2
fascino; la piccola Claudia invece non riuscirà subito a comprendere
quali potenzialità da donna ha, e soprattutto impiegherà più tempo per
riuscire ad esprimere le sue doti sensuali, in quanto il suo corpo non
gli permette di esternare ciò che in realtà è, solo dopo essere cresciuta
nell’anima.
La bambina si lamenterà che Louis e Lestat la fanno vestire da
bambola, la pettinano come tale e gliene regalano ogni anno il giorno
del suo compleanno. Lei invece vede le altre donne, e vorrebbe essere
come loro. Louis nota che dopo diversi anni l’atteggiamento di lei
inizia a cambiare, il suo modo di fare si ingentilisce e non agisce più
come una bambina che vuole giocare, ma come una donna che vuole
mettere in pratica le sue idee: sta crescendo, ma non riuscirà ad
esprimere come vorrebbe l’amore e la passione che ha per il suo
Louis.
Per Carmilla la situazione è molto diversa: lei è una donna a
tutti gli effetti, e non attira per i suoi riccioli d’oro e le sue guance
paffute, bensì per il suo aspetto così gotico e interrogativo. Lei è già
cresciuta, sa bene cosa le donne vogliono ed è pronta a darglielo.
Claudia, invece, imparerà presto, con un maestro di caccia come
Lestat e uno dell’anima come Louis.
Un altro elemento che accomuna i due testi presi in esame è la
mancanza della figura materna, sostituita dalla stessa figura del
vampiro: nel caso di Carmilla saranno la vampira e Laura a
scambiarsi il ruolo, mentre in Interview with the Vampire saranno
Louis e Lestat ad interpretare sia il padre che la madre – anche se
Louis vorrà farle conoscere l’arte e la letteratura, mentre Lestat la
caccia e la morte.
Nel primo capitolo dell’elaborato verrà analizzato come nel
corso del tempo la concezione di vampiro è cambiata, dalle
3
testimonianze durante il medioevo fino alla letteratura dell’Ottocento.
Un paragrafo a parte è dedicato al vampiro postmoderno, ovvero a
come il cinema ha riproposto l’antico mito, dal pluripremiato film di
Coppola sul famoso Dracula fino alla trasposizione del libro di Anne
Rice. L’ultimo esempio è un telefilm che stanno trasmettendo in prima
visione in America, The Vampire Diaries, ambientato in un college
americano nel 2009.
Nel secondo capitolo viene spiegato perché Carmilla si colloca
nella classificazione di romanzo gotico, poi verranno analizzati i due
punti principali del racconto: l’assenza della figura materna e l’amore
saffico. Dopo l’analisi teorica, si passerà all’analisi strutturale del
testo, importante per capirne le essenze più nascoste, come la
sensualità.
Infine si prenderà in esame il testo di Anne Rice, Interview with
the Vampire, con prima un’analisi generica dei temi trattati
dall’autrice nei suoi bestseller, poi si passerà all’analisi del libro in
questione con tutti i suoi argomenti principali: la vita, la morte, le
relazioni di sangue e l’erotismo. È un testo molto complesso, ma con
temi ricorrenti e apparentemente semplici, che in realtà lasciano
intravedere grandi verità nascoste e vasi di Pandora aperti.
4
CAPITOLO I
IL VAMPIRO NELLA STORIA E NELLA
LETTERATURA
1.1 Definizioni di vampiro
Chi è – o che cosa è – un vampiro?
Questa domanda permette di capire la figura che andremo a
trattare. Non è raro infatti che ai vampiri si sovrappongano altri tipi di
figure spettrali e notturne, come lupi mannari, criminali necrofili che
devastano tombe o morti che appaiono in varie forme. La definizione
è quindi ardua: J. Gordon Melton definisce il vampiro come “un tipo
particolare di revenant, una persona morta che è tornata alla vita e
continua una forma di esistenza bevendo il sangue dei viventi”
1
. Ma lo
stesso Gordon completa la sua definizione dicendo che da questo
significato originario sono emersi molti altri di tipo più o meno
metaforico: essi sono persone viventi , che non sono affatto morte ma
che sono convinte di essere vampiri, nel senso che provano piacere nel
succhiare il sangue di altre persone.
1
J. Gordon Melton, The vampire Book. The Encyclopedia of the Undead, Detroit, Visible Ink
Press, 1994, p. 629.
