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1.2. Bias linguistico intergruppi (LIB).
L’osservazione che l’uso del linguaggio sia uno dei processi fondamentali alla base della
resistenza al cambiamento del pregiudizio e del favoritismo per l’ingroup costituisce l’intuizione
fondamentale alla base dell’applicazione dell’ LCM allo studio delle relazioni intergruppi
(Menegatti e Rubini, 2009).
In linea con la considerazione precedente troviamo il bias linguistico intergruppi (Linguistic
bias intergroup, LIB) di Maass, A. Salvi, D., Acuri, L., e Semin, G. R (1989). Questo concetto è
sostenuto dall’ipotesi che i comportamenti messi in atto da membri dell’ingroup o dell’outgroup
siano descritti a diversi livelli di astrazione in funzione della loro connotazione positiva o negativa,
in conseguenza, di chi esegue i comportamenti stessi. Più in particolare, prevede che le descrizioni
positive relative all’ingroup e descrizioni negative dell’outgroup siano astratte e vaghe, quindi viene
utilizzato un considerevole livello di astrazione linguistica, mentre le descrizioni negative ingroup e
positive outgroup, al contrario, siano più specifiche ed osservabili; in questo caso quindi, il livello
di astrazione linguistica è inferiore.
Le dichiarazioni astratte sono imprecise, conseguentemente più difficili da smentire, mentre,
quelle concrete sono specifiche, e facilmente considerabili come eccezioni alla regola, quindi, in
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questo modo mantengono in vita lo stereotipo. Come notato sopra, descrizioni astratte, forniscono
maggiori dettagli circa le qualità del soggetto e meno informazioni riguardo le qualità della
situazione contingente in cui si trova (Maass et al, 1989, Esp. 3; Semin e Fiedler, 1988; 1992).
Così, è più probabile che, il bias linguistico intergruppi, si verifichi quando si parla di un
comportamento coerente all’aspettativa; sia quando i membri ingroup mettono in atto
comportamenti auspicabili e desiderabili, sia quando i membri outgroup eseguono azioni coerenti
allo stereotipo.
L'utilizzo di questo tipo di linguaggio da parte di un comunicatore determina specifiche
inferenze cognitive nei destinatari, che a loro volta possono agire in qualità di trasmettitori
influenzando il linguaggio impiegato. A questo punto è evidente che l’utilizzo di una certa
terminologia è importante nel veicolare una determinata immagine dell’ingroup o dell’outgroup, ed
inoltre, come suggerito dal modello delle categorie linguistiche, è necessario anche porre attenzione
al grado di astrazione con cui le informazioni vengono trasmesse.
Sostanzialmente il concetto di LIB si basa su alcune evidenze emerse da varie ricerche, in
particolare quelle secondo la quale, nel riportare eventi, l’astrazione linguistica varia in base al
gruppo che è protagonista dell’evento stesso (D. H. J Wigboldus, K.M. Douglas). Questo uso del
linguaggio suggerisce che i comportamenti positivi dei membri dell’ingroup e quelli negativi dei
membri dell’outgroup siano associati alle caratteristiche stabili dei protagonisti, abbiano più
probabilità di ripetersi in futuro e in altre situazioni, e siano, quindi, più tipici del gruppo. La scelta
linguistica utilizzata è dettata dall’esigenza di connotare il comportamento come sistematico. Al
contrario, i comportamenti negativi dei membri dell’ingroup e quelli positivi dei membri
dell’outgroup sono rappresentati come eccezioni alla regola, poiché sono contestualizzabili alla
specifica situazione e hanno meno probabilità di ripetersi. Così facendo il messaggio veicolato è che
si tratta di fenomeni passeggeri e non generalizzabili, legati in un qualche modo alla situazione
stessa. In altri termini, è stato dimostrato che l’astrazione linguistica viene utilizzata per
discriminare positivamente il proprio gruppo e negativamente gli altri gruppi, contribuendo così alla
trasmissione e al mantenimento degli stereotipi.
