riscontro dell'aspetto 'legalistico' del suo patriarcalismo
1
dove la figura del
re fa da modello a quella del genitore: isolando la descrizione di Filmer
della sovranità politica, si avrebbe un concetto autonomo, autosufficiente,
perché solo in un secondo tempo interverrebbe il riferimento a Adamo ed
al suo essere 'padre'. Altrimenti, se fosse la famiglia ad essere l'effettivo
prototipo della vita politica, allora il patriarcalismo di Filmer avrebbe il suo
posto tra le teorie 'genetiche'
2
dove l'elemento originario di un processo, o
di un fenomeno, appare il momento più importante, in quanto racchiude in
sé la direzione essenziale che esso andrà a percorrere, avendo in sé gli
elementi necessari e sostanziali, che non muteranno nel corso del tempo.
Oppure, nell'essere bilanciati, i due momenti risulteranno delle linee di
forza rivelatrici di una complessità maggiore, di quanto ipotizzato, nel
pensiero di Filmer; indicando il tema della corrispondenza tra due
elementi, una 'filosofia dell'ordine' d'ampio respiro.
3
Bisogna, comunque, notare che, date le finalità che Filmer si
propone, dei due poteri, a livello dello spazio occupato nei lavori di Filmer,
uno dovrà avere una netta prevalenza sull'altro. Infatti l'obbiettivo di
Filmer, nei suoi scritti, è quello di giustificare l'autorità politica del monarca
1
Cfr. J.DALY, Sir Robert Filmer and English Political Thought, University of Toronto,
Toronto-Buffalo-London 1979, p.152, Daly sostiene la tesi per cui il centro del pensiero di
Filmer risiede nell'idea che il potere del padre sia concepito in termini di sovranità politica
e non viceversa.
2
Cfr. G.J.SCHOCHET¸The Authoritarian Family and Political Attitudes in 17
th
Century
England - Patriarchalism in Political Thought, Basil Blackwell, Oxford 1975; Transaction
Books, New Brunswick 1988
2
, passim.
3
Cfr. W,H.GREENLEAF¸Order, Empiricism and Politics, University of Hull-Oxford
University Press, London 1964; reprint: Greenwood Press, Westport 1980, passim
e non quella del padre. Nel senso che, tra le due autorità, quella che
Filmer ritiene bisognosa di difesa, dagli attacchi di 'nuove dottrine'
4
, è
l'autorità del governante politico (per lo meno nella sua origine e nella sua
estensione) e non quella del capofamiglia, vista comunemente nel
Seicento inglese come naturale ed utile all'ordine sociale
5
.
Pertanto sia che risulti essere la tappa finale del suo ragionamento,
sia che risulti essere la tappa iniziale del suo procedere, il pensiero di
Filmer sulla famiglia e la sua struttura non sarà presente in lunghe
descrizioni, essendo tra le assunzioni del suo modo di vedere la realtà
6
.
Inoltre per Filmer l'istituzione familiare è considerata come
immutata ed immutabile. Si potrebbe analizzare quanto in Filmer venga
rispecchiata
7
la reale struttura sociale dell'Inghilterra del Primo Seicento, o
4
Cfr. PAT, p.53, tr.it.cit.pp.591-2.
5
Cfr. G.J.SCHOCHET, The Authoritarian Family, op.cit. passim.
6
Cfr, J.M.WALLACE, "The Date of Sir Robert Filmer's Patriarcha", The Historical Journal,
XXIII, n.1, anno 1980, pp.155-65, Wallace conclude il suo lavoro sull'originaria datazione
della composizione del Patriarcha, implicando l'incidentalità del lato patriarcalistico della
dottrina filmeriana, si appoggia alla scarsità della quantità di spazio occupato da tal
argomento.
Eppure si ritiene più corretta l'idea che un'ipotesi della marginalità del patriarcalismo nel
sistema filmeriano non debba, comunque, basarsi sullo spazio in cui si esplica.
Tra l'altro l'ipotesi di Wallace sulla datazione del Patriarcha (come successiva alla guerra
civile, intorno al 1648, dopo altri trattati politici di Filmer) è stata messa in discussione: cfr.