5
Il sangue è la vita, ed è anche la vita dell’anima. Nel sangue è
riposto il potere principale dell’opera divina. Il sangue come
nutrimento di Dio alla vita è immagine centrale di tutte le tradizioni
religiose: dall’India dei Veda, che vedono sorgere l’uomo dal sangue
di Purusa, ai miti nordici del canzoniere Edda di Snorri, dove un
gigante, Ymir, dà origine all’oceano con il suo sangue, inteso come
acqua di vita. La figura di Cristo è la sublimazione di queste
concezioni: grazie al sacrificio del suo sangue, dona all’uomo la forma
più alta di vita, quella vera, quella eterna
2
. In uno dei più sacri rituali
religiosi della nostra cultura, la Santa Comunione, beviamo vino rosso
che consideriamo sangue per rinnovarci, e per simbolizzare il trionfo
delle forze della vita sulla morte. Nell’immagine del sangue è tuttavia
implicita la stessa idea di riposo eterno: esso è il tramite tra la vita e la
morte; può essere, quindi, l’uno e l’altra. Esso “può essere veleno e
può essere rimedio, è doppio e ambiguo come lo stesso vampiro, ha
una doppia valenza positiva e negativa”
3
.
Per quanto riguarda i significati metaforici, in moltissime
circostanze il termine “vampiro” è stato utilizzato in senso
dispregiativo per alcune tipologie di classi sociali. Per citare un paio di
esempi, da Voltaire a Marx l’immagine del vampiro è stata usata per
descrivere gli sfruttatori che succhiano il sangue del popolo, dai
monaci ai capitalisti
4
, o anche in Italia ancora oggi non è infrequente
l’uso del termine per attaccare o fare dell’umorismo su dei personaggi
politici.
2
“Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la
vita. […] Chi beve il mio sangue avrà la vita eterna.” Vangelo di Giovanni, VI 53-55.
3
Fabio Giovannini, Il libro dei vampiri. Dalla leggenda alla presenza quotidiana, Bari, Dedalo,
1985, p. 167.
4
Marx scrive: “Il capitale è lavoro morto, che si ravviva come un vampiro succhiando il lavoro
vivo”, Il capitale, Roma, Editori Riuniti, 1970, vol. I, p. 253.
6
In primo luogo il vampiro è una persona umana. Bisogna
dunque escludere dal campo dei vampiri gli spiriti mitologici e
demoniaci che attaccano i viventi e se ne cibano, ma che non sono mai
stati uomini. Tra questi troviamo ad esempio il ghoul delle leggende
arabe, e molte figure del folklore indiano, cinese e giapponese, nonché
le lamie e le arpie della mitologia greca e romana.
Un certo numero di libri sui vampiri prende le mosse dalla
storia di Menippo all’interno del IV libro della Vita di Apollonio di
Tiana di Filostrato: Menippo è amato da una bella straniera e viene
salvato da Apollonio, il quale gli rivela che la sua bella è in realtà una
lamia che si appresta a divorarlo. Questa donna è probabilmente un
demone, non una donna che è stata umana. Secondo un’ipotesi
etimologica, il termine greco lamia deriverebbe da Lilith, nome di un
demone assiro considerata la prima sposa infedele di Adamo, in
seguito sposa del diavolo e persecutrice dei neonati. Anche Lilith,
evidentemente, è qualcosa di più di una semplice persona umana.
In secondo luogo, il vampiro è una persona umana morta. Il
vampiro come vivente che beve il sangue è un personaggio tutto
moderno, il cui nome nasce per imitazione da quello del vampiro
classico inteso come “non-morto” o undead. Le streghe del tardo
mondo greco-romano non sono vampiri, in quanto sono delle
fattucchiere che divorano le persone e ne bevono il sangue.
L’esempio più famoso si trova all’interno delle Metamorfosi di
Apuleio, dove Lucio ascolta un’avventura vissuta da un certo Socrate:
era rimasto vittima di una maga, Meroe, e della sua compagna, Pantia,
che avevano finito per assassinarlo. All’interno del libro queste maghe
o streghe vengono chiamate anche lamie, e questo dimostra
l’evoluzione del termine dal mostro mitologico alla donna capace di
sortilegi e malefìci omicidi. Ma non sono comunque persone morte
7
uscite dalle loro tombe. Il termine “strega” ha sempre avuto un alone
di confusione in quanto deriva dal termine rumeno strigoi che nel
folklore locale designava i vampiri.
In terzo luogo, i vampiri sono persone umane morte che
appaiono con il loro corpo, una vera realtà fisica e tangibile, non una
semplice immagine o illusione. Il vampiro classico esce dalla tomba
con il suo corpo che si può vedere e toccare; è anche
straordinariamente resistente e deve essere distrutto con mezzi
drastici, dal paletto piantato nel cuore al fuoco. Da qui l’importante
differenza tra vampiro e revenant.
