6
Particolare attenzione verrà posta all’analisi
antropologica della famiglia meridionale (A. De Spirito) con
riferimenti all’arretratezza del Mezzogiorno e al fenomeno
del “familismo amorale” ( E. C. Banfield) presente in esso.
Verranno analizzate le strutture elementari della
parentela (C. Levi-Strauss) le quali stabiliscono qual è il
gruppo a cui ciascuno appartiene e da cui dipende.
Un’attenzione particolare verrà posta all’analisi della
struttura sociali (G.P. Murdock), il quale svolge un’analisi
delle regole di discendenza e di residenza con la
descrizione dei diversi tipi di gruppi parentali che si
costituiscono sulla base di tali regole.
Inoltre si affronterà, per grandi linee, il tema della
famiglia e del matrimonio in Europa (J. Goody).
Verrà analizzata la struttura della famiglia moderna e
contemporanea fino ad arrivare alle nuove tipologie
7
familiari: famiglie di fatto o convivenze more uxorio, famiglie con
un solo genitore, famiglie ricostituite e famiglie unipersonali.
Il lavoro si chiuderà con una ricerca sul campo
effettuata presso il Comune di Partinico, nella quale verrà
analizzato un campione di coppie che si sono sposate negli
anni compresi tra il 95 e il 99. Il campione comprende la
fascia d’età tra 20 e i 40 anni; è diviso tra matrimoni
celebrati con rito religioso e matrimoni celebrati con rito
civile; inoltre, verranno evidenziati casi di separazione,
divorzio, scioglimento o annullamento del matrimonio
presenti nel suddetto campione analizzato.
Tutto ciò per cercare di dimostrare che la famiglia ha
cambiato volto e che indipendentemente dalla tipologia
familiare costituita occorre ricostruire dei valori condivisi
da promuovere come la parità fra i generi,
8
l’autorealizzazione individuale e soprattutto una certa
stabilità familiare.
Il nostro paese è ancora molto lontano dallo sviluppo
che le nuove famiglie hanno avuto altrove, ma il
cambiamento è rapido e intenso. Inoltre, il nostro paese,
pur proclamando il grande valore della famiglia, ha sempre
mostrato nei suoi confronti poco interesse, delegando,
quasi sempre, ad essa la responsabilità per il benessere dei
singoli.
9
Capitolo primo
FAMIGLIA, MATRIMONIO, PARENTELA
1. Caratteristiche generali della famiglia e del
matrimonio.
La famiglia è un’unità sociale ed economica costituita
almeno da uno o più genitori e dai loro figli. I membri di
una famiglia hanno, gli uni rispetto gli altri, determinati
diritti e doveri, questi sono in particolare di ordine
economico. Di solito i membri di una famiglia condividono
un’abitazione comune, ma ciò non è una caratteristica
peculiare. Nelle società più semplici la famiglia e la casa
tendono ad essere inscindibili; solo nelle società più
complesse in cui anche la donna lavora o i figli studiano
fuori, alcuni membri della famiglia vivono lontani.
10
La famiglia costituisce per il bambino il primo ambiente
di apprendimento, il luogo privilegiato nel quale instaurare
rapporti di amore, reciprocità, aiuto e sostegno sia fisico
che psicologico.
A differenza di alcune specie animali, il piccolo
dell’uomo rimane a lungo non autosufficiente. Questo per
il fatto che la sua maturazione biologica è più lenta, di
conseguenza ha bisogno di più tempo per apprendere un
vasto repertorio di nozioni e di comportamenti che gli
permettano l’adattamento al mondo che lo circonda. Il
frutto di tale adattamento è quello di diventare un adulto
capace e responsabile , un membro della società
1
.
La famiglia, inoltre, rappresenta la prima agenzia
educativa, la quale deve operare in simbiosi con le altre
1
C.R. Ember M.Ember, Antropologia Culturale, Il Mulino, Bologna, 1998, p. 232.
11
agenzie secondarie ( scuola, Stato, ecc.) per favorire la
formazione dell’uomo e del cittadino.
