PREMESSA
Durante il mio percorso di studi ho sentito spesso parlare della tecnica di
facilitazione neuromuscolare propriocettiva (PNF), ma rare sono state le occasioni
in cui ho potuto vederla applicare in tirocinio, fino a quando nel corso del 3°anno,
in un centro di riabilitazione in particolare, ho assistito all'applicazione del PNF
durante la riabilitazione del ginocchio dopo ricostruzione del LCA o dopo
meniscectomia. Partendo già incuriosito dalla teoria, vista l'applicazione pratica
del PNF, non ho potuto non approfondire fino ad arrivare a voler improntare la
mia tesi di laurea sull'argomento anche per trovare delle risposte a tutte le
curiosità che mi sono posto come, ad esempio quale sia la tecnica di PNF migliore
per ricercare l'aumento del ROM del ginocchio, oppure per quanto permane
l'aumento del ROM ottenuto dopo una seduta di PNF ed altre. Ad indirizzarmi
sull'ambito sportivo è stata la mia passione per il calcio ed ho preso in
considerazione il ginocchio perchè nel mondo del calcio gli infortuni che lo
caratterizzano sono all'ordine del giorno e sono anche quelli che più facilmente
possono compromettere una stagione.
INTRODUZIONE
Per PNF si intende la facilitazione neuromuscolare propriocettiva, un metodo per
promuovere o sollecitare la risposta del meccanismo neuromuscolare attraverso la
stimolazione dei propriocettori (1), terminazioni insite nelle articolazioni, che
comunicano al sistema nervoso centrale (SNC) i movimenti che sta compiendo
l'articolazione.
Il PNF è una pratica basata su schemi di movimento diagonali e spiraliformi,
questo per richiamare alla funzionalità del movimento (1). Infatti il movimento
funzionale non si effettua su di un unico piano, ma è una composizione di
movimenti piani diversi, con la caratteristica quindi di essere di tipo diagonale o
spiraliforme.
Inoltre, le diverse tecniche di PNF, si basano su contrazioni alternate a fasi di
rilassamento, ripetute e con inversione della direzione di movimento. Movimenti
spiraliformi o diagonali su più piani, continui cambi direzionali, alternanza di
contrazioni e fasi di rilassamento sono tutte caratteristiche che si ritrovano nel
gesto atletico, per questo il PNF è un approccio molto utilizzato nello
riabilitazione sportiva (2).
Per eseguire movimenti simili, l'articolazione deve essere totalmente sana e
stabile, ed è qui che entra in gioco l'importanza dei propriocettori, che fornendo le
giuste informazioni sul movimento istante per istante al SNC, garantisce la
coordinazione e l'equilibrio del movimento. Quando le strutture articolari,
qualsiasi sia il motivo, vengono a lesionarsi, l'azione dei propriocettori si altera (3),
portando così ad instabilità articolare e al rischio di infortunio.
In ambito sportivo il ginocchio è spesso oggetto di infortuni sia diretti che indiretti
e per la maggior parte dei casi si tratta di traumi distorsivi (4), che a seconda
dell'intensità del meccanismo traumatico possono provocare lesioni, parziali o
totali, a livello della capsula articolare, dei legamenti, delle cartilagini meniscali,
della cartilagine articolare, fino a produrre lesioni ossee. Le distorsioni del
ginocchio avvengono soprattutto negli adolescenti e negli adulti che praticano, in
particolare lo sci, e gli sport da incontro come calcio, football, anche se non di
rado vengono riscontrate in sport come tennis e atletica leggera. Queste lesioni si
osservano anche in conseguenza a traumi indiretti come incidenti stradali,
domestici.
Con questa tesi mi propongo due obiettivi:
1. ricercare nella letteratura scientifica, evidenze che provino l'efficacia del PNF
sull'aumento del ROM e sulla propriocezione, nella riabilitazione conservativa
del ginocchio sportivo, dopo esito traumatico provocante la lesione dei tessuti
molli.
2. ricavare dalla letteratura raccomandazioni che mi guidano nella pianificazione
di una seduta fisioterapica in pazienti con traumi distorsivi del ginocchio, che
utilizzi l'approccio che sottende il PNF, sia in termini di selezione della tecnica
migliore, intensità, durata di applicazione, mantenimento dei risultati.
CAPITOLO I: FACILITAZIONE NEUROMUSCOLARE
PROPRIOCETTIVA
1.1 Fondamenti del PNF
La facilitazione neuromuscolare propriocettiva è stata sviluppata da H. Kabat
insieme a M. Knott D. Voss, per la riabilitazione neurologica in particolare
spasticità e paresi. Le basi del PNF si basano sul fatto che la funzione muscolare
non avviene lungo linee diritte, ma diagonali e spiraliformi (1).
IMMAGINE 1: schema diagonale dell'arto superiore
Facilitazione, per definizione, significa favorire o accelerare ogni processo
naturale ed è il contrario di inibizione, in questo caso indica l'effetto prodotto dal
passaggio di un impulso nel tessuto nervoso, quando la resistenza del nervo è
diminuita, di modo che una seconda applicazione dello stimoli evochi più
facilmente la risposta. Propriocettivo significa ricevere stimolazioni entro i tessuti
del corpo, mentre per neuromuscolare si intende pertinente ai nervi e ai muscoli.
