PREMESSA
In questo elaborato ho analizzato la struttura e la condizione della famiglia in
Marocco, nonché il ruolo e la situazione della donna in seno allo stessa.
Pertanto, c’è stata un’analisi prevalente della realtà marocchina, mentre per
quanto riguarda l’immigrazione mi sono limitata ad alcuni dialoghi e conversazioni
avute con persone immigrate in Italia.
Il fine di questo lavoro è capire se e quali sono i cambiamenti avvenuti negli ultimi
decenni all’interno della struttura familiare marocchina, nonché in merito alla
condizione femminile in Marocco, rispetto alla situazione esistente nei primi tempi
di diffusione dell’Islam.
Questo elaborato è frutto di letture di libri ed articoli prevalentemente in lingua
italiana e francese, parte dei quali sono stati reperiti grazie alla collaborazione del
Centro Federico Peirone di Torino, che si occupa di relazioni cristiano-islamiche,
dove ho potuto frequentare sia la biblioteca del Centro sia un corso culturale
sull’Islam che mi ha offerto la possibilità di avere un’ampia bibliografia in materia.
Per l’analisi degli usi e costumi delle donne marocchine mi sono avvalsa,
soprattutto, dei testi della scrittrice marocchina Rita El Khayat, con la quale ho
potuto scambiare alcune opinioni durante il corso tenuto dalla stessa presso
l’Università Statale di Milano nel 2011.
Per la parte giuridica ho lavorato su diversi testi della d.ssa Roberta Aluffi Beck-
Peccoz, che mi ha seguita fornendomi utili e fondamentali consigli, soprattutto in
materia di diritto islamico, in particolare, di diritto di famiglia islamico, in quanto la
stessa è giurista e specializzata in tale ramo.
La parte più interessante di questa mia analisi è però scaturita dai miei frequenti
soggiorni in Marocco dove sono stata ospite di alcune famiglie marocchine, in
particolare della zona di Marrakech e di Essaouira, e questo mi ha permesso di
entrare in contatto con il modo di vita delle donne di città e di campagna e
dialogare con loro.
In particolare, questo lavoro è stato possibile grazie all’amicizia instauratasi con
donne che rivestono un ruolo, ritengo, fondamentale nella società civile
marocchina e che sono Aicha El Hajjami e Jamila Hassoune, che mi hanno
gentilmente concesso un’intervista inerente ad argomenti sociali e giuridici, ma,
4
soprattutto, Halima Oulami, presidente dell’Associazione El Amane di Marrakech
che, con grande rammarico, non sono riuscita ad intervistare per ragioni
organizzative ma che mi ha fornito molto materiale su cui lavorare, mi ha
permesso di frequentare l’Associazione che lei stessa dirige, e con la quale si è
instaurata un’ottima amicizia.
5
INTRODUZIONE
Il crescere dei flussi migratori dai Paesi del Nord Africa verso l’Europa e, più
recentemente, verso l’Italia, ha comportato un aumento del numero di famiglie
immigrate e delle dimensioni della comunità di musulmani residenti in Europa,
nonché un incremento dei matrimoni misti. Tutto questo ha generato una serie di
problemi poiché gli immigrati di fede islamica, da un lato, si ritrovano a vivere tra
mille ostilità dovute al fatto che, nel vecchio Continente, spesso, i mass-media e i
giornali forniscono un’immagine errata della cultura islamica, come di un mondo
primitivo e retrogrado, e, dall’altro, non sono disposti a rinunciare alla propria
identità, anzi, richiedono un maggiore riconoscimento pubblico. Molte famiglie
musulmane preferiscono limitare i loro rapporti con quelle originarie del paese
ospitante per evitare continue critiche sull’abbigliamento, l’alimentazione e così
via. Anche i governi di molti Paesi europei non incentivano l’integrazione bensì,
creando, nelle metropoli, quartieri solo per immigrati, favoriscono la ghettizzazione
degli stessi. Questa difficoltà di incontro tra culture diverse rende difficile
l’integrazione dei musulmani, specie delle donne.