La famiglia è un’istituzione universale. In tutte le
società esistono gruppi sociali formati da genitori e figli,
anche se con notevoli variazioni nella forma e nell’entità
numerica. Alcune società sono caratterizzate da famiglie
estese composte da due o più gruppi di genitori; in altri
casi le famiglie formano unità indipendenti più piccole.
Anche il matrimonio è un’istituzione universale, non
nel senso che, le usanze matrimoniali e familiari sono
uguali in tutte le società; esiste, al contrario, una notevole
variabilità nel modo in cui ci si sposa, nel numero e nelle
caratteristiche di coloro che si possono sposare.
L’unico criterio universale riguardante il matrimonio
è il divieto di unirsi con i genitori, con i fratelli e con le
sorelle.
12
Il matrimonio è l’unione sessuale ed economica,
approvata socialmente, tra un uomo e una donna.
Sia la coppia, sia gli altri componenti della società
accettano che questa unione sia più o meno stabile e che
implichi una serie di diritti e di doveri tra i coniugi e tra
questi e i futuri figli, questo è collegato con il problema
della legittimità o “diritti della condizione di nascita ai
figli”. Secondo Bronislaw Malinowski: “il matrimonio è la
legittimazione della paternità/maternità”
2
. Ed è proprio
questa legittimazione che darebbe una maggiore stabilità
all’unione coniugale e per quanto questa possa venire
sciolta dal divorzio, tutte le società hanno un approccio
iniziale con il matrimonio che implica un’idea più o meno
radicata di stabilità.
2
Marvin Harris, Antropologia culturale, Ed. Zanichelli, Bologna, 1990, cit. p. 140.
13
Un elemento implicito nel matrimonio sono i diritti e
doveri reciproci che riguardano le questioni della
proprietà, della gestione finanziaria e della cura dei figli.
“Il matrimonio esiste solo quando l’economico e il
sessuale sono uniti in una sola relazione e questa
combinazione esiste soltanto nel matrimonio”
3
.
L’evento che sancisce l’inizio del matrimonio o che
da l’avvio ad esso varia da una società all’altra. La maggior
parte delle società sanciscono il matrimonio attraverso una
cerimonia. Altre società segnalano l’inizio del matrimonio
in modi differenti. Per esempio, gli inuit taramiut danno
molta importanza al fidanzamento, che viene organizzato e
combinato dai genitori nel momento in cui i figli
raggiungono la fase della pubertà.
3
C.R. Ember M. Ember, Antropologia culturale, Il Mulino, Bologna, 1998, cit. pp. 207-208.
14
Successivamente, quando è giunto il momento, il
giovane si trasferisce presso la famiglia della fidanzata per
un periodo di prova. Se la ragazza da alla luce un
bambino, nell’arco di un anno, la coppia è considerata
sposata e quindi si trasferisce presso il gruppo del marito.
Anche i kwoma della Nuova Guinea praticavano un
forma di matrimonio di prova, come gli inuit taramiut, a cui
seguiva una cerimonia che rendeva ufficiale il matrimonio.
La ragazza vive in casa del fidanzati.
Quando la madre del ragazzo è soddisfatta di questa
unione e si accerta che lo è anche il figlio, aspetta
l’occasione in cui il ragazzo è lontano da casa, dopodiché
fa preparare alla ragazza un pasto per il fidanzato. Quando
il giovane ritorna, comincia a mangiare, nel momento in cui
sta per finire la prima scodella, la madre gli comunica che
il cibo è stato preparato dalla fidanzata: L’atto di
15
mangiarlo significa che ora egli è sposato. La tradizione
vuole che a questa notizia il ragazzo corra fuori di casa e
sputi la zuppa esclamando: “E’ pessima! E’ stata cucinata
in modo orribile!” A ciò segue poi una cerimonia vera e
propria.
Di solito una cerimonia è accompagnata da
festeggiamenti, i quali esprimono pubblicamente l’unione
delle famiglie degli sposi. I tungusi della Siberia, per
esempio, dopo un prolungato negoziato tra le famiglie,
stabiliscono la data delle nozze. Nel giorno prestabilito
iniziano grandi feste offerte dai due gruppi parentali.
