documenti aziendali, saranno scandite
tutte le fasi che portano dall’ideazione alla messa in onda di un
programma, comprese, per quanto attiene la concessionaria pubblica,
quelle che vedono protagoniste, accanto alle reti, le sedi regionali.
Analizzata, dunque, l’attività del direttore di rete di costruzione e
gestione del palinsesto e, definito quest’ultimo come sequenza di
10
programmi, disposti lungo l’arco temporale di trasmissioni della rete
(sequenza che caratterizza l’immagine di una rete rispetto alle altre e
conferisce, pertanto, alle stesse originalità), sarà affrontata la
problematica dell’astratta configurabilità del diritto d’autore in capo al
direttore della rete sul palinsesto come opera collettiva.
Né avrebbero potuto tralasciarsi gli aspetti giuslaboristici
riconducibili alla figura in esame (inquadramento, natura del rapporto di
lavoro, contratto collettivo applicabile, requisiti e modalità di nomina,
ecc.) ed i profili di responsabilità.
Dalle funzioni svolte all’interno dell’impresa si evince, infatti, che il
direttore di rete rappresenta un importante centro di imputazione di
responsabilità, con la conseguenza che, in caso di violazione a lui
imputabile dei numerosi obblighi imposti dalla legge e dalle aziende, sia
chiamato a risponderne a vario titolo.
Saranno, pertanto, affrontati gli aspetti connessi alla responsabilità
penale, civile, amministrativa e disciplinare dello stesso, con particolare
riferimento alla questione se il direttore di rete, possa o meno essere
considerato, nell’esercizio delle sue funzioni, pubblico ufficiale,
incaricato di pubblico servizio ovvero persona esercente un servizio di
pubblica necessità, ai fini della qualifica soggettiva necessaria per la
realizzazione di alcune fattispecie oggettive di figure delittuose contro la
Pubblica Amministrazione.
11
Al termine di questo lavoro, desidero ringraziare tutti coloro che
hanno contribuito alla sua realizzazione: il Prof. Giuseppe Corasaniti, il
Prof. Lucio Valerio Moscarini, l’Avv. Giorgio Assumma, il responsabile
dell’ufficio legale di Mediaset Avv. Stefano Longhini, il Direttore di Rai
Tre Dott. Francesco Pinto, il Dott. Paolo De Nardo e il personale della
biblioteca della Rai di Roma.
12
Capitolo I
La figura professionale del direttore di rete:
aspetti generali.
13
I.1. Il Direttore di Rete: nozione.
Per analizzare in modo compiuto le funzioni e le responsabilità del
direttore di rete all’interno dell’impresa radiotelevisiva pubblica e
privata, è necessario partire dal dato formale, ossia dalla nozione stessa.
Il dato testuale, dunque, già ci mette di fronte a due concetti distinti e
allo stesso tempo importantissimi: quello di rete e quello di direzione.
Il termine rete è sinonimo di network
ossia “insieme di emittenti
radiofoniche o televisive interconnesse in modo da poter trasmettere
simultaneamente gli stessi programmi su tutto il territorio nazionale, le
quali hanno in comune anche la gestione della raccolta pubblicitaria”
1
.
Il significato meramente tecnico o materiale del termine “rete” (che si
risolve, in buona sostanza, in un insieme di impianti diffusivi) è quello
cui fa riferimento l’art. 14 della l. 103/75.
La stessa legge, però, all’art. 13, III comma, identifica la rete come
“complesso di uffici (legislativamente definiti “strutture di
programmazione”), direttamente o organizzativamente unificati, i quali
provvedono a quanto necessario per la predisposizione di programmi
già definiti di vario e non precisabile contenuto”.
1
In Italia, ai network delle tre reti RAI si affiancano quelli di MEDIASET e di TMC.
14
A ciò si aggiunge un dato, carente di espressa previsione legislativa
ma ricavabile dal sistema delle norme poc’anzi citate, per il quale tutti i
programmi predisposti da una direzione di rete debbono venire diffusi
con il ricorso ad una “rete” tecnicamente qualificata
2
. L’elemento
genetico (che riflette l’orientamento ideologico) coincide, sul piano
diffusivo, con lo strumento comunicativo: nel contempo lo strumento –
la “rete tecnica”- condiziona numericamente l’elemento genetico; poiché
la rete tecnica è stata intravista nella sua potenzialità diffusiva estesa
all’intero territorio nazionale (indipendentemente dalla sentenza n.