La categoria di appartenenza di colui che mette in atto l’azione è sicuramente fattore
importante nel determinare le scelte linguistiche, ma spesso entrano in gioco anche processi di
desiderabilità sociale, Arcuri (1998) infatti sostiene che: “le descrizioni non dicono il falso o celano
parti di verità: sono invece le implicazioni psicologiche che da esse derivano ad essere
profondamente diverse.”
La prima prova sperimentale di discriminazione linguistica intergruppo, dove sono rilevabili
anche i fattori psicologico-sociali di cui sopra, è stata ottenuta nel contesto di una sfida ippica
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italiana, altamente competitiva, il Palio di Ferrara (da qui il nome dell’esperimento stesso: ’Palio’).
Il contesto, come risaputo, prevede la competizione fra diverse contrade, generando così una
situazione intergruppi caratterizzata da un’elevata identificazione con la contrada di appartenenza e
da un’intensa rivalità tra i membri delle diverse contrade. (Maass et al., 1989). Ai membri di due
squadre in gara sono state presentate una serie di vignette in cui sia un membro ingroup (della
medesima contrada) o membro outgroup (di una contrada opposta) mettevano in atto un
determinato comportamento, che poteva assumere caratteri di positività(comportamento
desiderabile) o negatività (comportamento non desiderabile). I partecipanti dovevano poi scegliere,
tra quattro opzioni di risposta corrispondenti ai livelli di astrazione del LCM, la frase che meglio
rappresentava l’episodio in questione.
I risultati ottenuti hanno confermato le ipotesi teoriche relative al LIB, cioè il
comportamento desiderabile di un membro ingroup e comportamenti non desiderabili di un membro
outgrup sono stati descritti più astrattamente, di contro, il comportamento negativo di un membro
ingroup e desiderabile di un membro outgroup sono stati descritti in termini più concreti.
A dimostrazione che la scelta linguistica viene effettuata strategicamente all’interno di un
contesto di relazione intergruppi e si realizza in base ad obiettivi ed esigenze dettate dal contesto
stesso, è importante sottolineare che le modalità pregiudiziali di descrizione assunte dai membri dei
gruppi in contrapposizione, sono più evidenti per le descrizioni dei comportamenti dei membri
outgroup, che per quelle di membri ingroup (Maass et al., 1989).
1.3. Perché e quando le persone mostrano bias linguistico intergruppi.
L'interpretazione generale dei risultati precedentemente menzionati è che il linguaggio
astratto consente la generalizzazione di un comportamento in situazioni e tempi diversi, mentre il
linguaggio concreto li contestualizza. Nel tentativo di individuare il processo sottostante al LIB,
Maass e coll. (1989; Maass, Milesi, Zabbini e Stahlberg, 1995; Maass, Ceccarelli e Rudin, 1996)
distinguono due strategie differenti che spiegano l’uso del linguaggio di parte: una motivazionale,
orientata alla protezione dell’ingroup ed una basata su aspettative differenziali.
La prima spiegazione, quella motivazionale,come anticipato, è relativa ai motivi di
protezione del proprio gruppo ed in riferimento alla teoria dell'identità sociale (Tajfel e Turner,
1979; 1986) si può sostenere che il LIB serva al mantenimento di un’ immagine positiva di gruppo
che riverbera un'immagine di sé positiva, anche alla luce di prove che disconfermano questa realtà
(Maass et al, 1995; Maass et al, 1996). Questo è dimostrato dal fatto che il LIB viene utilizzato in
larga misura in condizioni di competizione, dove entra in gioco l’identità sociale dell’individuo,
come nell’esperimento del Palio (Maass et al.,1989) precedentemente descritto. Appare evidente
quindi che il comportamento desiderabile dei membri ingroup e quello indesiderabile dei membri
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outgroup è descritto in modo altamente diagnostico, succede il contrario nel caso di comportamenti
negativi ingroup e positivi outgroup (D. H. J Wigboldus, K.M. Douglas). Va da sé che così facendo
l’immagine positiva ingroup rimane intatta, così come quella positiva di sé.