Bisogna sempre guardare anche al passato. Le relazioni tra l’Occidente e l’Islam
si sono basate sullo scambio e sul dialogo, nonostante ci siano stati momenti di
scontri armati e di violenti attacchi da una parte verso l’altra, e viceversa, come
descrive Franco Cardini in "Europa e Islam, storia di un malinteso"
1
. In
quest’opera, l’Autore ripercorre la lunga storia dei rapporti tra Europa e Islam che
si sono fondati sul reciproco rispetto, mentre sono stati i malintesi, gli equivoci e le
menzogne a dividere l’Europa e il mondo islamico. Cardini ritiene che si debba
evitare di criticare l'Islam senza conoscerne la storia e la religione perché tutto ciò
alimenta i contrasti e incoraggia il fanatismo.
E’ opportuno una maggiore conoscenza dell’Islam per facilitare il dialogo ed
abbandonare stereotipi ed immagini sbagliate che favoriscono le diffidenze. Ad
esempio, in Occidente arriva solo lo stereotipo delle donne musulmane: il velo, la
lapidazione, l’harem, e così via. Inoltre, si tende a parlare di “donne arabe” e
“donne musulmane” indifferentemente e, questa generalizzazione favorisce
1
F. Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, (Roma-Bari: Laterza, 1999).
6
ulteriori stereotipi
2
. Al tempo stesso anche usare l’espressione “le donne arabe”
non ha senso perché è come dire “le donne europee”, quando sappiamo bene che
esistono diversità profonde di cultura tra una donna norvegese ed una italiana.
Purtroppo si tratta di stereotipi difficili da sradicare.
Come afferma uno dei più autorevoli teologi, Hans Kung, ci troviamo in un
particolare momento delle relazioni tra Occidente ed Islam ed anche tra le tre
religioni abramitiche. Kung sostiene che, anziché fomentare l’ostilità e la vendetta,
occorre favorire la reciproca conoscenza di sé e degli altri, e scrive “Le opzioni
sono […]: o rivalità tra le religioni, scontro delle civiltà, guerra delle nazioni – o
dialogo delle civiltà e pace tra le religioni come presupposto per la pace tra le
nazioni!”
3
.
Le tensioni che esistono oggi tra mondo occidentale ed orientale sono più legate a
strumentalizzazioni politiche che a questioni religiose. E’ importante capire cosa
sia l’Islam e come sia regolato questo sistema fondato sulla shari ۶ a
4
, la Legge
religiosa.
L’universo islamico è talmente variegato che è opportuno analizzarlo nelle sue
diverse componenti. Per questa ragione ho scelto di focalizzare l’attenzione di
questo lavoro sulla famiglia nell’Islam, in particolare, in Marocco, volgendo lo
sguardo soprattutto alla condizione femminile all’interno della struttura familiare
musulmana, anche se, trattandosi di un argomento così cruciale e vasto, questo
lavoro non pretende assolutamente di essere esaustivo anche perché si tratta di
un contesto sociale in continua evoluzione, soprattutto in seguito agli ultimi eventi,
la cosiddetta “Primavera araba”, che rappresentano l’inizio di un percorso che
porterà, speriamo, alla soppressione di regimi dittatoriali per giungere ad una
2
Per “donna musulmana” si intende una donna appartenente alla religione islamica, mentre con il
termine “donna araba” si fa riferimento alle donne cristiane, ebree, druse e musulmane viventi in un
Paese arabo.
3
H. Kung, Islam. Passato, presente e futuro, (Milano: Rizzoli, 2005), p. 7.
4
Non ho effettuato la traslitterazione scientifica dei termini arabi ma ho conservato solo due delle
consonanti più importanti ء hamza e ۶ ayn, e, pertanto, non ho usato segni diacritici se non nella
trascrizione dei titoli delle opere citate. Nei nomi propri in cui il genitivo è inseparabile dalla prima
parola, questo è stato indicato con un trattino. Ho messo le date secondo il calendario gregoriano,
tralasciando la doppia indicazione (era cristiana ed era dell’Egira).
La shari ۶ a, termine che indica “la via retta che conduce a un luogo dove dissetarsi”, è la Legge
rivelata da Dio che regola la vita quotidiana dei musulmani, indipendentemente dal luogo in cui
vivono, per guidarli, fissando le cose che non si devono trasgredire ed il modo per essere dei buoni
credenti. E’ il diritto sacro dell’Islam. La shari ۶ a ha fortemente influenzato le seguenti materie: il
diritto di famiglia (matrimonio, divorzio, mantenimento, ecc.), il diritto successorio ed il campo delle
fondazioni pie (waqf).
Nell’elaborato, facendo riferimento alla Legge religiosa, userò abitualmente il termine shari ۶ a.