202/1976 della Corte Costituzionale), non è difficile pervenire alla
conclusione della coincidenza numerica delle direzioni di rete con le reti
tecniche (a vocazione diffusiva nazionale) esercitabili
3
.
L’organizzazione dei mezzi di comunicazione in network offre
evidenti vantaggi economici: è molto meno costoso produrre un’unica
trasmissione e utilizzare le varie stazioni come ripetitori del segnale,
piuttosto che moltiplicare le produzioni di modesto livello
4
.
Tuttavia, a prescindere da questa accezione più tecnica di rete, nella
televisione italiana, il termine rete
designa la componente non
2
Per quanto riguarda l’utilizzo del termine rete da parte del legislatore e dei significati dello
stesso, si veda, in proposito, Santoro, Il Direttore Generale della Società Concessionaria dei
Servizi Radiotelevisivi (approcci esegetici e spunti ricostruttivi), in Diritto delle
Radiodiffusioni e delle Telecomunicazioni, anno IX, gen-apr 1977, Eri-Edizioni Rai, pag. 561.
3
In questo senso, Santoro, op.cit., pagg. 561 ss.
4
Cfr., a tal proposito, Gamaleri, op.cit., pag. 30.
15
giornalistica di un canale o di un’emittente, che fa capo ad una specifica
direzione: la direzione di rete
5
.
Per comprendere meglio il concetto si potrà notare come, prima della
riforma dell’assetto organizzativo della RAI, durante tutto il periodo di
vigenza della legge 103/75, molti documenti del CdA, prevedessero
l’articolazione dei tre canali in “reti, testate e dipartimenti”, ognuno dei
quali guidati da una direzione, dotati di autonomia e di “quote” di
palinsesto da gestire e da riempire.
Infatti, l’art. 13 della Legge n. 103 del 1975 aveva indicato al CdA le
linee portanti della ristrutturazione aziendale della Rai e, sulla base di
questi indirizzi, il primo Consiglio di Amministrazione approvò: il 22
Novembre 1975 un “documento di ristrutturazione” che conteneva per
grandi linee, l’organizzazione delle reti, del dipartimento educativo e
scolastico, dei servizi giornalistici e programmi per l’estero e delle
strutture di supporto; il 20 Febbraio 1976 un “documento sulle testate”; il
2 Luglio 1976 un “documento sulle reti, sedi e centri sulla ideazione e la
messa in onda dei programmi”.
Il secondo Consiglio di Amministrazione approvò successivamente il
7-8-22 giugno 1978 la ridefinizione dell’assetto strutturale delle reti tv,
delle testate e del dipartimento, nonché l’assetto della nuova testata per
l’informazione regionale, completato con delibera 19-22 luglio 1978;
5
Cfr., a tal proposito, voce “rete”, in Enciclopedia della televisione, a cura di A. Grasso, pag.
618.
16
successivamente, lo stesso stabilì i criteri per le nomine dei dirigenti
preposti alle varie strutture aziendali
6
.
Tutte le reti che trasmettono in ambito nazionale hanno adesso,
secondo quanto stabilisce la l. 223/90
7
, almeno due direttori: quello di
rete, che si occupa dei programmi di intrattenimento, di fiction, della
programmazione cinematografica, dei talk-show; quello di testata, che
coordina tutti i programmi di carattere giornalistico
.
Un primo punto, sembra, pertanto assodato: il direttore di rete è una
figura di vertice della rete, ma è figura diversa e con competenze
separate dal direttore di testata giornalistica.
Analizzato il significato del termine rete, rimane da analizzare in
cosa consista la funzione direttiva; in altre parole, cosa vuol dire
direttore.
L’impresa opera mediante una struttura di tipo dinamico, il cui
funzionamento richiede la specializzazione e il coordinamento di attività
esercitate da una molteplicità di centri decisionali ed operativi. Tale
struttura è caratterizzata dal fatto di essere costituita da un gruppo
relativamente ristretto di organi, cui è istituzionalmente demandato il
potere di deliberare circa gli obiettivi generali e le politiche fondamentali
della gestione, e da una schiera molto più folta di altri organi, cui tocca
invece il compito di porre in attuazione e di controllare il
6
Documento del CdA della Rai del 14 Marzo 1979.
7
La c.d. “Legge Mammì”.
17
raggiungimento di quegli obiettivi e politiche. Nella piramide gerarchica
si possono così idealmente vedere tre strati sovrapposti, entro i quali si
collocano i diversi gruppi di organi: organi di proprietà (imprenditore
individuale o azionisti), organi di amministrazione e organi di direzione
8
.