Vengono prima mostrati i doni dello sposo, poi si carica
sulle renne la dote della sposa per trasportarla fino alla
festa dello sposo. Qui la sposa si siede nel posto destinato
alla moglie, tutti gli altri si siedono in circolo. Lo sposo
entra e segue la sposa attorno al cerchio, salutando ogni
16
ospite, che a sua volta bacia la sposa sulla bocca e sulle
mani. Alla fine gli intermediari, i quali hanno la
responsabilità dei negoziati tra le due famiglie, sputano tre
volte sulle mani della sposa e la coppia è formalmente
sposata. Seguono poi altri festeggiamenti
4
.
Esistono, però, delle eccezioni sul modo di concepire
il matrimonio. Sembra, che nel XIX secolo un gruppo
castale dell’India meridionale, i nayar, trattasse le relazioni
sessuali ed economiche, tra uomini e donne, svincolandole
dal matrimonio. Le ragazze nayar, in età puberale,
sposavano mariti rituali. L’unione era sancita da una
cerimonia, però da quel momento lo sposo non aveva più
responsabilità nei confronti della sposa, che anzi non
rivedeva più. La sposa continuava a vivere con la propria
famiglia in una grande household, dove, successivamente,
4
Ibidem, pp. 213-214.
17
riceveva visite di altri “mariti”. Questi, l’importante che
erano approvati dal gruppo parentale della donna,
giungevano di notte e ripartivano il giorno seguente. Al
padre di eventuali figli spettavano le spese della levatrice,
ma non aveva nessuna voce in capitolo sul modo in cui
questi figli venivano allevati. Tale compito spettava alla
madre e ai parenti consanguinei di essa
5
.
Alcune società ammettono anche il matrimonio tra
persone dello stesso sesso; queste forme coniugali sono
rare e non collimano con la nostra definizione di
matrimonio. Gli indiani cheyenne , per esempio,
ammettevano che gli uomini sposati prendessero come
seconde mogli degli uomini travestiti, i berdache; non si sa
se queste unioni prevedessero anche una relazione
omosessuale. Sembra che anche nell’attuale Sudan, i
5
Ibidem, p. 208.
18
guerrieri zande che non potevano permettersi una moglie
spesso sposavano “ragazzi-moglie” per soddisfare i propri
bisogni sessuali. Lo sposo offriva dei doni modesti ai
genitori del “ragazzo-sposa”; il marito poteva corteggiare
altri amanti e commettere adulterio. I ragazzi-moglie non
solo avevano relazioni sessuali con il marito, ma
svolgevano attività che normalmente spettano alle mogli
come le faccende domestiche .
Esistono unioni coniugali ancora più rare come quelle
dei matrimoni tra donne presenti in alcune società africane.
Non esistono prove riguardo all’esistenza di rapporti
sessuali tra le partner. Questo tipo di matrimonio, sembra
che fosse un modo socialmente approvato di attribuire alla
donna le funzioni sociali e legali di padre e di marito.
Questi tipi di matrimonio rappresentano la soluzione ai
casi in cui in una famiglia regolare manchino figli maschi
19
che possano ereditare la proprietà. Tra le due donni e tra la
donna-marito e il precedente marito non sono consentiti
rapporti sessuali, la donna-marito procura un consorte
maschio alla moglie affinché questa possa avere dei figli. I
figli riconosceranno nella donna- marito la figura del
padre
6
.
In molte società il matrimonio implica trattazioni
economiche esplicite, queste possono essere: il prezzo (o
ricchezza) della sposa, il matrimonio per servizio, lo
scambio di doni, lo scambio di mogli, la dote e la dote
indiretta.
Il prezzo della sposa è un dono in denaro o in beni
che lo sposo o la sua famiglia offrono ai parenti della
sposa, con questo dono lo sposo assume oltre il diritto di
sposare la donna, anche i diritti di paternità sui figli di lei.
6
Ibidem, pp. 209-210.