J.DALY, "Some problems in the Authorship of Sir Robert Filmer's Work", English
Historical Review, XCVIII, ott.1983, pp. 737-62 e cfr. R.TUCK, "A New Date for Filmer's
Patriarcha", The Historical Journal, XXIX, n.1. anno 1986, pp. 183-6.
7
Cfr. G.J.SCHOCHET, The Authoritarian Family, op.cit. pp.54-84, Schochet, pur
affermando una certa differenza tra ciò che è la simbolizzazione patriarcalistica e la realtà
sociale, nella sua pratica, dell'Inghilterra del Seicento, riscontra molti punti di contatto tra
la letteratura patriarcalistica e la famiglia inglese (p.e. la presenza dei servi, l'autorità del
capofamiglia e l'estensione della household).
quanto, invece Filmer ne sia lontano, nel suo tentativo di delineare un
modello archetipo di famiglia
8
. Ma, in entrambi i casi, il modo d'operare di
Filmer non subisce, a livello di teoria, un'alterazione della sua valutazione:
sia che possa, volontariamente, rispecchiare fedelmente la struttura
profonda delle relazioni familiari, a lui quotidianamente vicine, sia che,
consapevolmente, ritenga il suo lavoro una ricerca della famiglia 'primitiva'.
Filmer tiene come presupposto che, in fondo, si tratti sempre di una stessa
essenza: quella di un prodotto naturale, da cui l'uomo può deviare, ma in
modo illegittimo (e rischioso per la sua stessa sicurezza e felicità), perché
le relazioni tra i componenti della famiglia sono determinate secondo un
diritto naturale, che è congruente col volere di Dio, il Quale ha ordinato
che esso venga rispettato
9
.
In ogni caso non si troverebbe la soluzione alle pieghe della sua
teoria patriarcalista: se la situazione storica della famiglia e della società in
genere fosse completamente identica a quella presupposta ed anche
espressa da Filmer, non si avrebbe comunque la dimostrazione di
un'acutezza del pensiero di Filmer, in quanto il suo scopo dichiarato non è
Cfr. L. STONE, The family, Sex and Marriage in England 1500-1800, Weidenfeld and
Nicolson, London 1977; tr.it. E.Besaglia, Famiglia, sesso e matrimonio in Inghilterra - Tra
Cinque e Ottocento, Einaudi, Torino 983, pp. 167-244, Stone definisce la tipica famiglia
del periodo tra 1580 e 1640 (in Inghilterra) una 'famiglia patriarcale nucleare ristretta'; in
base a ciò si nota che a livello di estensione esistono delle diversità con il pensiero di
Filmer sulla famiglia, ma invece è analoga la tendenza al rafforzamento del potere
dell'autorità familiare, anche in corrispondenza con lo stato.
8
Cfr. P.LASLETT-R.WALL (a cura di), Household and Family in Past Time, Cambridge
University Press, London 1972, passim; per l'idea sull'eccezionalità della famiglia
patriarcale allargata nella storia inglese, e non solo, nel periodo preindustriale.
9
Cfr. Directions, p. 233, ed. cit.
quello di uno studioso del fenomeno sociale in sé (si avrebbe solamente il
segno di una passività di Filmer riguardo all'assimilazione della realtà a lui
vicino); se invece si trovasse una forte dissonanza tra le tesi di Filmer e la
realtà sociale a lui intorno, non si avrebbe, comunque, la dimostrazione di
un'incapacità del pensiero di Filmer, perché non si potrebbe escludere il
carattere volutamente esortativo del suo argomentare
I.2 IL PRIMO POTERE IN ADAMO
L'obbiettivo polemico di Filmer nel Patriarcha è subito annunciato
all'esordio dell'opera
10
: verificare l'attendibilità della tesi riguardante la
libertà naturale dell'uomo da ogni soggezione. Questa tesi, secondo
Filmer, risulta essere la base di un insieme d'idee di valenza politica,
contrarie alla verità della Scrittura, alla pratica dei governi ed ai principi del
diritto naturale: la libera scelta, da parte del popolo, della forma di
governo, cui sottostare, e la necessità d'accordo, nel popolo, per conferire
il potere.