Gli organi di direzione sono gli organi di governo dell’impresa.
Il direttore di rete rientra tra tali organi: egli, secondo il nostro
ordinamento, è un collaboratore dell’imprenditore, al quale è
gerarchicamente subordinato
9
.
La figura professionale del direttore si caratterizza per lo svolgimento
di compiti e funzioni direzionali.
Sono direzionali i compiti e le funzioni che riguardano previsione e
programmazione (intese come l’individuazione di impegni futuri di
lavoro propri e dei propri dipendenti e la determinazione delle modalità
temporali di svolgimento di quanto previsto); organizzazione, intesa
come studio e definizione della struttura organizzativa (suddivisione dei
compiti, assegnazione di autorità, definizione dei rapporti), studio e
definizione dei metodi di lavoro e delle procedure; comando e
coordinamento (intesi come il fare eseguire al personale dipendente i
compiti assegnati nel tempo e con gli standard di rendimento quantitativi
e qualitativi previsti, nonché l’armonizzare gli sforzi di tutti i
8
Su questo punto si veda Sciarelli, S., Il Sistema d’Impresa. Milano, Cedam, 1985, pag. 71-
78.
9
Codice Civile, art. 2086.
18
dipendenti); valutazione e controllo, (intesi come comparazione dei
risultati dell’andamento dell’unità organizzativa a standard e parametri
predeterminati)
10
.
10
Per la definizione di “compiti e funzioni direzionali”, cfr. Enciclopedia di Direzione e
Organizzazione Aziendale, sez. v, volume 24, Analisi e Valutazione delle Mansioni. Franco
Angeli Editore, pag. 14-15.
19
I.2. Il Direttore di rete e le altre cariche “direttive”:
precisazioni terminologiche.
Appare a questo punto opportuno sgombrare il campo da tutto ciò
che può confondere e può essere di ostacolo alla definizione della figura
del direttore di rete.
Il riferimento è alle altre cariche direttive e dirigenziali che, presenti
nell’impresa radiotelevisiva pubblica e privata, hanno compiti, funzioni e
responsabilità diverse da quelle del direttore di rete.
Si è già visto in prima approssimazione che la figura in esame non va
confusa con quella del direttore di testata: i rapporti tra le due cariche –
che saranno esaminati successivamente- sono importantissimi per
l’equilibrio organizzativo dell’emittente, pubblica o privata che sia.
Lo stesso dicasi per la figura del direttore generale, sovraordinata
gerarchicamente al direttore di rete, presente in Rai e in alcune reti
private, cui è demandato il compito di essere costantemente in contatto
con le direzioni di rete.
La figura del direttore di rete non va poi confusa né con quella di
direttore artistico
di una rete, né con quella di direttore della
20
fotografia
11
, di direttore delle luci
12
, di direttore dell’immagine, di
direttore di produzione
13
. Quest’ultimo è un professionista incaricato di
scegliere le risorse tecniche con cui realizzare un programma, dopo che
il produttore esecutivo (o il capo struttura) e gli autori gli hanno
comunicato quali sono i fattori che lo compongono
14
.
I soggetti finora descritti sono figure professionali che, salvo
eccezioni, sono generalmente presenti tanto nell’impresa radiotelevisiva
pubblica quanto in quella privata e hanno contatti più o meno intensi con
il direttore di rete.
I rapporti tra le figure professionali enunciate possono concretarsi in
rapporti di consulenza, di ausilio, di coordinamento o possono essere
anche solo di mera esecuzione di direttive impartite dal direttore di
rete
15
.
Talora, invece, le direttive arrivano solo in via mediata dal direttore
di rete, ossia attraverso i produttori esecutivi o capi struttura.
11
Il direttore della fotografia è il responsabile delle luci di uno studio durante la realizzazione
di un programma; ha il compito di creare atmosfere con giochi di luce in base alle indicazioni
del regista. E’ il responsabile della qualità delle riprese. Nonostante l’indubbio prestigio della
qualifica, il direttore della fotografia cura aspetti di carattere tecnico legati a singole messe in
onda.
12
Il direttore delle luci è un tecnico responsabile dell’illuminazione delle riprese. Egli lavora a
stretto contatto con il direttore della fotografia e con il regista, da lui dipendono gli elettricisti.
Non ha un rapporto diretto con la direzione di rete.
13
Da tale figura dipendono i cameraman, i tecnici audio e video, i macchinisti, il direttore
della fotografia, i tecnici RVM, i sarti, i truccatori, i trovarobe, gli assistenti di studio e i
segretari di produzione.