7
nuova forma di governo che riconosca e tuteli i diritti umani e, nella quale ci sia
spazio e rispetto per le donne e i giovani. Le rivolte scoppiate nei diversi Paesi
arabi hanno visto e vedono una forte partecipazione di giovani e di donne che
vogliono estirpare regimi corrotti per investire nei loro Paesi e non più
nell’emigrazione, come facevano i loro padri.
Dal momento in cui i Paesi arabo-islamici sono entrati in contatto con la cultura
illuministica, la questione femminile e la famiglia sono divenute i principali soggetti
del confronto tra riformisti e conservatori che ne danno letture diverse, da quella
più rigorosa a quella più moderna, a seconda delle interpretazioni delle fonti divine
nonché delle varie scuole giuridiche
5
.
Tali questioni sono entrate nei dibattiti italiani perché, negli ultimi decenni, l’Italia è
divenuto territorio di immigrazione, soprattutto dai Paesi del Nord Africa, anche se
i primi flussi migratori dal Marocco risalgono agli inizi degli anni Settanta. Fu in
quel periodo che iniziò un’immigrazione fortemente maschile, composta da giovani
uomini provenienti da ambienti molto svantaggiati, specie del mondo rurale,
poveri, analfabeti e incolti, che venivano in Italia esclusivamente, o
prevalentemente, per ragioni economiche a causa della grave crisi occupazionale
nel loro Paese. Molti giungevano clandestinamente per andare a svolgere lavori
irregolari e, probabilmente, in quel momento non immaginavano di stabilire
relazioni forti e durature e nemmeno di stabilirsi per sempre, o per un lungo
periodo di tempo, nella nostra Regione, nelle nostre città, nei nostri paesi. Si
trattava di migranti temporanei che viaggiavano tra Italia e Marocco. La necessità
di quegli anni era di garantire strutture di prima accoglienza e non ancora quella di
creare le condizioni dell’integrazione. Tra il 1986 e il 1990, anno della Legge
Martelli, ossia tra la prima e la seconda sanatoria, la presenza marocchina
aumentò notevolmente, così come iniziò la migrazione interna dei marocchini dalle
regioni meridionali a quelle settentrionali dell’Italia, sempre per ragioni lavorative.
Cambiò anche la tipologia del migrante che da temporaneo divenne stabile,
cambiando le proprie prospettive future. Pertanto, accanto all’immigrato padre di
5
All’interno del diritto sunnita esistono quattro scuole giuridiche che convergono su alcune dottrine
e divergono su altri punti. Ognuna di loro porta il nome del proprio fondatore. Esse sono: la scuola
malichita, diffusa nel Maghreb; hanbalita; hanafita; sciafiita (M. Okenwa Udugbor, Il diritto
musulmano, Città del Vaticano: Lateran University Press, 2010, pp. 37-38).
Nell’elaborato illustrerò come sono disciplinati alcuni istituti giuridici legati al matrimonio dalla
dottrina malichita che è quella dominante in Marocco.
8
famiglia, iniziarono ad arrivare i giovani scolarizzati, spinti dalla voglia di rendersi
autonomi e dallo spirito d’avventura, e le donne. Il nuovo elemento caratterizzante
l’immigrazione marocchina è, infatti, la componente femminile. A seguito
dell’affermarsi, nei Paesi del Maghreb
6
, di nuovi modelli sociali legati all’aumento
del tasso di scolarizzazione femminile, ad una maggiore libertà e a più ambizioni
personali, a partire dagli anni Novanta, è iniziata, accanto all’emigrazione
femminile legata al ricongiungimento familiare, una nuova fase migratoria, in
Europa ed in Italia, di donne sole (giovani, vedove, divorziate, studentesse, ecc.)
che fuggono da situazioni di povertà, di assenza di prospettive, di mancato
riconoscimento dei loro diritti come esseri umani, per lo più originarie delle
campagne e delle montagne. Molto spesso queste donne giungono in Italia senza
conoscere la lingua e, di conseguenza, non possono accedere al mondo del
lavoro.
L’immigrazione è diventata quindi una componente strutturale della nostra
economia e della nostra cultura e la presenza straniera in Italia ha oggi assunto un
carattere di stabilità.