La seconda motivazione è di tipo cognitivo: si basa sul meccanismo più generale per cui i
comportamenti considerati tipici e sistematici di una persona o di un gruppo sono descritti con
termini astratti, mentre i comportamenti incongruenti con le aspettative, sono ricondotti alle
caratteristiche della situazione specifica e perciò descritti con termini concreti. D'altra parte,
seguendo la linea delle aspettative differenziali (Maass et al., 1995), si può anche affermare che il
LIB emerge per il fatto che dai membri del proprio gruppo, sono auspicati un numero maggiore di
comportamenti positivi rispetto quelli negativi, il contrario invece succede per quelli attesi dai
membri outgroup (Howard e Rothbart, 1980). Cioè, il LIB fa riferimento al meccanismo più
generale che quando l'aspettativa di un comportamento è coerente con lo stesso la sua descrizione
sarà formulata ad un livello di astrazione più alto rispetto ad un comportamento incoerente
all’aspettativa stessa. Le informazioni attese(considerate ‘tipiche’ di un determinato individuo o
gruppo) sono considerate più stabili e diagnostiche di informazioni inattese (cioè che assumono
caratteri che si discostano da quelli ‘tradizionali’ di un determinato individuo o gruppo) e quindi
possono essere più appropriatamente descritte in termini astratti.
Nella maggior parte dei contesti intergruppi, entrambe le spiegazioni sfociano alle stesse
previsioni, in quanto le persone, in genere, si aspettano comportamenti più positivi da parte del
gruppo al quale appartengono e comportamenti più negativi da parte di altri gruppi (Howard e
Rothbart, 1980).Come visto prima, sulla base di questi risultati, Maass et al. (1995) hanno concluso
che le aspettative differenziali sono sufficienti a produrre un bias linguistico intergruppi, ma in ogni
caso, le motivazioni di protezione dell’ingroup entrano in gioco insieme ad esse. Gli stereotipi, cioè
quelle conoscenze che sono già fissate nelle credenze dell’individuo lo portano a descrivere un
comportamento coerente con le stesse in maniera astratta, che però può assumere forme differenti in
base alla categoria sociale di chi compie determinate azioni, e se queste sono conformi o meno alle
aspettative aderenti alla categoria sociale di appartenenza. Ci sono però altre considerazioni da fare
in merito le due spiegazioni circa il LIB.
La prima è legata alle motivazioni, infatti, in collegamento con queste ci sono processi
intrapersonali che entrano in gioco svolgendo un ruolo importante nella memorizzazione di
determinate informazioni che possono assumere caratteri di concretezza o astrattezza nella fase di
codifica, ad esempio, quando si osservano due uomini che gridano a vicenda in pubblico, uno
spettatore può memorizzare queste informazioni in modo più astratto (ad esempio, "sono teppisti e
verbalmente violenti"). Quando successivamente gli viene chiesto di descrivere questa scena, lo
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spettatore recupererà le informazioni astratte dalla memoria, con la probabilità di comportare l'uso
di un linguaggio di parte. Pertanto, l'effetto LIB o LEB può essere il risultato diretto di processi di
codifica (D. H. J Wigboldus, K.M. Douglas).
In secondo luogo, l’utilizzo del linguaggio imparziale può assolvere a motivazioni e bisogni
interpersonali dell’individuo, nel momento in cui il messaggio viene comunicato. Quindi in base
alle contingenze, agli obiettivi e al contesto, le persone potrebbero implicitamente o esplicitamente
descrivere il proprio ingroup favorevolmente per diverse ragioni, una delle quali potrebbe essere
quella di influenzare le informazioni stereotipate dell’interlocutore.
Così, la scelta strategica o inconsapevole dei termini utilizzati risulterà affetta da bias.
Quando poi bisogni e obiettivi subiranno un cambiamento, avverrà lo stesso per le scelte
linguistiche. Ad esempio, quando una persona si sposta da Amsterdam a Heidelberg, può descrivere
il calcio tedesco con parole diverse quando si rivolge ai suoi nuovi colleghi tedeschi, rispetto quanto
faceva precedentemente coi colleghi olandesi.