Il revenant è un morto che ritorna e si fa vedere dai viventi; ma
soprattutto dove la tradizione religiosa distingue tra corpo e anima, le
differenze con il vampiro sono evidenti. Chi vede un revenant vede
qualcosa che sembra il corpo di una persona, ma che del corpo umano
non ha né la consistenza né la densità. Nella tradizione europea
occidentale esso può apparire in spirito mentre il suo corpo continua a
rimanere nella tomba. San’Agostino, definito “il vero fondatore della
teoria cristiana dei revenant”
5
, condanna come superstizione antica la
credenza che il morto possa apparire con il suo corpo, e nega perfino
che appaia con la sua anima. Agostino nega ogni possibilità di
contatto tra i viventi e i morti, e si sforza, contro quelle che definisce
superstizioni dei pagani, di combattere qualsiasi forma di evocazione
degli spiriti.
Tra il 1100 e il 1300 si assiste ad una vera e propria invasione
dei revenant: sono santi che vengono a dare buoni consigli, di anime
del purgatorio che reclamano suffragi, qualche volta anche di dannati
che si presentano per ammonire o per vendicarsi. Intorno al 1100
5
Jean-Claude Schmitt, Spiriti e fantasmi nella società medievale, Bari - Roma, Laterza, 1995,
p.31.
8
appare anche la straordinaria mesnie Hellequin, la “cavalcata
selvaggia” dei morti, forse ripresa da antichi miti germanici. Ma anche
i morti che cavalcano nella mesnie Hellequin non sono certamente
vampiri. In questo periodo medievale è molto facile trovare
personaggi con una densità corporale tutt’altro che teorica: i mostri.
Non mancano infatti creature gigantesche o animali mitologici che
divorano la carne e il sangue degli esseri umani; queste creature
certamente appaiono con il loro corpo, ma non si tratta di persone
umane.
Da ultimo, il vampiro è una persona umana morta che non solo
appare con il suo corpo, ma attacca i viventi e si nutre con il loro
sangue. La letteratura più recente ci ha offerto esempi di vampiri
“buoni” che attaccano soltanto viventi “cattivi”, ma la circostanza non
modifica la loro natura.
Il mito del vampiro richiama l’identificazione fra il sangue e la
vita. Dove vi è l’attacco di un morto che ritorna con il suo corpo, ma
manca il collegamento con il sangue, siamo di fronte a un primo
abbozzo di vampiro, ma non ad un vampiro vero e proprio. Al di fuori
dell’occidente si incontrano varianti del sangue in personaggi che
presentano tutte le caratteristiche del vampiro, come in Cina in cui il
sangue è talora sostituito dal midollo spinale.
Due casi che meritano attenzione sono quello del “succube” e
quello del “vampiro psichico”
6
. Nella demonologia tardo-medievale il
demone “succube” appare in forma di donna per avere rapporti
sessuali con un uomo e sottrargli il suo seme. Esso opera in senso
contrario rispetto al demone “incubo”, che appare invece in forma di
uomo e trasferisce il suo seme alla donna. Il “succube” sottrae forza
vitale all’uomo carpendo il suo seme in un falso rapporto sessuale. Il
6
Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997, p.19.
9
“vampiro psichico” è invece una persona umana, defunta o più spesso
viva, che normalmente senza contatto fisico assorbe le energie vitali di
persone umane e può condurle fino alla morte. Il “vampiro psichico”
compare nella letteratura: un classico esempio è The parasite di
Arthur Conan Doyle.
Per quanto i “vampiri psichici” presentino un notevole interesse,
si tratta solo di un primo stadio del vampiro metaforico, in quanto
manca il fondamentale collegamento con il sangue. I “vampiri” sono
quindi persone umane che ricavano nutrimento o piacere dal sangue di
altri viventi, e che certamente traggono spesso ispirazione dal mito del
vampiro sia folklorico che letterario.
Di fronte al vampiro si è come spogliati dalle certezze: egli fa
cose che non sono possibili per l’essere umano, vive al di fuori del
genere umano in un rigido isolamento, eppure non può fare a meno
degli uomini a causa di un comune denominatore fra il vampiro e
l’uomo: il sangue che prende alle sue vittime sottolinea proprio
l’indissolubilità di questo rapporto, tra il non più umano del vampiro e
il suo ancora essere umano. Il sangue è per il vampiro, come per
l’uomo, la linfa vitale, e questo sottolinea sicuramente una radice
comune di derivazione tra il vampiro e l’uomo
7
.