Le istituzioni locali favoriscono la socializzazione attraverso corsi di formazione
rivolti a donne immigrate. Nei casi di ricongiungimenti familiari, la difficoltà a
mantenere la famiglia con un solo stipendio spinge i mariti a mandare a lavorare le
mogli emigrate e così esse iniziano ad interagire con la società italiana. L’Italia
deve affrontare la questione dell’integrazione dei ragazzi di prima e seconda
generazione nelle scuole italiane, ma anche, delle donne che, in terra di
emigrazione, si trovano ad affrontare una realtà sociale profondamente diversa da
quella a cui erano abituate. E’ importante, quindi, per favorire la loro
partecipazione sociale nella società di emigrazione, cercare di comprendere il loro
bagaglio culturale, ma anche giuridico.
Da quanto sopra è evidente che è importante conoscere questa cultura così vicina
ma anche lontana dalle nostre tradizioni, usi e costumi. In particolare, la scelta di
trattare, come soggetto, la famiglia islamica, deriva sia dal fatto che si tratta di un
argomento ancora poco analizzato in Italia sia perché essa assume, nell’Islam, ma
non solo, una fondamentale importanza perché è lì che si formano i futuri fedeli,
6
Il termine Maghreb significa “Occidente” ed indica un’area geografica ed una civiltà omogenee, e
comprende quei popoli dell’Africa che appartengono alla lingua ed alla cultura arabo-berbera:
Marocco, Algeria, Libia, Tunisia e Mauritania.
9
ed è il luogo in cui si imparano i valori dell’eguaglianza, della giustizia, il rispetto
dell’Altro, nonché il senso del dovere. Nella famiglia si strutturano le relazioni
sociali e, intorno alla stessa, ruota la vita quotidiana di ogni società.
Ho poi accentrato l’attenzione del presente lavoro sulla condizione della donna
nella famiglia islamica perché così come la famiglia è il motore di ogni società, la
donna è quello sia della società che della famiglia. Inoltre, esaminare la
condizione femminile in una società è la migliore unità di misura per valutare il
progresso o il ritardo della stessa. Alla donna è affidata la speranza di
cambiamento, specie nelle realtà più arcaiche, perché ella ha, per natura, un ruolo
più legato ai sentimenti e all’educazione. Nella società contemporanea
occidentale, anche se in misura diversa nei vari Paesi, la donna è sempre più
coinvolta dal proprio lavoro e dai suoi mille impegni fuori dall’ambito coniugale,
con la conseguenza di una drastica contrazione delle nascite. Le donne
marocchine, invece, pur avendo conseguito diritti fondamentali ed aver finalmente
fatto il loro ingresso nel mondo del lavoro, sembrano conservare questa loro
attitudine ai sentimenti, alla cura dell’ambito domestico, senza per questo
rinunciare alla loro indipendenza economica. La donna è il principale veicolo di
sviluppo e di modernizzazione della società. Il livello di democrazia di una società
civile va misurato in base al grado di libertà e di partecipazione delle donne alla
vita pubblica.
Molti Stati islamici utilizzano il religioso per legittimare la propria struttura, e,
quindi, per stabilire le differenze tra uomo e donna. In realtà, non è l’Islam che
sancisce la discriminazione, quanto piuttosto una strumentalizzazione politica del
religioso, spesso a fini negativi.
La situazione caratterizzante oggi la famiglia marocchina, nonché l’attuale
condizione della donna all’interno della stessa, deriva dai cambiamenti introdotti
sia con il Codice dello statuto personale
7
del 1957-1958, poi riformato nel 1993, e
con la riforma del Codice della famiglia nel 2004, sia a seguito del contatto con il
modo di produzione capitalistico occidentale. Tali mutamenti hanno dato vita a più
7
Il Codice dello statuto personale assunse la denominazione araba Mudawwanat al-ahwal al-
sahsiyya, e, nel testo lo indicherò con il termine Mudawwana 1957-1958. Il Codice della famiglia
del 2004 è detto, invece, Mudawwanat al-usra. Nell’elaborato, facendo riferimento allo stesso,
userò abitualmente il termine Mudawwana 2004. Per la parte relativa al Codice della famiglia 2004
mi sono avvalsa della traduzione italiana in R. Aluffi Beck-Peccoz (a cura di), Persone Famiglia
Diritti. Riforme legislative nell’Africa Mediterranea, (Torino: G. Giappichelli, 2006).
10
modi di organizzazione delle relazioni familiari, del ruolo e dello statuto dei membri
di sesso opposto, e, di conseguenza, hanno generato modelli di famiglia che si
differenziano tra loro in base alla stratificazione sociale e all’ambiente di residenza.