14
Cfr., a tal proposito, voce “direttore di produzione”, in Enciclopedia della televisione, a
cura di A. Grasso, pag. 209.
15
In questo senso, Francesco Pinto, direttore di Rai Tre, colloquio tenuto personalmente
presso la sede Rai di Roma il 21 Gennaio 2000.
21
Molto intensi e continui sono poi i rapporti professionali tra direttore
di sede (figura presente nella RAI) e direttore di rete.
L’introduzione di questa figura risale al 1975, in particolare alla
legge di riforma sella Rai 103/75, attraverso la quale furono recepite le
istanze di decentramento produttivo e di partecipazione avanzate dalle
regioni.
Il direttore di sede è preposto alla singola sede regionale RAI, dalla
quale dipendono i centri di produzione. Egli ha poteri assai rilevanti:
sovrintende all’attività di programmazione ed alla conseguente attività di
supporto, coordina le attività della programmazione regionale, ha
responsabilità analoghe al capo della struttura di programmazione,
riferisce direttamente al direttore generale sulla gestione della sede. In un
documento del CdA
16
della RAI si legge anche che il decentramento
produttivo deve essere realizzato attraverso i NIP (Nuclei Ideativi e
Produttivi, composti da personale interno alla RAI e da collaboratori
esterni), dislocati nel territorio. Attraverso i NIP regionali viene
formulata una proposta di programma e le sedi, attraverso le proprie
direzioni, sono titolari della proposta e il tramite per l’inoltro della
stessa alla rete. Quello del direttore di sede è un ruolo che, tenendo conto
di quanto sopra, nonché della titolarità delle sedi a fare proposte e a
16
Documento “Reti, Sedi e Centri” del Consiglio di Amministrazione della RAI del 2 Luglio
1976.
22
coordinare i NIP, indirettamente incide anche sulla formazione e
qualificazione del palinsesto
17
.
Il quadro delineato si è poi arricchito a seguito del nuovo disegno
organizzativo divisionale e del riassetto dell’organico previsto
rispettivamente dagli artt. 31 e 37 del Contratto di Servizio per il triennio
1997-1999 (D.P.R. 29 Ottobre 1997). Sulla base dei principi e dei criteri
suddetti il CDA della RAI ha deliberato
18
il nuovo modello
organizzativo della Rai, il quale ha previsto le nuove figure del direttore
di divisione, direttore di corporate e di direttore di struttura di servizio.
Le divisioni, come si vedrà più avanti, sono cinque
19
; ad ognuna di esse è
preposto un direttore che fa da tramite tra le strutture sottostanti e gli
organi superiori. Ad esempio, il direttore della divisione TV Canale 1 e 2
avrà la funzione di organo di controllo dell’attività dei direttori di Rai 1 e
Rai 2 e riferirà al direttore generale: in altre parole, il nuovo assetto
organizzativo divisionale della Rai prevede una figura intermedia tra
direttore di rete e direttore generale. Non è un caso poi, che, in un
momento di passaggio dal vecchio al nuovo sistema, in Rai la carica di
17
Cfr, a tal proposito, Iseppi, “Le sedi regionali della Rai nel loro rapporto con il territorio”,
op.cit., pagg. 163 ss.
18
Documento del Consiglio di Amministrazione della Rai del 12 Giugno 1998.
19
Le 5 Divisioni sono rispettivamente denominate: TV Canale 1 e 2, TV Canale 3 e offerte
collegate, Radiofonia, Produzione TV, Trasmissione e Diffusione.
23
direttore di divisione TV canale 1 e 2 sia stata affidata ad interim allo
stesso direttore generale della società concessionaria
20
.
Alla vice direzione generale fanno capo invece i direttori di
corporate e a quella rispondono degli acquisti, delle comunicazioni e
relazioni esterne, delle relazioni istituzionali, delle risorse umane, ecc.
Le strutture di servizio comuni, invece, sono quattordici; anche ad
ognuna di esse è preposto un direttore. Trattandosi di strutture comuni
esse sono a disposizione delle altre strutture interne della RAI, in
particolar modo delle reti.
Occorre quindi sottolineare che quella del direttore di rete non è
l’unica carica con funzioni direttive all’interno dell’impresa
radiotelevisiva pubblica e privata.
20
La descrizione della struttura divisionale della Rai e dei soggetti che vi sono attualmente
preposti è disponibile sul sito Internet della Rai, www.rai.it.