Quindi le PNF sono definite come metodi di stimolo e velocizzazione di risposta
dei meccanismi neuromuscolari attraverso stimolazione di propriocettori(1). Le
tecniche PNF utilizzano quattro principi neuromuscolari(2): attività articolare e
muscolare, irradiazione, legge di Sherrington di induzione successiva, e legge di
Sherrington di innervazione reciproca. Il riflesso maggiormente sfruttato è il
riflesso miotattico, attivato dallo stiramento; gli organi del Golgi sono stimolati
dalla pressione e dal tono muscolare, dalla pressione nei recettori articolari e dal
riflesso di aggiustamento. L'irradiazione o rinforzo si riferisce ad una grossa
azione muscolare volontaria contro una resistenza che propaga una risposta in
altre zone muscolari. La legge di Sherrington di induzione successiva indica che la
flessione facilita l'estensione e l'estensione facilita la flessione (2). La legge
dell'innervazione reciproca si riferisce alla contrazione volontaria o riflessa di un
muscolo associata al simultaneo rilassamento del muscolo antagonista per la
risposta inibitoria del fuso muscolare(6).
IMMAGINE 2: riflesso da stiramento
Per definizione e dimostrazione, le tecniche di questo approccio sono in rapporto
a risposte normali del meccanismo neuromuscolare. E' quindi fondamentale
conoscere i meccanismi neuromuscolari normali in toto, per comprendere il PNF.
Il normale meccanismo neuromuscolare è capace di una vasta gamma di attività
motorie, nell'ambito della struttura anatomica, del livello di sviluppo e delle
risposte neuromuscolari inerenti e apprese in precedenza (5). Le innumerevoli
combinazioni di movimento usate per far fronte alle necessità della vita, sono state
acquisite dal soggetto normale attraverso un preciso schema di sviluppo e
numerose situazioni di apprendimento che richiedono sforzo ed abilità. Il soggetto
normale è dotato di riserve di abilità che esprime in situazioni di tensione, in
accordo con le influenze ambientali e le decisioni volontarie.
Esistono nei movimenti variazioni di coordinazione, forza, ritmicità e resistenza,
ma queste non impediscono un'adeguata risposta alle comuni richieste della vita.
Il meccanismo neuromuscolare deficitario non è in grado, proporzionalmente al
grado di deficit, di rispondere alle richieste della vita (5). La risposta può essere
limitata a causa di un'anomalia nello sviluppo, di un trauma, di malattie del
sistema nervoso del sistema muscolo-scheletrico. Il deficit si presenta sotto forma
di limitazione di movimento. L'obiettivo del medico e del terapista diventa il
meccanismo neuromuscolare deficitario: cercare di svilupparlo o risvilupparlo.
L'effetto facilitante è insito nei mezzi usati dal fisioterapista per modificare le
limitazioni del paziente.
1.2 Procedure per la facilitazione
Le tecniche usate per il PNF includono:
• L'uso di contatti manuali specifici (prese) con il corpo per guidare e
facilitare il movimento
• Applicazione della massima resistenza tollerata
• Utilizzo di comandi verbali e non verbali per facilitare e correggere il
movimento
• Evocazione del riflesso da stiramento massimo nel muscolo allungato
• Uso di tempistica e sequenza appropriate in ogni movimento
• Applicazione di trazioni (decoattazioni articolari) e compressioni
(coattazioni articolari) per stimolare i recettori articolari.
• Inserimento del movimento di recupero, per ovviare o ridurre la fatica
prodotta dall'attività di resistenza.
• Uso di specifiche tecniche di attivazione per sviluppare il range totale del
movimento volontario
• Uso di specifiche tecniche di rilassamento
1.2.1 Tecniche specifiche di attivazione
Le Tecniche specifiche di attivazione sono le seguenti:
• Contrazioni ripetute. La ripetizione della contrazione muscolare è
necessaria per l'apprendimento motorio e lo sviluppo della forza, per la
resistenza muscolare e la flessibilità. Il PNF utilizza precise sequenze o
patterns di contrazione isometrica, concentrica ed eccentrica, a volte
aumentate con l'applicazione di riflessi neuromuscolari (metodi a volte
simili a quelli pliometrici). Per accentuare la risposta di una componente
debole di uno schema, il movimento viene ripetuto finchè non si evidenzia
la fatica. La fatica sarà ritardata e la risposta accresciuta, se il riflesso di
stiramento è accoppiato con lo sforzo volontario del paziente di inziare il
movimento.
• Inizio ritmico . Questa tecnica si usa per migliorare la capacità di avviare
un movimento; comprende: il rilassamento volontario, movimento passivo
e contrazioni isotoniche ripetute dei principali muscoli coinvolti nel
pattern dell'agonista. E' utile nei pazienti che non sono in grado di iniziare
i movimenti a causa della rigidità o spasticità.
• Inversione degli antagonisti. Questa si ritrova spesso nelle normali attività
quotidiane come camminare, correre, segare il legno remare ecc. Se
durante un'attività gli antagonisti non si invertissero in accordo con le
richieste del tipo di attività stessa, questa ne risentirebbe in forza, velocità,
coordinazione, efficienza. In questo caso l'obiettivo sarà ripristinare la
normale inversione degli antagonisti intervenendo sulla correzione degli
squilibri creatisi. Il PNF utilizza 3 tecniche di inversione: inversione lenta,
inversione lenta-tenuta, stabilizzazione ritmica.