Sono partita dall’analisi della struttura familiare marocchina per passare, poi,
all’esame di una serie di dati statistici al fine di comprendere quale sia la tipologia,
la composizione e la condizione della famiglia marocchina, nonché della donna
all’interno del focolare domestico. Per fare questo ho anche analizzato il quadro
dei cambiamenti riguardanti la tradizionale divisione dei ruoli tra uomini e donne, in
particolare, l’accesso della donna sposata al lavoro retribuito. La ripartizione
domestica dei compiti ha, infatti, rimesso in discussione la concezione tradizionale
dei ruoli nella famiglia, senza tuttavia creare le condizioni necessarie per
superarla. È vero che diversi indicatori dimostrano che c’è stato un cambiamento
della situazione femminile sia nello spazio privato sia in quello familiare, una sua
maggiore presenza nell’ambito pubblico, e una nuova concezione del suo ruolo e
statuto nella società e nella famiglia. Tuttavia, alcuni di questi indicatori
evidenziano una resistenza al cambiamento dovuta sia alla concezione
tradizionale che influenza i testi giuridici regolanti le relazioni familiari, sia alla
divisione tradizionale dei ruoli tra i sessi. Sono diversi i progetti per superare tale
divisione, come avrò modo di illustrare, tra cui la Mudawwana 2004, ma è difficile
cambiare la mentalità.
La decisione di analizzare la famiglia e il ruolo della donna, quale moglie e madre,
in seno alla stessa è legata a ragioni diverse. In primo luogo perché l’immigrazione
marocchina è una delle più consistenti in Italia. Al 01/01/2011 risultano residenti in
Italia 4.570.317 stranieri, pari al 7,54% del totale dei residenti nella penisola
8
. Le
comunità originarie dei Paesi dell’Est sono le più femminilizzate, mentre le
comunità africane registrano la più bassa proporzione di donne. La terza comunità
è quella marocchina, dopo quella rumena ed albanese, con 452.424 presenze
9
e,
di anno in anno, cresce per via degli ingressi sia per ricongiungimento familiare sia
per lavoro. La popolazione straniera è distribuita sul territorio italiano in maniera
disomogenea, con una forte prevalenza nelle regioni del Nord. La comunità
marocchina, in particolare, dimostra di preferire i comuni non capoluoghi e risulta
8
ISTAT, Stranieri residenti in Italia, http://demo.istat.it/strasa2011/index.html
9
Ibidem.
11
essere la prima collettività di origine africana in quasi tutte le regioni d’Italia
10
.
Legata al fenomeno immigratorio vi è anche la questione delle coppie miste, di cui
non tratterò in questo lavoro perché merita una trattazione a parte. Il matrimonio
misto è “l’unione coniugale in cui i protagonisti appartengono a due differenti
gruppi nazionali (o etnici)”
11
. Le coppie miste sono sempre esistite perché hanno
accompagnato il discorso delle migrazioni quindi non si tratta di un evento recente,
anche se potremmo dire che la rilevanza data ad esse dai mass-media ce le
presenta un po’ come una novità, ma dal punto di vista storico non lo sono. Negli
ultimi anni, esse sono in aumento tanto che nel periodo 1996/2008 sono stati
celebrati 236 mila matrimoni misti e, nel 2010, ogni 100 matrimoni celebrati, 10
erano misti, con una forte concentrazione in Liguria ed Emilia Romagna
12
. Questi
matrimoni rappresentano un segno del processo di integrazione degli immigrati.
Un altro fattore che mi ha spinta ad analizzare il Marocco è che si tratta di uno dei
principali soggetti del dialogo tra sponda Nord e Sud del Mediterraneo e, in
particolare, del progetto euro-mediterraneo promosso dalla Conferenza di
Barcellona nel novembre 1995, in cui emerse la volontà dell’Unione Europea di
intervenire nel bacino mediterraneo per ridurre il divario delle condizioni di vita
esistente tra le due sponde, un Nord anziano e ricco ed un Sud giovane e povero,
al fine di realizzare un nuovo equilibrio regionale. Si tratta di un progetto che
risulta essere ancora inattuato sia per le scelte non adottate da parte dei
governanti europei sia a seguito della già citata “Primavera araba” che ha
coinvolto i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Al momento, solo il Marocco
pare non essere stato contagiato dai moti rivoluzionari, o meglio, è stato
interessato da una “rivoluzione pacifica” attuata attraverso la via delle riforme
intraprese da re Muhammad VI.