1.2 Teorie e ipotesi sulle origini del vampiro
Dove esattamente la credenza del vampiro si manifesti per la
prima volta è materia di notevole dibattito fra gli specialisti
dell’argomento. Le teorie più accreditate sono due: secondo la prima il
7
Paola Partenza, “Un vampiro allo specchio”, in Gioco di Specchi, A. Lombardo (a cura di),
Roma, Bulzoni, 1999.
10
vampiro è antico quanto la storia umana, e le sue origini risalgono alla
notte dei tempi; la seconda ritiene che il vampiro, come oggi lo
conosciamo, nasca soltanto sulla base di materiale seicentesco
nell’Europa del XVIII secolo
8
. Possiamo comunque distinguere
cinque principali teorie sulle sue origini: la “universale” o preistorica,
la sciamanica, la orientale, la europea antica o medievale e la
moderna.
La prima teoria, secondo cui il vampiro esisterebbe fin dalla
preistoria, postula che le origini del mito si trovino nella paura dei
morti. Essa è più antica di tutte le religioni, e nessuna religione è
riuscita completamente a esorcizzarla. Robert Baudry nei suoi scritti
sottolinea il timore reverenziale dei morti nelle società arcaiche: “nella
mentalità tradizionale i morti non sono morti; vivono fra noi. Ci
circondano; si aggirano.”
9
La paura del ritorno dei morti è
antichissima, e si accompagna spesso a pratiche, come il colpire al
cuore i cadaveri con un paletto appuntito, che più tardi diventeranno
parte integrante del mito del vampiro.
Nella teoria dell’origine sciamanica la credenza del vampiro,
ma anche del licantropo, nasce in un ambiente religioso ben preciso.
L’ambiente è quello dello sciamanismo in un’area geografica molto
vasta che va dal mondo celtico alla Siberia, e dagli indiani
dell’America del Nord alla Germania precristiana, alla Scandinavia, e
all’Europa orientale. Il collegamento del mondo dei vivi e quello dei
morti non ammetteva soluzioni di continuità: l’aldilà era un mondo
parallelo e rovesciato rispetto a quello dei viventi, opposto ma
complementare. Si poteva giungere nell’aldilà solo dopo un rito
8
Ibid., p. 25.
9
Robert Baudry, “Epiphanie des vampires”, in Colloque de Cerisy. Les Vampires, Parigi, Albin
Michel, 1993, p. 92-111.
11
iniziatico, ma siccome questo non era facile si può comprendere la
tentazione, per il morto, di rinunciarvi cercando invece di ritornare
verso il mondo dei viventi. Comunque i sostenitori della teoria
dell’origine sciamanica non riescono a spiegare bene in modo preciso
come il mito dei vampiri abbia potuto diffondersi fino all’era moderna
in area balcanica e slava.
La teoria dell’origine orientale è un po’ più complessa. In
Malesia il polong e il pelesit, spesso accusati di succhiare il sangue,
non sembrano vampiri ma spiriti fatti apparire con atti di magia nera.
Il polong è uno spirito malvagio che può essere attirato in una bottiglia
dove è stato raccolto per due settimane il sangue di un uomo
assassinato. Il pelesit, che di solito lo accompagna, gli prepara la
strada insinuandosi nel corpo della vittima. Però, come si vede, siamo
lontani dal tipo classico di vampiro.
È più sostenuta la tesi di un’origine orientale del vampiro in
India, anche se è difficile districarsi in una complessa mitologia che
comprende un gran numero di personaggi che attaccano i viventi e si
cibano della loro carne e del loro sangue. Molti di questi fanno parte
del mondo dei demoni e non sono spiriti di persone umane. Vicini ai
vampiri sono i bhutas, che si aggirano tra i cimiteri, possono
trasformarsi i pipistrelli e terrorizzano i viventi apparendo loro come
fantasmi o ombre. Ancora più vicini al concetto di vampiro sono i
vetalas, spiriti che entrano nel corpo dei defunti e li rianimano;
tuttavia i defunti posseduti dai vetalas non sembrano essere
particolarmente attratti dal sangue.
Una teoria alternativa postula che il mito del vampiro di origine
indiana sia arrivato in Europa con gli zingari: in effetti nel folklore
zingaro fanno parte figure molto vicine al vampiro classico. Gli
zingari temono il ritorno della persona morta sotto forma di mullo.