Particolarmente in un brano di Bellarmino
11
, Filmer ritiene di
individuare quell'elemento che accomuna le teorie avversate, ovvero la
tesi secondo la quale, nella sua essenza, il potere sia disposto o conferito
da Dio all'intera moltitudine, libera, così, di trasferirlo a chi desidera
12
. È in
questa veste che viene a trovarsi, agli occhi di Filmer, la teoria della libertà
naturale d'ogni individuo.
Filmer intende contrastare questa teoria con il sostenere che ogni
tipo di potere è conferito al momento della Creazione ad un solo uomo, in
10
Cfr. PAT, pp. 53-5, tr. it. cit. pp. 591-4.
11
Cfr. R.BELLARMINO, "De laicis sive saecularibus", lib. III del tomo II "De membris
ecclesiae militantis", in Disputationes de controversiis christianae religionis, Ingolstadt,
1586-9, a cura di C.Giacon, Scritti politici / san Roberto Bellarmino, Zanichelli, Bologna
1950, pp. 14-5 (tr. ID. pp. 223-4).
12
Cfr. G.BOWE, The Origin of Political Authority - An Essay in Catholic Political
Philosophy, Clonmore & Reynolds, Dublin 1955, pp. 40-44, Bowe definisce la teoria
politica di Bellarmino del 'trasferimento'.
modo tale da essere reso 'Principe' della propria discendenza
13
. Il
riferimento, dato come comune assunzione, è al Genesi, in cui si descrive
la situazione riguardante la non-libertà della discendenza d'Adamo: essa
è, in base ad un potere conferito a Adamo da Dio, subordinata alla volontà
del genitore. E dal momento che ogni uomo, secondo la Scrittura, è
generato da quel Primo Uomo, allora, nell'ottica filmeriana, nessuno può
dirsi sciolto dalla sua autorità
14
.
In questo punto del Patriarcha, in cui commenta Bellarmino, Filmer
non dedica molto spazio ad esporre in che modo, al momento della
Creazione, Adamo riceva l'autorità sopra la propria prole, ma tende ad
usare le parole di Bellarmino, contro Bellarmino stesso. Infatti per
contrastare la tesi, in cui il potere viene conferito all'intera moltitudine,
Filmer si rifà ad un'altra parte dell'opera di Bellarmino
15
, nella quale lo
stesso Bellarmino delinea i caratteri, che fanno della monarchia la migliore
forma di governo. Bellarmino, infatti, propone una serie di 'prove' a
sostegno della forma monarchica: la comune opinione tra le varie autorità
(scrittori, teologi, filosofi, poeti, storici…), la stessa autorità divina nel suo
modo di operare e le proprietà naturalmente conseguenti alla forma
monarchica (ordine, stabilità, durata, facilità di governo e del
13
Cfr. PAT, p. 57, tr. it. cit. p. 596.
14
Cfr. PAT, p.57, tr. it. cit. p. 596; cfr. Observations upon Aristotles, p.188, ed. cit. Filmer
definisce Adamo padre, lord e re dei suoi figli.
15
Cfr. R.BELLARMINO, "De romani ecclesiastica monarchia" lib. I,cap. 2 del tomo I "De
summo pontefice" nelle Disputationes de controversiis, ed. cit. pp. 97-107; tr. it. cit.pp.
290-7.
raggiungimento dello scopo)
16
. Tra queste 'prove' una colpisce l'attenzione
di Filmer, da una parte perché convergente al suo sistema patriarcalista,
dall'altra perché, come detto, appare contraria a quanto Bellarmino
sostiene circa il potere della moltitudine. La 'prova' di Bellarmino, a cui si
riferisce Filmer, si racchiude in questa espressione: "si plures homines
simul humo producti fuissent, omnes illi ex aequo principes suae
posteritatis esse debuissent"
17
. Così da questa espressione, da una
parte, Filmer ritiene di dedurre una direzione contraria a quanto sostenuto
da Bellarmino sulla libertà naturale del popolo e del suo potere derivato
immediatamente dalla mano di Dio, perché Filmer associa la forma
negativa dell'ipotesi di Bellarmino (che infatti continua la frase sopra
riportata con: "quo circa merito dubitare potuissemus, num placeret Deo
regimen unius"
18
) con la possibile forma positiva di essa: "in these words
we have an evident confession, that creation made man Prince of his
posterity"
19
. Dall'altra parte, Filmer ricava da ciò un'indicazione sulla
stessa impostazione teorica da dare allo svolgimento di questo principio:
indeed non only Adam, but the succeeding Patriarchs had, by right
of fatherhood, royal authority over their children […] For as Adam
was lord of his children, so his children under him had a command
over their own children, but still with subordination to the first
parent, who is lord paramount over his children's children to all
generations
20
16
ibidem
17
Ivi, p.100; tr. it. cit. p. 292.