Non posso tralasciare un altro importante aspetto che mi ha spinta ad esaminare il
Marocco. Si tratta di un Paese che colpisce il viaggiatore fin dal primo sguardo per
la sua eterogeneità di lingue, culture, paesaggi, stili di vita che qui si intrecciano
facendone uno dei luoghi più affascinanti del Maghreb. La lingua ufficiale è l’arabo
10
Caritas-Migrantes, Dossier statistico 2010. XX Rapporto sull’Immigrazione, ottobre 2010, Ediz.
IDOS.
11
M. T. Curino, Per le coppie miste, in “Il Dialogo - al hiwâr”, Anno XII, n. 6/2010, pp. 12-14.
12
Caritas-Migrantes, Dossier statistico 2010. XX Rapporto sull’Immigrazione sull’immigrazione
2010 cit.
12
classico, la lingua del Corano, il Testo Sacro dell’Islam
13
. Tale lingua è usata in
ogni ambito della società, da quello religioso a quello politico, amministrativo,
giuridico e culturale. Oltre all’arabo, con la nuova Costituzione è stata riconosciuta
la lingua tamazigh, il berbero che è la più antica lingua dell’Africa del Nord. Nei
settori degli affari, del governo e della diplomazia è diffusa la lingua francese.
Ritengo che questa varietà di lingue sia un fattore positivo e di ricchezza. In
Marocco i giovani si dedicano allo studio delle lingue per comunicare con il resto
del mondo, senza dimenticare che fin da piccoli ricevono una doppia educazione
sia in arabo che in francese. I ragazzi, dopo la scuola, il lavoro e gli impegni
familiari, si precipitano negli Internet Café per navigare nella rete. Ovunque, dal
nord al sud del Paese, si vedono insegne con scritto “Cyber Café” ovvero luoghi
frequentati sia da ragazzi sia da ragazze che, attraverso la rete, entrano in
contatto con il mondo e restano qui ore ed ore perché, a differenza dei giovani
occidentali, in Marocco, la maggioranza dei giovani non può permettersi un
computer a casa né, tanto meno, una connessione ad internet perché sono ancora
poche le famiglie a possedere il telefono fisso mentre è molto più diffuso il
cellulare.
In Marocco è in corso anche una rivoluzione sociale e tecnologica. Ogni volta che
vi ritorno, anche a distanza di poche settimane, sono colpita dai grandi
cambiamenti sia a livello edilizio sia a livello civile e culturale. E’ un Paese in
continua evoluzione, soprattutto nelle aree più periferiche, ma ciò che resta
fondamentale in questa società è il sentimento di aiuto reciproco, di solidarietà che
sta alla base delle relazioni sociali e che è ormai difficile ritrovare in Occidente
dove ognuno pensa al proprio sé.
13
Il termine Corano, in arabo al-Qu ءran, è una parola di cui non si conosce esattamente la
derivazione, forse è di origine siriaca o, forse, deriva dall’etimologia araba legata al verbo qara ءa
(recitare o leggere), quindi, significa “recitazione”, “ripetizione ad alta voce”. Il Testo Sacro è
composto da 6237 versetti (in arabo aya che significa “segno” da cui il termine ayatollah), contenuti
in 114 capitoli (in arabo surah, italianizzato in sura) posti in ordine decrescente di lunghezza, dal
più lungo al più breve, ma questo ordine formale non viene rispettato in modo categorico. Il
contenuto di ogni singola sura è difficilmente unitario, pertanto, i versetti si susseguono per
assonanza linguistica e non per logica. Si tratta di un testo asistematico e caotico perché nei
singoli capitoli si danno indicazioni su più tematiche, dal diritto di famiglia all’usura, dalla
compravendita al diritto di guerra, dalla situazione giuridica degli ebrei e dei cristiani alle
prescrizioni alimentari, ma non in modo ordinato e dettagliato.
Nell’elaborato, facendo riferimento ai capitoli, userò abitualmente il termine sura.
Nel presente lavoro mi sono avvalsa dell’edizione commentata del Corano di H. R. Piccardo, Il
Corano, (Roma: Newton & Compton, 1996) e non ho effettuato confronti con altre versioni né
italiane né straniere.
13
Tra i grandi cambiamenti che il Paese sta vivendo, il più importante riguarda le
donne. La situazione femminile marocchina riflette la dialettica tra modernità e
tradizione. Negli ultimi decenni la condizione della donna marocchina è progredita
soprattutto con il suo ingresso nel mondo del lavoro, ma il potere resta ancora
nelle mani degli uomini. Anche dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice della
famiglia nel 2004, la situazione sociale della donna non è cambiata molto. Negli
ultimi anni in Marocco si assiste, a livello di società civile e di associazionismo, al
fiorire di centri di ascolto e antiviolenza, associazioni per lo sviluppo della
condizione femminile, per i diritti e la promozione delle donne, che organizzano,
tra gli altri, corsi di alfabetizzazione e di educazione civica, cosicché le donne
imparano a leggere e scrivere e questo permette loro di uscire di casa, di lavorare,
divenire economicamente indipendenti e di viaggiare, anche se i mariti sono
contrari a tutto questo. Il risultato del progresso in atto è l’uscita della donna da
una condizione di inferiorità con importanti riflessi sui rapporti familiari, ma la
conseguenza è che le donne e le diverse associazioni per la promozione dei diritti
della donna devono affrontare forti resistenze della società e degli uomini.
Pertanto, oggi la donna lavora fuori e dentro casa però, molto spesso, non è libera
perché è sempre l’uomo che le dice cosa può o non può fare, ma in fondo l’uomo
è solo una vittima della società che esercita una forte pressione su di lui: “essere
un uomo”. Questa è una dura realtà e c’è ancora molto da fare per cambiarla.
Nonostante i progressi relativi alla condizione giuridica della donna marocchina, si
è ancora lontani da una effettiva parità dei sessi, specie per quanto riguarda
l’eguaglianza di opportunità nell’ambito socio-economico. Vi è, tuttavia, un
aumento delle speranze di vita, una tendenza a sposarsi più tardi, specie in
ambiente urbano, una diminuzione del tasso di fecondità, un aumento del numero
di divorzi, una diminuzione del tasso di analfabetismo che, però, colpisce ancora
più le donne che gli uomini. A questo proposito, le donne che vivono nel mondo
rurale sono più discriminate delle altre, infatti, i dati relativi all’aumento della
scolarizzazione riguardano solo le giovani donne della città. La profonda
trasformazione che il Paese sta vivendo sotto tutti gli aspetti, demografico, politico,
culturale e sociale, rimette in discussione i tradizionali ruoli e le relazioni di genere.
Da un lato, vi sono spinte alla democratizzazione, all’uguaglianza dei diritti,
all’integrazione delle donne nella vita economica, politica e sociale, e, dall’altro, c’è
14
la corrente tradizionalista che, invece, mira a salvaguardare i valori religiosi e i
ruoli tradizionali di donne e uomini, ma che non ha potuto opporsi alla riforma del
diritto di famiglia. L’Italia, data la sua posizione nel Mediterraneo, può considerarsi
un ponte tra l’Europa e il Maghreb diretto a favorire il dialogo euro-mediterraneo.
In Italia, in particolare nella Regione Piemonte, sono stati fatti convegni, seminari,
dibattiti, per far conoscere, agli italiani, e, soprattutto, alle donne e alle famiglie
marocchine, i grandi cambiamenti in corso nel loro Paese. La comunità
marocchina è molto numerosa in Piemonte. Al 30/09/2011, i marocchini
regolarmente residenti a Torino erano 19.753 (seconda comunità di stranieri), di
cui 11.032 maschi e 8.721 femmine
14
. Nei diversi convegni, sono state diffuse
brochures bilingue, italiano/arabo, con l’obiettivo di divulgare la nuova
Mudawwana 2004 e di sensibilizzare al tema delle pari opportunità le donne
marocchine e gli operatori del settore socio-culturale. Tuttavia, questo non è
sufficiente perché molte donne marocchine sono analfabete, quindi, non possono
comprendere quelle brochures.
Questo lavoro è rivolto all’analisi della famiglia musulmana marocchina, e del ruolo
della donna all’interno della stessa, attraverso i mutamenti avvenuti in seno a tale
istituzione, da dopo l’Indipendenza fino ad oggi, al fine di favorire una maggiore
comprensione dei comportamenti, usi e costumi che ritroviamo sia nelle famiglie
musulmane marocchine sia tra le donne marocchine immigrate in Italia, ma anche
per capire se si può parlare di uguaglianza tra uomo e donna in Marocco, se c’è
stata l’emancipazione della condizione femminile nel Paese, e se la nuova
Mudawwana è realmente un codice moderno che garantisce diritti reali alle donne.