18
ibidem
19
PAT, p.57, tr. it. p. 596.
20
ibidem
Sono così racchiusi molti dei nodi problematici dell'argomentazione
filmeriana, ovvero il tema del diritto di paternità, dell'autorità regale, del
rapporto tra padri (quelli superiori e quelli inferiori, secondo una gerarchia
generazionale) e del presupposto della continuità del potere tra Adamo e i
Patriarchi.
Sarà importante esaminare con attenzione quanto Filmer espone
riguardo all'ambito prettamente familiare, perché Adamo è beneficiario di
una concessione divina, che si manifesta attraverso il diritto sulla propria
discendenza e tocca, di conseguenza, la definizione di famiglia, per lo
meno quella concernente il Primo Uomo: infatti nella 'prefazione' ad
Observations upon Aristotles Filmer si preoccupa di proporre con qualche
attenzione maggiore il momento del conferimento a Adamo del potere
sugli altri individui, nel suo intento di completare ogni teoria politica con il
richiamo alla Scrittura (alla sua Verità), a maggior ragione quando si
commentano autori pagani (giocoforza lacunosi nelle loro teorie, secondo
Filmer), infatti così si esprime Filmer:
the first government in the world was monarchical, in the father of
all flesh. Adam being commanded to multiply, and people the earth,
and to subdue it, and having dominion given him over all creature,
was thereby the monarch of the whole world; none of his posterity
had any right to possess anything, but by his grant or permission, or
by succession from his: the earth (saith the Psalmist [Salmo
CXV,16 nella versione inglese; CXIII per la volgata] hath he given to
the children of men: which shows, the title comes from the
fatherhood.
21
21
Observations upon Aristotles, pp.187-8, ed. cit.
In questo brano, che offre un'analisi più precisa del potere d'Adamo,
Filmer accenna anche alla relazione tra potere paterno e dominio sui beni,
ovvero tra l'autorità del genitore (che per Filmer è politica) e la proprietà
privata: un tema decisamente importante se si osserva il contesto del
dibattito in cui s'inserisce il Patriarcha
22
.
Si è visto finora come Filmer assuma l'autorità d'Adamo quale
punto iniziale d'ogni discorso sulle forme di potere dell'uomo. Ora occorre
affrontare il modo i cui Filmer neghi la tesi per cui tale potere si esaurisce
con la morte d'Adamo, sostenendo, invece, la continuità di tale potere nei
Patriarchi, per via della medesima essenza del potere, che i genitori
hanno sulla propria prole.
22
Cfr. PAT pp.63-6 [MS Laslett]: per la datazione di queste pagine nel Patriarcha cfr.
R.TUCK, "A New Date", op. cit. pp. 183-6.
Per l'importanza del nesso potere e proprietà, in R. Filmer, cfr. S.L.COLLINS, From
Divine Cosmos to Sovereign State, Oxford University Press, New York 1989, pp. 149-
157; cfr. G.GIARRIZZO, "Il pensiero politico nell'età degli Stuart e della Rivoluzione", in
Storia delle idee politiche economiche e sociali, vol. IV - L'età moderna, U.T.E.T., Torino
1980, pp. 192-200.
I.3 PATRIARCHI E CAPIFAMIGLIA
Filmer sostiene che gli stessi figli d'Adamo avranno un potere sulla
propria prole, in base allo stesso principio, che legittime il potere d'Adamo,
ovvero per "right of fatherhood"
23
. Si è, comunque, davanti ad una
gerarchia di poteri, perché, secondo Filmer, rimane la tesi per cui il più
anziano genitore possiede un potere 'superiore' nei loro confronti. Quindi
si può notare come il 'diritto di paternità' non dia lo stesso potere a tutti
quelli che lo possiedono.
Per Filmer non interviene, in qualche modo, la volontà umana a
determinare il potere dei Patriarchi: essi possiedono un dominio assoluto
sul mondo intero, per un diritto derivato da Adamo
24
. Filmer lascia
intendere che il potere d'Adamo venga trasmesso ad una singola persona,
secondo una linea diretta di discendenza, fino al momento del Diluvio
25
.
Solo successivamente, con la dispersione dovuta alla confusione delle
lingue di Babele, vengono ad istituirsi diverse comunità indipendenti, in cui
il potere supremo ricade nelle mani di un diretto discendente di Noè (a sua
volta da considerarsi erede d'Adamo): così per Filmer l'ordine viene
23
PAT p.57; tr. it. cit. p. 596
24
Cfr. PAT p.58, tr. it. cit. pp. 596-7
25
ibidem.
Cfr. Anarchy, p.238, ed. cit. per un'esposizione sintetica e completa da parte dello stesso
Filmer sull'argomento biblico.
mantenuto, attraverso la continuità del potere patriarcale, anche nelle
situazioni d'apparente complessità
26
.
Eppure il diritto d'Adamo di comandare i propri figli non dovrebbe
essere trasmesso unicamente ad una singola persona, nel senso che il
diritto di paternità dovrebbe essere un possesso, che riguarda ogni padre.
Infatti Filmer scrive che: " I see not then how the children of Adam, or any
men else, can be free from subjection to their parents."
27
. Perciò non solo
il patriarca erede del supremo potere d'Adamo, potrà legittimamente
comandare sui propri figli, ma qualsiasi padre avrà un tale diritto.
Certamente Filmer precisa immediatamente che il genitore più anziano,
ovvero il patriarca, dovrà stare, in certo senso, al vertice di una gerarchia
di padri naturali, ed allora il potere, che un genitore 'inferiore' esercita sui
propri figli, sarà soggetto al controllo del genitore 'superiore' (diretto erede
d'Adamo). Perciò, quale diritto di paternità passa da Adamo ad ogni
genitore? Non certo un potere identico, visto che l'uno non ha interlocutori
a cui rispondere (se non Dio), mentre gli altri si ritrovano in soggezione.
D'altronde in un'ipotesi d'assoluto dominio del primo genitore sulla propria
prole così com'è esposta da Filmer, che vede nel genitore il diritto di vita e
di morte sul proprio figlio (almeno nel corso della storia
28
) si può sostenere
che la possibilità di un figlio per, a sua volta, essere padre sarà legittimata
e permessa unicamente dal volere del primo genitore. Di conseguenza la
scala gerarchica è giustificata da Filmer con il tipo di creazione, che Dio
26
Cfr. PAT pp.58-60, tr. it. cit. pp. 597-600
27
PAT p.57, tr. it. cit. p. 596.
28
Cfr. PAT pp. 75-7, tr. it. cit. pp. 608-11.
ha voluto per l'uomo, ossia dalla derivazione del genere umano da un
unico individuo, che è significativamente diversa dall'ipotesi che prevede
una condizione ed una situazione di "fungorum more"
29
.
Eppure, al di là d'ogni possibile gerarchia, Filmer sembra anche
sottolineare come il potere dei genitori, sopra i membri della famiglia, sia
tale per un diritto naturale: ovvero è secondo una legge di natura che
viene determinato il rapporto tra genitori e figli ("[…] obedience to parents
be immediately due by a natural law"
30
). Filmer, nella parte del Patriarcha
in cui commenta (critica) Grozio, sostiene che lo stesso potere di Adamo
può essere dimostrato in base al diritto di generazione, che vale per ogni
genitore
31
.
Eppure Filmer non prova a spiegare la natura di questo diritto,
come se fosse dato per definito e giustificato, quale presupposto che
accompagna il discorso riguardante il carattere del dominio dei genitori. In
questo caso, si può ipotizzare che una precedenza a livello cronologico
venga considerata un'indicazione, a livello concettuale, di valore: la
relazione suddetta di generazione rivale una direzione, oltre che di mero
valore temporale, anche di natura ontologica
32
.