Per fare questo ho ritenuto opportuno esaminare le origini della struttura familiare
nell’Islam, il bagaglio culturale della donna musulmana, nonché il ruolo che essa
occupa nella società e nella famiglia islamica, al fine di comprendere quali
possono essere le difficoltà o meno che le donne musulmane incontrano nel
Paese di immigrazione. Poi ho effettuato un’analisi sociale dei mutamenti avvenuti
in Marocco che hanno condotto alla modifica, nel 2004, del Codice della famiglia.
Pertanto, ho esaminato gli indici di stato matrimoniale, di attività e di educazione
nonché i diversi indicatori della nuova divisione dei ruoli e della loro influenza sulla
condizione femminile nella società, e, in particolare, nella famiglia, per capire in
14
Fonte: Ufficio Pubblicazioni, Settore Statistica, Comune di Torino.
15
quale contesto è avvenuta la riforma, per poi cercare di comprendere come il
nuovo Codice sia stato recepito nella società marocchina. Dopodiché ho
analizzato brevemente il diritto di famiglia islamico, focalizzando l’attenzione sulla
disciplina del matrimonio musulmano secondo la dottrina malichita
15
prevalente in
Marocco, al fine di chiarire alcuni istituti che hanno spesso originato
fraintendimenti, per poi evidenziare la situazione giuridica della donna nel
matrimonio. Ho quindi analizzato la riforma del Codice di famiglia marocchino,
approvato all’unanimità nel gennaio 2004 grazie a re Muhammad VI, che innova in
maniera significativa il modo di intendere la presenza della donna nel contesto
della famiglia e della relazione coniugale, così come il ruolo genitoriale ed i diritti
dei minori. Ho analizzato come il Marocco sia arrivato a tale riforma, quali sono i
punti più significativi del nuovo Codice mettendoli a confronto con il precedente,
qual è lo stato attuale della sua applicazione per vedere se e quanto ha migliorato
la condizione della donna nella famiglia e nella società. Infine, ho riportato le
interviste condotte ad esponenti del mondo marocchino circa il loro pensiero sulla
Mudawwana 2004 e il clima di riforme avviate in Marocco.
In questo lavoro, non conoscendo l’arabo, non ho potuto analizzare testi in lingua
originale ma solo traduzioni in francese o inglese. Di conseguenza, segnalo di non
aver potuto accedere all’esame di testi giuridici in arabo, bensì di essermi avvalsa
di testi classici, in lingua italiana
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e francese, di studiosi occidentali ed arabi. Altra
difficoltà riscontrata è legata al fatto che nel diritto islamico esistono istituti giuridici
diversi da quelli a noi noti, ad esempio le differenti ipotesi di divorzio contemplato
dal diritto musulmano con tutte le difficoltà di traduzione ed interpretazione
rilevate. E’ evidente che, per comprendere il diritto islamico, occorre uscire dalle
categorie giuridiche del diritto da noi conosciute.
Tale lavoro non sarà sicuramente esaustivo in quanto si tratta di una materia molto
vasta che presenta notevoli difficoltà di elaborazione ma auspico possa servire a
comprendere un po’ di più questa cultura così vicina al nostro Paese. Per
migliorare la nostra società occorre favorire il dialogo tra culture e religioni diverse,
ma questo richiede il superamento di pregiudizi ed incomprensioni. Oggi, i
musulmani dimostrano di non avere ancora la cultura del dialogo perché sono
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Cfr. nota 5.
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Per la parte relativa al diritto islamico, in particolare, quello di famiglia, il testo base utilizzato è D.
Santillana, Libro V Diritto di famiglia, Titolo I, Capitolo I Del matrimonio, in Istituzioni di diritto
musulmano malichita con riguardo anche al sistema schiafiita: Vol. I, (Roma: A.R.E., 1921).
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restii a conoscere una religione ed una cultura diversa. Occorre lavorare su questo
per aiutarli ad aprirsi e a confrontarsi con le altre culture, ma per aiutarli, bisogna,
innanzitutto, essere noi i primi ad aprirci agli altri universi culturali.
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