29
Cfr. R.BELLARMINO, De romani pontefice, op. cit. p. 100, Bellarmino prende tale
ipotesi come per assurdo; cfr. Observations upon Hobbes, p. 241, ed. cit. in cui Filmer
contesta proprio tale ipotesi nei confronti di Hobbes (cfr. T.HOBBES, De cive, cap. VIII
sez. 1).
30
PAT, p.62, tr. it. cit. p.602.
31
PAT, pp. 71-2 [MS Laslett].
32
Cfr. G.CAMPANINI, Potere politico ed immagine paterna, Vita e Pensiero, Milano
1985, p.22.
Un problema nasce nel considerare un tale uso del diritto di
generazione, associato all'argomento dell'ereditarietà del potere: infatti se
si prende alla lettera il riferimento al diritto di generazione, si rende difficile
ritenere il patriarcalismo di Filmer capace di perseguire lo scopo di
naturalizzare il potere dei re
33
. Infatti nel caso in cui Filmer avesse
veramente voluto, attraverso le pagine del Patriarcha e degli altri scritti,
rendere il potere dei monarchi un elemento naturale, attraverso il diritto di
generazione, sarebbe caduto nel rischio, implicito, di rendere re ogni
padre
34
. Rendendo il diritto di paternità coincidente con il diritto di
generazione, il potere del patriarca, sarà in ogni caso, ristretto all'effettiva
prole e provvisorio. Infatti il diritto di generazione, preso alla lettera, non
può estendersi oltre i propri figli. Di conseguenza ogni famiglia risulterebbe
una comunità indipendente, con il genitore quasi assoluto sovrano: una
frammentazione della società politica configurata in modo diverso dagli
obiettivi polemici del lavoro di teoria politica di Filmer, anche se simile alla
situazione successiva al Diluvio, come descritta da Filmer
35
.
Inoltre, essendogli impossibile rendere ereditario il diritto di
generazione (in tal caso la norma del diritto di primogenitura ne uscirebbe
sminuita e il diritto di alienare liberamente il proprio dominio, da parte del
padre, risulterebbe perdere validità), Filmer fa apparire il concetto di
paternità come qualcosa di più astratto di quanto abbia voluto esprimere.
33
Cfr. J.DALY, Sir Robert Filmer, op.cit. p.99.
34
Cfr. R.W.K.HINTON,"Husbands, Fathers and Conquerors", Political Studies, XV, n.3,
anno 1967, pp. 291-300.
35
Cfr. PAT pp. 59-60, tr. it. cit. pp. 599-600.
Paternità più come una finzione legalistica, che una realtà sociale: ecco la
conclusione dedotta dalle aporie espresse col diritto di generazione
36
.
Ma non così rilevante appare, in Filmer, il diritto di generazione, da
inficiare il tentativo di portare una giustificazione 'naturalistica' al potere,
incluso quello del sovrano. Filmer sembra consapevole di come non sia
possibile credere all'accezione più stretta del diritto di paternità, ma non
per questo rinuncia a considerarlo naturale. È per diritto paterno il
comando di un patriarca sopra i figli dei propri figli e può succedere,
ancora per diritto paterno, che un fratello comandi su un proprio fratello
37
,
od un figlio sopra la propria madre. Si vede come, per Filmer, il potere,
che spontaneamente un padre possiede nei confronti di chi ha generato,
può essere trasferito a chi padre non è, attraverso diverse modalità
38
. Sul
tema del valore della generazione, Filmer si rivela più attento e critico
quando si appresta a commentare Hobbes nel trattato Observations upon
Hobbes: nel rifiutare l'ipotesi di Hobbes dell'origine del potere paterno nel
contratto, Filmer ammette che non sempre sia possibile conoscere il vero
padre e che perciò, in tale caso, abbia valore la comune reputazione, per
la figura a cui il figlio debba obbedienza
39
.
36
Cfr. J.DALY, Sir Robert Filmer, op. cit. p. 74.
37
Cfr. PAT p.61, tr. it. p. 600 [con aggiunte nel MS Laslett]
38
Cfr. Directions, pp. 231-2, ed. cit.
39
Cfr. Observations upon Hobbes, p.245, ed. cit.